Ieri ha destato scalpore la risposta data da Microsoft alla FTC sul blocco dell'acquisizione di Activision Blizzard, in cui veniva citato Bloodborne tra i giochi che Sony avrebbe impedito arrivassero su Xbox. Alcuni hanno subito fatto notare che la proprietà intellettuale è di Sony, che non solo ha pubblicato il gioco, ma lo ha anche prodotto... quindi che vogliono Spencer e i suoi? Perché Sony avrebbe dovuto pubblicarlo anche su Xbox One (la console di punta di Microsoft all'epoca dell'uscita del gioco su PS4), visto che ha pagato tutto?
Tranquilli, a Spencer non ha dato di volta il cervello e come al solito molti videogiocatori e analisti, anche ben accreditati, si sono dimostrati incapaci di spiegare un'affermazione in verità plausibilissima. Basta conoscere come funzionano certi meccanismi dietro le quinte dell'industria, per immaginare come possano essere andate le cose.
Ora, partiamo da un paio di assunti: Bloodborne è una proprietà intellettuale di Sony? Assolutamente sì. Sony ha prodotto il gioco? Certo. Non solo, potrebbe aver anche pagato in anticipo i profitti di FromSoftware, lo studio di sviluppo di Bloodborne, caricandosi tutti i rischi del lancio (è una formula più comune di quel che si pensi nei rapporti tra grandi editori e studi terze parti). Lo dimostra la mancanza quasi completa di supporto post lancio (evidentemente il supporto prolungato non era previsto nel contratto). E allora che vuole Microsoft?
A molti sfugge che nell'industria dei videogiochi esistono delle fasi di contrattazione lunghe e articolate, che partono dagli sviluppatori, desiderosi di realizzare i loro titoli, e che spesso coinvolgono più editori. Per inciso, FromSoftware non è uno studio first party di Sony, quindi deve avere venduto Bloodborne a Sony dopo averlo contrattato. Spieghiamo in breve come funzionano (anche) le cose: gli sviluppatori preparano dei pitch dei loro progetti, ossia delle presentazioni più o meno articolate di ciò che intendono fare (per i pitch si usano slide, filmati, prototipi e quant'altro... praticamente tutto ciò che può far colpo e risultare più convincente), che mostrano agli editori cercando di convincerli a finanziarli. Difficilmente si ottengono soldi al primo tentativo, anche quando l'editore appare convinto. Spesso è necessario fare diverse presentazioni, a volte in più riprese e con progressivamente più materiale e dettagli. Inoltre è prassi parlare con più editori, così da capire se è possibile ottenere offerte migliori e se il progetto possa interessare o se ci siano degli aspetti da rivedere per renderlo più appetibile.
Facile ipotizzare che FromSoftware abbia girato un po' per vendere il progetto Bloodborne. Probabilmente avrà fatto visita anche a Microsoft, che è un editore molto grosso era testa a testa con Sony (considerate che, vista l'uscita di Bloodborne nel 2015 e ipotizzando un ciclo di sviluppo di almeno tre/quattro anni, il pitch avrà girato quando ancora Xbox 360 era una forza del mercato).
Ora, ricostruire come sono avvenute le contrattazioni è impossibile, ma dato che stiamo parlando del team della serie Dark Souls, non fatichiamo a credere che abbia ricevuto diverse offerte. La migliore deve essere stata quella di Sony, visto che alla fine ha prevalso. Probabilmente la multinazionale giapponese deve aver tirato su l'offerta per comprare la proprietà intellettuale del gioco, così che non fosse pubblicato su altre piattaforme, in particolare Xbox One.
Fare il giro delle sette chiese non deve essere inusuale per FromSoftware, visto che da sempre lavora per delle terze parti, frequentemente con Bandai Namco (i Souls, Elden Ring), ma anche con Activision Blizzard (Sekiro) e con Atlus (Demon's Souls), per fare qualche esempio. Nel caso di Ninja Blade ha provato anche la via dell'autopubblicazione, tanto per far capire quanto sia aperta a sperimentare varie vie per far arrivare i suoi giochi sul mercato.
Come dicevamo, l'accordo con Sony per Bloodborne deve essere stato particolarmente conveniente. Oltretutto i rapporti tra le due compagnie sono notoriamente ottimi, quindi problemi di dialogo non ne avranno sicuramente avuti.
Ora ci sono da chiarire un paio di punti molto importanti. Il primo è che evidentemente l'attacco di Microsoft è stato frainteso, perché non si è lamentata del fatto che Sony gli rubi i giochi, impedendo che arrivino sulle sue piattaforme, cosa che del resto ha fatto anch'essa più e più volte nel corso degli anni (pensate al primo Titanfall per Xbox One). La sottolineatura dei quattro titoli con contratti che impediscono l'arrivo sulle sue piattaforme serve solo a controbattere alle rimostranze della FTC, ossia a dimostrare che le accuse che le vengono mosse proprio da Sony sono assurde, perché è Sony stessa a comportarsi come afferma di temere che si comporti Microsoft con la serie Call of Duty e le altre proprietà intellettuali di Activision Blizzard, ossia toglierle dalle piattaforme rivali. Nel corso degli anni mai c'erano state lamentele pubbliche per le esclusive, ma vista la posta in ballo Microsoft non poteva evitare di esporre certe situazioni per apparire meno vorace di quanto non la dipinga la concorrenza.
Il secondo punto riguarda i modi con cui Microsoft ha appreso di queste clausole contrattuali. Qui ci viene in aiuto un po' di logica. Come produttrice di una delle console più vendute del mercato, la casa di Redmond parlerà sicuramente in continuazione con tutti gli editori più grandi, per avere i loro giochi su Xbox e in anni recenti anche su Game Pass. Ora, è difficile credere che abbia chiesto a Square Enix di avere Final Fantasy VII Remake e XVI su Xbox? Visti gli accordi con Sony, Square Enix deve aver declinato (o FromSoftware nel caso di Bloodborne) e deve aver spiegato a Spencer o chi per lui che un vincolo contrattuale con la concorrenza rendeva impossibile ogni accordo.