47 a 1: è questo l'incredibile rapporto fra le vendite giapponesi di Nintendo 3DS (la somma di entrambi i modelli, nello specifico) e PlayStation Vita nella settimana dal 5 all'11 novembre. Da una parte abbiamo una console portatile che, forte del recente restyling, sta vivendo il suo periodo migliore; dall'altra la fotografia di una crisi profonda, a cui ormai sembra quasi impossibile porre rimedio. Benché la precedente generazione di handheld Sony e Nintendo ci abbia abituato a un certo gap nelle vendite, con il DS in netto vantaggio su PSP, i termini dello scontro non sono mai stati così sbilanciati ed è dunque chiaro che qualcosa è davvero cambiato nel corso degli ultimi anni.
Che la grande N abbia intuito con anticipo cosa ci voglia per realizzare una console portatile di successo è fuor di dubbio, del resto stiamo parlando dell'azienda che ha praticamente inventato questa tipologia di prodotti e che è riuscita a vendere qualcosa come centoventi milioni di Game Boy in tutto il mondo. Un dispositivo con schermo LCD monocromatico che ha dovuto confrontarsi con avversari tecnologicamente ben più avanzati come il Game Gear di SEGA, l'Atari Lynx e, in patria, il PC Engine GT. Una storia che si ripete da sempre, insomma, e che dimostra come le capacità tecniche di un handheld non siano il veicolo del suo successo; anzi, spesso producono problematiche come la scarsa autonomia, fattore che di certo ha rappresentato una delle chiavi di lettura (ma non l'unica) del confronto.
Merito del 3D?
Vendere centinaia di milioni di unità non significa essere immuni agli errori, e infatti la storia di Nintendo è fatta anche di buchi nell'acqua clamorosi come il Virtual Boy, rimanendo in ambito portatile. Uscito in Giappone e negli USA nel 1995, questo curioso dispositivo univa un visore tridimensionale a un joypad dotato di comandi "simmetrici" pensati per i mancini, ma fu un fallimento completo per via della tecnologia di visione 3D ancora acerba, che provocava forti mal di testa a chi la utilizzava per più di qualche minuto.
Non a caso la produzione fu interrotta dopo appena cinque mesi di commercializzazione e neanche 800mila unità vendute. Il Nintendo 3DS può essere senza dubbio considerato l'erede spirituale del Virtual Boy. È stato lanciato sfruttando la popolarità del precedente handheld, il DS e puntando sulla novità dell'effetto tridimensionale senza occhiali che, secondo le stime della casa nipponica, avrebbe praticamente da sola fatto vendere il prodotto. Possiamo dire tranquillamente che non è andata così, nel senso che l'iniziale prezzo di listino del 3DS (259 euro) ha rappresentato un forte ostacolo alle vendite e durante i primi mesi la console è stata spesso superata in patria addirittura dalla vecchia PSP, quest'ultima forte dell'uscita di diversi jRPG di grido. Ciò che però ha spinto Nintendo a operare il clamoroso taglio che tutti conosciamo, abbassando il prezzo a 179 euro, è stato il preoccupante dato riguardante i risultati di vendita in occidente. L'operazione non è stata indolore, tanto che lo stesso Satoru Iwata e il gruppo dirigenziale della casa di Kyoto si sono tagliati lo stipendio del 50% e chiesto scusa agli azionisti per quello che sarebbe stato il primo anno senza dividendi da molto tempo. Tuttavia ha funzionato, le vendite hanno subito una spinta considerevole e il successo del 3DS ha portato alla produzione di un nuovo modello, il Nintendo 3DS XL, a lungo preventivato tramite numerose voci di corridoio e previsioni degli analisti.
Vita spericolata
La nascita di PlayStation Vita è avvenuta nel segno della continuità. Al di là di feature accessorie come il touch screen, il touch pad posteriore e la fotocamera infatti, la console portatile Sony segue la medesima filosofia che ha comunque portato PSP a vendere oltre settanta milioni di unità. Meno del Nintendo DS, certo, ma una cifra tutt'altro che disprezzabile. Si è dunque puntato sulla tecnologia, inserendo uno schermo touch capacitivo da cinque pollici con risoluzione 960x544 pixel (contro gli 800x400 del 3DS), un processore quad core da 2 GHz (contro il dual core da 1 GHz della controparte Nintendo) e ben 512 MB di RAM (laddove il 3DS ne monta 128).
Sulla carta insomma, le differenze prestazionali fra i due handheld sono enormi e Sony ha accompagnato il lancio di Vita con la promessa di offrire un'esperienza del tutto simile a quella di PlayStation 3, ma con il vantaggio della mobilità. Il punto è che a fine giugno le unità vendute ammontavano a solo 2,2 milioni, cifra raggiunta peraltro con grande fatica visto il progressivo calo di popolarità anche in Giappone, culminato con il record negativo citato in apertura dei 4.021 pezzi contro i 187.077 ottenuti da Nintendo 3DS e Nintendo 3DS XL in una singola settimana di inizio novembre. Quali sono i motivi di questa debacle? La prima cosa che viene in mente è che non ci sono giochi. Non in assoluto, perché la ludoteca di PlayStation Vita al momento conta più di ottanta titoli, ma non ci sono le cosiddette "killer application": il software che fa vendere l'hardware, fattore su cui Nintendo può invece contare. Sony pensava di poter piazzare un certo numero di unità iniziali grazie al vantaggio tecnologico, ma in tempi difficili come questi vendere un handheld a 249 o 299 euro (a seconda della versione) non è proprio una passeggiata. La cosa assurda è che non si è pensato per tempo di mettere in cantiere progetti che avrebbero spinto le vendite in oriente e in occidente, nello specifico un Monster Hunter per il Giappone (è uscito Persona 4: Golden e sta facendo molto bene, ma i numeri del survival action Capcom sono un'altra cosa) e un Call of Duty per gli USA, quest'ultimo arrivato tardivamente e male (vedi la nostra recensione). Come se questo non bastasse, produzioni valide e originali come Gravity Rush non hanno ricevuto l'accoglienza che avrebbero meritato, in un clima che sembra ormai di disillusione e che non è stato per nulla aiutato dallo scarso spazio dedicato da Sony a PlayStation Vita durante la conferenza dell'E3 2012.
Cosa accadrà in futuro?
Così da un lato la strada di Nintendo 3DS appare già bella che spianata e le difficoltà iniziali sono state superate tramite il pur doloroso taglio di prezzo e l'uscita di un gran numero di titoli capaci di far vendere la console, tanto che ci si è potuti persino permettere di confezionare il 3DS XL senza includere nel pacchetto l'adattatore a corrente e senza inserire il pur importante Circle Pad, decisioni che sarebbero state stigmatizzate un anno fa, e che invece non hanno minimamente influito sulle vendite del modello "extralarge", che continua a mietere consensi. Dall'altro la situazione di PlayStation Vita è letteralmente a un bivio e gli errori fin qui commessi stanno avendo drammatiche conseguenze.
Un taglio di prezzo ufficiale per la console appariva la soluzione più sensata per rilanciarne le sorti, e si tratta di una pratica che bene o male i vari retailer hanno già attuato in via "ufficiosa", pur senza ottenere chissà quali effetti. Il periodo natalizio si avvicina pericolosamente e c'è poco tempo per attuare strategie aggressive che andrebbero poi adeguatamente pubblicizzate. Tuttavia una cosa è già stata fatta in questi giorni: l'estensione del servizio PlayStation Plus e, in particolare, dell'Instant Game Collection anche ai possessori di PSVita, a fronte di un unico abbonamento se si possiede anche PlayStation 3. L'offerta appare particolarmente interessante per chi ha appena acquistato una o entrambe le piattaforme, visto che con appena cinque euro al mese consente di accedere a videogame di grande qualità ed eliminare dunque l'ulteriore esborso per l'acquisto del software. Anche e soprattutto in combinazione con un taglio di prezzo, PlayStation Plus potrebbe davvero rilanciare le vendite di PlayStation Vita, fornendo così a Sony e alle terze parti il tempo necessario per ovviare alla mancanza dei necessari blockbuster. Sempre che i lavori siano già cominciati, perché purtroppo il tempo stringe. E voi cosa ne pensate? Chi la spunterà in questa complessa battaglia tra portatili?