"Tanto tempo fa, levammo lo sguardo a un cielo intriso di presagi. Il ricordo della stella che ci minacciò brucia ancora, e per sempre, nei nostri cuori. Ad essa seguì un silenzio lungo un'era. Nonostante ciò, aggrappandoci ai nostri ricordi più cari, sapevamo di non aver dimenticato coloro i quali avevamo conosciuto, e sapevamo che un giorno li avremmo rivisti. Può darsi che fosse solo una vana speranza. Eppure, dopo un lungo momento di quiete, qualcosa ha cominciato a muoversi.
L'imminente ricongiungimento potrebbe rallegrarci, oppure potrebbe spaventarci, ma accogliamo comunque qualunque cosa porti con sé, perché loro stanno tornando e, infine, la promessa è stata fatta". La narrazione che accompagna il trailer di Final Fantasy VII Remake - titolo provvisorio dell'attesissimo gioco di ruolo in sviluppo presso Square Enix - ha un doppio senso che coglieranno soprattutto quelli che con la settimana Fantasia Finale ci sono cresciuti e che hanno seguito il panorama videoludico e le voci di corridoio che, ogni anno, bisbigliavano di questo progetto, spesso senza fondamento. Quello del trailer è un doppio gioco, perché le immagini e il commento sembrerebbero quasi lasciar intendere un sequel, come se a parlare fosse un abitante del mondo di Final Fantasy VII, ma in realtà il narratore rappresenta proprio noi e sta parlando del videogioco in sé e per sé. Gli appassionati, invero, quest'annuncio un po' se l'aspettavano: nei giorni precedenti a quel fatidico 16 giugno 2015 si erano rincorsi rumor insistenti sulla decisione di Square Enix di sviluppare questo remake a lungo rimandato, se non altro per spingere le vendite delle console next-gen in Giappone, dove fanno ancora qualche fatica a decollare. In ogni caso, l'entusiasmo sollevato dal reveal è stato enorme, tra ringraziamenti gridati dalla platea della Memorial Sports Arena alle grida di giubilo nelle abitazioni di chi seguiva l'E3 da casa. Un entusiasmo enorme, insomma, che vale la pena di comprendere meglio.
Che cosa significa il remake di Final Fantasy VII, e cosa dobbiamo aspettarci?
Il mito
Hironobu Sakaguchi cominciò a scrivere la storia di Final Fantasy VII nel 1994, subito dopo l'uscita di Final Fantasy VI: all'epoca, la sua idea era molto diversa da quello che sarebbe stato effettivamente il gioco. Nel concept originale, infatti, Final Fantasy VII si sarebbe svolto a New York, nel mondo reale e nel 1999. Sarebbe stato una specie di thriller, in cui un detective di nome Joe avrebbe dato la caccia ai protagonisti, apparentemente rei di aver fatto saltare in aria la città di Midgar. Alla fine, la sceneggiatura subì dei cambiamenti enormi per mano di Kazushige Nojima, Tetsuya Nomura e Yoshinori Kitase, e qualche idea fu dirottata su altri progetti: New York sarebbe divenuta la location di Parasite Eve, e la strega Edea sarebbe apparsa in Final Fantasy VIII. Molte modifiche furono apportate come diretta conseguenza dello sviluppo di Chrono Trigger per SNES, che richiese la collaborazione di Kitase e degli altri e che, in effetti, assorbì alcune delle feature originariamente concepite per Final Fantasy VII. Quando il team ricominciò a lavorare al gioco nel 1995, si rese anche conto dei limiti di memoria imposti dalle cartucce dell'epoca: dato che Final Fantasy VII sarebbe stato completamente in 3D, per essere al passo coi tempi, l'unico modo per contenerlo era ricorrere ai CD-ROM. Nintendo, però, era rimasta aggrappata alle cartucce anche per la sua nuova console, il Nintendo 64, e questa divergenza di idee causò una frattura con Square, che da quel momento in poi preferì sviluppare per la PlayStation a CD di Sony. Il resto, si può dire, è storia. Final Fantasy VII uscì il 31 gennaio 1997, preceduto da mesi di martellanti pubblicità: fu uno dei giochi più costosi dell'epoca, su cui Square stava puntando veramente tutto. Lo sviluppatore nipponico vinse la scommessa senza se e senza ma, piazzando più di due milioni di copie in soli tre giorni. Il successo del gioco nel Sol Levante, e l'attesa spasmodica in Occidente, convinsero molti negozi a rompere il famigerato "day one" quando il titolo arrivò anche in nord America alla fine dell'anno, dove vendette più di cinquecentomila copie in tre settimane. La risposta della critica e del pubblico fu a dir poco entusiasta. Qualcuno lo definì il gioco migliore di tutti i tempi, per altri aveva ridefinito il genere dei jRPG, altri ancora vedevano nella commistione di computer grafica, poligoni e sfondi prerenderizzati il futuro del medium, e gli appassionati del genere apprezzarono tantissimo l'inedito approccio narrativo che metteva sul piedistallo un protagonista cupo e tormentato che, a un certo punto, si scopriva persino essere un impostore. Final Fantasy VII, infatti, approfondiva la psicologia dei suoi protagonisti come nessun altro jRPG aveva osato fino a quel momento, mescolando umorismo e tragedie in un mix esplosivo che ancora oggi riesce a far breccia nei cuori dei nuovi giocatori nonostante la grafica datata, gli effetti sonori vetusti e il sistema di combattimento arcaico. A guardarlo con occhio critico, oggi Final Fantasy VII appare come un jRPG un po' sopravvalutato, soprattutto se raffrontato al suddetto Chrono Trigger o al Final Fantasy VI che lo aveva preceduto: la trama è meno chiara, i personaggi un po' stereotipati, il sistema della Materia si poteva pensare meglio, eccetera, eccetera.
Oggi, insomma, ci si potrebbe trovare una valanga di difetti, in quei tre CD, ma Square Enix ci ha costruito intorno un universo multimediale che non ha fatto altro che rafforzare l'iconicità dei suoi protagonisti col passare degli anni: oltre a un'infinità di gadget e merchandising vario, ha sviluppato diversi videogiochi incentrati su vari personaggi (per esempio Dirge of Cerberus e Crisis Core) e addirittura un film/sequel in computer grafica. La mastodontica operazione commerciale ha quindi cementificato l'importanza del gioco, che è diventato quasi un concetto trascendente rispetto ai suoi veri pregi e difetti: di fatto, gli appassionati riconoscono in Final Fantasy VII dei meriti e un'identità che vanno oltre il videogioco. La settimana Fantasia Finale, per molti, ha rappresentato il giro di boa, un passaggio generazionale, la concretizzazione di un futuro, per i videogiochi, che fino a quel fatidico 31 gennaio era stato solo una chimera. È un bel ricordo, quel Cloud super deformed che scende dal treno all'inizio del gioco, che per molti è quasi il primo bacio in termini videoludici. E per tutti quelli che sono venuti dopo quel 1997, Final Fantasy VII è stato un modo per entrare a far parte della storia del medium e di quella nicchia di appassionati, sempre più vasta e importante anche grazie all'avventura di Cloud. Ecco perché il "remake" di Final Fantasy VII era tanto atteso, anche da chi i remake non li digerisce tanto, ed ecco perché questo è il momento giusto: si avvicina il ventennale dell'uscita - scommettiamo che il gioco uscirà nel 2017? Non può essere altrimenti! - e la tecnologia di oggi potrebbe rappresentare un nuovo giro di boa, un vero e proprio salto generazionale come non se ne vedevano da quel 1997.
Il remake
Ovviamente, quando si parla di remake si sfiorano le corde del cuore più delicate, e il rischio di combinare un disastro è sempre dietro l'angolo. Lo dice anche il narratore del trailer, in un passaggio molto importante: "L'imminente ricongiungimento potrebbe rallegrarci, oppure potrebbe spaventarci, ma accogliamo comunque qualunque cosa porti con sé". Square Enix sa benissimo che l'operazione potrebbe non essere vista di buon occhio - specie dai cosiddetti puristi - e conosce altrettanto bene il panorama in cui uscirà il remake: un mercato che, di remake e remaster, negli ultimi anni si è riempito anche troppo, nonostante si sperasse nel ritorno di Final Fantasy VII ancor prima che i remaster diventassero una realtà.
In questo senso, Final Fantasy VII Remake (chiamiamolo così, dato che ancora non c'è un titolo ufficiale) rappresenta una vera e propria sfida: dovrà essere il remake che si solleverà sopra a tutti gli altri e che setterà un nuovo standard per tutti quelli che lo seguiranno. Troppo profetico? Non proprio, perché l'uscita di Final Fantasy VII Remake solleverà un polverone di polemiche come non ne avete mai visti. Credeteci sulla parola. Tanto per cominciare, il gioco non potrà essere una ricostruzione fedelissima dell'originale, toglietevelo dalla testa. Sarebbe assurdo, oltretutto, perché le nuove tecnologie costringeranno lo sviluppatore a nuovi approcci. Facciamo un esempio: se è vero che Square Enix impiegherà il motore grafico di Final Fantasy XV, allora non ci saranno più né inquadrature fisse né visuali isometriche. Il gioco cambierà completamente look, anche nel character design: non crederete mica che i personaggi saranno super deformed come nell'originale, giusto? Quella era una scelta dettata anche dalla necessità di ridurre il conteggio poligonale durante le esplorazioni. E un cambiamento del genere - il passaggio, cioè, dalla resa super deformed e approssimativa ai modelli realistici e proporzionati - comporterà non poche alterazioni, anche narrative. Nella nostra intervista, Tetsuya Nomura ha affermato che non vi è l'intenzione di sconfessare la trama originale, ma che essa subirà delle modifiche che la renderanno più consona al nuovo aspetto del gioco. La prima cosa a cui abbiamo pensato è l'Honey Bee Inn: in questo segmento della storia, il giocatore poteva fare in modo che Cloud si travestisse da donna per attirare l'attenzione del perverso Don Corneo.
La sequenza ha sempre destato molti sospetti perché bizzarra e apparentemente incompiuta, ma all'epoca l'aspetto approssimativo di Cloud lasciava semplicemente spazio all'immaginazione: essendo composti da un mucchietto di poligoni, non ci si fermava neppure per un momento a pensare che Don Corneo potesse riconoscere un uomo sotto il make-up di Cloud. Bene, ora provate a immaginare la stessa scena con una grafica super realistica, in un 2015 dove la parola "gender" è spesso al centro di polemiche incontrollabili e anche piuttosto sterili, a seconda del punto di vista. È chiaro che assumerebbe un tono - non un significato, attenzione! - completamente diverso, e lo stesso varrebbe per le tantissime scenette ironiche che costellano la storyline per fare da contraltare agli altrettanti momenti cupi e drammatici. Di traverso, la morte di Aeris per mano di Sephiroth potrebbe diventare, a conti fatti, uno dei momenti più intensi ed emozionanti nella storia del medium. Già lo era ai tempi, con quella grafica che oggi ci appare tanto spartana, figuriamoci col contributo della nuova generazione. Fermo restando che non avrebbe lo stesso effetto perché ce la aspetteremmo tutti, quando ai tempi fu un vero e proprio pugno nello stomaco. In effetti, uno dei grossi rischi cui corre incontro il remake di Final Fantasy VII, è proprio l'impatto emotivo. Ormai la storia la conoscono tutti, e i colpi di scena non potrebbero avere mai lo stesso effetto di vent'anni fa. Il team, insomma, dovrà ricorrere a tutta la sua sensibilità per rendere la narrazione nuovamente intrigante senza snaturarla, ma in questo caso, forse, non sarebbe male apportare qualche modifica che la snellisca nei suoi passaggi più pesanti, magari cambiando le carte in tavola o aggiungendo delle sidequest che approfondiscano meglio i suoi personaggi.
Rifatto o reimmaginato?!
Yuffie Kisaragi e Vincent Valentine, per esempio, avevano rischiato di essere estromessi dal Final Fantasy VII originale per mancanza di tempo. Gli artisti che li avevano creati, però, avevano insistito così tanto che alla fine erano riusciti a farli diventare dei personaggi opzionali: bisognava compiere delle azioni particolari per reclutarli nel party, e infatti i due non comparivano nemmeno nel filmato in computer grafica conclusivo. Le loro storie personali erano brevi sidequest facoltative, eppure la giovane ninja e il misterioso pistolero riscontrarono enormi consensi, tanto da diventare membri fissi del cast in tutte le successive "espansioni" della saga: a Vincent, per esempio, fu dedicato un intero gioco, Dirge of Cerberus.
Considerando il ruolo che svolgono anche nel sequel cinematografico Advent Children, è chiaro che Square Enix dovrà implementarli canonicamente nella nuova storyline, e questo significherà apportare delle modifiche al suo stesso scorrimento, in modo che i due personaggi si uniscano al party al momento giusto. Questo esempio dimostra quanto sarà difficile riscrivere la storia, aggiornandola alle necessità di oggi e venendo a patti con i limiti di tempo e di memoria: all'epoca servirono tre CD per contenere Final Fantasy VII nella sua interezza, e certo Square Enix non vorrà spalmare il remake su due o più Blu-ray. Bisognerà quindi ottimizzare i tempi e la narrazione, in modo che risulti più coesa: c'erano dei passaggi, nell'originale, che facevano un po' da riempitivo e che, estrapolati, in effetti non aggiungevano nulla alla storyline principale. Altri, invece, erano fondamentali, ma ai tempi le localizzazioni non erano curate come oggi e, tra qualche traslitterazione sbagliata degli ideogrammi giapponesi e qualche interpretazione confusa della sceneggiatura, alcuni passaggi perdevano coerenza oppure apparivano contraddittori. La trama di Final Fantasy VII, del resto, è molto complicata, e gioca molto sull'ambiguità dei ricordi e dei flashback. C'è un altro aspetto da considerare, poi: il mondo. In Final Fantasy VII si usciva da una città o da un dungeon e ci si ritrovava in una mappa tridimensionale e miniaturizzata da esplorare in terza persona, a piedi o a bordo di qualche veicolo o velivolo: è possibile che Square Enix decida di abbandonare questo approccio per favorirne uno più simile a quello di Final Fantasy XV, dove ogni location è in scala rispetto ai personaggi.
La libertà di movimento concessa dal motore, quindi, dovrà fare i conti con la planimetria e la linearità delle vecchie ambientazioni, che ora saranno esplorabili a trecentosessanta gradi: ciò significherà una completa riscrittura degli eventuali enigmi ambientali che potrebbe trasformare completamente alcuni scenari. Forse il teaser trailer dell'E3 ci ha già anticipato qualcosa, mostrandoci tutta una serie di strade e cavalcavia che nell'originale apparivano solo durante la fuga in motocicletta da Midgar: certo, il teaser in questione è solo rappresentativo e non è assolutamente detto che quanto mostrato si traduca nel gioco definitivo, eppure c'è qualcosa che fa riflettere, ed è un'insegna. Posta sopra un'autostrada, essa indica la distanza - forse in chilometri - che separa Midgar da Kalm e da Junon, come se le due città fossero connesse alla capitale. In realtà, non solo erano completamente distaccate e separate dalla mappa tridimensionale, ma per arrivare a Junon via terra bisognava esplorare mezzo continente, passando persino per una lunga grotta. Nel remake, però, Square Enix potrebbe aver deciso di eliminare del tutto la mappa: da una parte avrebbe senso, perché nell'originale bisognava attraversare vasti campi vuoti, interrotti soltanto dai combattimenti casuali, e dall'altra snaturerebbe un po' l'aspetto originale di Midgar e dintorni. Sarebbe tuttavia il modo ideale per approcciarsi a un nuovo sistema di combattimento: lo ha detto Nomura stesso che oggi sarebbe impensabile aspettarsi il ritorno dell'Active Time Battle originale e del party in linea che aspetta il suo turno per attaccare i nemici.
Questa affermazione lascerebbe intendere l'implementazione di un sistema di combattimento più action oriented che, ancora una volta, ci rimanderebbe a quelli di Final Fantasy XII, XIII, XIV o XV; più moderno, vedrebbe il giocatore controllare direttamente un personaggio, magari a scelta, mentre l'intelligenza artificiale si occupa degli altri. In questo senso, il sistema della Materia diventerebbe un enorme punto interrogativo: per come era stato realizzato all'epoca, potrebbe essere traslato nel remake tale e quale, ma apparirebbe un po' troppo semplicistico ed è possibile che Nomura e soci vogliano ritoccarlo per renderlo più interessante senza snaturare l'elevato livello di personalizzazione del setup che consentiva già nel 1997. Come avrete capito, insomma, il remake di Final Fantasy VII è un progetto veramente ambizioso che presenta non poche difficoltà in termini di sviluppo, cosa che ci fa riflettere a mente più fredda su tutti gli anni che ha fatto attendere. Non è qualcosa che Square Enix può prendere alla leggera e schiaffare sugli scaffali senza pensarci due volte, perché rappresenta un momento veramente cruciale per la compagnia e per il mercato tutto. D'altra parte, ogni cambiamento, anche il più insignificante, rischia di scatenare le ire dei fan sfegatati che lo hanno atteso per tutto questo tempo, i quali difficilmente riusciranno a scrutare oggettivamente al di là delle emozioni che il gioco aveva suscitato in loro. Il dado, comunque, è tratto e la sfida è aperta: nei prossimi mesi scopriremo come Square Enix intende affrontarla, e se riuscirà a farlo a testa alta.