"Ma perché non vai fuori a giocare?" Era una domanda banalissima che David Bowie, il cantante anglosassone tristemente scomparso lo scorso gennaio, rivolgeva spesso a suo figlio Zowie quando lo vedeva chino a giocare col computer o a disegnare intricati labirinti su normalissimi fogli di carta.
Zowie faceva spallucce perché, pur essendo il primogenito di una famosissima rockstar, preferiva quei mondi di fantasia a quello che lo aspettava fuori dalla finestra. E forse è meglio così, perché altrimenti Duncan "Zowie" Haywood Jones non avrebbe mai giocato World of Warcraft, non se ne sarebbe innamorato e in quel fatidico 2013 non avrebbe mai accettato l'offerta della Legendary Pictures per dirigere il film ispirato al famosissimo brand di Blizzard Entertainment. "Mi era stata data l'opportunità di prendere un gioco che adoravo e trasformarlo in qualcosa che avrebbe portato un pubblico ancora più ampio a conoscerlo: in fondo volevo solo far capire agli spettatori perché ci giocavano così tante persone". Il film uscirà nelle nostre sale il prossimo giugno, e sebbene in molti siano scettici circa la sua qualità - purtroppo gli adattamenti cinematografici dei videogiochi sono tristemente famosi per la loro bruttezza - bisogna ammettere che ci sono tutti i presupposti per uno spettacolo in grado di ammaliare quantomeno i fan di (World of) Warcraft.
Warcraft non è soltanto un gioco, è diventato un fenomeno mondiale: il film riuscirà a fare altrettanto?
Non è un MMORPG
È importante fare la distinzione tra Warcraft: L'inizio e World of Warcraft. Il primo è un film e il secondo è un videogioco di ruolo online, e su questo non ci piove, ma è fondamentale capire che il legame tra i due prodotti e molto più tenue di quello che si potrebbe pensare. Warcraft: L'inizio, infatti, è ambientato nello stesso mondo di World of Warcraft, ma è ispirato agli eventi raccontati nel primissimo Warcraft, sottotitolato Orcs & Humans, e per "ispirato" intendiamo che non ne ripropone pedissequamente i fatti: Charles Leavitt, Duncan Jones e Chris Metzen hanno scritto una sceneggiatura a sei mani che altera le vicende descritte nel gioco del 1994 per renderle più adatte a un lungometraggio cinematografico.
"Era fondamentale raccontare una storia che si reggesse da sola, attirando l'attenzione di un pubblico che non conosce minimamente Warcraft", ha spiegato Duncan Jones. "Molti di quelli che erano andati a vedere al cinema La Compagnia dell'Anello non avevano mai letto neppure una riga di Tolkien, eppure Peter Jackson era riuscito a coinvolgerli lo stesso. Io ho cercato di fare la stessa cosa con questo film". L'intenzione di Jones è stata fin dall'inizio quella di tradurre l'universo che Blizzard ha costruito nell'arco di ventidue anni per chi non ha mai sentito parlare del gioco, ed è per questo motivo che la produzione ha deciso di adattare Warcraft: Orcs & Humans invece di World of Warcraft. Quest'ultimo, in effetti, comincia circa venticinque anni dopo le vicende del film, e in mezzo ci sono storie e personaggi ancora più popolari come quelle narrate in Warcraft III e la sua espansione The Frozen Throne, ma ovviamente bisognava prima gettare le basi e spiegare come funziona il mondo di Azeroth anche a chi non ha mai giocato nessuno di questi titoli. "Lavorando a questo film ho avuto l'opportunità di collaborare da vicino con Chris Metzen, il principale sceneggiatore della Blizzard. Abbiamo deciso di cominciare con questa storia e, se avrà successo, abbiamo già in mente di cosa parlare nei due film successivi. Voglio essere io a girarli. Lavorare a questo progetto è stato un vero privilegio e sarebbe un onore dare inizio a una vera e propria trilogia. Ci sono altre saghe che mi piacerebbe portare sul grande schermo, ma questo universo per me è e resterà sempre qualcosa di speciale". Forse non tutti sanno che Duncan Jones non è un semplice videogiocatore: il regista del film di Warcraft ha effettivamente cominciato a giocare la serie proprio con Orcs & Humans e ha passato un numero increscioso di ore nel mondo virtuale di World of Warcraft. "A dire il vero giocavo ai titoli della Blizzard ancora prima", confessa Jones. "Il primo è stato The Lost Vikings".
Il problema dei tie-in videoludici è molto caro al figlio di David Bowie. Non è un mistero che queste produzioni risultino spesso raffazzonate, carenti principalmente nella passione dello staff che, giocoforza, si riflette sulla qualità finale dell'intera proposta. "Io e il mio producer Stuart Fenegan abbiamo ben presente il curriculum degli adattamenti cinematografici dei videogiochi", afferma Jones. "La differenza sta nel fatto che apparteniamo entrambi a una generazione che i videogiochi li ha giocati per davvero. Io ho cominciato con l'Atari, il Commodore 64 e l'Amiga, e non ho mai smesso: di giorno lavoro, di notte gioco. Credo di avere una sensibilità molto diversa rispetto ai registi che non sono cresciuti a pane e videogiochi". Se pensiamo ai peggiori fallimenti nella storia degli adattamenti cinematografici dei videogiochi, ci vengono in mente Super Mario Bros. o Street Fighter, film finiti in mano a gente che non aveva mai giocato un solo livello del platform Nintendo o pestato un solo avversario col picchiaduro Capcom. Più che insensibilità, quella era ignoranza bella e buona. "Io cerco di capire quali siano le caratteristiche della storia che mi piacciono di più e i personaggi con cui riesco a entrare maggiormente in sintonia", confessa Duncan Jones. "Il soggetto non conta: quello che è importante è il rispetto con cui lo si tratta".
Dal gioco al film
In questo senso, i trailer pubblicati negli ultimi mesi hanno diviso i fan di (World of) Warcraft tra gli scettici, gli ottimisti e gli indifferenti, ma su una cosa sono tutti d'accordo: Duncan Jones è un nerd di prima categoria. Perché ci sono barili di colore diverso a Roccavento? "Sono quelli con cui si può interagire durante le missioni!", risponde tutto contento il regista, lasciando a bocca aperta chiunque gli abbia fatto quella domanda.
In una scena del trailer dedicato al mago Khadgar, il giovane Ben Schnetzer osserva il marchio splendente del Kirin Tor inciso sul suo braccio davanti a una libreria: i tomi allineati sullo scaffale sono pressoché identici a quelli che maghi e stregoni possono equipaggiare in World of Warcraft. Sempre a Roccavento, Jones si è assicurato che venisse ricostruito il tabellone degli annunci in piazza, e ha fatto appendere la taglia di Boccalarga, uno gnoll che i giocatori del MMORPG conoscono molto bene. La locanda Il Fiero Leone, poi, è un capolavoro di omaggi e citazioni. "Dalle interviste che ho letto in giro, il modo in cui Raimi sta adattando il gioco in un film ha perfettamente senso, perché non si sta preoccupando di come funziona il gioco, ma di ricreare quel mondo per poter coinvolgere sia chi lo conosce, sia chi non lo conosce", disse Jones qualche anno fa, quando Sam Raimi era ancora al timone del progetto. All'epoca, Legendary Pictures aveva assunto il regista dei tre Spider-Man con Tobey Maguire, ma poi Raimi ha abbandonato la barca per correre a dirigere Il grande e potente Oz della Disney. Il film di Warcraft era già in ballo dal 2006: prima sarebbe dovuto uscire nel 2009, poi nel 2015, poi arrivò Duncan Jones, al quale veniva affidato un progetto da cento milioni di dollari dopo che aveva girato gli ottimi Source Code e Moon con budget decisamente inferiori. Per Chris Metzen e Mike Morhaime di Blizzard la passione di Jones nei confronti della loro creatura fu un vero e proprio sollievo. "Non vogliamo sbagliare niente", ha confermato qualche tempo fa Metzen stesso. "Vogliamo che sia un grande successo e che convinca tutti quanti. Tuttavia, stiamo parlando di Warcraft e di tutti i suoi ingranaggi, quindi ci siamo dovuti prendere qualche libertà. Non mi sono fatto mai alcuna illusione, in merito, perché l'importante è lo spirito con cui si apportano i cambiamenti".
Tanto per restare in tema Raimi, basti pensare alle ragnatele organiche che Peter Parker emetteva dai polsi senza ricorrere ai suoi storici lanciaragnatele meccanici. Ecco, Warcraft: L'inizio presenterà delle piccole incongruenze nei confronti della mitologia originale ma, per quanto ottimisti possano essere, Metzen e Jones dovranno fare i conti con una fanbase agguerrita che sarà pronta a criticare o a lodare ogni loro scelta. Da questo punto di vista, non è stata molto d'aiuto la campagna di marketing della Legendary Pictures, sibillinamente condannata da Jones stesso in alcuni tweet desolati. I trailer sembrano promuovere una storia d'amore tra Anduin Lothar (Travis Fimmel) e Garona Mezzorco (Paula Patton) ma a quanto pare il loro legame sarà molto meno romantico e incisivo di quanto lascino pensare i filmati promozionali. "Il film sarà incentrato sul conflitto tra la cultura degli orchi e quella degli umani e sul ciclo della violenza", ha spiegato Metzen. "Non è una storia d'amore, né un'avventura scanzonata: è un vero e proprio film di guerra". Quando Raimi aveva lasciato il progetto, Duncan Jones si era fatto avanti con tutta la sua passione e qualche idea decisamente più azzeccata. "I ragazzi della Blizzard e Sam Raimi non riuscivano a trovare un'intesa perché la sceneggiatura originale aveva per protagonisti assoluti gli umani, mentre io volevo fare un film di guerra raccontando la stessa storia da due punti di vista diversi", racconta Jones. "Volevo che ci fossero eroi in entrambe le fazioni e volevo che gli spettatori soffrissero insieme ai protagonisti che si ritrovavano invischiati in un conflitto senza vie d'uscita. La mia idea era questa ed è su di essa che ho costruito il film". Secondo il regista, gli spettatori e i fan si ritroveranno a fare il tifo per personaggi diversi, schierandosi con una fazione o con l'altra, proprio come succede ai giocatori che si collegano a World of Warcraft e scelgono se appartenere all'Orda o all'Alleanza. È solo un caso o è il cerchio che si chiude per davvero?