Ammettiamolo, gli ultimi mesi sono stati molto avvincenti per tutti gli amanti della realtà virtuale. Menre Camouflaj ha fatto un ottimo lavoro trasportando il mondo del Cavaliere Oscuro di Rocksteady in VR con Batman: Arkham Shadow, Vertigo Games, con Metro Awakening, ha preso l'universo di Dmitrij Gluchovskij e gli ha donato una nuova dimensione. Survios, infine, ha tradotto il franchise di Alien in un gioco VR ricco d'azione e atmosfera. Non tutti questi giochi sono privi di difetti, ma basta uno sguardo per rendersi conto che qualcosa si sta muovendo. Diversi sviluppatori sembrano infatti aver capito come "giocare" con la realtà virtuale, realizzando prodotti in grado di stupire ed emozionare.
Quando si pensa ai grandi mattatori della recente industria del gaming in VR, Skydance Interactive è uno dei primi nomi a venire in mente. Autore dei due ottimi The Walking Dead: Saints & Sinners, il team californiano nasce nel 2016 con lo scopo di portare la realtà virtuale a un nuovo livello di immersività. Un obiettivo in parte raggiunto con i succitati due titoli tratti dal fumetto di Robert Kirkman, ma che ha lasciato gli sviluppatori con la voglia di osare e di creare qualcosa di nuovo, slegato da qualsiasi IP pre-esistente. Nasce così Skydance's Behemoth, opera ambientata in un mondo ostile, all'intero del quale enormi colossi portano dolore e distruzione ovunque camminino.
Dolore, sangue e vendetta
La trama di Skydance's Behemoth ci mette nei panni di Wren, un guerriero dal passato misterioso con una sola missione: eliminare i mostruosi Behemoth che vagano per le Lande Desolate. Una missione più semplice a dirsi che a farsi, ma che potrebbe fermare una volta per tutte la diffusione di una letale maledizione che ha colpito non solo lo stesso Wren, ma anche il suo popolo. Durante questo epico viaggio il nostro eroe si imbatterà in diversi personaggi affascinanti, tra i quali spiccano un possente cavaliere sempre pronto ad aiutarci e Silja, una donna misteriosa fondamentale nel procedere dell'avventura.
Senza entrare nel dettaglio per non rovinarvi i colpi di scena, Skydance's Behemoth mette in piedi un classico racconto fantasy, ambientato in un mondo oscuro ormai allo sbando. Nonostante non presenti particolari guizzi creativi, la sceneggiatura ci è parsa tanto semplice quanto solida, accompagnandoci con sicurezza per tutte le otto ore di durata del viaggio. I dialoghi sono minimi, ma funzionali e contribuiscono a dettagliare Wren e i vari personaggi secondari. Skydance Interactive ha inoltre disseminato nell'avventura diversi collezionabili, alcuni dei quali fortemente votati alla narrativa. Questi particolari oggetti ci permettono di scoprire nuove sfumature sul mondo di gioco. Sfumature che talvolta ci sono scivolate addosso, ma che in altri momenti hanno dato un tocco in più all'esperienza, immergendoci ancora di più nei toni oscuri delle Lande Desolate.
Non è Shadow of the Colossus
A un primo sguardo è inevitabile che Skydance's Behemoth ricordi Shadow of the Colossus. Dopotutto la presenza di creature titaniche da scalare e da sconfiggere sfruttando al meglio un sapiente level design è una caratteristica alla base di entrambe le avventure. La verità, però, è che le somiglianze tra le due opere finiscono qui. Shadow of the Colossus è infatti un concentrato di silenzi, solitudine, dramma e attesa. Un'opera che punta all'epica, ma per raccontare l'intimità di quel Wander lasciato costantemente ai suoi pensieri. Skydance's Behemoth, al contrario, mette il giocatore di fronte a una storia lineare che non vuole lasciarci il tempo di riflettere. Un'avventura classica, che fa di tutto per non annoiare e dare sempre qualcosa da fare. Si tratta di due approcci opposti e che restituiscono sensazioni totalmente diverse.
Corri, scala, combatti, ripeti
Nonostante Skydance's Behemoth possa sembrare un titolo molto adatto a una struttura open world, gli sviluppatori hanno optato per un level design nettamente più lineare. Il giocatore deve esplorare sentieri e corridoi, che si alternano ad arene dove combattere gruppi di nemici e zone costruite attorno a semplici puzzle ambientali. Se nella prima metà di gioco questa impostazione convince, la formula finisce per diventare ripetitiva. Il giocatore si trova a fare e rifare sempre le stesse azioni, sebbene Behemoth provi a dare sempre qualcosa da fare.
Com'era prevedibile dagli autori di Saints & Sinners, il cuore di Behemoth è senza dubbio il sistema di combattimento. Skydance Interactive ha infatti preso quanto di buono fatto nei due action a base di zombie e l'ha mescolato con l'ottimo Blade & Sorcery. Il risultato è un combat system viscerale, che ci fa sentire ogni singolo colpo sferrato e pone particolare attenzione al peso dell'arma. Le varie lame disponibili possono non solo essere afferrate a due mani, ma in alcuni casi possono essere impugnate in modi differenti, spostando il peso della lama per una totale libertà negli scontri fisici. A questo si aggiungono anche diverse abilità magiche, che permettono di colpire gli avversari con una potenza sovrannaturale o di fronteggiarli in modi non convenzionali. Peccato per la scarsa varietà di nemici, che si ripetono uguali per tutta l'avventura senza particolari guizzi creativi, un dettaglio che avrebbe non solo donato maggiore varietà agli scontri, ma anche all'aspetto del gioco, evitando quello che alla fine è il nemico più grande di Skydance's Behemoth: la ripetitività.
Un'esperienza tattile
Spesso ciò che rende davvero immersiva la realtà virtuale è la possibilità di interagire fisicamente con il mondo di gioco. Per motivazioni tecniche, di design o di risorse alcuni sviluppatori limitano quanti e quali oggetti si possono afferrare all'interno dei loro giochi, ma Skydance Interactive, forte della sua esperienza sui due The Walking Dead, ha preferito prendere una strada differente: lasciare totale libertà al giocatore di impugnare, toccare e spingere qualsiasi cosa.
Skydance's Behemoth è, infatti, una vera e propria esperienza tattile, che passa non solo dal maneggiare una vasta gamma di oggetti, ma anche dall'interazione con gli avversari. Sferrare un colpo troppo potente, per esempio, incastrerà la vostra arma nella carne del nemico, costringendovi ad afferrarlo e ad allontanarlo per liberarvi. In Saints & Sinners avevamo provato qualcosa di simile, ma l'esperienza è ancora più forte in un gioco con i combattimenti all'arma bianca.
Un rampino per scalarli tutti
A rendere il lavoro di Skydance's Interactive unico nel suo genere è senza dubbio la presenza del rampino e la sua utilità nei combattimenti coi boss. Oltre a usarlo per volteggiare a destra e a sinistra o per afferrare nemici e oggetti, il rampino è un compagno fondamentale nelle epiche scalate dei Behemoth. Questi avversari, infatti, possono essere sconfitti solamente dopo una lunga arrampicata in grado di mettere alla prova le abilità apprese. Si tratta di bizzarri livelli costruiti in verticale, incredibili sia da vedere che da vivere, risultando senza dubbio l'elemento meglio riuscito del gioco. Così riuscito che, in effetti dispiace siano limitati alle poche gigantesche creature, presenti in un numero nettamente inferiore al già citato Shadow of the Colossus.
La patch che non ti aspetti
Lo ammettiamo: il nostro primo contatto con Skydance's Behemoth non lasciava ben sperare sulla solidità del codice di gioco. Nelle prime ore ci siamo infatti imbattuti in diversi problemi, che sicuramente avrebbero impattato sul nostro giudizio finale. Nelle ultime settimane, tuttavia, gli sviluppatori hanno aggiornato il gioco con una patch che ha sistemato la maggior parte dei difetti, rendendo l'esperienza più solida e divertente da giocare. Da un punto di vista grafico, l'opera di Skydance Interactive è un vero piacere per gli occhi, portando in scena ambienti molto curati e scorci impressionanti, ed è un peccato che siano davvero pochi e non molto vari. Non siamo rimasti particolarmente colpiti, invece, dal look dei nemici (Behemoth compresi), che mancano di quel tocco creativo in grado di rendere realmente memorabili le creature.
Questa continua sensazione di "si poteva fare di più" passa anche per l'accompagnamento musicale, con una colonna sonora discreta, ma incapace di rimanere in testa una volta rimosso il visore. Buono, invece, il doppiaggio in inglese, accompagnato dai sottotitoli in italiano che, lo ammettiamo, non è scontato trovare in un prodotto per la realtà virtuale. Gli sviluppatori californiani si sono poi impegnati a implementare le classiche funzionalità per prevenire la sensazione di nausea e per rendere comoda l'esperienza. Un obiettivo che ci sentiamo di definire raggiunto, pur evidenziando l'impossibilità di muoversi tramite il "teletrasporto". Si tratta di una scelta pensata sicuramente in funzione del dinamismo degli scontri, ma che potrebbe impattare su coloro che soffrono molto di chinetosi.
Conclusioni
Skydance's Behemoth è un gioco possente, epico e incredibile come i colossi che vagano per le Lande Desolate. Allo stesso tempo, però, è un'avventura a cui avrebbe fatto bene più varietà: non un must per tutti i possessori di un visore, ma un'esperienza indubbiamente consigliata a chi ama i toni fantasy e cerca un gioco dal combattimento viscerale. Skydance's Behemoth è quindi l'ennesima buona avventura in VR uscita alla fine di un anno che, invece, era partito col piede sbagliato. Speriamo che non siamo davanti a poche fortunate eccezioni e che anche il 2025 possa continuare su un trend che ci vede sempre più spesso indossare un visore per vivere avventure memorabili.
PRO
- La struttura di gioco da di tutto per tenere incollato il giocatore al visore
- Sistema di combattimento viscerale e fisico più che mai
- Gli scontri con i Behemoth sono impressionanti
CONTRO
- Narrativa di contorno e poco accattivante
- La ripetitività è il pericolo più grande nel quale possiate incorrere
- Poca varietà di ambienti e avversari