Il tempo videoludico passa in maniera inesorabile, ma non sempre ci si rende conto della velocità con cui questo accade. La serie di Metal Gear Solid ha visto la sua apparizione sull'attuale generazione di console solamente in un'occasione, nell'oramai lontano 2008 e in esclusiva per PlayStation 3; eppure ha una popolarità incredibile ed è riuscita a creare una schiera di fan altamente devoti e impazienti, che hanno imparato loro malgrado ad assorbire lo sviluppo lungo e "problematico" di ogni capitolo della visione di Hideo Kojima.
Metal Gear Rising: Revengeance è proprio il frutto di tutte queste vicissitudini. Annunciato nel 2009 come titolo "regolare" della serie, a cavallo temporale tra il secondo e il quarto capitolo, si è trasformato più volte e ha rischiato la cancellazione, fino a diventare uno spin off "ibrido". La realizzazione della trama è rimasta infatti in casa Kojima Production, lo sviluppo tecnico e il gameplay sono stati affidati però ai Platinum Games.
Io, cyborg
Sì, proprio quelli che assieme al geniale capo Hideky Kamiya hanno creato quel piccolo capolavoro action che risponde al nome di Bayonetta, ma anche altri titoli molto validi come Vanquish e Mad World. Apriti cielo all'annuncio della collaborazione! I fan storici della serie, e sono tanti, hanno fatto un "casino" di quelli memorabili, e non a caso il gioco ha perso il "Solid" nel titolo in favore di quello attuale, proprio a simboleggiare chiaramente di essere una variazione sul tema in attesa di un capitolo regolare (Ground Zeroes), per il quale prevediamo tempi di attesa biblici. Detto questo, lo stampo narrativo da parte di Kojima Production si vede eccome, Metal Gear Rising: Revengeance è uno degli action con i dialoghi più lunghi e interessanti mai apparsi su console, ed è ambientato quattro anni dopo gli eventi di Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots. Il protagonista è Raiden, quel biondino che se nel secondo capitolo appariva poco carismatico e dai dubbi gusti, nel quarto ha svelato tutte le sue doti, ha subito innesti meccanici e ha rivelato un'infanzia difficile e travagliata, tanto da acquisire un carisma di tutto rispetto e diventare protagonista assoluto di un gioco a lui dedicato. I temi di Metal Gear Rising: Revengeance sono molto attuali. La minaccia dei Patriots che gestivano l'economia di guerra era in realtà solo una miccia, la necessità di potere da parte dei grandi stati, in primis l'America, ha portato ad una diffusione di unità e organizzazioni militari composte da cyborg (PMC), e allo stesso modo di mercenari pronti a realizzare colpi di stato, sovvertire i poteri e servirsi di qualsiasi sotterfugio, anche moralmente inaccettabile, per accrescere i propri guadagni e la potenza di fuoco. Raiden lavora per una di queste PMC allo scopo di mantenere la propria famiglia, si troverà a dover combattere col proprio passato e con antagonisti mossi da fini ben precisi e con tanto da raccontare, proprio a denotare come Metal Gear Rising: Revengeance sia il prodotto di due sviluppatori appartenenti a scuole di pensiero differenti.
Per apprezzare le vicende del protagonista principale bisogna affrontare otto capitoli tra Messico, Pakistan, Africa e Stati Uniti, tutti legati da un gameplay estremamente dinamico e in pieno stile Platinum Games; Raiden è diventato uno spadaccino esperto e letale, ha una velocità pazzesca, mille mosse a disposizione e si controlla come il miglior Dante che si rispetti. Viviamo in un mondo fatto di cyborg che si occupano dei lavori più pesanti, che non sentono dolore grazie agli inibitori, si autoriparano velocemente ma hanno comunque bisogno di energia per tutte le loro funzioni avanzate. Raiden utilizza la sua spada col tasto quadrato, effettua l'attacco dell'arma di supporto col triangolo, salta con X ed esegue le azioni col cerchio. Quando i nemici sono abbastanza indeboliti, può affettarli grazie alla modalità Blade, a patto di avere energia sufficiente: premendo il tasto L1 il tempo rallenta e si possono colpire più facilmente gli avversari. Lo stick analogico destro permette di avere un controllo totale sulla direzione da colpire, ed è necessario in diversi momenti dell'avventura quando bisogna colpire dei punti specifici degli avversari per assorbire la loro energia.
Trofei PlayStation 3
Metal Gear Rising: Revengeance mette a disposizione 51 trofei, dei quali cinque d'argento e tre d'oro. Si parte da quelli legati ai vari capitoli della storia, al compimento di alcune azioni (ad esempio "Completa il quarto capitolo senza usare la Realtà Aumentata") oppure ancora all'uccisione di un certo numero di nemici. Quelli più complessi si ottengono ascoltando gran parte delle conversazioni via codec o completando tutti i capitoli con grado S al quinto livello di difficoltà, quello più alto.
Chiacchiere e spadate
Lo svolgere dell'azione si alterna tra dialoghi, sequenze di intermezzo spettacolari, combattimenti contro avversari secondari e poi gli immancabili boss intermedi e di fine capitolo, rappresentati dai Gekko e soprattutto da personaggi che rivestono un ruolo importante nella trama. Dopo ogni sezione all'interno del capitolo portata a termine con successo, si viene valutati in base alle combo eseguite, al tempo impiegato e altro. Alla stessa maniera si ottengono i cosiddetti Punti Battaglia che, indovinate un pò, possono essere spesi per potenziare le caratteristiche di Raiden. Il menu di personalizzazione, al quale si accede dal menu principale oppure mediante tasto Select, mette a disposizione nuove abilità per Raiden, le armi primarie e secondarie, la scelta di "vestiti" e potenziamenti fisici. Alcune di queste caratteristiche si possono sbloccare solo dopo aver trovato degli oggetti specifici mentre si gioca, durante le sezioni principali e le poche secondarie che vengono "segnalate" dai compagni di avventura di Raiden. Questo perché anche in Metal Gear Rising: Revengeance è presente il codec. Ogni comprimario ha il suo canale dedicato e mette a disposizione diversi dialoghi extra e facoltativi, che al di là di sbloccare un trofeo specifico sono anche interessanti per approfondire meglio la storia. Tornando ai potenziamenti, è fondamentale apprendere alcune abilità di Raiden, questo perché il protagonista principale non dispone di un tasto apposito per la schivata piuttosto che la parata, ma anzi nel secondo caso bisogna contrastare con la spada gli attacchi avversari.
Quando stanno per sferrare il loro colpo infatti, appare una sorta di segnale rosso che ne indica l'imminente esecuzione, bisogna quindi utilizzare l'analogico sinistro in congiunzione con l'attacco dell'arma primaria verso la direzione dell'attacco stesso, per mettersi in posizione di difesa. Allo stesso modo si può apprendere una abilità che mediante la pressione contemporanea di quadrato e X permette un attacco con schivata all'indietro. Anche se è presente l'aggancio automatico (con R2) sul nemico e la gestione libera della telecamera con l'analogico destro, l'azione estremamente veloce spesso si scontra con la visuale stessa, soprattutto quando è presente più di un nemico su schermo. I combattimenti in questi frangenti diventano un pò caotici e casuali, seppur spettacolari, ma la precisione va a farsi benedire in favore degli attacchi di forza bruta. Anche la parata con la spada non funziona benissimo a causa di questo "problema", e nelle sezioni in cui si utilizza l'analogico destro con L1 per la gestione libera della spada, non bisogna farsi prendere dalla foga, anche perché a buttare benzina sul gioco ci si mette la pessima "corsa" degli analogici del pad PlayStation 3. Laddove quindi i combattimenti contro i nemici secondari sono poco strategici, ripetitivi e se vogliamo facili al livello di difficoltà normale (tre sono inizialmente disponibili, ma sono cinque in totale), di tutt'altra pasta sono invece fatti i boss, ad alcuni dei quali è dedicato un intero capitolo o più fasi di combattimento.
In questo caso l'attacco all'arma bianca non basta neppure se si hanno parecchie razioni di energia a disposizione, bisogna costantemente parare o evitare gli attacchi avversari (anche col rischio di fare molteplici tentativi), e sfruttare magari l'arma secondaria a disposizione. I momenti "topici" del combattimento vengono scadenziati dalla Zandatsu (ovvero il taglio "finale" con la spada), che permette di indebolire l'avversario e spostare il piano di combattimento, e dalle immancabili conversazioni e mutazioni degli avversari. Ci sono ad ogni modo piccole variazioni sul tema, in alcune sezioni è possibile uccidere i nemici senza farsi scoprire, e la cosa funziona molto bene e in maniera dinamica, oppure passare inosservati utilizzando scatole farmaceutiche che non fanno passare gli infrarossi. In altri punti si utilizzano oggetti quali lanciarazzi e bombe di vario tipo, che invero abbiamo usato pochissimo e solo quando "consigliato" dal gioco. La narrazione è valida seppur ben lontana da quella di un Metal Gear Solid; ci sono però alcuni temi che fanno riflettere e sequenze di intermezzo sicuramente spettacolari; per fare un esempio, in una Raiden prova a discutere con un cyborg del senso della vita, e l'avversario è combattuto perché pur avendo un'intelligenza estremamente superiore, deve seguire gli ordini e di fatto non ha libero arbitrio. In un'altra Raiden "balla" in volo tra alcuni caccia stealth che vogliono fare la pelle a lui e Doktor, immancabile scienziato comprimario.
L'opacità del platino
Andando al sodo, Metal Gear Rising: Revengeance è un titolo divertente e immediato, i capitoli possono essere selezionati in qualsiasi momento e anche a livello di difficoltà differente Raiden mantiene tutti i potenziamenti ottenuti. Non mancano nemmeno le missioni VR, che si ottengono analizzando alcuni terminali durante il gioco e spaziano dal raggiungimento di un certo punto (di corsa o senza essere scoperti) fino all'eliminazione dei nemici con un'arma specifica o altro. C'è da dire però che le meccaniche di gioco sono molto meno precise e più "sporche" de precedenti lavori di Platinum Games, i combattimenti con boss sono ottimi ma gli altri molto meno, e solo al livello di difficoltà più alto si comincia ad avvertire un reale livello di sfida.
Il tutto incastonato in una longevità non certo memorabile: abbiamo portato a termine Metal Gear Rising: Revengeance in sei ore e quaranta minuti, che seppur non comprendono le sequenze di intermezzo (se si rigioca un capitolo il timer conta solo il completamento più veloce, ma include invece se si muore e riparte dal checkpoint), sono ancora poche per un titolo del genere. La rigiocabilità come detto c'è, per il puro divertimento o per sbloccare tutte le missioni VR e i vari bozzetti dei protagonisti; siccome però le meccaniche non brillano per precisione e bilanciamento, rappresentano un incentivo decisamente inferiore ad altri action importanti come il già citato Bayonetta. Non ci siamo dimenticati dell'aspetto tecnico. Il lato artistico rimane come da tradizione di ottimo livello, in particolare Raiden e tutti gli avversari principali sono realizzati con estrema dovizia di particolari e scelte stilistiche interessanti.
La fluidità è buona, pur non mancando qualche rallentamento, mentre invece la scena è piuttosto sporca in termini di aliasing, gli effetti sono solo nella media (perfino il cielo è statico) e la gamma di colori contribuisce a dare agli scenari un impatto piuttosto blando e sicuramente non in linea con le produzioni migliori per console. Le sequenze di intermezzo, sempre realizzate col motore grafico di gioco, sono invece più belle da vedere, poiché "ripulite" dell'aliasing e con qualche effetto in più, caratteristiche che mettono in risalto l'ottima mole di poligoni propria dei Metal Gear e tutti i personaggi in primo piano. Metal Gear Rising: Revengeance è doppiato in un onesto (ma non memorabile) inglese e sottotitolato in italiano; la colonna sonora segue il tipo di azione ed è composta da musica elettronica piuttosto arrembante, che può piacere o meno come gusti, ma sicuramente è di buona fattura. Su PlayStation 3 infine, l'installazione è obbligatoria e si completa in poco più di quattro minuti.
Conclusioni
L'esperimento spin off può dirsi sostanzialmente riuscito, Metal Gear Rising: Revengeance è un titolo dinamico e divertente, che dà pieno sfogo al suo protagonista principale e ne aumenta il carisma anche in vista di un'eventuale episodio regolare della serie Metal Gear Solid. In quanto titolo di Platinum Games però, ci aspettavamo molto di più nel bilanciamento e nella "perfezione" del sistema di controllo e combattimento, elementi che invece erano ai massimi livelli in Bayonetta. Senza contare poi che la "sostanza" e il comparto tecnico potrebbero essere sicuramente di migliore fattura. Ai fan di Metal Gear Solid piacerà? No, se sono bacchettoni integralisti; gli altri, insieme agli estimatori del genere action, troveranno un titolo godibile e con diversi spunti, anche narrativi, interessanti.
PRO
- Divertente e godibile
- Buona narrazione a supporto della trama
- Sistema di controllo e combattimento immediati...
CONTRO
- ...ma non bilanciati e "perfetti" come altri titoli di Platinum Games
- Longevità rivedibile
- Tecnicamente con troppi alti e bassi