Close to the Sun ha rappresentato il punto di non ritorno per Storm in a Teacup, software house tutta italiana pronta a tornare sotto le luci della ribalta con il promettente Steel Seed. L'avventura a metà strada tra l'horror e la fantascienza pubblicata nel 2019, di cui potete recuperare la recensione qui, ha lasciato pochi dubbi sulle capacità dei ragazzi che compongono il team con base a Roma.
Steel Seed, la cui uscita è prevista entro la fine di quest'anno, è chiamato a riconfermare lo status ormai acquisito dal team non solo a livello nazionale, tramutando le ambizioni ostentate in fase di presentazione del progetto in un titolo solido, convincente, capace di imporsi come termine di paragone per il settore.
Dopo averlo provato qualche mese addietro, qui c'è la prova del nostro Serino, alla Gamescom abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con parte del team e di provare con mano il gioco in due momenti distinti dell'avventura.
Un sole attorno cui ruotare
Steel Seed è un action in terza persona in cui esplorazione e stealth hanno un peso primario nell'economia dell'esperienza. Il gioco conferma la passione di Storm in a Teacup per la fantascienza. L'intero mondo di Zoe, androide priva di memoria, orbita attorno ad un sole artificiale contenuto in un gigantesco cilindro, struttura da cui dipende la vita di migliaia di altri esseri artificiali come lei. Un po' come il castello in The Legend of Zelda: Breath of the Wild, il sole artificiale che emana luce e calore costituirà il costante punto di riferimento del videogiocatore, intento ad esplorare i vari biomi che si estendono tutt'intorno.
Si sa ben poco della trama. La narrazione sarà lineare e lascerà poco spazio ai dubbi, dispiegandosi poco alla volta tramite scene di intermezzo e una manciata di dialoghi. Lore e passato dei personaggi, invece, saranno approfonditi in tutta una serie di documenti reperibili negli scenari. Le fonti d'ispirazione sono il manga Blame e film come Matrix. Soprattutto visivamente, invece, il termine di paragone che sorge spontaneo è Stellar Blade.
Zoe non sarà sola in questa avventura in cui, almeno inizialmente, avrà come unico scopo quello di mettersi in salvo da un misterioso cecchino che la bracca di continuo. A darle supporto ci sarà Koby, un piccolo drone che aiuterà in mille modi diversi la protagonista. Tra i due, sin dall'inizio si creerà un rapporto simbiotico, destinato a crescere e ad approfondirsi non solo in termini narrativi.
Pad alla mano, gli sviluppatori ci hanno invitato a testare la bontà del loro prodotto in una sezione ambientata proprio all'inizio dell'avventura. Correre, saltare, arrampicarsi, avviene con estrema naturalezza e abbiamo apprezzato sin da subito la precisione e l'ottimo feedback del sistema di controllo.
In questa fase iniziale, tuttavia, abbiamo anche fatto i conti con un piccolo problema di design. Il colpo d'occhio di Steel Seed è di quelli giusti. Dovunque l'occhio si posi, lo scenario pullula di dettagli, di ferraglia accatastata, di strutture che si arrampicano sulle rocce, di meccanismi costantemente in movimento. Gli effetti luce concorrono ad acuire il senso di claustrofobia che si respira nelle stanze metalliche dalle dimensioni più contenute. Quando l'azione si sposta all'aperto, invece, si resta sbalorditi da un mondo desolato, ma mai privo di vita, che si estende a perdita d'occhio in tutte le direzioni. Restare affascinati, soprattutto se si soffre il fascino della fantascienza, è davvero questione di poco.
Purtroppo, una tale ricchezza si traduce anche in una certa difficoltà nell'individuare la strada da seguire. Se indicatori di colore giallo segnalano costantemente le pareti scalabili, capita spesso di non scovare l'insenatura che conduce all'area successiva o di perdere di vista il sentiero da seguire. Certo, per la maggior parte delle volte basta aguzzare la vista per ritrovarsi, non mettiamo in dubbio che l'ormai soverchiante presenza di segnali di ogni tipo ci abbia resi più pigri, ma Steel Seed deve sicuramente migliorare in questo ambito. In certi casi è davvero difficile distinguere un fondale senza sbocchi, da uno che effettivamente cela un passaggio per Zoe. Proprio parlando della protagonista, viene a galla la seconda e ultima perplessità di questa pur piacevole prova del gioco. Purtroppo, l'eroina concepita dagli artisti di Storm in a Teacup non sembra avere le carte in tavola per conquistare il grande pubblico. Sostanzialmente taciturna, almeno in questa prova effettuata, in termini di design non ci ha convinti particolarmente. Troppo anonima, poco graffiante, per nulla caratteristica. Zoe ci ha ricordato una copia sbiadita di Nova, protagonista del mai pubblicato StarCraft: Ghost, incapace di ostentare una personalità propria.
Tuttavia, potrebbe trattarsi di un problema temporaneo, frutto di un test relativamente ristretto rispetto dell'opera completa, che dovrebbe garantire almeno una ventina di ore di intrattenimento.
Un efficiente rapporto simbiotico
Tralasciando queste sbavature, che potrebbero compromettere solo in minima parte la riuscita del progetto, Steel Seed ci ha davvero soddisfatti e sorpresi. Al di là del già lodato art design degli scenari e dell'ottimo sistema di controllo nelle fasi platform, il gioco convince anche e soprattutto quando c'è da menare le mani.
Dopo esserci arrampicati, aver corso sulle pareti, saltato su piattaforme di ogni dimensione, ci siamo ritrovati al cospetto del primo manipolo di robot da combattere armati di una lama di energia. La produzione di Storm in a Teacup non ha nulla a che vedere con i soulslike. I modelli di riferimento sono Devil May Cry e Bayonetta, pur con un focus minore sulle combo. Attacchi pesanti e leggeri si possono concatenare, ovviamente, ma sono altre due le caratteristiche da tenere fortemente in considerazione quando si combatte in Steel Seed. Da una parte abbiamo la schivata, fondamentale per eludere le offensive nemiche e passare al contrattacco. Dall'altra, come già anticipato, sarà fondamentale il supporto di Koby. Il piccolo drone potrà infatti sparare colpi stordenti a comando e attaccare in autonomia, dando così manforte a Zoe.
Guai però a sottovalutare la situazione. Come ci hanno confermato gli stressi sviluppatori, il gioco si rifà a Ghost of Tsushima per quanto concerne l'approccio al combattimento. Bastano pochi colpi per mandare al tappeto Zoe e i nemici non si faranno alcuno scrupolo ad attaccarvi in contemporanea, senza esclusione di colpi. Per quanto si possa diventare bravi e abili con la spada, quindi, sarà spesso necessario e consigliabile affidarsi allo stealth quantomeno per sfoltire le fila.
Qui gli sviluppatori ci hanno concesso una breve prova di un livello più avanzato, in cui buona parte dello skill tree di Zoe e di Koby era sbloccato. Pur nella sua linearità, Steel Seed di tanto in tanto si aprirà ad aree più ampie. In queste fasi non solo potrete scovare collezionabili nascosti, ma dovrete anche studiare il terreno di scontro, cercando luoghi in cui nascondervi e studiando gli spostamenti delle sentinelle.
Koby, da bravo drone, può sorvolare l'area sfruttando una visuale in prima persona, segnalando la posizione dei nemici. All'occorrenza può esplodere potenti colpi letali alle guardie ignare, piazzare mine, creare zone di nebbia per spostarsi senza essere visto. Ogni abilità è vincolata ad una specifica barra, ma nelle mani più sapienti Koby può svolgere gran parte del lavoro sporco.
Se individuato, tuttavia, la telecamera torna immediatamente su Zoe che, a quel punto, dovrà preoccuparsi dei robot allertati. Anche la protagonista ha dalla sua la capacità di agire indisturbata, come anticipato in procedenza. Sfruttando ripari e una specie di nebbia che viene prodotta da alcuni condotti, può sgattaiolare alle spalle dei malcapitati e colpirli a morte. In combinazione con Koby, impartendogli specifici comandi tramite i dorsali del pad, si possono distrarre i nemici, attirarli in trappola, colpirli mentre ci si sposta da un riparo all'altro. Nelle mani più abili si può ripulire ogni area senza mai farsi scoprire.
Steel Seed è sorprendente proprio per la sua estrema trasversalità. Chi ama l'azione sfrontata potrà mettersi a dura prova con scontri fatali. Chi preferisce un approccio più ragionato, invece, farà affidamento alle capacità stealth del duo. In entrambi i casi, tutto funziona alla grande sia per un combat system semplice, ma estremamente efficace e gustoso, sia per un level design che concede ampio margine di manovra tattica al videogiocatore.
Un'ultima nota la merita la decisione degli sviluppatori di non intermezzare l'avventura con scontri con i boss, scelta legata proprio alla preminenza della componente stealth nell'economia di gioco. Siamo certi che non tutti apprezzeranno questa decisione, ma aspetteremo di mettere le mani sulla versione finale del gioco per pronunciarci con un giudizio in merito. Non è detto che non possano esserci mini-boss o sezioni talmente tanto complesse da non farci mancare una buona dose di sfida.
Steel Seed sembra un progetto solidissimo. Da Beyond Good and Evil a NieR Automata, passando per Stellar Blade e Devil May Cry, sono tantissime le reminiscenze innescate dal gioco italiano, tutti metri di paragone assolutamente positivi e che certificano la bontà di ciò che bolle nella pentola del team italiano. Il mix di platforming, esplorazione, azione e stealth sembra funzionare alla grande e il rapporto simbiotico tra Zoe e Koby dona una piacevolissima trasversalità ulteriore al gioco. Scegliere se affrontare a muso duro i nemici o eliminarli silenziosamente, potrebbe fare la gioia di un gran numero di videogiocatori, a caccia di un action in terza persona dall'ambientazione sci-fi. Se sul piano tecnico il gioco ci ha convinto, se l'art design degli scenari è ispirato al punto giusto, al momento non ci ha particolarmente convinto l'aspetto della protagonista, fin troppo anonimo, e desta qualche grattacapo la difficoltà che abbiamo riscontrato nel riconoscere il giusto sentiero da seguire. Il titolo è atteso per la fine dell'anno, su PC, PlayStation 5 e Xbox Series. Non manca quindi molto al giorno in cui potremo darvi un giudizio definitivo sulla produzione di Storm in a Teacup
CERTEZZE
- Art design degli scenari ispirato
- Sistema di controllo ottimo
- La simbiosi tra Zoe e Koby funziona
DUBBI
- Aspetto di Zoe fin troppo anonimo
- Spesso e volentieri si perde il sentiero da seguire