Quando nell'ormai preistorico 2002 Kingdom Hearts si apprestava ad arrivare sugli scaffali, nessuno sano di mente si sarebbe aspettato di passare i successivi quindici anni a fremere per ogni nuova avventure di Sora, Pippo, Paperino. Un'operazione azzardata, quella messa in piedi da Square con l'ausilio della Disney, che si portava dietro lo strascico di credere che, data l'impostazione e il connubio commerciale, non fosse possibile andare oltre il mero sfruttamento di due forti brand, alla ricerca di un pubblico per lo più infantile. Ciò che invece ci ritrovammo tra le mani fu un ottimo action RPG, innestato in un sistema di progressione validissimo e che amalgamava alla perfezione le icone Disney a quelle della mai abbastanza compianta SquareSoft. Oggi, dopo più di tre lustri e con nove titoli principali all'attivo, la conclusione della cosiddetta Xehanort Saga è dietro l'angolo. In occasione delle nuove e importanti informazioni che avremo modo di sviscerare nei prossimi giorni, è giunto il momento di fare il punto su ciò che sappiamo e ciò che speriamo sia.
La fine del viaggio
Dal punto di vista narrativo, è inutile nascondersi dietro parole poco credibili: gli anni e la moltitudine di capitoli (per di più sparsi sulla quasi totalità delle piattaforme esistenti) hanno creato non poche difficoltà ai giocatori per comprendere appieno un arco narrativo non necessariamente arduo da metabolizzare, ma senza dubbio piuttosto articolato. Impossibile e inutile stare a fare disquisizioni su una trama così fitta e duratura, ma basti sapere che, poco prima dell'apertura di quest'ultimo capitolo, abbiamo accompagnato Sora e Riku in un viaggio per diventare Maestri del Keyblade. Lì dove il primo ha fallito miseramente, il secondo è invece riuscito nell'intento, portando sempre più in alto le considerazioni di chi tende a vedere proprio nel ragazzo taciturno il vero protagonista della storia. Sora, al contrario, è ora in viaggio alla ricerca dei guardiani della luce, per stringere quell'alleanza che servirà a sconfiggere una volta per tutte la minaccia di Xehanort. Su un diverso fronte (e grazie al prologo dello scorso anno) troviamo Aqua, la splendida protagonista di Birth by Sleep. Rinchiusa nel regno dell'oscurità dal quale non sembra riuscire ad evadere in nessun modo, abbiamo vissuto grazie a lei il viaggio che ci ha portati, dopo quindici anni, a scoprire cosa accadde, dall'altra parte della grande porta, nel finale del primissimo capitolo. Che questa operazione sia assolutamente frutto di fan service spietato non c'è dubbio, ma non si può nascondere un pizzico di orgoglio nel sentirsi appagati da un momento che, ai più, potrebbe non portare nulla alla mente. Da questi due presupposti si parte per questa nuova avventura sulla quale Square resta ancora piuttosto taciturna, rilasciando ogni tanto qualche piccola sezione di dialoghi che stimolano alla riflessione, ma che richiederebbero un trattato universitario. Nonostante il marasma e la difficoltà nel reperire tutti i diversi capitoli, nel corso dello anno passato tutti i giocatori PlayStation 4 hanno avuto la possibilità di riunire, su un'unica piattaforma (tramite due diverse collection), tutto ciò che abbiamo vissuto fin qui.
L'evoluzione dello stile
Dal punto di vista del gameplay, ciò che ha sempre caratterizzato Kingdom Hearts è una varietà di situazioni, approcci e meccaniche di gameplay che ne hanno fatto la fortuna fin dal primo capitolo. Nonostante oggi risulti il meno ambizioso e innovativo, alla luce dell'evoluzione della serie, nessun giocatore che abbia messo le mani su un capitolo della saga può negare che la cura nella realizzazione del combat system e delle battaglie con i boss (sempre diverse nelle meccaniche) siano il fiore all'occhiello di una produzione monumentale. Complice anche il grande estro artistico di un Tetsuya Nomura che è riuscito a superare la sua fama di character design per diventare un vero e proprio regista, con i suoi alti e i suoi bassi. Ciò che possiamo aspettarci dal terzo capitolo è in larga parte conosciuto, almeno per quanto riguarda le fondamenta. E tutti coloro i quali hanno avuto il piacere di provare il breve prologo pubblicato quasi un anno e mezzo fa, sono concordi nel dire che le premesse sono ottime.
Partendo da una base solidissima come quella del secondo capitolo, il team ha cercato di implementare il meglio dei giochi successivi, per innestare il tutto in un sistema originale ed estremamente vario. Ecco quindi che i comandi di reazione del secondo capitolo (semplici azioni da compiere premendo un tasto in determinare situazioni) si sono evoluti nei comandi situazionali, che altro non sono che una commistione tra i sopraccitati e gli stili di combattimento di Birth by Sleep. Tramite la concatenazione di diversi attacchi e magie, sarà quindi possibile attivare delle vere e proprie modifiche allo stile di combattimento, fino a ritrovarsi a cambiare completamente il gameplay, trasformandolo all'occasione in uno sparatutto, o in un quick time event che produrrà gli effetti più disparati. Lo stesso si può dire per il mero movimento sulla mappa, che sfrutterà il flow motion di Dream Drop Distance, permettendo di interagire con l'ambiente in una maniera mai vista prima, senza metterlo al centro del gameplay come accaduto per il capitolo 3DS, ma amalgamandolo ad un combat system che non è mai sembrato così armonico e coerente.
Un multiverso coloratissimo
L'ultimo elemento, ma certamente importantissimo in ottica Kindgom Hearts, è quello che riguarda i mondi inseriti all'interno del gioco. La saga ha sempre fatto del viaggio nei diversi universi Disney e Square il proprio punto di riferimento. Tra quelli sempre presenti ed alcuni mai più visitati, ognuno porta nel cuore in maniera indelebile almeno uno dei mondi realizzati da Nomura & co. Nel corso degli anni siamo venuti a conoscenza di parecchi dei nuovi scenari inseriti in questo terzo ed ultimo capitolo: da un Monte Olimpo che non può mai mancare, totalmente ripensato ed ingrandito, fino a Big Hero 6 e alle due ultime grandi sorprese Toy Story e Monsters & Co. A corollario di queste ambientazioni si fanno sempre più incessanti le voci di un mondo dedicato a Frozen, andando ad aumentare le principesse Disney presenti nell'universo di Kingdom Hearts e ad inserire ancor più novità in un sistema che mai come oggi chiedeva setting originali.
Non è ancora dato sapere, nonostante tiepide smentite, se anche la recente acquisizione dei marchi di Star Wars e Marvel da parte di Disney, porteranno all'introduzione di mondi dedicati all'epopea di George Lucas o alla casa delle meraviglie. Ciò che però sappiamo, sempre tramite le poche battute rilasciate da Nomura, è che ognuno di questi mondi avrà un'estensione paragonabile a quella di un vecchio capitolo della serie, riducendo probabilmente il numero totale dei mondi ad una decina scarsa. Anche il collegamento tra gli universi sembra demandato alle iconiche gummiship, che ora si portano in dote una parte di gameplay estremamente più elaborata, con un vero e proprio "side world" all'interno del quale spostarsi per decidere in che direzione muoversi. A quanto pare, quindi, addio semplici rotte lineari tra un mondo e l'altro, ma si tratterà di navigare in un universo a sè stante, dedicato allo spostamento tra le varie realtà. Di carne al fuoco per questo terzo capitolo ne abbiamo in abbondanza: speriamo che la conclusione di questa saga possa essere degna del nome che porta. Certamente le premesse sono talmente buone da lasciarci con l'unico punto interrogativo dedicato alla questione narrativa che rischia, al netto degli accadimenti degli ultimi capitoli, di essere un po' troppo tirata nei tempi per concludersi con un solo gioco.