Raynor si allontana dalla telecamera con Kerrigan in braccio, tornata alla sembianze umane dopo aver seminato morte e devastazione per l'intera galassia: questa è stata l'immagine lasciataci negli occhi dall'ultimo incontro con StarCraft II. Quantomeno con la sua componente per singolo giocatore. E dai punti interrogativi lasciati in sospeso da quegli eventi pare che Blizzard voglia ripartire, come Chris Sigaty, game director, ci ha raccontato nel corso di un evento tenutosi nella nuova sede di Versailles. "Con la campagna ci siamo posti numerosi obiettivi. Su tutti quello di risolvere il cliffhanger con cui si conclude Wings of Liberty: cos'è successo a Kerrigan?
Cosa farà adesso che si è liberata dell'influenza che ne imbrigliava la coscienza? Vogliamo creare un'esperienza che mostri cosa sono gli Zerg ed allo stesso tempo dia al giocatore il controllo su alcuni aspetti chiave della razza aliena". Per questo le missioni si alternano con un nuovo metagame dotato di alcune meccaniche ruolistiche, come la Fossa Evolutiva, e per questo la trama toccherà temi cari agli appassionati della serie, come le divisioni createsi tra gli Zerg in assenza di una guida unica. Il primo, lungo provato della campagna di Heart of the Swarm risale ormai a un anno e mezzo or sono. Da allora alcune cose sono mutate e con tre nuove missioni al nostro attivo, siamo pronti a testimoniare cambiamenti e impressioni ora che mancano poco meno di due mesi al lancio.
Il peso delle responsabilità
Incalzato sulla scelta di dividere StaCraft II in una trilogia, anche tre anni dopo Chris Sigaty si dice certo che fosse la direzione migliore da intraprendere. "L'alternativa sarebbe stata tagliare aspetti come i diversi metagame, che alla resa dei conti rendono uniche le campagne e appassionano proprio chi compra il gioco per godersi la componente single player".
Vero, è però innegabile come i tempi di sviluppo dilatati ben oltre le intenzioni iniziali abbiano creato uno scollamento tra i milioni di acquirenti di allora e la community di giocatori hardcore che oggi popola, comunque numerosissima, un multiplayer elitario tra le cui maglie non è semplice inserirsi. La modalità Training ed una quantità notevole di piccole e grandi aggiunte dovrebbe rendere più accessibile quello che da molti viene considerato l'e-sport per eccellenza, ma è lampante che saranno le venti missioni single player della campagna a decidere il destino di Heart of the Swarm tra il grandissimo pubblico. Per fortuna, almeno in termini narrativi, le pedine sono disposte sullo scacchiere in modo tale da creare un'esperienza coinvolgente, il degno seguito a Wings of Liberty: gli eventi racconteranno delle difficoltà che Kerrigan, oramai umana, incontrerà per riunire lo Sciame e prepararsi allo scontro con Arcturus Mengsk. Una battaglia decisiva a cui gli Zerg arrivano separati, divisi in più fazioni che andranno rintracciate sui singoli pianeti e convinte, con le buone o le cattive, ad unirsi alla nostra battaglia. Le tre missioni messeci a disposizione si svolgevano sulla superficie ghiacciata di Kaldir, raggiunta per unire la colonia di Nafash alle proprie forze ma immediatamente dimostratasi terreno di scontro data l'imponente presenza Protoss.
Nonostante il gameplay da strategico in tempo reale non si presti naturalmente ad integrare chissà quale componente narrativa evoluta, da sempre la forza di StarCraft risiede nei suoi personaggi e anche questa volta non possiamo che dirci soddisfatti: il ponte e le stanze della Hyperion sono stati sostituiti dalle caverne coperte da biostrato della nave Zerg, la Leviathan, e dove in Wings of Liberty c'erano i mercenari da arruolare, qui bisogna accompagnare Kerrigan nel non semplice tentativo di controllare una razza alla quale oramai non appartiene più. I sensi di colpa su quanto fatto in passato, i dubbi e i contrasti con il genetista Abathur e la consigliera Izsha sono sfumature ben raccontate attraverso dialoghi e scene d'intermezzo orchestrati con notevole abilità. Ci manca ancora la visione d'insieme necessaria per capire che tono assumerà l'intera vicenda, ma sembra che Blizzard abbia optato per un'esperienza fortemente incentrata sulla protagonista. Sia in termini di storia, sia in termini di giocabilità.
Sempre con Kerrigan
La centralità di Kerrigan in Heart of the Swarm è testimoniata innanzitutto dalla sua presenza sul campo di battaglia: è quasi sempre controllabile e, al completamento di ogni missione, sblocca i livelli esperienza necessari per guadagnare nuove abilità.
A seconda del proprio stile di gioco si può optare per speciali buff che potenziano le unità Zerg controllate oppure piccoli bonus a Sarah stessa, che quasi arriva ad assumere il ruolo di un Eroe. Chi temesse un'eccessiva warcraftizzazione può immediatamente tornare a sedersi sulla sedia: le caratteristiche tipiche del gameplay di StarCraft non sono state snaturate e anzi le prime due mappe giocate ci hanno richiesto un'atteggiamento iper aggressivo. In una andavano distrutte tre torri Protoss prima che questi riuscissero ad usarle per comunicare la nostra posizione. Nell'altra abbiamo controllato l'accesso ai portali che avrebbero permesso alla navi della stessa razza di fuggire dal pianeta. Come già in Wings of Liberty, giocando è chiaro che la varietà degli obiettivi è stata anteposta alla semplice esecuzione delle meccaniche di raccolta, costruzione e gestione dell'esercito: il risultato sono missioni non particolarmente impegnative - almeno non ai primi tre livelli di difficoltà su quattro - ma divertenti. La terza messaci a disposizione, addirittura, usciva dai binari standard facendoci controllare una larva Zerg trasportata con l'inganno su una Nave Madre Protoss, impegnata a cacciare le risorse necessarie per crescere e infestare la struttura prima di distruggerla.
Se il multiplayer impone un bilanciamento rigoroso ed in costante aggiornamento, in singolo si può osare e questa filosofia ha ispirato anche l'implementazione della Fossa Evolutiva. Come già spiegato in occasione degli incontri precedenti, il ruolo del genetista Abathur è proprio quello di aiutare Kerrigan nella scelta dei potenziamenti che il suo esercito acquisterà progredendo nell'avventura. Ma se prima ogni decisione era limitata ad alcuni menù, ora ciascuna evoluzione finale delle unità gode di una piccola missione extra che permette di testare con mano il risultato prima di prendere una strada piuttosto che l'altra. "Ci sono diversi elementi del gameplay che sono cambiati in questi anni" ci ha detto Sigaty, "abbiamo sperimentato per migliorare il metagame, le abilità di Kerrigan e le missioni stesse. Lo stesso vale per la trama: al tempo di Wings of Liberty avevamo già pianificato una certa conclusione per l'intera trilogia, mentre oggi ci troviamo con un finale completamente differente.
Aspetti ludici e narrativi si sono evoluti durante il corso dell'intero sviluppo, è stato un processo fluido che non si è ancora concluso". Dopo un'ora e mezza circa di hands on abbiamo l'impressione di essere al cospetto di un'ottima, prevedibile espansione: la solida offerta del 2010 torna pressoché immutata e il metagame riservato agli Zerg viene contestualizzato a dovere; allo stesso tempo la struttura monolitica di StarCraft rifiuta qualsiasi rivoluzione e i detrattori di sempre non cambieranno certo idea con Heart of the Swarm. D'altra parte una volta terminata la campagna ancora molto resterà da giocare, visto che il multiplayer non gode solo di alcune nuove unità per ciascuna razza ma sarà forte di una quantità di opzioni inedite.
Un obbiettivo ambizioso
Nonostante toccando con mano la campagna si percepisca la cura riservata a questa importante metà dell'offerta, è inevitabile che Blizzard abbia sempre fermo in testa un pensiero: come alimentare e far crescere quanto più possibile il movimento competitivo. Sigaty ci spiega che secondo lui la chiave per l'esplosione definitiva del fenomeno e-sport in occidente coinciderà con una presa di coscienza da parte degli sponsor, utili per mantenere i costi di un media come quello televisivo necessario per entrare davvero nelle case del pubblico più vasto.
Da parte sua, oltre a supportare tornei gestiti da terzi e organizzare i propri, Blizzard ha in mente tutta una serie di novità per Battle.Net e implementerà in Heart of the Swarm diversi contenuti pensati per i nuovi arrivati. Clan e gruppi, ad esempio, saranno due strumenti - il primo più hardcore, il secondo per i giocatori più casual - per aggregare e rendere semplice la comunicazione tra persone con interessi oppure obiettivi simili. Un sistema di training rivisto, ricco e graduale nell'introdurre i newbie, farà da crocevia tra la campagna e il multiplayer, mentre una più evoluta intelligenza artificiale dovrebbe garantire varietà a chi non si sentisse ancora pronto al confronto con un altro essere umano. Addirittura giocando in 2v2, 3v3 o 4v4 si potrà suggerire una strategia o comunicare informazioni con l'IA attraverso semplici comandi.
La beta, in corso oramai da qualche mese, è stata più aperta che in passato, segno che evidentemente il feedback di una community oramai matura e dotata di strumenti adeguati è ineguagliabile quando si tratta di bilanciare un titolo come StarCraft II. Il risultato saranno sette nuove unità, tante modifiche a quelle di sempre e, spera Blizzard, una transizione senza troppi intoppi alla nuova espansione. Sembra paradossale ma proprio il successo di Wings of Liberty renderà difficile la vita ad Heart of the Swarm, che dovrebbe però essere attrezzato per soddisfare sia chi in cerca di un'esperienza online profonda e longeva, sia chi è interessato agli eventi che coinvolgono Raynor, Kerrigan e compagnia. Il 12 marzo avremo tutte le risposte.
CERTEZZE
- Ottima varietà di missioni single player
- Usuale cura per narrazione e personaggi
- Interessanti scelte legate all'evoluzione delle unità
DUBBI
- Transizione tra single e multiplayer da verificare
- Chissà quando giocheremo Legacy of the Void