Il 2016 è stato un anno più di giochi buoni e ottimi, ma anche di uscite dalle grandi aspettative che per qualche motivo sono state dimenticate poche settimane o mesi dopo il lancio. In che senso dimenticate? Be', non se ne parla praticamente più, a parte in rari momenti in cui ritornano alla mente come frammenti di una vita che non sembra più neanche la nostra. Per dire, dopo tutte le attese, i rinvii e le polemiche, chi si ricorda di Mighty No. 9? Ovviamente dopo averlo citato praticamente tutti, ma in termini di impatto avuto sul mondo dei videogiochi è difficile parlarne come di un punto di riferimento o, meglio, come di un titolo entrato nel dibattito pubblico. Stesso discorso per Far Cry Primal o Recore, spariti un po' dai radar dopo l'uscita. Insomma, qui vogliamo citare e parlare di tutti quei giochi che non ce l'hanno fatta. Magari sono anche belli e godibili, forse hanno venduto bene appena sono usciti, ma in buona sostanza sono come quel cugino cui si dimentica di comprare un regalo ogni Natale.
Parliamo dei giochi dimenticati del 2016, quelli che non ricordiamo nemmeno che siano mai esistiti
Mirror's Edge Catalyst
Ricordate che esisteva un tempo e un luogo, che si trovano tra il sonno e la veglia, in cui i videogiocatori chiedevano a gran voce un seguito di Mirror's Edge? Quando Electronic Arts ha annunciato Mirror's Edge Catalyst l'eccitazione era palpabile, quindi, dopo mesi di attesa e di materiale svelato con il contagocce, è finalmente arrivato, per poi sparire miseramente dalla memoria dopo pochi giorni. Il gioco in sé non è malvagio, solo che i giocatori non si aspettavano un open world asettico e senza vita in cui svolgere noiose missioni che spesso sembrano dei meri riempitivi, vivendo una storia che è tutto tranne che memorabile. Per qualche ora intrattiene, ma poi ci si rende conto che è forma senza grossa sostanza e che alcuni concept funzionano meglio quando sono legati a strutture di gioco più lineari e tradizionali, come quella del primo capitolo. Difficile considerarlo un disastro, ma allo stesso tempo difficile anche ricordarsi che esiste.
The Tomorrow Children
Difficile dare la colpa a qualcuno per l'insuccesso di The Tomorrow Children. Del gioco sono stati pubblicati filmati e informazioni a fiume, ci sono state fasi alfa e fasi beta durante le quali tastare il polso dei videogiocatori, ci sono state sessioni di prova per la stampa con articoli relativi, eppure questa specie di allegoria della società marxista, sperimentale fino al midollo sia nel gameplay che nello stile visivo, non ha fatto colpo. Anzi, a dirla tutta è stata completamente ignorata dai giocatori, che gli hanno preferito altro. Insomma, gli sviluppatori speravano di creare almeno una solida base di appassionati dediti al gioco, ma l'obiettivo è stato in gran parte fallito. Sarà perché, nonostante le buone intenzioni, The Tomorrow Children non riesce a creare il minimo senso della comunità? Oppure perché, in buona sostanza, non offre molto da fare? Chi può dirlo... l'unica certezza è che il 2016 non sarà certo ricordato per la sua uscita.
Battleborn
Gearbox ce l'ha messa davvero tutta con Battleborn, ma non è bastato. Non si può dire che l'idea di pubblicare uno sparatutto online fosse folle, visto il successo avuto da titoli come Overwatch e Paladins, usciti sempre nel 2016, ma evidentemente l'aver azzeccato il genere di successo dell'anno non è bastato. Il problema di Battleborn è che manca di personalità, per quanto sia ricco di personaggi, a partire dallo stile grafico davvero anonimo e arrivando alla varietà e ricchezza dei contenuti. Gli stessi personaggi, che sono il fulcro del gioco, non si lasciano amare più di tanto e mancano caratterizzazioni davvero forti e degne di memoria. La sentenza finale è che lo hanno comprato davvero in pochissimi e che soffre di una penuria cronica di giocatori sui server sin dal lancio. Nel corso dei mesi le iniziative per tentare di ravvivarlo sono state diverse, ma tutte fallimentari. Forse è il caso che Gearbox guardi avanti.
Recore
Siamo all'E3 2015 e Microsoft annuncia al mondo una nuova proprietà intellettuale esclusiva per Xbox One: Recore, titolo sviluppato dal nuovo studio di Keiji Inafune. Il filmato è bello, ma non mostra praticamente nulla del gioco. Inafune è un personaggio bene in vista nell'industria, con all'attivo decine di giochi, tra i quali molti capolavori, e con già in sviluppo l'allora attesissimo Mighty No. 9. L'eccitazione era palpabile. Niente sembrava poter andare male. Invece la storia ci dice che infine, quando Recore è uscito, aveva qualche problema di troppo, i giocatori non l'hanno amato moltissimo e le vendite non sono state eccezionali. Non stiamo parlando di un titolo pessimo, ma sicuramente di uno di quelli che non restano nella memoria, né per la storia, né per il gameplay. Insomma, di Recore si è chiacchierato tanto prima che uscisse, ma dopo il lancio non è rimasto molto da dire.
Metroid Prime: Federation Force
Diciamolo senza mezzi termini: Metroid Prime: Federation Force non è stato amato da nessuno. I fan della serie Metroid volevano un nuovo gioco, ma non uno sparatutto cooperativo con missioni tutte uguali vittima di un'anomia senza scampo. Il disprezzo, anche furioso, verso il gioco è stato palese sin dall'annuncio e poco o nulla ha potuto fare Nintendo per contenerlo. In realtà non funziona nemmeno male come si crede, ma quando una storia inizia con gli sputi è difficile che finisca con dei figli. Così Metroid Prime: Federation Force è uscito tra i fischi di stampa e pubblico, ha venduto pochissimo ed è stato immediatamente dimenticato, in attesa di un Metroid più degno. Molti fanno addirittura finta che non sia mai esistito, mentre altri lo considerano uno scherzo della storia degno solo dell'oblio.
Far Cry Primal
Vi ricordate di Far Cry Primal? Ubisoft lo ha lanciato con una campagna marketing interessante e mirata a sottolinearne le peculiarità in ogni modo. Un Far Cry ambientato nella preistoria non era male come idea e ne è venuto fuori non un capolavoro, ma un titolo degno. A quanto ci risulta anche le vendite non sono andate male, quindi non si riesce a capire come mai di Far Cry Primal non parli più nessuno. Difficile trovarlo in qualche classifica dell'anno, o sentirlo citato come uno dei titoli di spicco del 2016. È come se, nonostante l'apprezzamento generale, non abbia lasciato alcuna traccia di sé nella memoria collettiva, alla stregua di un tema ben svolto e con tutte le sue cose a posto, ma che non ha saputo andare oltre la banale esposizione del punto di vista più comune possibile.
Tokyo Mirage Sessions #FE
Tokyo Mirage Sessions #FE è un bel gioco con due grossi problemi: è un titolo pensato per una nicchia minuscola ed è stato pubblicato su una console praticamente morta. Incentrato sulle meccaniche dell'industria dell'intrattenimento giapponese, questo gioco di ruolo, che ha visto la collaborazione tra Nintendo e Atlus, è passato praticamente inosservato. Conosciuto inizialmente come Shin Megami Tensei X Fire Emblem, si è completamente trasformato, sin dal titolo, finendo per somigliare in parte a un Persona, ma senza la stessa profondità. Originale e stereotipato allo stesso tempo, ha avuto la risonanza di un singhiozzo in una tempesta. Forse Nintendo e Atlus farebbero bene a riproporlo in qualche forma su Switch, quantomeno per notificare ai potenziali acquirenti della sua esistenza...
Mighty No. 9
Mighty No. 9 è il secondo titolo di Keiji Inafune presente in questa lista (l'altro è Recore). Un record non male per il papà della serie Mega Man. In questo caso ci troviamo di fronte anche a uno dei successi su Kickstarter peggio gestiti di sempre. Il gioco è stato infatti oggetto di inconcepibili ritardi, di cambi di rotta continui e di un vociare che con il passare dei mesi si è fatto sempre più feroce verso il team di sviluppo. Il risultato è stato che molti di quelli che avevano creduto nel progetto, facendogli raccogliere diversi milioni di dollari, sono diventati i suoi critici più accesi, creandogli attorno un'atmosfera funesta. Quando è uscito, Mighty No. 9 si è rivelato nettamente sotto alle aspettative generali, nonostante non fosse completamente disprezzabile. L'oblio era inevitabile per quella che, da qualsiasi parte la si guardi, è comunque una brutta storia.
Homefront: The Revolution
Homefront: The Revolution ha avuto uno sviluppo travagliatissimo, che si è riversato nel prodotto finito. Iniziato quando il team era sotto Crytek, continuato dallo stesso sotto Deep Silver, pur con un altro nome, è riuscito miracolosamente a uscire deludendo parecchio le aspettative. In buona sostanza ha venduto poco, molti ne hanno dimenticato l'esistenza e la serie Homefront, che se ricordate nacque come alternativa a quella Call of Duty, ne è uscita con le ossa rotte. Peccato, perché nel frattempo lo sviluppo del gioco è proseguito e gli ultimi aggiornamenti pubblicati lo hanno reso un titolo tutt'altro che disprezzabile. Anzi, a dirla tutta sarebbe uno di quelli degni di essere riscoperti. Non un capolavoro, ma uno sparatutto open world solido e con molti contenuti. Sarà per il prossimo gioco.
Star Fox Zero
Star Fox Zero è l'ultima grande esclusiva di Nintendo per Wii U. Molti speravano che fosse il canto del cigno della console, ma lo possiamo considerare più il gorgheggio del rospo, visto quanto è stato accolto male e quanto poco ha venduto, a causa anche della morte della macchina sulla quale è stato lanciato. Diciamo che il gioco non è brutto come vogliono alcuni, ma soffre molto alcune scelte originali fatte a livello di sistema di controllo, che gli hanno alienato parte dell'utenza. Peccato, perché il sonoro insuccesso potrebbe rappresentare la pietra tombale per la serie. Ma soprattutto peccato perché complessivamente non è disprezzabile come viene dipinto. Ci si aspettava altro? Almeno ci ha provato a essere diverso e a non riproporre sempre la solita solfa.