Siamo volati in Repubblica Ceca per un viaggio di lavoro davvero straordinario organizzato da Warhorse Studios e Plaion dove, tra le altre cose, abbiamo provato in anteprima Kingdom Come Deliverance 2. Un seguito di un gioco di ruolo che ci ha fatto girare la testa fin dalla campagna Kickstarter e che abbiamo avuto il piacere di giocare più e più volte nel corso degli anni: prima cercando di portare a termine la sua avvincente trama e poi vivendo tra gli ingranaggi del suo elaborato gameplay. L'ultima partita è anche piuttosto recente, visto che risale all'uscita della sorprendente conversione per Nintendo Switch dove mai avremmo immaginato di testare un gioco di ruolo simile...
Ritorno al passato
Il viaggio in Repubblica Ceca è stato particolarmente interessante anche perché quel che abbiamo visto ci è stato poi mostrato dal vivo attraverso un'interessante visita guidata di Kutná Hora, la città più grande tra quelle presenti in Kingdom Come Deliverance II e una delle più importanti della Boemia medievale.
Nei punti più importanti il gruppo si fermava e una delle guide ci mostrava un'immagine del gioco stampata su un quadro sciorinando cenni storici, e a volte raccontando il processo fatto dai grafici per risalire alle strutture originarie della città che, come immaginerete, sono state in larga parte, ma non tutte, ricostruite o modernizzate. Quel che rende Kutná Hora ancora oggi un luogo atipico nonché un sito protetto dall'Unesco è la sua peculiare morfologia urbana, rimasta pressoché la stessa fin dalla notte dei tempi. Un dettaglio importantissimo che si percepisce a vista attraversando a piedi le vie del centro; ancor di più dopo averlo fatto nella versione medievale proposta dal videogioco.
Benvenuti in Boemia
Luoghi ed eventi che hanno reso il nostro viaggio degno di essere raccontato e che ci hanno fatto letteralmente immergere nelle ambientazioni e nelle atmosfere di Kingdom Come Deliverance II, sottolineandone l'immensa cura che già al primo gioco gli aveva fatto ottenere grandi riconoscimenti in patria, un po' come accadde con The Witcher in Polonia.
Anche per questo a raccontarci della storia di Kutná Hora, e di conseguenza del nuovo gioco Warhorse Studios, mentre eravamo immersi nella bellezza della Corte Italiana è intervenuto niente di meno che il sindaco della città, per sua stessa ammissione ex grande appassionato di Quake Arena. La Corte Italiana è un luogo importantissimo per Kutná Hora poiché la città boema era una delle maggiori fornitrici di argento per le zecche dell'epoca ed è tra le mura di questo grande palazzo che avvenivano le contrattazioni necessarie agli affari. Con il materiale prezioso estratto dalle miniere del posto si stampavano monete per quasi tutta Europa. Quel che visiteremo in Kingdom Come Deliverance II non è semplicemente una grande città, ma una capitale medievale a tutti gli effetti con centinaia di abitanti presenti, ognuno intento a vivere la sua vita simulata composta da obblighi e passatempi.
Una città d’argento
Come nella realtà abbiamo dormito a Praga per visitare Kutná Hora il giorno seguente, anche provando il gioco ci è stato chiesto di terminare prima l'introduzione per concederci successivamente di visitare la grande città.
Con introduzione intendiamo tutto quel che c'è tra l'avvio di una nuova partita e la comparsa del logo di Kingdom Come Deliverance II: circa un'ora di gameplay dove torneremo a vestire nuovamente i panni di Henry, conosceremo nuovi amici, ma soprattutto ci scontreremo con vecchi nemici. Ci troviamo nella Boemia più profonda, al seguito di un gruppo di soldati e nobili, quando incontreremo un piccolo drappello di milizie nemiche che attraverso un buon uso delle parole potremo lasciarci presto alle spalle. Il viaggio prosegue fino a quando calerà la sera e verrà allestito un campo per riposare. È un inizio che porta con sé quindi alcune scelte di dialogo interessanti, un primo tutorial dedicato al sistema di combattimento e altre attività pensate per introdurre i giocatori al peculiare gameplay offerto dal gioco, inclusa la possibilità di affrontare ogni situazione in modi diversi, a volte anche aggirando quel che aveva preventivato il team di sviluppo.
La ferita di Henry
Dopo aver superato la notte, Henry e il suo amico decidono di fare un bagno nel lago vicino quando notano delle belle ragazze intente a cantare e a lavare i panni nello stesso specchio d'acqua. Mentre i due si avvicinano di soppiatto, facendoci provare una versione semplificata delle meccaniche stealth offerte, la squadra militare incontrata prima ricompare facendo strage di vergini e mettendo a ferro e fuoco il nostro campo.
I due sono così costretti a scappare nudi nella foresta, nella corsa dopo una battaglia contro un soldato Henry si fa male gravemente, ma entrambi trovano presto riparo nella casa di una vecchia erborista. Un'altra fase pensata per insegnare al giocatore i rudimenti di Kingdom Come Deliverance II, ed iniziare ad assegnare le prime abilità a un Henry sì molto più preparato di prima, ma ora costretto a un lungo recupero fisico che spiegherà il perché i valori bassi delle sue caratteristiche.
Non dei semplici personaggi
Quando i due ripartono verso il castello più vicino, in questa lunga camminata che ne consegue esplode la musica, la telecamera taglia su emozionanti momenti d'amicizia, rimbalza tra quelli di sconforto, e si fa panoramica quando finalmente sulla soglia d'arrivo, sotto un cielo rosso fuoco che abbraccia una foresta verde come giada, il titolo del gioco appare all'orizzonte.
Brividi, emozioni fortissime, scaturite dal tutto, ma più di ogni altra cosa da questi personaggi che il più delle volte non parlano come i classici personaggi di un videogioco, ma come persone vere; di un'altra epoca, ma vere. È un'illusione data dalla naturalezza con la quale sono stati scritti i dialoghi, come dalla bravura degli animatori che non hanno lesinato nel fornire ai personaggi un gran numero di movenze, a volte anche impercettibili, ma comunque fondamentali per rimarcare un carattere, o permetterci di intuire un'intenzione. Merito anche di un budget che non ha nulla a che vedere con quello del primo gioco, e di un team che è cresciuto di numero ma soprattutto in esperienza. Anche la scelta di continuare ad utilizzare il CryEngine, invece che passare a motori grafici più comuni, è dettata dalla volontà di non ripartire daccapo perdendo inutilmente tempo.
Più facile… da imparare
Prima di spostarci con Henry tra le mura di Kutná Hora, permetteteci qualche riga sul combattimento e il sistema di scassinamento. Sono proprio questi due gli aspetti più criticati del primo gioco e il team di sviluppo sembra averlo capito: sono infatti loro stessi ad ammettere che un buon sistema deve essere facile da apprendere e difficile da padroneggiare, e con Kingdom Come Deliverance sono riusciti a rispettare solo la seconda parte della regola.
Non abbiamo fatto chissà quanti combattimenti durante il test, ma quelli in cui ci siamo trovati impelagati si sono rivelati molto più leggibili di quelli di un tempo. Il sistema è rimasto perlopiù lo stesso, con la stessa leva si sceglie la direzione del colpo e si muove il personaggio, ma il passaggio tra due operazioni è decisamente più netto ed è possibile così avere un maggiore controllo delle proprie azioni. La stessa cosa vale per gli avversari, almeno quelli più semplici che abbiamo potuto affrontare durante la prova. Come il sistema di combattimento, anche quello che regola lo scassinamento è stato rivisto pur restando essenzialmente lo stesso, in modo che il giocatore ne intuisca subito le meccaniche di base come invece non accadeva nel primo gioco. Il team ci assicura che nulla è stato ritoccato al ribasso, non si tratta quindi di sistemi più semplici per un gioco più semplice. L'obiettivo sembra essere stato raggiunto, ma per averne certezza dovremo attendere per forza di cose il gioco completo.
Centro città
Finalmente a Kutná Hora veniamo subito introdotti a una missione che ci accompagnerà per tutta la seconda parte della prova. Lo scopo è rubare una spada da un forte della milizia cittadina per appenderla successivamente sul muro esterno dello stesso edificio. Niente di complesso, ma avendo libero accesso all'intera città molto del tempo lo abbiamo speso facendo i turisti ed esplorando la città.
Non c'è niente di paragonabile al primo Kingdom Come ma parliamo pur sempre di una città medievale realistica e quindi senza ponti eretti tra le nuvole, castelli che sfidano le leggi della fisica. Quel che colpisce di questa città, come anche delle campagne circostanti, è la loro originale e rinfrescante normalità. Rispetto al primo gioco è anche possibile imbattersi in eventi casuali che aprono a nuove quest, ed esplorando abbiamo notato che attorno alla fontana principale sembra esserci un qualche tipo di segreto da scoprire. A Kutná Hora sono presenti anche persone che provengono da altre regioni, per esempio alcuni tedeschi che sentiremo parlare nella loro lingua. Abbiamo chiesto a dei colleghi teutonici cosa ne pensassero del tedesco parlato nel gioco, e ci hanno confermato che termini e inflessioni sfioravano la perfezione... wunderbar!
Una quest per aperitivo
La missione vera e propria invece si è invece rivelata abbastanza classica, almeno per gli standard della serie. Kingdom Come Deliverance II propone ancora una volta situazioni che sarà possibile affrontare in piena libertà, un po' come ci si aspetterebbe da quelli che solitamente vengono definiti immersive sim.
Entrare di notte nell'edificio renderà tutto più facile, e le abilità che avremo potenziato andranno a modificare e ad ampliare le nostre possibilità strategiche in modo sostanziale. Naturalmente in caso di fallimento potremo ricaricare il nostro vecchio salvataggio, ma come nel primo gioco il numero di save game sarà limitato dalle pozioni in nostro possesso. Per nostra fortuna sarà possibile salvare ed uscire dal gioco in qualsiasi momento e senza bisogno di altro, esattamente come avveniva dopo alcune patch nell'avventura precedente. O semplicemente potremo decidere di convivere con il fallimento e vedere le conseguenze delle nostre azioni.
Kingdom Come Deliverance II sembra proprio il seguito che stavamo aspettando: il salto qualitativo fatto dalla grafica e dall'interfaccia è sostanziale, la trama e gli eventi che abbiamo potuto vivere in prima persona lasciano intravedere un'avventura dal respiro molto più ampio e tenuta in piedi da un'epicità che il prequel non avrebbe mai potuto permettersi anche solo per il minor budget a disposizione.
La cosa più incredibile è che in questi cinque anni nessuno ha provato a copiarne le meccaniche e di conseguenza questo Kingdom Come Deliverance II continua a non avere rivali.
Giochi di ruolo così non esistono: è per questo che cinque anni fa ci siamo innamorati del primo gioco nonostante problemi, bug e sbavature. E ora che Kingdom Come Deliverance II sembra aver risolto gran parte dei suoi problemi, diventando ancora più grande ed emozionante, c'è davvero il rischio che dopo Baldur's Gate 3, Elden Ring e The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom il mondo dei giochi di ruolo possa festeggiare l'arrivo di un nuovo peso massimo in grado di ridefinire a suo modo il genere.
CERTEZZE
- Gameplay unico
- Dialoghi straordinari
- Molto più solido e pulito
DUBBI
- La quest a Kutná Hora si è rivelata piuttosto classica
- Il sistema di combattimento sembra migliorato, ma quanto davvero?