L’odore dei soldi
Il ritorno di Olimar sul suolo natio non avviene infatti come se l’era probabilmente immaginato: invece di una festa in suo onore, ciò che gli si para davanti è la bancarotta della società di trasporti galattici per cui lavora, sommersa dai debiti. Fortunatamente, una soluzione esiste. Per qualche strano motivo infatti, oggetti e cianfrusaglie di ogni tipo che per i terrestri hanno ben poco valore, sul pianeta di Olimar possono essere vendute profumatamente. Il prode capitano, senza pensarci due volte, decide quindi di tornare sui propri passi alla fremente ricerca di quanto più materiale possibile per scongiurare la triste fine della ditta… ma stavolta, il peso della missione non è destinato a gravare tutto sulle sue spalle. Sì perché Pikmin 2 introduce fin da subito una delle maggiori novità rispetto al predecessore, vale a dire la compagnia del non troppo sveglio collega Louie, perfettamente in grado però di fare tutto ciò che Olimar sa fare. La presenza del nuovo co-protagonista si rivela immediatamente ben più che quella di un semplice accompagnatore, introducendo nel titolo Nintendo una utilissima componente di gestione contemporanea delle risorse… e per risorse, intendiamo ovviamente i Pikmin. In parole povere, è possibile tanto spostarsi in gruppo con la coppia Olimar-Louie fianco a fianco, quanto separare questi ultimi avendo così il controllo di due unità distinte, richiamabili immediatamente con la pressione di un tasto sul controller. Il risultato è presto detto: un esempio classico può vedere Olimar è i “suoi” Pikmin impegnati ad abbattere un muro, mentre Louie allo stesso tempo ordina alle creaturine di raccogliere alcuni fiori è riportarli allla navetta per ampliare così l’”esercito”. Ma ovviamente questa è solo una delle numerosissime situazioni che è possibile incontrare. Le novità introdotte da questo secondo capitolo non si fermano però qui. Chi ha già giocato al precedente episodio ricorderà sicuramente le 3 razze di pikmin presenti: rossi, gialli e blu. I rossi, la varietà più comune, hanno caratteristiche grossomodo nella media per attacco e velocità, e sono immuni dal fuoco. I gialli, debolucci ma leggeri, possono essere lanciati più in alto e non soffrono l’elettricità. Per ultimi i blu, molto deboli negli scontri coi nemici, sono però gli unici in grado di attraversare i corsi d’acqua e le pozzanghere, fatali invece per le altre razze. A questi, Pikmin 2 aggiunge anche i viola e i bianchi, fondamentali per affrontare le nuove situazioni proposte da questa avventura. I primi, dotati di una forza fisica 10 volte maggiore rispetto agli altri ma molto lenti negli spostamenti; i secondi, immuni al veleno e letali se ingeriti dai nemici, ma debolissimi. Come se non bastasse, queste 2 nuove razze non potranno essere allevate come le altre, ovvero portando fiori e cadaveri alle navicelle, ma al contrario andranno recuperate esclusivamente all’interno delle caverne… che rappresentano un’altra novità di Pikmin 2. Le caverne, sparse sulla superficie dei livelli e raggiungibili tramite poco raccomandabili oscuri e angusti crateri, sono costituite da successioni di più o meno estesi “piani” da rovistare da cima a fondo alla ricerca di preziosi tesori. Ovviamente anche questi luoghi sono largamente popolati da creature ostili, decise a eliminare quanti più pikmin possibile...
Un mondo nel giardino
Uno degli aspetti più affascinanti nella produzione Nintendo è sicuramente l’ambientazione adottata, che non è altro se non il mondo che noi conosciamo visto però dagli occhi dei piccolissimi esseri in nostro controllo. Ecco quindi che i fiori sono grandi oltre 10 volte un pikmin, gli insetti rappresentano una minaccia serissima, le pozzanghere sono ostacoli quasi insormontabili e via dicendo… Il piacere poetico di questa “prospettiva” è difficile da descrivere, e va provato in prima persona; fattostà che una volta iniziato a giocare, le ore saranno destinate a scorrere davvero, davvero velocemente, esplorando veri e propri minimondi alla ricerca di tappi, bottoni, frutti, guanti, dolci ma anche floppy disk, rossetti, gessi da lavagna, chiavi e chi più ne ha più ne metta. La grafica appare come un fulgido risultato tanto di eccellente stile, quando di ottima conoscenza dell’hardware: pur non lasciando a bocca aperta come un Resident Evil 4, tanto per fare un esempio, Pikmin 2 è a tuttotondo un titolo tecnicamente splendido. Frame rate ancorato, texture brillanti e definite, animazioni dalla varietà sorprendente e livello di dettaglio al top; francamente non potremmo chiedere di meglio. A supporto di una componente estetica tanto ispirata c’è però una meccanica di gioco che definire ottima sarebbe probabilmente riduttivo. Il pad del Gamecube, splendidamente mappato nei controlli, diventa così l’interfaccia per entrare in un mondo di pura giocabilità. Richiamare i propri pikmin, mandarli all’attacco di una vorace pianta carnivora, o ancora farli costruire un ponte, abbattere un muro, raccogliere un oggetto, sono solo alcuni degli ingredienti di una ricetta dal sapore sopraffino per il palato di ogni videogiocatore degno di questo nome. Pikmin 2 è un gioco da gustare, capace di stimolare in continuazione senza mai obbligare nemmeno ad una punta di frustrazione. Eliminato il mal sopportato da molti limite di 30 giorni del primo capitolo, questo seguito rappresenta quindi in ogni sua sfaccettatura il concetto di “godibilità”. Il capolavoro, perché di questo si tratta, made in Nintendo con ogni probabilità non diventerà un blockbuster e non riuscirà a raccogliere dati di vendita sensazionali, ma senza ombra di dubbio entrerà nel cuore di ogni fortunato che avrà modo di giocarci. Per ultima, va menzionata la esplosiva componente multiplayer, in grado di spingere ancora oltre una longevità già garantita non solo dalla durevole avventura principale, ma anche da una modalità challenge davvero stimolante.
Commento
Pikmin aveva sorpreso un po’ tutti, prendendo il genere degli strategici in tempo reale e adattandolo al modo di vedere le cose di Nintendo. 3 anni dopo, Pikmin 2 riesce nell’intento di correggere praticamente tutti le sbavature del primo capitolo, restituendo un prodotto che definire videogioco appare una mancanza di rispetto nei suoi confronti. Certo non sarà il titolo destinato a smuovere le masse, ma questo per sua stessa natura: Pikmin 2 non urla, sussurra. Non stupisce, ammalia. Non stordisce, rapisce. E passa leggero, in punta di piedi, ma straripante della forza che solo i capolavori possiedono.
- Pro:
- Un monumento al gameplay
- Stile grafico eccellente
- Ottima longevità
- Contro:
- Per molti ma non per tutti
Secondo Commento
Per fortuna c’è il GameCube. Perché nell'originalità, nella raffinatezza e nell'atmosfera unica che pervade Pikmin 2 è evidente la presenza di un autore, di un'ispirazione, della rara visione capace di coniugare le esigenze commerciali con una poetica personale. Il videogioco rivendica così lo lo statuto di opera prima ancora che di prodotto. Il team di Miyamoto non ha solo perfezionato e arricchito il prequel, ma ha ulteriormente affinato l'estetica vagamente surreale e dolceamara, l'esperienza immersiva che è il punto di forza del gioco. Migliorie come il tandem di personaggi, la libertà di agire senza restrizioni temporali e l'aggiunta di nuovi tipi di Pikmin, modalità di gioco e dungeon nei livelli rendono la meccanica più godibile, articolata e completa. Ma è l'inclusione del bel database, dove osservare con cura nemici e oggetti recuperati, a rafforzare la sensazione di vivere davvero in un mondo altro ma possibile. Un mondo parallelo verosimile dove un guanto da lavoro, una croce direzionale e un floppy, per dei minuscoli visitatori, diventano un sacco a pelo per cinque, un monumento alla gloria e un archivio cosmico. Dove la missione monetaria di esplorazione cede il passo all'estasi dell'osservazione, nel diario di Olimar come nel giocatore. E dove la fauna e la flora rivendicano habitat, tassonomie e drammi zoologici propri, divorando e facendosi divorare nell'atmosfera dolceamara che regalano gli ambienti e i suoni. La firma degli autori traspare anche dal concetto, dalla quasi-apologia del lavoro di squadra, col prevalere della collettività sul singolo e l'esistenza di leader e operai: componenti esplicite della trama e delle situazioni di gioco, affrontate in maniera sempre faceta eppure con un intento quasi paideutico. Pikmin 2 è dunque un'opera prima che un prodotto, uno dei migliori titoli di questa generazione ludica. Al singolo giocatore offre ore e ore di felice smarrimento nel suo mondo fiabesco e terribile. A due giocatori fornisce sfide potenzialmente infinite: mettendo da parte il tentativo di costruire modalità cooperative dalla dubbia riuscita, punta tutto sulla sfida all'ultimo Pikmin e costruisce uno dei più riusciti e originali multiplayer action/strategici dai tempi di Lemmings.
Voto:9
Marco Benoit Carbone
Uscito sul mercato nei primi mesi di vita del Gamecube, Pikmin è stato uno dei manifesti più limpidi e sgargianti della Nintendo-difference. Imperfetto, d’accordo, ma allo stesso tempo coinvolgente e stimolante come pochi altri giochi di questa generazione di console. Il concept, come leggenda vuole, è stato partorito dalla geniale mente di Miyamoto osservando un gruppo di formiche all’opera nel suo giardino. Quello è stato solo l’input, ovviamente, poi elaborato fino a diventare ciò che sappiamo: un piccolo capolavoro strategico in tempo reale. Nel primo episodio, il povero capitano Olimar si trovò sfortunatamente a precipitare con la propria nave spaziale sul pianeta Terra. Proprio in quell’occasione, quando la disperazione sembrava ormai avere il sopravvento, fece conoscenza con il popolo dei Pikmin, piccoli e tenerissimi esseri disponibili al punto da mettersi al completo servizio dello sfortunato astronauta. E così, raccogliendo un pezzo dopo l’altro, riuscì a ricostruire la navicella e ripartire verso casa. Ma ovviamente, i problemi erano tutt’altro che finiti…