Metti un tirannosauro nella stiva...
Come tutti ormai sapete, Dino Crisis ha visto i suoi albori su Playstation come alternativa alla saga di Biohazard/Resident Evil. Subito bollato come un “RE con i dinosauri al posto degli zombie”, il progetto Capcom attingeva a piene mani da Jurassic Park di Michael Crichton, filtrandolo coi tipici canoni del survival horror. Non mancavano però rivoluzioni tecniche, visto che si cercò di sviluppare un motore completamente poligonale, il cui valore era però significativamente ridimensionato da una impostazione cinematografica che ricalcava le inquadrature fisse di RE. L’hardware della console inoltre non si dimostrava totalmente all’altezza della situazione, con ambientazioni eccessivamente spoglie. Forse proprio per questo motivo, il sequel rappresentò un passo indietro, con il ritorno agli scenari prerenderizzati ed un’impostazione generale maggiormente improntata all’action. Questo terzo capitolo in esclusiva era una buona occasione per glorificare il sodalizio tra il talento dei coders Capcom e le indiscutibili potenzialità tecniche della console Microsoft, ma qualcosa è andato decisamente storto. Innanzitutto il plot ha subito un bizzarro stravolgimento, spostando l’azione in un imprecisato, fantascientifico futuro, ed eliminando la protagonista storica, la rossa ed avvenente Regina. I riflettori sono stavolta puntati su di un team di space-marines incaricato di investigare su di un gigantesco vascello diretto verso la terra. Siccome la sfiga è sempre dietro l’angolo (come l’Alpha team di RE insegna), al seguito di un attacco i nostri sono costretti giocoforza ad entrare nel sinistro vascello spaziale, destinati a svelarne i misteri. Fin qui tutto bene, e le fantasmagoriche cut (tra le migliori mai viste) aiutano ad immedesimarsi nella vicenda. Si respira l’atmosfera del già citato Alien, ma anche di classici videoludici come Project Firestart di Electronic Arts. Ma bastano pochi minuti di gioco per scoprire la nave infestata nientepopodimenoche da… Famelici dinosauri (!!!). Non c’era da aspettarsi molto altro considerati i precedenti ed il titolo, ma l’accostamento è talmente bislacco da rasentare davvero il ridicolo involontario.
Ciak... Azione!
L’utente maturo ed ottimista è in grado di guardare oltre questi aspetti, specie se sono bilanciati da una giocabilità di valore. Ma neanche sotto questo punto di vista possiamo gioire, ben presto all’abbattimento dell’atmosfera si aggiunge un gameplay seriamente lacunoso. Per ovviare all’elevato potere offensivo dei voraci rettili (veloci, letali e discretamente intelligenti) i programmatori hanno modificato piuttosto marcatamente la meccanica di gioco, munendo il personaggo di un jetpak dorsale integrato nella tuta, che permette balzi fisicamente impensabili. Oltre a questo, è stato potenziato l’armamentario bellico, che include un mitra con charge beam alla Metroid, più numerosi gingilli offensivi di supporto. Ovvia quindi la predisposizione allo sparatutto, ma in particolar modo al platform grazie alle abilità conferite dal Jetpak. In relazione a questo, il level design si sviluppa lungo stanze e corridoi enormi, ricchi di piattaforme apparentemente inarrivabili. Non mancherebbero motivi d’interesse, per tutta una serie di strizzatine d’occhio a titoli famosi, non ultimo ancora Metroid. Il tutto è però mortificato dal solito sistema di inquadrature ancora ottusamente legato ad una concezione filmica, ma che risulta in questo caso del tutto fuori luogo e per niente agevolato dal sistema di controllo screen relative. La telecamera è preimpostata e dal cambio repentino, con la spiacevole tendenza a riprendere il personaggio frontalmente, rendendo quasi impossibile azioni fondamentali come individuare il nemico o una piattaforma cruciale. E’ facile perdere il senso dell’orientamento, e l’unico modo per capirci qualcosa è utilizzare la visuale in soggettiva. Quest’ultima risulta però totalmente inutilizzabile nei combattimenti, che richiedono un’azione immediata e rapida, costringendo il giocatore a zompettare furiosamente per lo schermo nel tentativo di scongiurare gli attacchi. A dir poco frustrante, e nemmeno un puzzle design sopra la media più qualche boss interessante riescono a sollevare le sorti di un titolo nato decisamente male. Fastidiosissimo poi il respawn dei dinosauri, che compaiono dal nulla in onore dei più preistorici (rimanendo in tema) action games, e che possono essere elusi semplicemente uscendo dalla stanza.
Un mondo metallico
L’unico aspetto in cui il titolo ci ha dimostrato le sue qualità è sotto il profilo tecnico. Le cut-scenes come già detto sono di ottima fattura, sviluppando una storia degna di interesse, seppur canonica, con i soliti sopravvissuti da proteggere e i disastri biogenetici a cui Capcom ci ha abituato. In game la grafica è molto più moderata, con un polygon count non certo mozzafiato, ma decoroso, un framerate sufficientemente fluido ed ambientazioni metalliche che ben rendono l’idea di un cargo futuristico. L’effetto traslucido su pareti ed oggetti è utilizzato in maniera eccessiva, conferendo la sensazione di asettico metallo che risulta presto fastidiosa, considerando la generale monotonia delle ambientazioni. In definitiva, anche se non sono presenti mortali cadute di stile, era lecito aspettarsi qualcosa di più, soprattutto considerate le capacità grafiche di Xbox. Solo medio e di qualità variabile l’accompagnamento sonoro, con il consueto mix di tracce d’ambiente nei momenti esplorativi, che culminano in sessioni frenetiche in concomitanza degli incontri coi bestioni.
Commento
Dino Crisis 3 rappresenta una doppia delusione, non solo per una saga che ha ormai perso la bussola, ma anche perché proviene dalla stessa casa che ci ha regalato gioielli come Viewtiful Joe. Le potenzialità per un ottimo titolo vengono affogate da un plot che definire strambo è eufemismo (un’abitudine destinata a perdurare nel prossimo Onimusha 3), un gameplay gravemente minato dal pessimo sistema di inquadrature, e tutta una serie di confusi ammiccamenti ai grandi classici, senza mai toccarne le profondità. Un gioco mediocre, noioso ed atavico, che rappresenta poco più di un pretesto per ammirare il marchio Capcom sulla console Microsoft. Ma i suoi utenti meritavano sicuramente di più.
- Pro:
- Graficamente decoroso
- In certi frangenti non manca l’atmosfera
- Cut scenes splendide
- Contro:
- Sistema di inquadrature improponibile
- Plot ridicolo
- Frustrante e noioso
Correva l’anno 1979. Lo slogan del rivoluzionario Alien di Ridley Scott tuonava sinistramente: “Nello spazio profondo nessuno potrà sentirti urlare”. Aggiornandolo oggi all'ultima fatica Capcom potremmo cambiarlo con: “Le grida dello sventurato acquirente di Dino Crisis 3 potrà sentirle anche il vicinato”! Tutto questo per anticipare il discutibile valore dell’ultimo esponente di una saga che ha assunto risvolti a dir poco problematici, ma cominciamo dall’inizio...