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Fratellini fino alla fine

Siamo stati invitati nella nuovissima sede milanese di Microsoft per dare una nuova occhiata all'attesissimo capitolo conclusivo della saga di Marcus e soci. Scoprite insieme a noi tutte le novità che ci sono state mostrate

PROVATO di Roberto Vicario   —   15/08/2011
Gears of War 3
Gears of War 3
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Quando si arriva alla fine di una trilogia, i fan si aspettano sempre un capitolo conclusivo che racchiuda tutta l'essenza della saga elevata però all'ennesima potenza. Sia che si parli di cinematografia, lettura e ovviamente di videogiochi la storia ci ha insegnato che il capitolo conclusivo è sempre quello più carico di aspettative e che spesso ha decretato il fallimento o la riuscita di un intero progetto. Cliff Bleszinski, Epic e sopratutto Microsoft, nel mostrarci il single player di Gears of War 3 e darci soprattutto la possibilità di testarlo in cooperativa con altri giornalisti, avranno sicuramente pensato a quanto abbiamo appena scritto. Presentato nella suggestiva nuova sede milanese della grande M, prima di darci la possibilità di giocare, ci sono state fatte delle importanti precisazioni riguardo la trama del titolo e la piega che gli eventi hanno preso dopo la caduta di Jacinto.

Attenzione: il seguente paragrafo contiene importanti informazioni riguardanti la trama, se volete evitare di scoprire materiale inerente la storia, passate direttamente a quello successivo.

Remember Jacinto

La fine di Gears of War 2 ci aveva regalato la suggestiva immagine della caduta della più grande fortificazione del pianeta Sera, quella famosa Jacinto che Marcus e i suoi fidi compagni hanno dovuto distruggere come sacrificio estremo per evitare la disfatta contro le temibili locuste. Il terzo capitolo della saga comincia esattamente 18 mesi dopo i fatti già raccontati. I COG oltre ad essere ormai allo stremo delle forze e a corto di risorse, devo anche guardarsi le spalle dalla diffidenza di tutta la popolazione civile che, dopo gli avvenimenti di Jacinto, li vede ormai più come minacce che come salvatori. Anche gli storici protagonisti sono cambiati: Marcus, dopo l'apparente perdita del padre, vive nei ricordi e la sua mente è sempre più tormentata da costanti e inquietanti incubi. Cole si è unito ad un altro gruppi di soldati lasciando quindi definitivamente la squadra Delta e Dom, dopo la perdita della moglie, si rifugiato in uno stile di vita pacifista - coltiva addirittura piante - per cercare di dare pace ad un senso di colpa che costantemente lo attanaglia. Infine, il colonnello Hoffman dopo l'ultima grande offensiva, si è ufficialmente (o ufficiosamente?) ritirato dal comando andando ad aiutare i civili in una specie di campo profughi. Queste sono le premesse alla base di Gears of War 3. Premesse, che aggiungono però anche nuovi punti interrogativi a quelli che già in passato erano sorti giocando i precedenti capitoli e che i fan sperano siano svelati. Gli sviluppatori hanno assicurato che hanno lavorato duramente sulla trama in modo che il cerchio possa chiudersi perfettamente esaudendo tutte le domande che i giocatori in questi anni si sono ovviamente posti.

Fratellini fino alla fine

Inoltre, come da tradizione, il titolo oltre a raccontare gli avvenimenti si concentrerà su un personaggio in particolare con Marcus primo indiziato, dopo che nel precedente capitolo i riflettori erano stati puntati sul suo fidato compagno Dom e la disperata ricerca della moglie. A supporto di quanto appena affermato, ci sono state delle informazioni sensibili a riguardo del padre di Marcus che abbiamo raccolto durante la nostra prova giocata, che evitiamo ovviamente di rivelarvi per non svelarvi uno dei primi - e si spera tanti - colpi di scena del gioco. Come già annunciato, questa sarà anche l'occasione per poter comandare per la prima volta degli elementi femminili del team che prenderanno parte attiva negli eventi raccontati, come ad esempio la sensuale e provocante Anya, vecchia conoscenza dei precedenti capitoli. Ma anche nuovi volti maschili, come lo strafottente Jace Stratton.

Coalizzati per la vittoria

Dopo questa infornata di informazioni sulla trama siamo passati al giocato. La prova consisteva in una sessione multigiocatore della campagna per testare una delle novità di questo atto conclusivo: la cooperativa a quattro. Il primo capitolo ci mostra un Marcus che rivive in un incubo tutti gli avvenimenti successi precedentemente e incentrati sul padre, fino a quando una sirena lo risveglia, facendo di fatto iniziare il gioco. La prima mezz'ora, ambientata su una nave ammiraglia COG, la Raven Nest, ci da modo di riprendere confidenza con i vecchi personaggi e conoscere i nuovi. Conosceremo ad esempio il presidente Prescott, nuovo capo dei COG, che ci darà delle sensibili informazioni sul padre di Marcus. Il feeling pad alla mano è lo stesso che da sempre ci accompagna dall'inizio del primo capitolo. Uno sparatutto in terza persona fluido, immediato ma allo stesso tempo - grazie alla cooperativa a 4 giocatori - con una profondità e una tattica mai vista precedentemente nella serie.

Fratellini fino alla fine

Altro colpo d'occhio sicuramente interessante, riguarda l'ampiezza dell'area gioco, sensibilmente aumentata, e il numero di nemici tra locuste e varianti che è aumentato rispetto a quando eravamo stati abituati. Durante la missione, che consisteva nell'andare a recuperare un hard disk contente un messaggio di Adam Phoenix, abbiamo avuto modo di testare alcune delle nuove armi ( in particolare il divertente retro lancer) e soprattutto la rinnovata intelligenza artificiale delle locuste, ora più toste da abbattere e con un "cervello" che riesce a elaborare delle piccole strategia in base alla situazione in cui si trova. Abbiamo avuto anche il piacere di conoscere uno dei probabili boss del gioco, ovvero il mastodontico Leviathian: una bestia aliena gigante che attaccherà senza timore la nostra nave volante tentando di abbatterla. Sfortunatamente non abbiamo avuto modo di vivere lo scontro nella sua interezza, ma per quel poco che abbiamo potuto combattere, la disputa è sembrata abbastanza divertente da giocare all'interno di una classica sezione hit & run, in cui dovevamo esclusivamente concentrarci sul colpire i suoi occhi e scappare dai suoi tentacoli. E' mancata alla prova l'altra grande novità del gameplay di Gears of War 3, la ormai già famosa mech suit che permetterà ad un membro del nostro party di utilizzare un robot per contenere l'offensiva aliena, ma del quale vi abbiamo già parlato nel nostro articolo incentrato sulla modalità orda, al quale vi rimandiamo.

Il lato tecnico

Ultima ma non meno importante, la componente tecnica del gioco. Per l'ennesima volta Bleszinski e il suo team si è dimostrato estremamente abile nel saper sfruttare al meglio l'hardware Microsoft. Pur non effettuando un grosso passo in avanti rispetto al secondo capitolo, Gears of War 3 risulta più pulito e definito del suo predecessore.

Fratellini fino alla fine

Partendo dalle texture per arrivare fino al colpo d'occhio dato dalla profondità d'orizzonte di cui gode il titolo, tutto risulta estremamente più fluido e migliorato. Inoltre l'utilizzo di nuovi filtri nella palette dei colori dona quella sensazione di "sporco" e vissuto diretta similitudine del degrado e della situazione disperata in cui i nostri eroi dovranno muoversi. Infine, abbiamo potuto constatare come la localizzazione in Italiano goda della stessa cura riservata ai predecessori grazie ai doppiatori storici dei vari personaggi e delle aggiunte all'altezza. A conti fatti, per quel poco che abbiamo potuto carpire dalla nostra prova, siamo stati confortati dalla continuità e dall'estrema cura che è stata riposta al reparto narrativo. Come si suol dire in questi casi, a settembre tutti i nodi verranno al pettine e le domande che i milioni di fan della saga si pongono, probabilmente avranno risposta.

CERTEZZE

  • L'epica conclusione di una saga
  • Comparto tecnico elevato all'ennesima potenza
  • Nuovi innesti nel gameplay che sembrano funzionare

DUBBI

  • Longevità ancora tutta da testare
  • Spesso il momento in cui bisogna dare le risposte alle tante domande dei fan, è il più difficile