C'è un cielo azzurro meraviglioso, nelle prime schermate di Return. Con un solo problema: quell'immagine non è reale. Fuggito dal pianeta Terra duecento anni prima dell'inizio degli eventi di gioco, il protagonista si appresta a fare un inaspettato ritorno a casa per colpa di un errore del sistema della sua navicella spaziale. Solo che quel mondo, condannato a un destino infausto, è ora casa di abominazioni al di là di ogni possibile immaginazione.
Le premesse ideate da Dead Unicorn per il suo videogioco, che sarà autopubblicato nel corso di quest'anno su PC, non sono particolarmente originali, ma sono funzionali a creare un'ambientazione inquietante e inospitale, capace di tenere i giocatori in costante tensione. Dietro Dead Unicorn si cela Jesse Eisenbart, sviluppatore indipendente autodidatta canadese, con all'attivo diversi piccoli progetti videoludici creati nel corso di varie game jam. Return si sta trasformando pian piano in un progetto più strutturato, che guarda a livello estetico a ottimi riferimenti (il metroidvania Unworthy su tutti) e ha destato il nostro interesse nel corso di Steam Next Fest.
Vi raccontiamo degli orrori visti su questa Terra morente nel nostro provato della demo di Return.
In fuga verso lo Spazio e ritorno
Dopo una breve introduzione scritta che ci spiega che la Terra è caduta in rovina a causa di guerre e carestie, ci troviamo a impersonare il protagonista, svegliato da un piacevole sogno dal sistema della sua navicella spaziale. Sembra che il suo progetto di dirigersi verso una delle colonie extraterrestri alla ricerca di un futuro migliore sia destinato a fallire: un errore del sistema sta riportando il viaggiatore proprio verso la Terra, l'unico luogo abbastanza vicino da poter essere raggiunto con l'autonomia rimanente del sistema criogenico che mantiene in vita, seppure in stato di coma, il nostro protagonista.
Tornato a casa, il suo obiettivo è quello di trovare i pezzi necessari a riparare la nave: regolatori di pressione, cella criogenica, scanner ambientali sono tutti inseriti in una lista consultabile dal menu di gioco. Il problema è che la Terra è ben diversa da come il viaggiatore la ricordava: sono passati ben duecento anni dalla sua partenza, e ora il pianeta è invaso da umanoidi mutati e terribilmente aggressivi. Attraversando gli scenari bidimensionali, sapientemente disegnati in pixel art, possiamo trovare descrizioni dei nemici che ci troviamo ad affrontare: si va dal Corrupted Bomber, coperto di sacche esplosive piene dei suoi stessi rimasugli umani liquefatti, fino al Corrupted Slasher, agile e dotato di unghie aguzze, capaci di penetrare anche la tuta spaziale del protagonista.
Un costante senso di disagio
Dead Unicorn ha voluto costruire un'ambientazione che mette costantemente in allerta il giocatore: i nemici sono rapidi e inclini ad attaccare senza preavviso, e la presenza di una barra della stamina impedisce al viaggiatore interstellare di scappare e rotolare indefinitamente. A proposito, la capriola consente non soltanto di evitare i colpi nemici, ma anche di oltrepassare gli stessi; date le risorse limitatissime messe a disposizione nell'ambiente, è una buona idea non affrontare tutti i mostri presenti, ma salvaguardare in particolar modo i proiettili per situazioni in cui sono strettamente necessari.
È il caso delle battaglie contro i boss, che richiedono un impiego oculato delle varie armi a disposizione: accanto alla spada vi sono varie tipologie di pistole e fucili, reperibili mano a mano che si procede nell'esplorazione. Return non è clemente in fatto di difficoltà, e il primo boss che si incontra - l'inquietante Witch Queen, dotata di poteri magici che le consentono di sferrare tremendi attacchi ad ampio raggio - dimostra che Dead Unicorn è intenzionato a non fare prigionieri. A nostro avviso, sarebbe stato opportuno prevedere la "rinascita" del protagonista fuori dalla porta di accesso alle arene dei boss, e non all'interno delle stesse: nel caso della Witch Queen, ci siamo ritrovati letteralmente intrappolati in un eterno ritorno di morte e resurrezione nella sua stanza, fino a quanto non siamo riusciti ad avere la meglio su di lei con i pochi proiettili che avevamo a disposizione e una lunga serie di attacchi all'arma bianca in stile mordi-e-fuggi.
Il tutto è complicato dal fatto che l'apertura dei menu non blocca l'azione, esattamente come avviene, ad esempio, con i souls prodotti da FromSoftware. Ciò aggiunge un ulteriore grado di tensione, visto che la "ruota" delle armi del protagonista è composta da soli due slot, e per cambiare le armi selezionabili (così come gli oggetti di supporto) bisogna ricorrere al menu. Interessante la presenza di armi secondarie, come il drone d'attacco, che agiscono senza alcun intervento da parte del giocatore; anche in questo caso, però, non è possibile adagiarsi sugli allori, visto che i droni hanno una durata molto limitata.
Eccellente la resa visiva delle ambientazioni, basata su un vibrante contrasto tra il nero di quanto presente in primo piano e vari gradienti di blu, verde e rosso, a seconda che si attraversino vecchie strutture decrepite dall'usura del tempo, lussureggianti foreste o impianti industriali ormai in disuso. Nel corso dell'esplorazione si possono trovare chiavi, dog tag di soldati morti da chissà quanto, orologi rotti e anelli, tutti dotati di descrizioni per permettere ai giocatori di comprendere cosa sia successo sulla Terra in questi duecento anni di assenza del protagonista.
L'assenza di penalità in caso di morte ci ha permesso di affrontare senza remore un'avventura dalla difficoltà crudele, piena di nemici che corrono a perdifiato, si fanno esplodere, inglobano il protagonista e lo digeriscono fino ad ucciderlo. Nel complesso, abbiamo comunque apprezzato quanto proposto da Dead Unicorn, che sembra avere le idee chiare per la costruzione di un mondo convincente e appassionante nell'esplorazione e nel sistema di combattimento, pur nella sua semplicità; contribuisce alla buona riuscita della demo un accompagnamento sonoro, prevalentemente diegetico, capace di incrementare il senso di tensione e di orrore. Al momento non è prevista una traduzione in lingua italiana, ma lo sviluppatore terrà in considerazione la provenienza geografica degli account che inseriranno in wishlist il gioco per valutare in quali lingue tradurlo.
Return si presenta in ottima forma dal punto di vista tecnico, e la sua pixel art cattura il giocatore fin dai primi momenti. Sotto una direzione artistica sobria e semplice, infatti, si cela un videogioco d'azione in due dimensioni che intrattiene e diverte, alimentando l'interesse per la comprensione del triste destino della Terra tramite il rinvenimento di oggetti e testimonianze scritte. La presenza di un'opzione di viaggio veloce incoraggia l'esplorazione dei vari ambienti, tutti ben disegnati e pieni di nemici disturbanti. Peccato per la decisione di far resuscitare il protagonista all'interno delle stanze dei boss e non immediatamente al di fuori: questa scelta potrebbe scoraggiare dal proseguire chi si trova a incappare in queste situazioni impreparato, data anche la scarsa quantità di munizioni presente negli scenari.
CERTEZZE
- Pixel art semplice ma molto efficace
- Buon design dei nemici
- Esplorazione al cardiopalma in ambientazioni variegate
DUBBI
- Premesse narrative viste e riviste
- Incappare impreparati in un boss può bloccare la progressione