Nel corso della Gamescom 2024 il regista e produttore Tim Miller ha invaso la cerimonia di apertura della kermesse per fare un annuncio che ha scatenato un terremoto fra gli appassionati di videogiochi: la stessa squadra creativa che aveva dato i natali a Love, Death & Robots - ovvero l'amatissima serie antologica di Netflix pregna di sperimentazione nel campo della science fiction - stava lavorando da tempo a un nuovo progetto pubblicato da Amazon Prime Video. La scelta specifica del palcoscenico della fiera di Colonia era dettata dal fatto che quel progetto, chiamato Secret Level, mirava a convertire quindici universi videoludici in altrettante puntate autosufficienti e autoconclusive, con il fine ultimo di offrire uno dei più grandi omaggi di tutti i tempi al nostro medium di riferimento.
Sopra quel palco Tim Miller si è addirittura commosso e ha sottolineato come fossero anni che - pur avendo già lavorato a enormi produzioni come i film di Sonic - sognava di rendere il giusto tributo a un settore che amava così tanto, confezionando un'opera realizzata da grandi appassionati per gli appassionati. Un quadro di questo genere non poteva far altro che mandare in fibrillazione qualsiasi reduce di Love, Death & Robots, accendendo il sogno - forse troppo bello per essere vero - di una nuova scarica di fantasia, follia e sperimentazione stavolta stretta nell'abbraccio della passione per i videogiochi.
Certo, negli ultimi tempi abbiamo assistito all'emersione di progetti cross-media fuori scala come Arcane, Fallout, The Last of Us e Cyberpunk: Edgerunners, ma nel frattempo - sullo sfondo - il settore dei videogiochi si è fatto sempre più austero, corporativo, attento alle dinamiche del business. E così qualcuno ha iniziato presto a storcere il naso scoprendo che fra gli episodi della serie ce ne sarebbero stati alcuni dedicati a giochi che ancora non avevano visto la luce del sole, come il tristemente noto Concord di Firewalk Studio - studio di sviluppo che oggi è stato addirittura chiuso - mentre altri si sono insospettiti scorgendo la puntata dedicata a New World: Aeternum, proprietà intellettuale di Amazon che non ha mai riscosso un grandissimo successo.
I dubbi erano chiari e legittimi: possibile che la bussola della passione fosse stata disorientata in favore degli accordi commerciali? Ma soprattutto, come si fa a essere appassionati di brand videoludici che nessuna persona al mondo ha ancora toccato con mano? Oggi ci troviamo a confermare che parte di quei dubbi erano piuttosto fondati: nella recensione di Secret Level di Amazon Prime Video scopriamo una buona produzione che si è rivelata un'occasione mancata, sospesa com'è a metà strada tra ottimi lampi di passione e un grande spot pubblicitario fin troppo evidente.
La struttura di Secret Level
Dopo un'introduzione di questo tenore è doveroso precisare subito che è possibile tracciare una linea piuttosto netta fra i diversi episodi che costituiscono Secret Level: anche solo leggendo la lista delle puntate si riesce a fare una distinzione molto chiara fra videogiochi che stanno "provando a vendere qualcosa" - magari perché appena lanciati o perché recentemente aggiornati - e altri che all'apparenza non ci azzeccano nulla e che si dimostrano terreni decisamente più fertili per storie interessanti. In pratica è quella differenza che passa tra New World: Aeternum, aggiornamento di un MMORPG risalente appena al 15 ottobre 2024, e Unreal Tournament, serie storica che ormai non viene pubblicata da vent'anni.
La struttura generale della serie ricalca quella messa in piedi in passato da Love, Death & Robots: si tratta di una raccolta di episodi di durata variabile fra i sette e i diciassette minuti che raccontano brevi storie autoconclusive, ciascuna ambientata nell'universo del videogioco da cui è tratta. E così quella dedicata a Warhammer 40.000 porterà il pubblico in missione per un quarto d'ora assieme a Titus e alla sua squadra di Space Marine, quella a tema The Outer Worlds offrirà uno spaccato tragicomico della galassia post-capitalista immaginata a Obsidian Games, mentre quella firmata New World mescolerà stralci della costruzione del suo mondo fantasy con una lettura umoristica delle meccaniche di gioco da MMORPG.
Per completezza d'informazione ricordiamo quali sono tutti e quindici i brand coinvolti in Secret Level, ovvero Warhammer 40.000, Unreal Tournament, Concord, Dungeons & Dragons, Sifu, The Outer Worlds, Exodus, Pac-Man, New World, Armored Core, Spelunky, Mega Man, Honor of Kings di Tencent e lo speciale a tema PlayStation Studios, uno scatolone che contiene per esempio i brand di God of War e Horizon. E, semplicemente osservando questa selezione, è possibile farsi un'idea molto chiara riguardo il dove si possa nascondere la ciccia.
In sede di visione la speranza era dunque quella di trovarsi immersi all'interno di mondi videoludici volenterosi di arricchire la propria caratterizzazione - accogliendo potenziali nuovi appassionati e alimentando la passione di chi già ne era innamorato - costruiti attraverso la lente artistica di gruppi di autori determinati a sperimentare, esattamente com'era accaduto dalle parti di Love, Death & Robots. Ma complici la velocità dell'evoluzione tecnologica del medium videogioco quanto la necessità di spingere su contenuti effettivamente commerciali e commerciabili, il risultato finale si presenta leggermente diverso rispetto a quello del predecessore spirituale.
Il peccato originale di Secret Level
La prima criticità che salta all'occhio è indubbiamente la quasi totale e ingiustificata assenza di "sperimentazione", per quanto si tratti di un concetto estremamente difficile da interpretare in maniera univoca. Quel che è certo è che mentre una produzione come Love, Death & Robots riusciva a giostrare con successo diversi stili realizzativi anche semplicemente nell'approccio all'estetica, ricorrendo per esempio all'animazione tradizionale, a sprazzi di computer grafica o addirittura alla stop-motion, gli episodi di Secret Level non sono generalmente diversi da un qualsiasi filmato prerenderizzato presente all'interno di qualunque titolo AAA contemporaneo. Ed è una formula, questa, che indubbiamente può aver presa sul pubblico distante dai videogiochi, facendogli prendere coscienza di quanto si sia evoluta la fedeltà grafica, ma che fatica a stupire le persone che respirano quotidianamente tale mondo.
Di conseguenza diventa davvero difficile distinguere la bellissima puntata a tema Warhammer 40.000 dal trailer costruito per un eventuale DLC di Space Marine 2, e lo stesso discorso resta valido per quella dedicata al brand di Crossfire, o ancora a New World o a diverse altre. I casi più eclatanti sono indubbiamente quelli incarnati dagli episodi più brevi, su tutti quello ricamato attorno al pur affascinante Sifu di Sloclap: a causa della durata di soli 6 minuti, nonché della scelta sfortunata di raccontare la storia del videogioco, si presenta in tutto e per tutto come una versione estesa del primo trailer cinematografico che fu proiettato durante gli eventi stampa pre-lancio.
Sfortunatamente queste forti vibrazioni "pubblicitarie", vicine alla moderna comunicazione del nostro settore, tornano ciclicamente a farsi sentire durante la maggior parte della visione, perché ormai la grafica fotorealistica dei videogiochi ha fatto passi da gigante e una "serie sperimentale" che si affida alla medesima interpretazione estetica fatica enormemente ad aggiungere qualcosa di significativo all'amalgama. Specialmente quando si limita a mettere in scena sequenze di combattimento che funzionerebbero decisamente meglio impugnando un controller, avvicinandole ai segmenti musicati tipici dello stile registico di Guy Ritchie.
Il risultato è che la maggior parte degli episodi devono sforzarsi non solo per dimostrarsi all'altezza del rispettivo videogioco, ma anche per avvicinare l'anima di corti animati come quelli realizzati da Blizzard per il suo Overwatch. Non tanto per una questione di carenze realizzative - anzi, sotto il profilo tecnico e tecnologico si tratta di una produzione straordinaria - ma perché la tendenza generale è quella di offrire un semplice spaccato del videogioco di riferimento, ponendo quasi sempre l'accento su sequenze che potrebbero tranquillamente far parte del gameplay senza imboccare - salvo eccezioni piuttosto importanti - percorsi davvero sperimentali.
Oltre alle ombre c'è qualche luce
Inevitabilmente una serie di matrice antologica sarà legata a doppio filo con il contesto narrativo di ogni singola puntata, ed è evidente che l'occasione mancata da Secret Level abbia parecchio a che vedere con la selezione dei videogiochi che è stata effettuata a monte. Perché, con tutti i videogiochi straordinari e le gemme nascoste che esistono là fuori, si è scelto di riservare questo onore al Concord di Firewalk Studio? Come mai trattare Exodus di Archetype Entertainment, di cui ancora non si sa praticamente nulla? Un discorso simile vale per Crossfire e Honor of Kings, due fra i titoli più giocati del pianeta che, tuttavia, non brillano certo per la loro ispirazione.
Secret Level mette sul piatto anche dei contenuti di grande pregio, come per esempio la splendida puntata ambientata nell'universo di Unreal Tournament che regala allo sparatutto storico un'inedita chiave di lettura, o quella che vede Keanu Reeves prestare il volto e la voce al pilota di un mecha all'ombra dei conflitti tra mega-corporazioni della serie Armored Core, esplorando la mente di esseri umani che ormai sono tutto fuorché umani, oppure ancora l'assurda interpretazione dell'universo di Pac-Man che avvolge una delle IP più amate di tutti i tempi in un'atmosfera più che mai oscura.
Poi, però, cade spesso nel compitino, iniettando sì piacevoli dosi di adrenalina e d'intrattenimento attraverso i massacri compiuti da Titus e gli Space Marine o le battaglie combattute da un improbabile party di Dungeons & Dragons, ma evitando sempre di fare quel passo in più che in passato è stato capace di trasformare la fantascienza di Love, Death & Robots in un piccolo grande culto. La sensazione d'amarezza si potrebbe sintetizzare nella sinossi della puntata a tema Concord, che è interamente costruita attorno a un gruppo di nuovi personaggi che nel videogioco non arriveranno mai, perché il videogioco non esiste più: evidentemente pensata per funzionare come una specie di teaser, diventa invece il simbolo di una serie che ha preso forma anche nei reparti marketing delle imprese coinvolte.
Ed è per queste ragioni che Secret Level profuma di occasione mancata, non tanto per quello che effettivamente è, ovvero una piacevole serie televisiva che si mette al servizio dell'industria dei videogiochi prima che dei videogiochi stessi, ma per quello che avrebbe potuto essere, ovvero una grande celebrazione in grado di arricchire gli appassionati e soprattutto di crearne di nuovi, catturandone la mente prima ancora che il portafoglio. E questa, in un'epoca in cui stanno vedendo luce opere universali di straordinario valore come Arcane, Fallout e Cyberpunk Edgerunners, è purtroppo da considerarsi una parziale sconfitta.
Conclusioni
Multiplayer.it
6.0
Secret Level vorrebbe porsi come erede spirituale di Love, Death & Robots, rubandone le atmosfere di sperimentazione sci-fi per ricamarle sul mercato dei videogiochi, dedicando ciascuna delle quindici brevi puntate a uno specifico universo videoludico. Ma al netto di una realizzazione tecnica eccellente e di alcuni guizzi di grande valore, fa tantissima fatica a distinguersi dai classici trailer cinematografici che ormai inondano qualsiasi evento pubblicitario del medium, sacrificando la componente della sperimentazione e dimenticandosi spesso di arricchire l'ambientazione di riferimento. La serie riesce a intrattenere e offrire piacevoli scariche d'adrenalina, ma più di ogni altra cosa soffre una selezione di videogiochi inadeguata e indubbiamente condizionata dai reparti marketing delle aziende coinvolte nell'operazione: gli artisti avevano talento e si sono anche applicati, ma il compito che gli era stato assegnato li ha penalizzati.
PRO
- Impeccabile visivamente e nel sonoro
- Gli episodi belli sono davvero splendidi
- Valori produttivi tecnologicamente fuori scala
CONTRO
- Trasmette forti vibrazioni da operazione pubblicitaria
- La selezione di videogiochi non rende onore al progetto
- La sperimentazione artistica è ridotta all'osso