Nella lunga e interessante intervista a Shawn Layden, ex-CEO di Sony Interactive Entertainment America, emerge anche un retroscena particolare sulla storia di PlayStation e il successo della piattaforma, che si è sempre fondato su giochi ed esclusive di terze parti.
All'inizio della storia di PlayStation, Sony si doveva confrontare con Nintendo e Sega, due compagnie impostate su una forte tradizione, entrambe incentrate soprattutto sulla produzione di giochi interni, che costituivano la maggior parte dei titoli di successo per le piattaforme dell'epoca.
Sony non poteva contare su una produzione del genere, considerando che i suoi team erano ancora pochi e non molto esperti, dunque avviò una strategia diversa, che si è poi rivelata vincente, sul lungo termine.
L'importanza dei giochi di terze parti e delle esclusive interne
Si trattava di proporre una piattaforma aperta a sviluppatori e publisher third party, che anzi puntava su questi per potersi affermare: l'intenzione era di coprire l'offerta con l'80% di esclusive provenienti da terze parti e il 20% di esclusive da parte dei team interni.
Era una situazione diversa rispetto ai concorrenti, che non sentivano questa grande esigenza di puntare sui third party.
Sony aveva invece necessità di stringere accordi con Namco, Bandai, Square Enix, Electronic Arts, Ubisoft, cosa che consentì di stabilire relazioni forti e durature con questi sviluppatori ed editori, che infine hanno consolidato il successo di PlayStation.
Titoli come Final Fantasy 7 di Square Enix e Resident Evil di Capcom, così come Ridge Racer e Tekken di Namco ebbero un'importanza fondamentale per lanciare PlayStation nel mondo nella sua prima fase e sono tutti giochi third party, in esclusiva console o temporale ma che nell'immaginario si sono fortemente legati alla piattaforma Sony.
Layden ribadisce poi il concetto dell'importanza dei giochi third party per PlayStation anche più avanti: "PlayStation ha bisogno che l'80% delle vendite provenga dalle terze parti", riferisce l'ex-CEO, "è così che parte il motore". Nel frattempo, i team interni devono coprire solo il 20% del mercato e non devono necessariamente creare titoli che rubino fette di mercato a partner come Namco e Activision.
I giochi first party di PlayStation, secondo Layden, devono aiutare a far "crescere la torta" in maniera complessiva, magari rivolgendosi a nuove fette di pubblico, creando magari nuove categorie e generi. In questo senso, viene menzionato PaRappa the Rapper, per esempio.
Oppure, l'intenzione era creare titoli di livello qualitativo talmente alto da rappresentare un esempio da seguire per altri, come God of War o Spider-Man, "Così si fissa lo standard, si spingono gli altri a inseguirlo e si creano nuove opportunità di mercato", ha spiegato Layden.