Quando recensisci videogiochi da quattordici anni, arrivi a un punto in cui ti convinci fermamente che non c'è nulla che non si possa recensire. "Rem tene, verba sequentur", diceva Catone: sii padrone dell'argomento, le parole verranno da sé. Eppure, nonostante tutte le ore trascorse su Animal Crossing: Happy Home Designer, ci siamo ritrovati di fronte allo schermo del PC e a una pagina bianca di Office per un lunghissimo e imbarazzante momento, senza sapere cosa scrivere. Questa introduzione, per dire, l'abbiamo scritta e riscritta mezza dozzina di volte. Il fatto è che, quando abbiamo pubblicato il nostro hands-on qualche settimana fa, non avevamo immaginato che in sede di recensione ci sarebbe stato ben poco da aggiungere: il gioco, sostanzialmente, era tutto lì. Perciò questa recensione potrebbe sembrarvi strana, dato che invece di analizzare il gioco in ogni suo aspetto - cosa che abbiamo già fatto, praticamente - ci soffermeremo sul dilemma che ci ha portato a dargli un'insignificante voto numerico che mai prima d'ora si appoggia così tanto alla sensibilità personale dei giocatori e, soprattutto, dei fan di Animal Crossing.
Il primo spin-off di Animal Crossing piacerà solo a una ristretta nicchia di super appassionati
Arredamento violento
Per chi si fosse perso il nostro provato, vale la pena ricordare e mettere subito in chiaro che Happy Home Designer non è un nuovo Animal Crossing, ma uno spin-off tutto incentrato su una delle feature più amate della serie targata Nintendo: quella dell'arredamento. Negli Animal Crossing "originali", il giocatore poteva arredare la propria casa a piacimento, riempiendola di mobili, tappeti e soprammobili a caso, o collocando ogni oggetto con gusto e precisione, attingendo a un catalogo immenso che si scopriva nel corso del tempo.
I veri fan passavano le giornate a dare la caccia ai mobili più belli e ad aspettare, trepidanti, i giorni speciali in cui venivano venduti quelli più costosi ed esclusivi. Non c'era nessuno scopo preciso, se non quello di rendere più accogliente il proprio focolare, ma gli arredatori "hardcore" potevano sempre puntare ai premi dell'Accademia delle Belle Case, un sistema di valutazione che si appoggiava a regole severissime e molto precise. Happy Home Designer ruota tutto intorno a questa feature, calandoci nei panni di un nuovo dipendente del mitico Tom Nook e incaricandoci di arredare le case dei vari abitanti che chiederanno il nostro aiuto. Così facendo, lo spin-off spoglia Animal Crossing di ogni altra dinamica che lo ha reso tanto famoso e amato: non c'è il ciclo giorno/notte, il tempo non scorre, le stagioni non sono associate a un calendario ma a lotti di terreno ben precisi, non c'è un villaggio da esplorare, non ci sono attività secondarie, né festività, né sorprese. Il nostro alter ego non ha neppure una casa propria, se per questo, e persino l'ABC è solo un ricordo, per quanto possa sembrare un controsenso. Happy Home Designer permette soltanto di arredare le case degli abitanti o gli edifici pubblici che si andranno sbloccando pian piano nell'unica area esplorabile, la piazza del villaggio (che, a scanso di equivoci, non creiamo noi e non possiamo importare da New Leaf, casomai vi stesse frullando questa domanda per la testa).
All'inizio è tutto molto semplice: i primi abitanti vi chiederanno di arredare una stanzetta, seguendo le loro concise indicazioni. Qualcuno vuole la casa coi cuoricini. Qualcun altro preferirebbe fosse tutta rossa. Nella scuola ci devono essere un numero preciso di banchi e di sedie, e via dicendo. Presto scoprirete che questi criteri non devono essere necessariamente soddisfatti. Potete lasciare la casa di un abitante spoglia e vuota come l'avete trovata, e lui sarà contento lo stesso, e anche quando comincerete ad arredare i giardini o più di una stanza contemporaneamente non sarete mai costretti a seguire le linee guida: vi basterà semplicemente includere i pochi mobili suggeriti dal cliente. La libertà è la parola d'ordine di Happy Home Designer e, in questo senso, il gioco mantiene le sue promesse. Il catalogo è sconfinato, e diventa sempre più vasto a ogni nuova "missione": il fatto che non esista un ciclo giorno/notte, in questo senso, è perfettamente logico, e basta salvare la partita e decidere di continuare a giocare dopo aver arredato una casa per passare alla giornata lavorativa successiva e incontrare un nuovo cliente, magari scegliendolo tra quelli che passeggiano casualmente nella piazza del paese. Dunque, la domanda a questo punto sorge spontanea: ma qual è lo scopo di Happy Home Designer?
L'effetto 3D
Senza infamia né lode, l'effetto 3D permette di godersi meglio le nostre creazioni, ma non incide assolutamente a livello di gameplay.
Il dilemma dello scopo
Nel simulatore di vita che era Animal Crossing, lo scopo se lo creava il giocatore giorno dopo giorno. Qualcuno decideva di completare il museo, qualcun altro di farsi la casa dei suoi sogni, c'era chi si intestardiva a pescare tutti i pesci del mondo e chi voleva assolutamente completare il museo archeologico o la sua personalissima collezione di cappelli alla moda.
Ogni giorno in Animal Crossing poteva essere diverso o uguale ai precedenti. Per essere uno spin-off incentrato su una particolare feature o meccanica di Animal Crossing, Happy Home Designer è altrettanto privo di scopo, nel senso che l'unica cosa che c'è da fare è arredare gli appartamenti degli abitanti, ma non essendoci delle regole cui attenersi sta al giocatore decidere cosa fare col materiale a sua disposizione. Vorrà davvero sistemare ogni mobile con precisione millimetrica, cercando le migliori combinazioni di forme e di colori? Oppure preferirà sbrigarsi, e limitarsi a collocare completamente a caso un paio di sedie giusto per far felice l'ottuso cittadino di turno e passare al prossimo? La scelta è soltanto sua, e in questo senso Nintendo non pone nessun limite, se non la fantasia. E per quanto possa sembrare banale questa affermazione, è assolutamente vera. Il catalogo, come abbiamo detto, si arricchisce col tempo, e nulla vieta di tornare a modificare un pied-à-terre già arredato per arricchirlo o cambiarlo completamente. L'interfaccia rinnovata, oltretutto, rende l'operazione molto più semplice che in Animal Crossing: New Leaf, dato che si possono trascinare i mobili - e il nostro alter ego - sul touch screen e addirittura duplicarli premendo un semplice tasto, evitando la rottura di scatole di doverli afferrare e spostare manualmente, alternativa comunque possibile. Il fatto che non esista l'Accademia delle Belle Case potrebbe far storcere il naso ai puristi di Animal Crossing, ma è una scelta precisa che rientra evidentemente nella filosofia alla base di questo spin-off: Happy Home Designer vuole che il giocatore sia libero di arredare - oppure di non farlo - a piacimento, e un sistema di valutazione avrebbe obbligato a sottostare a certe regole, a scegliere mobili ben precisi e a collocarli di conseguenza. In breve, grazie anche a Internet, i giocatori avrebbero finito tutti col copiare i template migliori col puro e semplice scopo di vincere in un gioco dove vincere non è importante affatto. Ogni scelta controcorrente, insomma, sembra essere determinata da un ragionamento logico che rispetta lo spirito di questo spin-off, ma ciò crea comunque dei problemi se non da una parte, quantomeno dall'altra. I fan di Animal Crossing cui dell'arredamento interessa poco o il giusto, per esempio, faticheranno a trovare un motivo per giocare questo spin-off che, intendiamoci, oltre all'enorme catalogo non offre praticamente nulla. In questo senso, insomma, Happy Home Designer è un gioco concepito per una nicchia estremamente ristretta di giocatori, che non solo devono essere fan di Animal Crossing - che è già un brand di nicchia di per sé - ma che devono anche apprezzare questa particolare dinamica del gameplay. Il che rende Happy Home Designer più una specie di mini-gioco che un gioco vero e proprio, cioè un "pezzetto" di Animal Crossing... venduto a prezzo intero.
amiibo per tutti?
Impossibile non discutere l'altra importantissima feature intorno a cui è stato sviluppato (appositamente, forse?) questo spin-off di Animal Crossing. Happy Home Designer, infatti, supporta le carte amiibo che saranno distribuire insieme al gioco nelle prossime settimane. Ironicamente, per quanto l'interfaccia ci ricordi costantemente della loro esistenza e della loro compatibilità col software, l'utilità di questa funzione ci è apparsa fin da subito un po' forzata e invero piuttosto dubbia.
Vi ricordiamo, ovviamente, che per scansionare gli amiibo o le carte amiibo non bisogna possedere per forza un New Nintendo 3DS: i possessori di Nintendo 3DS e Nintendo 2DS possono acquistare la periferica NFC Reader/Writer per interagire con le statuine e le carte vendute separatamente. Per quanto il costo dell'accessorio sia piuttosto contenuto, si tratta comunque di una spesa aggiuntiva da sommare a quella del gioco e delle carte amiibo, cosa che inevitabilmente ha inciso sul nostro giudizio finale della proposta Nintendo. Una volta sbloccato il telefono apposito, sarà possibile scansionare una carta amiibo per invitare nell'ufficio di Tom Nook l'abitante corrispondente. Happy Home Designer "contiene" tutti gli abitanti visti nei precedenti Animal Crossing, più alcuni nuovi di zecca, per un totale di oltre cento cittadini, ma sia ben chiaro che nessuno di essi è precluso al giocatore: prima o poi si faranno vivi tutti, in ufficio o in piazza, e il possesso di una carta amiibo anticipa semplicemente l'incontro, permettendovi di accedere all'appartamento di un certo abitante e di modificarlo fin da subito, senza aspettare che sia il gioco a proporvelo, nonché di salvare il template sulla carta stessa per scambiarlo fisicamente con gli amici. Per i fan che, negli anni, si sono affezionati ai vari abitanti, si tratta certamente di un piccolo incentivo ad acquistare le bustine delle carte, ma la loro utilità sostanzialmente finisce lì: il giocatore, al massimo, può usare una carta amiibo per invitare il cittadino corrispondente nella casa di un altro abitante in modo che possano interagire, ma si tratterà sempre e comunque di un'interazione limitata e poco interessante rispetto a quanto visto, per esempio, in New Leaf. Le carte amiibo permettono anche di assegnare i personaggi corrispondenti a determinati edifici pubblici, così che facciano i commessi al super mercato o insegnino a scuola. Ogni bustina contiene inoltre una carta speciale che raffigura un personaggio iconico della serie, come K. K. Slider, Tom Nook stesso o l'irascibile Resetti: le carte amiibo sono l'unico modo per poter interagire con questi personaggi e arredare le loro abitazioni, il che è un po' scoraggiante dato che sostanzialmente si valica il sottilissimo confine della microtransazione. Da questo punto di vista, è probabilissimo che le statuine amiibo di Animal Crossing che usciranno in futuro sblocchino qualcosa anche in Happy Home Designer, sebbene al momento l'unica statuina amiibo in grado di farlo sia proprio quella dell'Abitante in versione Super Smash Bros., che aggiunge al catalogo il suo monumento dorato. In altre parole, anche da questo punto di vista Happy Home Designer sembra rivolgersi a una nicchia ancora più ristretta di giocatori, quella dei super fan disposti a comprare le bustine - e magari a spendere qualcosa di più per le carte rare, come succede coi trading card game - solo per poter riempire il loro album fotografico di screenshot scattati in compagnia degli abitanti o delle mascotte che amano di più.
Conclusioni
Giudicare con un voto un gioco come Happy Home Designer è un'impresa titanica, perché questo spin-off di Animal Crossing si rivolge a una cerchia ristrettissima di appassionati che soddisfano requisiti molto specifici: devono amare alla follia il brand e devono divertirsi un mondo ad arredare le abitazioni. Se rientrate in questa categoria, allora è il gioco che fa per voi, amiibo o non amiibo. Altrimenti, la situazione è molto più complessa. Happy Home Designer stimola la fantasia e concede tanta libertà, ma è un guscio vuoto che, un po' maldestramente, cerca di vendere una specie di mini-gioco a prezzo intero, coinvolgendo anche l'acquisto di accessori a parte per poterselo godere pienamente. A noi, che Animal Crossing lo adoriamo e che a piantare alberelli e a raccogliere conchiglie abbiamo trascorso un numero di ore imbarazzante, Happy Home Designer ha lasciato l'amaro retrogusto di un'occasione sprecata.
PRO
- La nuova interfaccia gestionale per l'arredamento
- Le carte sono tanto belline
- Catalogo sconfinato, libertà di espressione enorme
CONTRO
- Si rivolge a una nicchia piccolissima di super fan
- Niente carte, niente clienti iconici
- È praticamente un mini-gioco venduto a prezzo intero
- Interazione con gli abitanti e con gli altri giocatori limitatissima