Inutile negarlo: nonostante l'evoluzione del gioco portatile nel 2011 ci saremmo sganasciati dalle risate se qualcuno ci avesse parlato di uno Skyrim tascabile. All'epoca, però, non sapevamo che Nintendo avrebbe tentato la strada dell'ibrido con la sua Switch che si pone a metà tra mobile e casalingo. Ed ecco come siamo finiti a parlare ancora una volta del quinto epico capitolo della saga The Elder Scrolls, un titolo che si fa perdonare un sistema di combattimento legnoso e talvolta impacciato con potenti magie, poteri in grado di scatenare tempeste, un'enorme mappa piena di dungeon, città mozzafiato e un contorno che va dalla costruzione di una casa, fino al vampirismo e all'adozione di bambini. Tutto rifinito in un'edizione che, pur non essendo quella speciale, comprende rifiniture tecniche e DLC, aggiungendo al piatto i Joy-Con utilizzabili anche come motion controller.
Un gigante nel taschino
Skyrim, lo sappiamo bene, non è rivoluzionario, non è perfetto e non è nemmeno il più ampio tra gli open world. Ma gode di un respiro che trascende ogni suo limite. Parliamo di vere montagne da scalare, di enormi draghi che solcano il cielo, di un background narrativo immane e di un gameplay che si evolve, regalandoci un'inebriante sensazione di crescita scandita dall'acquisizione di poteri dagli effetti spettacolari. Tutto imperniato sulla figura di un vero eroe da epic fantasy, forte di tutti i connotati del caso che vanno dalla predestinazione fino alla capacità di sconfiggere immense creature capaci di fare di un uomo un sol boccone. Il risultato ha scosso gli animi sin dal primo trailer, ha messo bene in chiaro che il multiplayer non è indispensabile ed è stato capace di superare le venti milioni di copie vendute in tre anni, tornando a venderne ancora con un'edizione speciale pensata per spremere le macchine più evolute. Oggi è il turno della versione Switch che, in anticipo di un soffio sull'attesa versione VR, amplia la libreria dell'ibrido Nintendo con un secondo open world di grande spessore. Ed è un open world che può ancora dire la sua anche se ormai ha sei anni sul groppone ed è nato vecchio, almeno come concept, per quanto riguarda combattimento corpo a corpo e movimento. L'utilizzo dei Joy-Con come motion controller aggiunge qualcosa, ma i difetti sono tutti li, così come ci sono tutti i pregi a partire dagli sbuffi di neve che spazzano le alture per arrivare agli splendidi fiumi che tagliano il fondo di profonde valli.
Città su picchi di roccia, varietà immensa, particolari disegnati a mano, come fu per Morrowind, e fa la differenza nel darci un mondo che è un piacere da guardare, vivere ed esplorare. Tutto condito dalle urla che evocano fulmini, creature ed enormi tempeste. Per questo lo accogliamo con piacere su Switch, l'ibrido Nintendo nato per mettere d'accordo gaming classico, esclusive interne e dimensione portatile, per un'esperienza a tutto tondo che inevitabilmente comporta qualche compromesso. Vincolato al 720p dinamici a 30fps, Skyrim rende alla grande nella versione portatile, ma nonostante il balzo verso il 900p della versione docked il passaggio al grande schermo rende evidente il calo della definizione. Si fanno inoltre più visibili il marcato pop up della vegetazione e di alcuni effetti, per una versione che per diversi aspetti ci riporta indietro nel tempo di un paio di generazioni, ai tempi di PlayStation 3 e Xbox 360. Questo vuol dire che edifici e draghi si vedono a enorme distanza, ma le texture cambiano di scatto per aumentare di qualità via via che ci avviciniamo, restituendoci artefatti visivi tutt'altro che gradevoli. Tutto questo, per fortuna, si nota meno nella versione portatile che tra l'altro esalta i colori vibranti e i nuovi filtri di quella che, pur essendo alla base la versione standard del gioco, è stata ripulita e ammorbidita. Il risultato è uno Skyrim portatile che non manca di nessun elemento essenziale e che riesce addirittura a sorprenderci grazie alla definizione delle texture e degli specchi d'acqua, tutto immerso in una vegetazione ricca, almeno sulla distanza ravvicinata. Ed è grazie a questi scorci mozzafiato che ancora una volta riusciamo a perdonare gli innegabili difetti di Skyrim per coglierne quell'epico respiro che lo ha reso un cult. Tutto condito da consumi tutt'altro che estremi che vedono la console restare decisamente fredda, al contrario di ciò che accade in modalità docked, così da permettere di giocare per più di tre ore. I caricamenti, inoltre, sono piuttosto veloci e le transizioni sono quasi istantanee nel caso delle aree già caricate in precedenza.
Dragonporn
Skyrim è pura pornografia per ogni amante del fantasy, un vero fenomeno culturale che si è fatto strada tra i meme con il devastante Fus Ro Dah ed è penetrato nelle nostre orecchie con le innumerevoli cover della meravigliosa colonna sonora firmata da Jeremy Soule. E mentre ne esploravamo ogni segreto spazzolando pietre dell'anima a più non posso, è stato recensito così tante volte che descriverne le meccaniche è quantomeno superfluo. Vale però la pena dedicare qualche riga al livello di difficoltà del quinto The Elder Scrolls, che è indissolubilmente legato al piglio con cui affrontiamo la scalata verso il potere. Filare diritti verso la meta ci restituisce una difficoltà più bilanciata e qualche sfida interessante, ma ci priva di buona parte dell'esperienza e non è detto che sia l'opzione migliore in un gioco di questo tipo. Procedere con calma, infatti, facilita notevolmente le cose, ma l'esplorazione ci regala una miriade di contenuti tra quest secondarie spesso superiori a quelle principali e dungeon che, pur non sempre originali, spesso nascondo sorprese inaspettate. Tutto questo supera il centinaio di ore di contenuti senza considerare bivi e DLC che aggiungono nuove aree, nuove quest, vampirismo, licantropia, draghi leggendari, combattimento a cavallo, mostri, case da costruire, laboratori, adozione, nuovi crafting e l'isola di Solstheim che ci riporta a Morrowind, tra cultisti e poteri leggendari. Gli archi, va detto, restano uno degli strumenti più letali in assoluto, soprattutto se combinati con lo stealth, ma alcune delle abilità ottenibili in Dragonborn sono capaci di cambiare nettamente il combattimento e regalano possibilità di manovra prima inimmaginabili per un'esperienza a dir poco epica.
Certo, in questi anni i giochi open world hanno fatto grossi passi in avanti, inutile negarlo, ma tra varietà e libertà Skyrim è un gioco che si difende ancora alla grande, offrendo una valanga di quest in alcuni casi tutt'altro che banali. Tra orfani, eroi rivoluzionari, enigmi e battaglie c'è un po' di tutto, compresa un'intelligenza artificiale capace di far attraversare un'intera regione a un personaggio. Certo, a volte capita anche quando il personaggio in questione non dovrebbe farlo, ma si tratta di anomalie che fanno parte di Skyrim, tanto irritanti quando ci privano di un seguace quanto spassose nel caso di polli impazziti, corpi che decollano come proiettili o guardie che si improvvisano Forrest Gump. Alla fine dei giochi gli unici difetti che ci sentiamo di sottolineare riguardano le difficoltà nel far partire alcune quest, la telecamera gestita in modo terribile durante le mosse finali e i movimenti di un personaggio che per quanto potente risulta irrimediabilmente ingessato. Ma se non altro i comandi funzionano egregiamente con i Joy-Con che possono essere usati anche come motion controller, facilitando la mira con l'arco e rendendo più coinvolgente lo scassinamento. Il gioco, tra l'altro, rileva la direzione dei colpi, ed è un bonus non da poco anche se il limitato numero di frecce e l'impostazione generale frenano l'efficacia di questa aggiunta. Si tratta, comunque, di un qualcosa in più, come la tunica, lo scudo e la spada di Zelda, aggiungendo un pizzico di "nintendosità" alla creatura Bethesda; il cui vero e unico problema, comune ad altri titoli arrivati di fresco su Switch, è la necessità di pagare il prezzo pieno per una versione che non aggiunge nulla di veramente nuovo a un titolo già uscito su innumerevoli piattaforme. Questo, ovviamente, se non consideriamo la possibilità di infilarsi in tasca un gioco del calibro Skyrim per giocarci in qualsivoglia posto desideriamo.
Conclusioni
Acquistare la versione Switch di Skyrim per giocarci su un televisore ha poco senso, ma le cose cambiano prendendo tra le mani l'ibrido Nintendo per godere di quel piccolo miracolo che è il quinto The Elder Scrolls in versione portatile. I segni del tempo, va detto, sono evidenti e al giorno d'oggi i 30 immagini al secondo possono far storcere il naso, ma non si nota alcun problema di fluidità, nemmeno durante i combattimenti più concitati. Non c'è nulla insomma, a meno di tradimenti clamorosi da parte dell'intelligenza artificiale, che sia d'ostacolo per godere in tram, sul divano o sotto le coperte di un'esperienza che pur essendo ormai datata riesce ancora a regalare grandi emozioni. Il problema, più che altro, riguarda il prezzo che risulta decisamente elevato per un titolo vecchio di sei anni. E non bastano i Joy-Con utilizzabili come motion controller a giustificarlo.
PRO
- Tutta l'esperienza di Skyrim da infilarsi in tasca
- Una regione spettacolare e piena di quest, di montagne da scalare e di scorci mozzafiato
- Poteri devastanti, giganti e draghi, tutto mescolato in grande stile
CONTRO
- Il passare degli anni si fa sentire, soprattutto per alcuni modelli
- Prezzo eccessivo per un titolo vecchio di sei anni
- Qualche magagna strutturale è sopravvissuta agli innumerevoli aggiornamenti