Destiny 2 è uscito ormai da due settimane e sui siti specializzati si è letto davvero di tutto. Anche noi abbiamo dato uno spazio incredibile allo sparatutto Bungie prima dell'arrivo della recensione vera e propria, così da farvi capire se sin dal day one questo poteva essere o meno il titolo più adatto a voi. Inutile dire che l'attenzione mediatica sia ai massimi livelli per la stagione e oggi torniamo su queste pagine per parlarvi di uno degli elementi, a nostro modo di vedere, meno forti di Destiny 2: il Crogiolo. Nonostante le pesanti modifiche apportate nel passaggio a questo secondo capitolo sono tantissimi i punti di domanda che abbiamo e ai quali ancora non riusciamo a dare risposta. La scelta di spostare le armi speciali in un unico slot è stata una buona idea? Come funzionano i match ora che le partite sono da otto giocatori e non più da dodici? Le prove dei nove erano quello che serviva o si poteva fare di più? Proviamo a ragionarci insieme.
Non c'è ciccia nel Crogiolo
Il Crogiolo è accessibile sin dalle prime ore di gioco ma è solo una volta che si è arrivati al livello venti e con un buon equipaggiamento che le attività iniziano ad essere interessanti e remunerative. Prima di quel momento, infatti, il PvP di Destiny 2 rappresenta solo un contorno, uno svago per distrarsi dai quotidiani assalti e dalle missioni della campagna principale. Le modalità competitive sono infatti lì che ci osservano e ci accompagnano ma difficilmente il giocatore troverà l'interesse nel buttarsi in una mischia dove personaggi di alto livello e con equipaggiamenti sicuramente superiori possono tranquillamente crivellarlo di colpi. Certo, nel Crogiolo il Potere viene livellato, così come il grado di esperienza, ma gli effetti sulle armi e i bonus delle armature restano, creando così un leggero squilibrio tra le parti, sbilanciamento che il matchmaking non tiene assolutamente in considerazione. E non potrebbe fare altrimenti visto che su Destiny 2 non c'è qualsivoglia indicatore integrato che rappresenti l'abilità del giocatore, che ne delinei un profilo pubblico o che mostri, anche con estrema sinteticità, quanto un guardiano sia più o meno forte. È un difetto piuttosto grande per il titolo Activision, comprensibile visto che stiamo parlando di un gioco multiplayer incentrato sugli scontri PvE, ma comunque evidente arrivati a questo punto. Se guardiamo il panorama degli sparatutto online le classifiche mondiali sono la base da cui si parte solitamente, passando poi dalle leghe fino ad arrivare a giochi in cui tornei e duelli sono intrecciati nel DNA del prodotto. Destiny sembra quasi volersi scrollare di dosso tutte queste problematiche, lasciando che i giocatori si divertano in questo immenso parco giochi senza eccessive restrizioni, su di una giostra che compie sempre lo stesso giro e che quindi è adatta davvero a tutti ma che, alla lunga, potrebbe arrivare a stancare.
Le Prove dei Nove
È per questo che dalle Prove dei Nove, aggiunte di recente con l'ultima patch, ci aspettavamo francamente qualcosa in più. Certo, ora l'impegno richiesto per giungere alla vittoria è ben diverso rispetto alle semplici sfide in partita veloce o competitiva (che poi di competitivo hanno veramente poco) ma il fulcro del gioco non cambia. Ancora una volta, e a differenza delle vecchie Prove di Osiride, il Potere viene pareggiato e per completare l'evento sarà necessario arrivare a schiacciare gli avversari per sette volte. La modalità di gioco cambierà ogni settimana ma sempre andando a pescare dalle tipologie presenti nelle modalità competitive e gli unici requisiti per poter comprare il biglietto per scendere nell'arena saranno quelli di aver raggiunto un livello potere di 260, aver completato la pietra miliare del Crogiolo di Shaxx e avere un gruppo di quattro guardiani. Non esiste infatti il matchmaking per questa specifica modalità, fattore che esclude il grosso dei casual player dal partecipare a un'attività piuttosto redditizia. I giocatori che invece hanno un clan potranno guadagnare dell'equipaggiamento speciale semplicemente aspettando che i propri compagni conquistino le sette vittorie, e poi reclamare da Hawthorne la ricompensa settimanalmente. Ci saremmo comunque aspettati qualcosa di più dal punto di vista degli abbinamenti, un modo più ricercato che tenesse conto dell'efficienza di ciascun giocatore o, perché no, addirittura della percentuale tra vittorie e sconfitte globale. Sono tutti dati tra le altre cose che Destiny 2 registra e utilizza come statistiche per gli emblemi ma che poi "dimentica" quando si tratta di fare qualcosa di più impegnativo.
Tutto ciò che tocca diventa oro
Sia che partecipiate alle modalità PvP per divertirvi o per il gusto di primeggiare sugli altri, una cosa è certa: il meta di Destiny 2 al momento è una sassaiola di MIDA. Il MIDA Multi-tool era un'arma già potentissima nel Crogiolo del primo capitolo e per questo è stata nerfata pesantemente in passato. Vederla tornare di prepotenza sui server online di Destiny 2 non può che far storcere il naso e non è un caso se nelle partite online quasi il trentacinque percento dei giocatori utilizzi il MIDA multi-tool come cinetica e c'è una buona fetta di giocatori che si appoggia invece al MIDA mini-tool come arma energetica. La particolarità dell'arma è ovviamente la possibilità di continuare a vedere il radar anche quando si attiva lo zoom con il mirino, un vantaggio enorme se unito alla precisione e alla potenza di questa bocca da fuoco. Aver spostato poi fucili a pompa e fucili da cecchino tra le armi pesanti li ha fatti quasi sparire dalle partite competitive, con i giocatori che tendono a preferire l'utilizzo delle spade o dei lanciarazzi, ora molto più efficaci vista la conformazione delle mappe. Le location di Destiny 2 sono intricate, ricche di punti dove tendere agguati e perfette per combattimenti pensati per un numero ridotto di giocatori. Sulle prime il fatto di passare da sei a quattro Guardiani in mappa poteva far storcere il naso ma il sistema di gioco è cambiato completamente con questa scelta rendendo imperante per i team di muoversi all'unisono, pena una sconfitta senza possibilità di redenzione.
Il sistema di respawn, infatti, che vi fa comparire vicino ad un vostro alleato, vi pone nella sgradevole situazione di regalare una doppia uccisione agli avversari in caso di inferiorità numerica, obbligando a temporeggiare e riorganizzare le fila prima di agire nuovamente, rallentando il ritmo di gioco e aumentando la pressione sui team già sotto con il punteggio. In generale si ha l'obbligo di spalleggiare i compagni, di fare fuoco concentrato sullo stesso bersaglio e di continuare a muoversi per non dare riferimenti ai nemici, che altrimenti potrebbero provare una sortita sfruttando una delle devastanti mosse speciali, capaci da sole di far vincere un round. Avremmo infine preferito qualche modalità differente e più varia nel Crogiolo già dall'inizio: qualcosa di diverso dalle classiche uccisioni a raffica del team deathmatch e nella sua variante con il controllo delle zone. Nonostante le Prove dei Nove insomma, il multiplayer di Destiny 2 è al momento solo una funzionalità di contorno, un riempitivo che non può reggere e soddisfare sul lungo periodo, soprattutto con questo bilanciamento. A breve arriveranno nuove patch e contenuti che dovrebbero regolare una situazione già affrontata con il primo capitolo e ingenuamente riproposta pari pari anche in questo seguito. Per il momento non possiamo far altro che accontentarci e aspettare i promessi miglioramenti sperando che da Bungie arrivi il colpo di coda che ribalti completamente una situazione non proprio rosea e lanci la software house nell'olimpo dei giochi competitivi. La sfida è particolarmente ardua ma è un traguardo alla portata dello studio americano.