Ripensando alla durata media delle precedenti espansioni di World of Warcraft, fa un certo effetto scrivere queste righe a malapena dieci mesi dopo il lancio di Mists of Pandaria.
La nuova patch aggiorna il client alla versione 5.3 ed è il preludio all'ultimo capitolo dell'attuale espansione: con il prossimo aggiornamento si svolgerà, infatti, il famigerato assedio di Orgrimmar, che dovrebbe rappresentare un fondamentale punto di svolta nella storia della saga, avviandoci verso l'espansione successiva. Perché sì, World of Warcraft continua, nonostante la "crisi" delle sottoscrizioni che continua a colpirlo e che ha fatto parlare di sé soltanto pochi giorni fa, quando Activision ha rivelato che la community è diminuita di quasi un milione e mezzo di utenti nel giro degli ultimi tre mesi. Dunque, in questa sede cercheremo di rispondere a due domande: primo, cosa contiene la nuova patch? E, secondo, cosa sta succedendo al tronista degli MMORPG?
La nuova patch
Come dicevamo, Insurrezione è il preludio all'assedio di Orgrimmar e pertanto la trama di World of Warcraft fa un passo indietro, lasciando temporaneamente Pandaria per tornare nella "vecchia" Azeroth, più precisamente nelle Savane dove i troll stanno preparando un'imponente macchina bellica che unirà le forze dei dissidenti dell'Orda, dell'Alleanza e persino di alcuni personaggi famosissimi come Thrall e Chen Triplomalto.
In realtà, Pandaria non viene messa da parte e alcune questioni lasciate in sospeso da quelle parti sembrano collegarsi prepotentemente alle mire di conquista dell'attuale Capoguerra dell'Orda, Garrosh: alcuni scenari inediti introdotti dalla patch ci riveleranno infatti l'identità dello Sha che non abbiamo ancora incontrato ed evolveranno ulteriormente i rapporti tra i personaggi storici e le loro fazioni. Continua parallelamente anche la missione leggendaria del Principe Nero, Irathion, che questa volta ci ricompenserà con un mantello di livello 600 e ci fornirà qualche altro indizio su quello che ci aspetta in futuro. Insurrezione è insomma una patch fortemente narrativa, pensata sopratutto per gettare le basi dell'epocale patch conclusiva di Mists of Pandaria. Come anticipato da Blizzard, si tratta di un'altra patch di transizione che, alla pari della 5.1, non introduce nuovi dungeon o raid-dungeon, limitandosi ad affinare alcune meccaniche e a fornire ai giocatori nuovi contenuti e mezzi per migliorare il loro equipaggiamento in previsione dello scontro finale. Questa rotta è stata tracciata senza fare troppo ricorso alle missioni quotidiane, fortunatamente, che negli ultimi mesi avevano cominciato a pesare come un macigno sul gameplay: Blizzard ha voluto invece riporre un po' più enfasi sugli scenari, uno dei contenuti più interessanti ma peggio gestiti dell'espansione, introducendo la modalità Eroica anche per essi, con ricompense di qualità superiore a quanto ottenibile nel Raid Finder dell'ultimo raid, Il Re del Tuono, con il quale sono ancora alle prese numerosi giocatori, sia hardcore sia casual.
Una patch per collezionisti, insomma: di equipaggiamento, di cavalcature, di mascotte, di storia. Ma è una patch pensata anche per gli amanti del PvP, il quale ha subito alcune interessanti modifiche strutturali: tutti i personaggi hanno ora un valore di resilienza innato del 65%, mentre la statistica è stata rimossa dall'equipaggiamento PvP; la potenza delle cure e degli assorbimenti si basa ora sulla classe e sulla specializzazione dei personaggi, e sarà comunque ridotta del 45%. Si tratta di una serie di cambiamenti piuttosto importanti da applicare tra una stagione del PvP e l'altra, che hanno lasciato un po' perplessa la community, confermando la nostra impressione che Blizzard non sappia più che pesci prendere col bilanciamento del PvP. Detto questo, i giocatori potranno stabilire chi è ora il più forte (o il più... sgravato) in un nuovo campo di battaglia intitolato Scavi di Ventotetro o in una nuova arena chiamata Picco della Tigre. Per gli amanti del combattimento ci sono anche nuovi boss - e ricompense - nel famigerato Circolo dei Combattenti.
La crisi (?) di WoW
Anche questa volta siamo rimasti perplessi dalla reazione di numerosi utenti di fronte alla notizia che World of Warcraft ha perso un altro milione e mezzo di giocatori. Va bene che il fanatismo videoludico ha ormai raggiunto livelli da stadio e che i fan di questo o quel gioco gioiscono dei fallimenti della concorrenza quasi come se finisse qualcosa nelle loro tasche, senza pensare che sono in ballo dei posti di lavoro. Prendiamo Rift, un MMORPG di nicchia che non dava fastidio a nessuno: Trion World ha annunciato il passaggio a free-to-play soltanto pochi giorni fa, licenziando contemporaneamente in tronco centinaia di dipendenti. La questione, per quanto riguarda World of Warcraft, è comunque un tantino diversa: il titolo Blizzard ha perso un milione e trecentomila utenti, ma gliene restano ancora otto milioni e passa; non è che sia davvero in crisi, attenzione.
Un MMO a pagamento può sopravvivere tranquillamente con un milione scarso di sottoscrizioni, e World of Warcraft ne ha otto volte tante. La notizia fa effetto, semmai, perché le cifre in ballo sono comunque da capogiro. Ma se World of Warcraft resta ancora uno dei pochissimi MMO a pagamento sul mercato, viene comunque da chiedersi come mai i giocatori lo abbandonino. Proviamo a rispondere a questa domanda, allora. Per quanto ci riguarda, le ragioni sono principalmente tre. La prima è fisiologica: Blizzard può rinnovarlo quanto vuole, cambiare i modelli poligonali, utilizzare un nuovo sistema di texture, cambiare a ogni espansione praticamente tutte le meccaniche... ma World of Warcraft comunque è vecchio. E non nel senso che è vecchio a livello di gameplay perché, intendiamoci, ancora oggi sforna roba che la concorrenza si sogna di notte. World of Warcraft è vecchio perché è in giro da otto anni, e al pubblico piacciono le novità. Tutto stufa prima o poi, è la prima regola di tutte le strategie commerciali. Questo ci porta alla seconda ragione: la concorrenza. Ai gusti non si discute, questo o quel gioco può piacere più o meno del titolo Blizzard, ci mancherebbe: ci sono MMORPG pessimi e altri ottimi, ma comunque ce ne sono parecchi e i giocatori, sopratutto quelli che di World of Warcraft si sono stancati, hanno tantissime alternative. Prima o poi magari torneranno all'ovile, ma intanto provano qualcosa di nuovo e ne restano delusi o soddisfatti; anche se si tratta dell'ennesimo clone di World of Warcraft, è pur sempre cambiare aria. La terza ragione è strettamente legata alla seconda: quasi tutte le alternative sono gratuite. Ormai il free-to-play sta diventando uno standard e la sottoscrizione mensile si sta trasformando nell'eccezione alla regola. Naturalmente ci sono titoli F2P e titoli F2P e nella maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a prodotti estremamente lacunosi mentre in altri casi, più rari, il livello qualitativo è molto più alto. Ma con una crisi economica internazionale come quella che stiamo attraversando è normale che un MMO gratis faccia più gola di uno che si paga. Dunque, gli analisti hanno già detto la loro: entro la fine dell'anno Blizzard perderà ancora più utenti e quindi sarebbe ormai iniziato l'inesorabile e neppure troppo lento declino di World of Warcraft. Come rimediare?
Da veterani del gioco, assistiamo a una situazione del genere ogni due anni circa sin dall'uscita del 2005, e Blizzard sembrava aver chiara almeno una parte del problema quando aveva annunciato, durante lo scorso BlizzCon, di voler velocizzare i tempi di sviluppo delle espansioni. È chiaro che, commercialmente, una nuova espansione porta a un incremento delle vendite e delle sottoscrizioni, in quanto mette sotto i riflettori tutto il pacchetto per chi non lo conosce e invita i vecchi utenti a tornare a giocare per scoprire le novità. Se Blizzard rispetterà l'impegno preso - e sarebbe proprio il caso di farlo - allora vedremo una nuova espansione all'inizio del prossimo anno, poco meno di un anno e mezzo dalla precedente, ma potrebbe essere già un periodo di tempo troppo lungo per lo stato attuale delle cose. Forse sarebbe ora di passare ad aggiornamenti massicci e ancora più frequenti di quelli attuali, piuttosto che puntare a grandi espansioni biennali. D'altra parte, World of Warcraft prima o poi diventerà free-to-play di sicuro: non quest'anno, forse neanche il prossimo e magari non prima del 2015, ma è inevitabile. Pensandoci bene, praticamente metà del gioco è già free-to-play visto che si può scaricare e giocare quasi interamente la versione liscia con la prima espansione senza pagare un centesimo. A volte ci vien da pensare che a sostituirlo sul trono degli MMORPG potrebbe essere soltanto il prossimo titolo Blizzard, magari il famigerato progetto Titan. Ma forse i tempi - e i giocatori - sono cambiati anche in quel senso, e nei prossimi anni la concorrenza potrebbe rivelarsi molto più dura di quel che credono a Irvine...
A questo link trovate tutte le note di rilascio della nuova patch