Kingdom Come: Deliverance magari non sarà perfetto, ma concediamogli almeno un merito: ci ha permesso di riscoprire un periodo storico incredibilmente affascinante. Il Medioevo in cui si svolgono le avventure di Henry è un momento incredibilmente delicato della storia occidentale: si va formando la Modernità, si gettano le basi di quella che sarà poi anche la società in cui viviamo oggi (certo, con le dovute modifiche). L'uomo occidentale ha le sue radici proprio nell'Età di Mezzo, in quel periodo dai contorni sfumati contro cui tanto spesso si sono scagliati gli storici. Li hanno chiamati i "secoli bui", "i secoli del regresso", come se tutte le cose brutte mai accadute si fossero concentrate proprio nel Medioevo, e dal 1500 in poi fosse iniziata l'età del benessere. In realtà la vita dal V al XV secolo era molto più sfumata, e gli uomini del periodo ce lo dimostrano. Chi era, quindi, l'uomo medievale? Che professioni svolgeva? Cosa pensava, e di che cosa aveva paura?
Piccole ossessioni dell'uomo del Medioevo
L'uomo medievale lo immaginiamo molto diverso rispetto ai nostri simili, quasi come si trattasse di un animale esotico. Molto spesso, in realtà, le somiglianze sono evidenti, nonostante siano passati così tanti secoli. Ad ogni modo, risaltano soprattutto le differenze, come ha a suo tempo evidenziato Jacques Le Goff. L'uomo del medioevo è innanzitutto ossessionato dal peccato: vede il mondo diviso in due sfere ben distinte, quella del Bene e del Male, di Dio e del Diavolo. Oggi distinguiamo tra questo mondo e l'"altro", l'invisibile, il fantastico, ciò che non gli appartiene. Le due cose restano per noi ben distinte: da una parte la realtà concreta, dall'altra l'Aldilà, il non-reale, il sogno. Per lui invece non esisteva alcuna barriera: nel nostro mondo convivano tranquillamente anche il sacro, il fantastico e l'inconoscibile. Dio per l'uomo medievale era manifesto in ogni aspetto della vita, attraverso segni e presagi. Lo stesso, ovviamente, valeva per il Diavolo. Molto spesso in Kingdom Come: Deliverance la formula di saluto è "Che Dio ti assista" o "Dio sia con te". Non era solo un modo di dire come oggi: era una formula molto più sentita. Ci si augurava davvero che Dio accompagnasse la via dei propri simili.
L'uomo medievale aveva quindi una mentalità fortemente simbolica, che lo portava ad attribuire significati particolari alle immagini, ai numeri e ai colori. Immaginate quanto potere poteva avere un'immagine, in una società dove quattro persone in croce sapevano leggere e scrivere. La Chiesa stessa utilizzava illustrazioni sacre per i propri insegnamenti, ritraendo passaggi importanti delle sacre scritture. Dove una frase in latino era impossibile da leggere per il contadino, un bell'affresco sul Giudizio Universale gli avrebbe insegnato a temere Dio. Si potrebbe quasi dire, in effetti, che l'uomo medievale pensasse per colori: i più semplici e immediatamente catalogabili ovviamente erano il bianco e il nero, il Bene contrapposto al Male. L'azzurro era un colore pacificante, quello della Vergine e dei santi. Il rosso era il simbolo dello stato (inteso come potere terreno), il verde invece era pericolosissimo, perché ambiguo, quasi quanto il giallo. In generale, comunque, il mix di colori non era mai visto con tranquillità, perché difficile da catalogare, in grado di rivelarsi altro da quello che è... come il Diavolo, insomma. Si capisce quanta presa avesse la Religione sulla mentalità dell'uomo dell'Età di Mezzo. Ma questo non significa che lui non fosse anche in grado di distinguere tra l'autorità di questo mondo e quella dell'altro. Rispettava categoricamente la gerarchia della prima e gli ordini esistenti, anche se lo portava ad assumere un grado subalterno nella società. Società nella quale possiamo distinguere almeno "tre tipi" forti: il monaco, il cavaliere e il mercante.
Uomini di Dio, delle spade e del denaro
Se la Religione per l'uomo medievale era così importante, direte voi, allora anche la figura del monaco sarà stata importante. E avete ragione. Un uomo di Chiesa era un uomo di Dio. E Dio era una garanzia. Le certezze dell'uomo medievale erano due: la morte, e la vita dopo la morte. Una volta morti, quindi, c'era Dio. E come si sarebbe comportato Dio con chi in terra aveva mancato di rispetto, offeso, o peggio ancora fatto del male a uno dei suoi servitori? I membri della Chiesa ricoprivano un ruolo privilegiato nella società. Salvo casi particolari, era difficile che soffrissero la fame o venissero uccisi, sicuramente erano più protetti di un contadino qualunque. La Chiesa, del resto, era il secondo grande potere in terra, guardava dritto negli occhi l'Impero. Aveva una sua gerarchia (come oggi del resto): un cardinale e un vescovo avevano incredibile potere, non solo spirituale, ma anche terreno.
Nel Medioevo, cattedrali, monasteri e abbazie sono gli unici luoghi di cultura: è lì che si studia (c'è la scuola), è lì che si scrivono e si conservano i libri. Molto spesso il segretario del re era anche un uomo di chiesa, o comunque alla sua corte ce n'erano alcuni: sapevano leggere, scrivere in bella grafia, e fare di conto. Molto spesso la nobiltà (soprattutto la piccola nobiltà) non ne era capace. Uccidere impunemente un uomo di chiesa non era come uccidere un cittadino: era una violazione del sacro. Portava non solo ad una pena terrena, ma anche ad una ultraterrena. Solitamente, i monaci sceglievano questa vita non per dei vantaggi concreti (non solo, almeno) ma anche per un bene immateriale molto raro nel Medioevo: la tranquillità. La vita nel monastero era monotona, ripetitiva, e quindi relativamente sicura rispetto al mondo esterno. A proposito del mondo esterno, è qui che vivono altre due figure diametralmente opposte tra loro: il cavaliere e il mercante. Il primo è sicuramente un personaggio più poetico, e una sorta di poesia permea un po' l'intera storia della cavalleria. Del resto, dov'è che nascono i cavalieri? Nel "lontano passato" dei paladini di Carlo Magno, quelli che piangono l'invincibile Orlando.
I cavalieri rappresentavano la nobiltà di spada, avevano sufficiente denaro per armarsi e difendere le proprietà di famiglia, oppure lavoravano come scudieri di un Signore importante. Ma la cavalleria era anche un gioco specifico di una determinata classe sociale. Il cavaliere doveva rispettare una precisa etichetta: non era mai vile, sempre coraggioso e impavido, onorava i vincoli di fratellanza con i propri compagni, rispettava il suo padrone, e rimpiangeva i bei tempi andati (che probabilmente non era mai esistiti davvero). Il cavaliere era temuto e rispettato dalla popolazione inerme, perché era non soltanto armato, ma anche legittimato ad esserlo dal potere ufficiale. Uccidere un cavaliere era un reato molto più grave che uccidere un contadino (sì, i contadini non se la passavano tanto bene in effetti). Col passare dei secoli il codice d'onore del cavaliere andò mutando. Nel frattempo iniziavano a nascere gli eserciti di professionisti, e si sviluppavano anche armi che rendevano il cavaliere sempre più lento e poco efficace in combattimento: baliste, archi sempre più perfezionati, balestre. I cavalieri finirono con l'essere troppo costosi da mantenere e troppo poco utili in un assalto frontale.
Sia cavalieri che mercanti abbondano nel mondo di Kingdom Come: Deliverance, ma questi ultimi rappresentavano un ceto molto più recente, sviluppatosi tra il XIII e il primo terzo del XIV secolo (il gioco è ambientato all'inizio del XV). Non è la sola differenza: il cavaliere in fin dei conti era un guerriero che legittimava la sua posizione sociale con la nascita. Il mercante poteva vantare degli antenati abili, ma doveva contare solo su sé stesso e sulla propria intraprendenza e abilità nell'esercitare la professione. Esistono cavalieri che non hanno mai combattuto, ma non mercanti che non abbiano mai mercanteggiato. Va anche detto che la posizione sociale dei mercanti non era sempre ben vista. Assai spesso i mercanti erano usurai, una professione considerata quasi demoniaca dalla Chiesa. I cristiani non potevano essere usurai, in base ad un esplicito divieto dell'autorità ecclesiastica. Motivo per cui fino al XIII-XIV secolo gli usurai erano quasi sempre ebrei, e di qui deriva l'odio atavico (e sotterraneo) per gli ebrei nella società occidentale. Il mercante, comunque, poteva permettersi più agi degli altri cittadini e dei contadini (guardate come sono vestiti in Kingdom Come: Deliverance, sono benestanti) ma non per questo correvano meno rischi. Potevano essere costantemente presi di mira da chi voleva il loro denaro, o potevano perdere intere fortune in scelte commerciali poco oculate. Vogliamo concludere con ua piccola considerazione. Un così grande numero di variabili all'interno di ogni ceto sociale, e una società stessa così variegata la dicono lunga sull'idea che fino a poco tempo fa si aveva del Medioevo, come periodo chiuso, buio, asfittico. Nel Medioevo c'era in realtà una dinamicità che non ha poi molto da invidiare a quella odierna: la differenza è che funzionava in modo diverso. Oggi, finalmente, lo sappiamo.