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OpenAI vuole accesso illimitato ai dati coperti da copyright per la corsa all'AGI

La richiesta di OpenAI al governo USA di aggirare le leggi sul copyright per l'addestramento dei modelli AI riaccende il dibattito sull'uso dei dati protetti e sulla competizione con la Cina.

NOTIZIA di Raffaele Staccini   —   14/03/2025
Intelligenza artificiale

OpenAI ha presentato un piano d'azione all'amministrazione statunitense, chiedendo di poter utilizzare materiale protetto da copyright per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale generale (AGI). L'obiettivo dichiarato è superare la concorrenza cinese, rappresentata principalmente da DeepSeek.

Questa richiesta, però, ha sollevato un vespaio di polemiche, mettendo in luce la complessa relazione tra innovazione tecnologica e diritti d'autore. Andiamo a vedere cosa sostiene OpenAI e le problematiche che ha suscitato la richiesta.

Le posizioni di OpenAI

La proposta di OpenAI si basa sulla convinzione che le attuali leggi sul copyright, sia a livello statale che europeo, rappresentino un ostacolo insormontabile per lo sviluppo dell'AGI. L'azienda sostiene che la concorrenza cinese, beneficiando di un contesto normativo più permissivo, rischi di superare gli Stati Uniti nella corsa all'intelligenza artificiale. In particolare, viene citato il concetto di "arbitraggio del copyright", in cui nazioni con protezioni meno stringenti darebbero un vantaggio competitivo a DeepSeek.

Sam Altman, CEO di OpenAI
Sam Altman, CEO di OpenAI

La richiesta di OpenAI è di ottenere una sorta di "carta bianca" per setacciare materiale protetto da copyright senza restrizioni. L'azienda giustifica questa mossa con la necessità di "garantire che l'IA guidata dagli americani prevalga sull'IA guidata dal PCC (Partito Comunista Cinese)". In caso contrario, sostiene OpenAI, la "corsa all'IA è effettivamente finita" e "l'America perde". Inoltre, si paventa il rischio che "paesi meno innovativi" possano imporre i loro regimi legali alle aziende di AI americane.

La questione è delicata. Da un lato, c'è la necessità di stimolare l'innovazione e, per gli Stati Uniti, mantenere la leadership tecnologica. Dall'altro, ci sono i diritti di autori, artisti e altri creativi, che vedono il loro lavoro utilizzato senza consenso e senza compenso. Il caso del New York Times, che ha citato in giudizio Microsoft e OpenAI per l'utilizzo dei suoi articoli per l'addestramento dei modelli, è emblematico di questo conflitto.

La decisione dell'amministrazione statunitense avrà un impatto significativo sul futuro dell'intelligenza artificiale. Sebbene non ci siano state notizie ufficiali sulla risposta dell'amministrazione Trump, è probabile che la questione continuerà a generare un acceso dibattito.

Voi che cosa ne pensate? Quale posizione sostenete? Diteci la vostra nei commenti qua sotto. Nel frattempo anche l'UE si sta muovendo, con un progetto open source da 52 milioni di euro chiamato OpenEuroLLM.