Diario del capitano
Mi sono ripromesso, per il prossimo Weekend, di finire Jedi Knight 2: Jedi Outcast. Devo dire che, per il momento, non condivido le molte critiche che sono state fatte al gioco, ma che anzi l'esperienza Single-player, seppure non esaltante, non può essere definita certo deludente: probabilmente il mio giudizio non è destinato a cambiare radicalmente, considerando anche che mi trovo ormai alle battute finali. Forse alcuni livelli, in particolar modo quelli cittadini, sono davvero troppo grandi, dispersivi e in alcuni momenti noiosi; altresì l'intelligenza artificiale non brilla sopra la media, ma offre comunque una sfida impegnativa e per certi versi appassionante, soprattutto nei momenti in cui ci si trova a duellare con altri Jedi a colpi di spada laser.
Tuttavia, e questo sembrano averlo notato in pochi, il vero problema del gioco è che, di fronte al suo prequel (in particolar modo completato con l'espansione), perde completamente la partita. Infatti la componente più azzeccata del primo Jedi Knight era la scelta di lasciare al giocatore l'opportunità di attribuire dei punti esperienza ai poteri della forza, decidendo così se orientare il proprio personaggio verso la creazione di un Jedi o un Sith. Persino il comportamento del giocatore influenzava una barra di bilanciamento e, giunti ad un punto cruciale del gioco, l'avventura cambiava a seconda di quale lato della Forza si era deciso di seguire. Bastava scegliere uno dei poteri storicamente attribuiti a lato oscuro (Presa o Fulmine) per orientare il protagonista verso un indirizzo preciso.
In questo seguito la componente ruolistica che aveva contribuito al successo del gioco originale è scomparsa totalmente: addirittura è possibile per il nostro Alter-Ego digitale, un Jedi buono e corretto, utilizzare quelle capacità che avevamo visto usare solo dall'imperatore Palpatine.
Questo è davvero l'unico aspetto del titolo che non ho apprezzato per niente, e un pò mi dispiace: che dire, sarà per Jedi Knight 3...
