Pubblicato nel 2002 in forma gratuita sul sito del suo creatore, "Metro 2033" è un romanzo di Dmitry Glukhovsky che ha vissuto sin da subito un rapporto molto particolare con l'utenza. Questa versione embrionale del libro, infatti, è stata rimaneggiata direttamente dalla community di Glukhovsky. Un risultato che ha permesso all'opera di migliorare sia dal punto di vista dei contenuti che da quello della forma, consolidandosi in quella piccola gemma fantascientifica che è oggi. Si tratta di una scelta quantomeno curiosa da parte dello scrittore, che ha permesso in questo modo ai suoi lettori di "entrare" nella storia e di intervenire per migliorarla. Una scelta che ha premiato non solo dal punto di vista della comunicazione, ma anche da quello monetario, dato che in questo modo Metro 2033 ha trovato un editore, è stato tradotto in 35 lingue ed è stato la base per una delle serie videoludiche più amate degli ultimi anni.
Dopo il successo di Metro 2033, Metro: Last Light e Metro Exodus, Dmitry Glukhovsky ha deciso di trascinare nuovamente i fan della sua opera più importante all'interno del racconto, ma in un modo diverso rispetto al passato. Metro Awakening è il primo episodio della serie a essere pensato interamente per la realtà virtuale. Per fare ciò, Deep Silver ha affidato il progetto nientemeno che a Vertigo Games, già autori di titoli molto apprezzati come Arizona Sunshine, After the Fall e The 7th Guest VR. Nelle scorse settimane abbiamo potuto esplorare a fondo la metropolitana di Mosca, vivendo in prima persona una storia ambientata cinque anni prima del capostipite della saga. Una storia che ci ha conquistati, ma che ci ha fatto anche riflettere sull'attuale situazione del mercato dei giochi VR.
Un viaggio nella metropolitana e nella psiche umana
Dopo un drammatico prologo ambientato nel 2018, la trama di Metro Awakening fa un balzo in avanti di dieci anni, mostrandoci la vita del nostro protagonista, Serdan, insieme a sua moglie Yana all'interno della stazione di Akademecheskaya. Una vita fatta di sacrifici e preoccupazioni, dato che la donna soffre di una grave malattia mentale che rischia di lasciarla preda delle allucinazioni nel caso non prenda la sua dose regolare di medicine. Quando la donna scompare misteriosamente, Serdan decide quindi di partire per un pericoloso viaggio attraverso la metropolitana di Mosca. Un viaggio che lo porterà anche a rivivere i drammi del suo passato, scoprendo come i mostri non esistano solamente nella realtà, ma anche (e soprattutto) nella mente degli esseri umani.
La trama di Metro Awakening è senza dubbio uno dei punto di forza della produzione targata Vertigo Games. La scrittura di Dmitry Glukhovsky riesce ancora una volta a sfruttare le premesse della serie per raccontarci la psiche delle persone, mettendo in luce pregi e difetti di una società ormai allo sbando, ma che tenta comunque di rimanere in piedi. Un risultato non facile da ottenere, ma che Glukhovsky raggiunge appieno, dimostrando totale padronanza del proprio mondo e riuscendo così a collegare Awakening agli altri capitoli della serie con innegabile maestria. Se la scrittura ci ha convinti, lo stesso non si può dire del tutto del puro narrative design.
Il racconto viene infatti portato avanti da numerose scene di intermezzo nelle quali il giocatore è costretto a camminare e a guardarsi attorno. Una soluzione che abbiamo spesso incontrato in passato, ma che qui viene portata all'estremo, minando la fruizione finale. I tempi dilatati di Metro, infatti, si traducono in un ritmo lento e ponderato, che spezza le sequenze d'azione e che talvolta lascia il giocatore con l'insanabile voglia di muoversi, ma senza la possibilità di farlo.
Realtà virtuale e interazione
Nel corso degli anni abbiamo assistito a diversi metodi con i quali gli sviluppatori tentano di far interagire i giocatori con i loro mondi virtuali. Basti pensare ad Half-Life: Alyx e alla possibilità di raccogliere ogni singolo elemento, arrivando persino a scrivere sui muri con i pennarelli trovati a terra. Metro Awakening tenta di seguire quanto di buono fatto da opere come Alyx, ma non riesce del tutto nell'impresa. L'interazione con il mondo è infatti limitata a "pochi" oggetti, trasformando le aree esplorabili in grandi palcoscenici da visitare, ma senza riuscire a immergere del tutto l'utente nella storia. Si ha costantemente la sensazione che Vertigo Games abbia accuratamente selezionato le interazioni da eseguire, senza lasciare reale libertà al giocatore. Giocatore che si trova quindi "bloccato" e che, una volta scoperto "il trucco", inizia a distaccarsi dalla realtà virtuale, percependo il mondo che lo circonda come fittizio. Un risultato trascurabile nella maggior parte dei giochi "classici", ma che rischia di minare l'esperienza finale di una produzione creata appositamente per la realtà virtuale.
Un gigante del passato
Le prime ore di gioco passate in compagnia di Metro Awakening sono la dimostrazione della bontà del lavoro svolto dai ragazzi di Vertigo Games. L'ultima fatica realizzata dal team di Arizona Sunshine appare come un netto passo avanti rispetto ai precedenti titoli dell'azienda olandese.
In Metro Awakening, infatti, non ci si limita a sparare a dei bersagli mobili, ma si vive una storia matura, si interagisce col un mondo di gioco sfaccettato, si approcciano gli scontri in modi differenti, talvolta con fare aggressivo, altre volte sfruttando le ombre per non farsi vedere dagli avversari. Il tutto mentre si gestisce con cura il proprio equipaggiamento, saggiamente distribuito sul corpo del giocatore e che, di conseguenza, gli permette di sentire la fisicità del proprio avatar digitale. Anche solamente il dover indossare l'iconica maschera di Metro contribuisce all'immedesimazione e siamo certi che i fan della saga possano provare grandi emozioni a vivere in prima persona un'avventura completa come Metro Awakening. Peccato, però, che i problemi emergano all'improvviso, quando meno ce li si aspetta.
Non c'è un preciso momento nel quale il gioco smette di essere stimolante. O almeno: non c'è un momento uguale per tutti. È evidente, però, che quando si raggiunge all'incirca la metà dell'avventura ci si rende conto di star ripetendo in continuazione le stesse azioni, di star visitando le medesime ambientazioni e di star rivivendo le prime ore di gioco in una sorta di fastidioso loop. Una volta realizzata questa problematica, Metro Awakening smette di essere davvero divertente e si trascina stanco verso un finale che emoziona per la trama, ma che dà il peggio di sé sotto il comparto ludico, alternando sezioni monotone a lunghe camminate pensate per accompagnare il racconto.
Al termine delle circa nove ore di campagna, si ha la sensazione che Metro Awakening sia il prototipo del gioco perfetto in VR di otto anni fa. A Vertigo Games va dato il merito di aver tentato di dare vita a un'opera in grado di soddisfare tutti, ma che risulta incapace di rispettare tali aspettative a causa di scarse risorse tecniche e creative. Il risultato è quindi un videogioco appassionante per i fan di Metro, ma che rischia di risultare rapidamente derivativo per tutti gli altri giocatori.
Come affrontare il motion sickness e vivere felici
Basta esplorare per pochi secondi il menù delle opzioni di Metro Awakening per rendersi conto che i ragazzi di Vertigo Games hanno pensato a tutti coloro che soffrono di motion sickness. È possibile giocare alle avventure di Serdan sia in piedi che da seduti, scegliendo tra il movimento libero o il teletrasporto. Per limitarne l'abuso, però, il team olandese ha inserito in quest'ultimo caso una distanza massima da raggiungere. Distanza che abbiamo percepito troppo ravvicinata e che rischia di rallentare un ritmo di gioco già molto lento. Per questo motivo, nel caso non siate particolarmente sensibili alla chinetosi, vi invitiamo a selezionare il movimento libero. Movimento che potete comunque tamponare con abili vignettature, in grado di limitare l'eventuale nausea. Nel caso soffriate particolarmente di motion sickness, vi invitiamo inoltre ad affrontare Metro Awakening in sessioni di gioco di breve durata, tra i venti e i trenta minuti. In questo modo, nonostante i tempi dilatati del titolo di Vertigo Games, dovreste comunque riuscire a procedere senza troppi problemi.
Attraverso i luoghi bui e tetri di Metro Awakening
Abbiamo giocato a Metro Awakening tramite un Meta Quest 3 collegato al nostro computer, riscontrando inizialmente dei problemi di prestazioni e qualche inaspettato calo di frame. Una volta che queste problematiche si sono fatte più insistenti, ci siamo resi conto che la colpa non poteva essere esclusivamente del titolo di Vertigo Games, ma anche del nostro cavo non ufficiale, incapace di gestire appieno la trasmissione del gioco. Una volta sostituito e utilizzato il Cavo Link per Meta Quest ufficiale, il risultato è stato nettamente migliore. Nonostante il nuovo cablaggio e i parametri tarati al massimo delle possibilità del gioco, Metro Awakening è comunque un titolo che, dal punto di vista tecnico, vive di luci e ombre.
Se proprio il sistema di illuminazione ci ha convinti, lo stesso non si può dire di alcune texture e di animazioni che tradiscono la natura multipiattaforma del gioco, che gira non solo su PC o PlayStation VR 2, ma anche sui visori stand-alone di Meta. Sia chiaro: il colpo d'occhio è comunque buono, ma siamo comunque lontani dai grandi esponenti del genere come No Man's Sky VR, Lone Echo o Microsoft Flight Simulator.
Se le atmosfere di Metro Awakening ci hanno tanto convinto lo dobbiamo senza dubbio anche al comparto sonoro. La soundtrack composta da Anne-Kathrin Dern, Lena Glikson, Muriel Anderson e Jamie Dupuis riesce a ricordare perfettamente le sonorità tipiche della saga, con quel pizzico di malinconia che ci ha riportato alla mente il mai abbastanza elogiato Gustavo Santaolalla di The Last of Us. Il risultato finale è una colonna sonora onnipresente, che alterna ottimi brani ad altri perfetti come tappeto sonoro per le azioni del giocatore.
Nulla da dire nemmeno sul sound design, che ricrea alla perfezione sia il suono delle varie bocche da fuoco che i mostruosi versi delle creature che strisciano nella metropolitana di Mosca.
Conclusioni
Metro Awakening non è un gioco perfetto, ma è senza dubbio un'opera che i fan della saga ideata da Dmitry Glukhovsky ameranno. La possibilità di esplorare in prima persona i tunnel russi è un'esperienza molto forte, che siamo felici di aver fatto e che consigliamo a tutti coloro in possesso di un caschetto per la realtà virtuale. Allo stesso tempo, però, i limiti del lavoro svolto da Vertigo Games diventano evidenti un'ora di gioco alla volta, portando in scena un'opera dai tempi eccessivamente dilatati che sacrifica il ritmo sull'altare dell'immedesimazione. Una scelta che rispettiamo, ma che siamo certi poteva essere gestita meglio, contribuendo così all'eventuale rigiocabilità del titolo. Metro Awakening è un videogioco che, otto anni fa, avremmo accolto a braccia aperte, ma che nel 2024 è un po' lo specchio della mancanza di coraggio nei titoli ad "alto budget" per il mercato VR. Speriamo che gli sviluppatori possano imparare dai propri errori, perfezionando il proprio lavoro per dare vita a un nuovo episodio in realtà virtuale di Metro. Il potenziale c'è e, senza dubbio, saremmo disposto a timbrare nuovamente il biglietto per un viaggio di sola andata nella metropolitana di Mosca.
PRO
- Trama appassionante, ben scritta e ben implementata nella serie
- Grande atmosfera
- Le prime ore di gioco lasciano enormemente soddisfatti
CONTRO
- Gameplay ripetitivo una volta raggiunta la metà dell'avventura
- Ritmo di gioco altalenante e mal calibrato
- Tecnicamente sospeso tra alti e bassi