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Sangue pirata

Abbiamo provato Burning Blood, il nuovo picchiaduro dedicato al re dei manga shonen

PROVATO di Aligi Comandini   —   16/05/2016
One Piece: Burning Blood
One Piece: Burning Blood
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Per ogni generazione c'è almeno un mangaka leggendario che cambia da solo l'intero mondo dell'intrattenimento giapponese. In questa il suo nome è Eiichiro Oda, un uomo che nel suo vocabolario non ha la parola "dormire" e che ha creato un vero e proprio impero commerciale partendo da una manciata di tavole su carta ripassate con la china.

Sangue pirata

Non che a lui la cosa interessi particolarmente, visto che il suo unico desiderio è disegnare e che tutti i progetti dedicati a One Piece che non riguardano le pagine di Shonen Jump nascono e crescono spesso al di fuori del suo controllo. I videogames non sono esenti da questa regola, e poco conta se - malgrado una qualità altalenante - vengono praticamente sempre supportati da una larga fetta di acquirenti sia in Giappone che nel resto del mondo. Namco, la casa che ha avuto più successo nella creazione di questo genere di prodotti, ha approfittato con intelligenza della situazione e ha mantenuto degna la qualità utilizzando gruppi di sviluppatori preparati e ascoltando (almeno in parte) i desideri dei fan. Vero, il pubblico che viene preso in considerazione è principalmente quello nipponico, ma bisogna anche dire che ormai da qualche anno in giro per il mondo si chiedeva a gran voce un picchiaduro dedicato a Rufy e al resto della ciurma, quindi l'arrivo di One Piece Burning Blood casca davvero a fagiolo. Meglio però avvertirvi subito se siete fan dei picchiaduro 2D super tecnici: Burning Blood appartiene al filone dei fighting game tridimensionali alla Naruto Ultimate Ninja Storm, senza meccaniche particolarmente complesse o tecnicismi fuori dal mondo. Questo tuttavia non significa che non possa essere ricco di sorprese per i fan della saga, ed è proprio per svelarvi più informazioni possibili prima del lancio che siamo qui, dopo una prova esaustiva tenutasi a Milano negli uffici di Bandai Namco.

I fan chiedevano a gran voce un picchiaduro di One Piece ed è arrivato: lo abbiamo provato per voi!

Punching pirates

Il gameplay è indubbiamente l'elemento che più interessa a molti dei nostri lettori, quindi non tergiversiamo e lanciamoci subito nella sua descrizione. Come detto, l'oggetto dell'articolo è alla base un picchiaduro 3D con visuale alle spalle, targeting automatico tra i due avversari e arene circolari. Le combinazioni si eseguono con un singolo tasto, i restanti servono per eseguire attacchi alternativi (spesso da lontano), mettersi in parata o eseguire delle schivate, saltare e attivare le abilità speciali dei vari combattenti.

Sangue pirata

Tutte meccaniche già viste e straviste, ma One Piece Burning Blood ha un paio di assi nella manica per distinguersi da un sottogenere ormai dominato dai ninja della foglia. Il primo trucchetto sono le attivazioni speciali: ogni personaggio ha in pratica abilità extra derivanti dal frutto del mare consumato o dalle proprie capacità; in base alle sue caratteristiche premere un tasto dedicato permette di attivare i frutti Logia (quelli elementali) e divenire temporaneamente invulnerabili agli attacchi base, o entrare in una sorta di "stance" nella quale vengono attivate delle mosse aggiuntive. Indipendentemente dalla natura offensiva o difensiva dei poteri in più, questi offrono molteplici opzioni ai combattenti, che vanno a complicare un parco mosse già allungato dalla possibilità di variare i colpi base usando la levetta analogica. L'altra peculiarità del gioco sta nella sua lentezza rispetto alla concorrenza diretta. Burning Blood è infatti un picchiaduro tutt'altro che frenetico e le sue mosse sono spesso lente e caricate, mentre gli attacchi dalla distanza hanno una finestra di recupero enorme e non risultano in alcun modo abusabili (persino l'ammiraglio Kizaru ha difficoltà a tenere lontani i nemici, nonostante delle mosse pensate proprio per farlo). Le stesse schivate non possono venir usate a raffica e le tecniche che permettono di avvicinarsi rapidamente a un nemico non sono molte. Ciò muta completamente l'approccio alla difesa del giocatore.

Barbabianca, barbanera, barbavera

La parata e gli attacchi con l'armor diventano dunque i fondamentali attorno a cui girano gran parte degli scontri: alcune mosse hanno infatti una resistenza ai colpi avversari che permette di avvicinarsi indisturbati anche sotto una pioggia di pugni, ma possono venir fermate da altre special di pari potenza; al contempo, è possibile eseguire parate perfette che offrono leggere finestre di vantaggio per un contrattacco, o usare la succitata attivazione dei frutti Logia per cogliere i nemici troppo aggressivi alla sprovvista.

Sangue pirata

È uno strano ritmo, molto diverso da quello dei titoli Cyberconnect e in grado di dare una certa unicità al gioco. L'esperienza è meno adrenalinica per questa scelta degli sviluppatori, ma resta comunque divertente e imprevedibile, con continui ritorni di fiamma da una parte e dall'altra. Le battaglie, specialmente contro amici umani, sono ulteriormente arricchite dal numero di combattenti selezionabili, davvero impressionante. Se gli scontri effettivi contano infatti al massimo tre personaggi giocabili in contemporanea accompagnati da tre personaggi di supporto, bisogna pur dire che se ne possono selezionare addirittura nove prima di una battaglia versus, e che il match non finisce finché una delle due parti non ha perso tutti i suoi guerrieri. Le modalità poi non sono da meno, visto che Burning Blood contiene una campagna che copre tutto l'arco della spettacolare battaglia di Marineford, e una massa di modalità online da manuale. Abbiamo inoltre trovato molto curiosa l'implementazione di un sistema di punti nella selezione dei personaggi non dissimile da quello visto nei Gundam VS: in pratica ogni guerriero possiede un certo valore, che va a sommarsi in battaglia per un massimo di trentamila punti negli scontri locali. I costi però sono abbastanza limitati da arrivare solo di rado a superare quel punteggio, quindi è difficile capire se siano settati esclusivamente per favorire il matchmaking nel multiplayer, o se c'è qualche altro sistema legato al bilanciamento del gioco che ancora non abbiamo colto.

Fedeltà alla bandiera

Tornando rapidamente alle modalità online, gli Spike sembrano aver imparato alcune lezioni da Mortal Kombat per la gestione del loro ultimo gioco. La novità in questo campo è infatti la scelta di una Bandiera Pirata, a tutti gli effetti una fazione simile a quelle del gioco Netherealm, con tanto di stagione a punti, alla conclusione della quale verranno distribuiti premi estetici e altre chicche agli appartenenti alla ciurma vincitrice. Tali stagioni vengono però affrontate in una sorta di modalità a parte, ricca di scontri rappresentati da isole divise in tre diverse tipologie. Due di queste isole costringono il giocatore a scontri contro la CPU, rispettivamente a difficoltà normale o in una versione potenziata ed estremamente aggressiva.

Sangue pirata

La terza offre invece battaglie online contro i membri delle fazioni nemiche, il tutto per guadagnare punti che vanno a sommarsi al totale della propria bandiera. Gli spostamenti sono limitati da una barra del Logpose che impedisce di affrontare tali scontri per tutto il giorno, plausibilmente per evitare il "farming" di punti. È un modo curioso di approcciarsi al multiplayer, che non sostituisce le partite classificate ma dona comunque una discreta varietà all'online. Tecnicamente, infine, il gioco ci ha convinto grazie a un cel shading più che degno e a combattenti estremamente fedeli al manga. Non è il caso di aspettarsi un miracolo della tecnica, per carità, ma un fan del lavoro di Oda sarà sicuramente soddisfatto. Lodevole infine anche il roster, con oltre una quarantina di combattenti - senza contare i numerosissimi personaggi di supporto - non dovrebbe scontentare nessuno. Insomma, a fine prova l'impressione è stata ancora una volta quella di trovarsi davanti a un prodotto di buona qualità all'interno del suo genere, che avrà una forte attrattiva sugli amanti del manga, e al di fuori della fanbase potrebbe avere le qualità necessarie a divertire chi adora i picchiaduro non eccessivamente tecnici. Ci rimane giusto qualche dubbio legato alla lentezza dell'azione e al sistema di punti, ma li chiariremo in sede di recensione, come al solito.

CERTEZZE

  • Marchio amatissimo e roster notevole
  • Combat system accessibile e non privo di idee lodevoli
  • Molti contenuti e modalità Bandiera Pirata interessante

DUBBI

  • Combattimenti più lenti del previsto
  • Gli amanti dei picchiaduro 2D tecnici dovranno aspettare ancora