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Assassin’s Creed, qual è quello più storicamente accurato?

In questo speciale ci facciamo strada nella Storia dipinta dalla saga di Assassin's Creed, cercando di fare il punto su quanto sia effettivamente storicamente accurata.

SPECIALE di Mattia Pescitelli   —   21/09/2024
Tutti gli Assassini di Assassin's Creed

Quello sull'accuratezza storica della saga di Assassin's Creed è un dibattito che va avanti sin dai primi attimi di vita della serie di videogiochi targata Ubisoft. Come l'eterno scontro tra Assassini e Templari, da tempo memore si schierano le fazioni di chi addita l'epopea videoludica come altamente forviante sul piano storico e di chi, invece, si lascia scivolare addosso le forzature facendo perno sulla ricchezza di contenuti proposta attraverso un'attenta ricerca, prediligendo il contesto al dettaglio. Quale delle due parti ha ragione? Scopriamolo insieme. Ma, soprattutto, cerchiamo anche di capire, tra i vari capitoli principali usciti, quale Assassin's Creed è quello più storicamente accurato.

Assassin’s Creed (2007)

Il primo incontro con gli Assassini lo abbiamo avuto poco più di quindici anni fa, agli albori della settima generazione di console. Il gioco ci fa immergere nella Terra Santa della Terza Crociata, una delle campagne belliche più famose della storia, ma comunque un azzardo per un videogioco che vuole spiccare rispetto alla concorrenza (specialmente in un periodo in cui il Medio Oriente non è proprio visto di buon occhio dal mercato occidentale). Tuttavia, è indubbia la comodità di ambientare una guerra nascosta come quella tra Assassini e Templari in un periodo e in un luogo che li ha effettivamente visti condividere la stessa aria.

Sarà la data giusta?

Certo, c'è da dire che Patrice Desilets e Jade Raymond, creatori della saga, hanno tirato un po' i capelli agli eventi della Terza Crociata, a partire dalle date, dai luoghi e dalle circostanze della morte di molti dei bersagli di Altair.

Altair circondato dai Templari, poco prima dello scontro finale con Roberto de Sable
Altair circondato dai Templari, poco prima dello scontro finale con Roberto de Sable

Ad esempio, Guglielmo del Monferrato è morto a Tiro, per cause naturali, e non ad Acri; Roberto de Sable, la nemesi principale per la gran parte del gioco, è morto nel 1193, due anni dopo gli eventi del gioco, e non a causa di un duello all'ultimo sangue. Anche Al Mualim, ovvero Rashid al-Din Sinan, Mentore del vero Ordine degli Assassini di Masyaf, morì, in realtà, nel 1193.

Ma di elementi dissonanti ce ne sono parecchi, come la Moschea della Roccia con la cupola rivestita in oro (dettaglio aggiunto all'edificio solo nel 1959, dato che l'originale era andato perduto poco dopo la sua costruzione nel 691), la totale assenza della situazione ebraica, l'imponente cattedrale gotica ad Acri, l'utilizzo della parola "crociata", introdotta solo nel XIX secolo (gli europei la chiamavano "iter" o "peregrinatio", mentre i musulmani "guerra franca"), e la compattezza del popolo arabo, i quali, in realtà, consideravano la guerra contro i franchi come "accessoria" agli scontri interni tra i diversi rami islamici, uniti contro l'invasore europeo solo brevemente e con non poche difficoltà da Saladino, coalizione che si è sciolta poco dopo la sua morte.

Gli Assassini dalla parte dei Templari?

Altro dettaglio particolare è che i veri Assassini erano molto più propensi a collaborare con i Templari che non con i loro conterranei, che erano a tutti gli effetti dei rivali, tanto da ammettere pubblicamente di essere i responsabili dell'assassinio del re di Gerusalemme Corrado del Monferrato per ripulire l'immagine di Riccardo I Cuor di Leone, accusato (forse) ingiustamente di essere stato il mandante.

Riccardo Cuor di Leone sul suo destriero
Riccardo Cuor di Leone sul suo destriero

Però il tocco dell'accento francese di Riccardo I è una finezza che merita un plauso, dato che il 99% delle altre opere d'intrattenimento moderne sorvolano totalmente il fatto che, durante la Terza Crociata, parte dei possedimenti inglesi si trovava anche nella Francia continentale, luogo dove Cuor di Leone ha passato praticamente tutta la sua vita, senza contare che il francese era anche la lingua ufficiale del governo durante l'Impero plantageneto.

Assassin’s Creed II

Il secondo capitolo della saga è quello che l'ha portata veramente a incastonarsi nel panorama culturale degli ultimi anni (basti pensare che il tema principale, Ezio's Family, è diventato l'inno identificativo dell'intero franchise, pur non apparendo minimamente nel primo capitolo). Di conseguenza, in molti sono legati alla storia di Ezio, che solo in questo capitolo segue un arco lungo ventitré anni (senza contare la sequenza della nascita del futuro assassino), dal 1476 al 1499, attraverso l'Italia rinascimentale, altro periodo storico assolutamente bistrattato dalle industrie dell'intrattenimento.

Ezio sorvola Venezia su uno dei progetti più famosi di Leonardo Da Vinci
Ezio sorvola Venezia su uno dei progetti più famosi di Leonardo Da Vinci

La sua scalata verso la posizione di Mentore della Setta degli Assassini italiani è collocata all'interno dei veri (anche se spettacolarizzati) intrighi delle corti italiane. Assistiamo alla congiura dei Pazzi, all'ascesa di Papa Alessandro VI, alla morte del Doge Mocenigo, alla presa di Firenze da parte di Savonarola (nel DLC). Insomma, c'è tanto in Assassin's Creed II, più di quanto ci fosse nel primo capitolo. Ma molto di quel "tanto", anche in questo caso, è adattato per dare ai giocatori un'esperienza che simula il reale.

Pochi Pazzi per le strade di Firenze?

Iniziamo dalle ovvietà. Villa Auditore a Monteriggioni non esiste, come anche la sua composizione è molto differente rispetto all'effettivo borgo toscano.

Villa Auditore nella Monteriggioni fittizia
Villa Auditore nella Monteriggioni fittizia

La congiura dei Pazzi, qui, sembra essere stata organizzata ed eseguita da un manipolo di nobili, quando i congiurati, in realtà, si aggiravano intorno ai 100, molti dei quali non ebbero neanche il tempo di scappare in luoghi come San Gimignano, dato che vennero catturati nei dintorni di Firenze, riportati in città, e barbaramente giustiziati. Inoltre, l'attacco è avvenuto all'interno del Duomo, non all'esterno.

Un'Italia rinascimentale nata vecchia

Altra incongruenza è la morte dell'Arcivescovo Salviati per mano di Ezio. Salviati è stato giustiziato sulla pubblica piazza a San Gimignano, cosa che ha portato a una serie di eventi a cascata: la scomunica della città, l'insurrezione del clero cittadino supportato da Lorenzo il Magnifico che chiedevano la scomunica del Papa, il supporto di Napoli e la successiva guerra, chiamata Guerra dei Pazzi, terminata con la vittoria militare della coalizione papale e un trattato di pace sudato.

Lorenzo il Magnifico salvato da Ezio durante la Congiura dei Pazzi
Lorenzo il Magnifico salvato da Ezio durante la Congiura dei Pazzi

Tornano anche i problemi di età, con personaggi come Rodrigo Borgia, Lorenzo de' Medici e Caterina Sforza decisamente troppo vecchi per l'età che dovrebbero avere. Proprio Caterina dovrebbe essere sposata e avere un figlio, ma dato che avevano rispettivamente tredici e quindici anni quando tutto ciò avvenne, Ubisoft ha deciso di sorvolare.

Leonardo l'inventore

Passiamo alla questione Leonardo Da Vinci. Possiamo dare per scontato che i macchinari bellici che abbiamo la possibilità di utilizzare nel gioco (e nel prossimo) non siano mai andati oltre la stesura su carta, come risulta fallace anche la sua presenza a Venezia in un periodo durante il quale era senza ombra di dubbio alla corte degli Sforza a Milano (a Venezia ci andrà sporadicamente durante gli anni Novanta del Quattrocento, ma sicuramente non viveva in pianta stabile nella Serenissima tra il 1480 e il 1488, il periodo mostrato nel gioco).

Leonardo Da Vinci, il giovane poliedrico al quale viene ripulita la fedina penale
Leonardo Da Vinci, il giovane poliedrico al quale viene ripulita la fedina penale

Sempre il poliedrico inventore è protagonista di un'altra particolare mancanza: le sue accuse per sodomia, mossegli contro tra il 1476 e il 1478. Questa volta, però, non si tratta di una svista, perché Desilets voleva inserire il fatto all'interno del gioco, ma Ubisoft lo ha persuaso di fare altrimenti.

Il Rinascimento che abbiamo deciso di ricordare

Sono presenti altre incongruenze e mancanze, come l'effettiva efferatezza dei Medici, le condizioni sociali dell'epoca, dettate da razzismo, antisemitismo (nel 1515, poco dopo gli eventi del gioco, a Venezia, nasceva il primo ghetto della storia, un ghetto ebraico) e schiavitù. Il gioco pare soffermarsi di più sulla bellezza ideale dell'Italia rinascimentale ancora in costruzione, con le sue maestose chiese e i suoi borghi caratteristici, dove l'unica sbavatura di questo dipinto idilliaco è la povertà ai lati della strada o fuori dalle mura delle grandi Signorie.

Assassin’s Creed Brotherhood

Assassin's Creed Brotherhood riprende esattamente da dove ci eravamo lasciati, con Ezio intento a scappare da una Basilica di San Pietro ancora in costruzione, mostrandoci anche i primi vicoli della Roma che andremo a esplorare nel giro di pochi minuti. La scelta, qui (oltre a mostrarci un assedio a Monteriggioni completamente inventato e altamente anacronistico rispetto alle contemporanee strategie belliche), è stata quella di focalizzarsi esclusivamente sul cuore dell'allora Stato Pontificio, precedentemente escluso dalla serie di città liberamente esplorabili (se non si conta la breve apparizione durante l'epilogo).

Gli albori della Roma rinascimentale

Quindi, troviamo una Roma che arranca dietro le grandi Signorie italiane, che solo ora sta iniziando a sorgere per diventare il vero snodo di potere dell'Italia rinascimentale. È una città con un piede ancora nella decadenza del fasto imperiale, con l'ombra delle rovine a tenerla salda a un mondo perduto, che va inevitabilmente risanato.

Il Colosseo in delle condizioni forse un po' troppo 'perfette', considerando l'epoca
Il Colosseo in delle condizioni forse un po' troppo "perfette", considerando l'epoca

In questo caso, Ezio diventa un po' il portatore dello splendore rinascimentale, liberando la città dal giogo dei Borgia pezzo per pezzo, con le attività che tornano a fiorire e le botteghe che iniziano a ritrovare la speranza e l'ispirazione per la creazione di un nuovo mondo. Poetico, per carità. Il problema, però, sta nel fatto che i Borgia tanto cattivi, alla fin fine, non erano, o per lo meno, non più di tutte le altre famiglie italiane del periodo. Anzi, fu proprio grazie ai Borgia che Roma iniziò a seguire le orme delle maggiori città italiane, spianando le basi per il suo successo come polo commerciale, politico e artistico lungo tutto il Cinquecento.

I (non tanto) malvagi Borgia

Anche le dinamiche interne alla famiglia sono un po' estremizzate, a seguire la propaganda anti-Borgia che Papa Giulio II diffuse dopo aver preso il potere (un altro personaggio non proprio positivo nella storia, ma che nel gioco diventa una sorta di "salvatore" dal "diavolo-Borgia", e per questo aiutato da Ezio stesso).

Cesare Borgia e suo padre Rodrigo nel famoso episodio della mela
Cesare Borgia e suo padre Rodrigo nel famoso episodio della mela

Partiamo dal fatto che Rodrigo e suo figlio Cesare erano molto legati e che, nonostante i diversi tentativi di avvelenamento, quando il padre morì anche Cesare rimase avvelenato. La storia dell'incesto tra Cesare e sua sorella Lucrezia è anche quella un tentativo di screditare la figura della famiglia spagnola.

Cesare Borgia era uno psicopatico?

Proprio quest'ultimo non era un pazzo omicida come il gioco lo dipinge, ma viene spesso descritto nei documenti dell'epoca come una persona carismatica e affascinante, pur rimanendo freddo e spietato, quando la situazione lo pretendeva.

Cesare e Lucrezia Borgia in una relazione incestuosa, figlia di una campagna di screditamento
Cesare e Lucrezia Borgia in una relazione incestuosa, figlia di una campagna di screditamento

È morto effettivamente a Viana, ma non protetto dalle sue guardie, come ci mostra il gioco, né tantomeno lottando contro Ezio e cadendo nel vuoto, bensì, finendo in un'imboscata dopo aver inseguito sconsideratamente dei soldati in fuga. Fu trafitto ventitré volte con una picca e spogliato dei suoi averi.

Inoltre, cosa che non viene affatto menzionata nel gioco, la malattia del nobile, affetto gravemente dalla sifilide, nei suoi ultimi giorni di vita lo costrinse a indossare una maschera in cuoio per nasconderne le evidenti ferite.

Ezio in procinto di porre fine alla vile esistenza di Cesare Borgia
Ezio in procinto di porre fine alla vile esistenza di Cesare Borgia

Quindi, ecco che una famiglia (tra l'altro una che ha avuto influenza sul panorama geopolitico dell'Italia rinascimentale per non più di una decade, non riuscendo mai a spiccare sopra nomi come Sforza, Orsini e Medici) si ritrova a rappresentare il lato del "male", mentre il "bene", l'ideale rinascimentale, viene portato avanti da un manipolo di uomini dai nobili intenti, aiutati da alcune delle menti più influenti del tempo, come Machiavelli, qui acerrimo nemico dello Spagnolo, quando, a dire il vero, era intrigato dall'idea di Cesare Borgia di unificare l'Italia in modo tale da difendersi dalle sempre più imponenti realtà europee che si andavano a costituire tutt'intorno a loro.

Assassin’s Creed Revelations

Revelations ci conduce per la prima volta da anni al di fuori dei territori italiani (se non contiamo la toccata e fuga in Spagna nello scorso capitolo), al crocevia tra Oriente e Occidente, Costantinopoli.

Ezio a Costantinopoli
Ezio a Costantinopoli

Il periodo è subito precedente all'ascesa al trono di Solimano I (qui ancora uno studente) e della lotta intestina tra le diverse fazioni che volevano prendere il potere. Troviamo gli ottomani, i giannizzeri, i bizantini.

E chi sono i bizantini?

Ecco, i bizantini, che si identificano come bizantini. Peccato che il termine sia stato coniato dal tedesco Hieronymus Wolf nel 1557 e mai diventato di uso comune in Oriente prima della riscoperta del nazionalismo greco nel XVIII secolo. Quelli che qui si definiscono bizantini, all'epoca potevano essere identificati come romani o, più precisamente, romani d'Oriente, ultimi eredi dell'Impero crollato definitivamente nel 1453.

I Giannizzeri del gioco, con le loro belle maschere da produzione hollywoodiana
I Giannizzeri del gioco, con le loro belle maschere da produzione hollywoodiana

Anche i giannizzeri, con le loro maschere d'oro alla 300 di Zack Snyder, appaiono decisamente più spettacolarizzati rispetto a quanto ci si poteva aspettare di trovare per le strade dell'Impero ottomano.

Però, in definitiva, oltre a qualche altra imprecisione (la conquista di Masyaf da parte dei Mongoli che costringe Altair a sciogliere la divisione siriana, quando in realtà gli Assassini vennero assoggettati, in seguito alla repentina risposta dei Mamelucchi, agli ordini dei successivi sultani; la superficialità con cui viene affrontata la questione dei rom; la Cappadocia raggiungibile via nave), il gioco propone una visione della crisi di successione ottomana abbastanza accurata, con una delle città più fedeli che la saga abbia proposto finora.

Assassin’s Creed III

Il quinto capitolo della serie ci fa compiere un balzo importante nella storia, portandoci agli albori dell'era contemporanea, all'origine del mondo odierno che abitiamo. Ci spostiamo oltreoceano, durante la Rivoluzione americana. Il gioco, a dire il vero, ci conduce attraverso diverse fasi della storia delle tredici colonie, dalla Guerra dei Sette Anni tra Francia e Inghilterra (il periodo in cui controlliamo il padre di Connor, Haytham Kenway), alle turbolenze prerivoluzionarie, fino allo scoppio della guerra aperta tra i patrioti e gli inglesi. E lo fa, come al solito, a modo suo.

Connor doveva essere un Lealista?

Il fatto di mettere al centro della Rivoluzione un personaggio come Connor, legato per tutto il gioco alla sua tribù, i Mohawk, è di per sé un controsenso, perché questi ultimi erano per lo più Lealisti fedeli alla corona.

Connor, l'ultimo dei Mohawk?
Connor, l'ultimo dei Mohawk?

Di conseguenza, tutti lo avrebbero additato come un reietto, ma pare che ai nativi di questo gioco (di cui troviamo solo ed esclusivamente questa tribù) la questione bellica non interessi affatto, quando, in realtà, era tutto il contrario.

Poi che Connor scali così velocemente i ranghi nonostante la sua posizione sociale, in un'epoca dove la gerarchia aveva ancora un valore, è abbastanza bizzarro, ma potrebbe essere in qualche modo plausibile.

Hollywood insegna

A non funzionare, invece, sono le battaglie campali, che prendono a piene mani da Hollywood e ci mettono sopra il peso da novanta, spettacolarizzando a man bassa degli scontri per lo più statici, logoranti, che senz'altro presentavano anche dei momenti concitati, ma sicuramente non tanti quanti ne mostra il gioco.

Connor assalta i soldati inglesi in uno scontro a fuoco pirotecnico e ipercinetico, perfetto da dare in pasto alle masse
Connor assalta i soldati inglesi in uno scontro a fuoco pirotecnico e ipercinetico, perfetto da dare in pasto alle masse

Poi, se si va nel dettaglio, si trovano personaggi che non dovrebbero trovarsi in determinati posti (perché Washington attacca il villaggio di Connor se, in quel periodo, si era ritirato dall'esercito?), la relativa "pulizia" di città come Boston e New York, che sorvolano totalmente questioni come l'incalzante prostituzione, specialmente durante il conflitto.

Per non parlare poi della completa distorsione di un evento non violento come è stato il Boston Tea Party in un combattimento sanguinario e caotico, o alla gestione delle tematiche della schiavitù e del razzismo, rilegate a quell'inquadratura finale dell'asta di schiavi, che mostra come le cose non siano cambiate più di tanto, ma che viene supportata da pochissime istanze durante l'intera durata dell'avventura.

Assassin’s Creed IV Black Flag

Qui arriviamo al capitolo più amato e odiato allo stesso tempo: Black Flag. Il fatto di non mettere più di tanto al centro della narrazione le vicende secolari di Assassini e Templari ha permesso agli autori del gioco di seguire in maniera un po' più lineare la Storia, portandoci nei torbidi Caraibi dell'era d'oro della pirateria.

Edward Kenway scruta l'orizzonte mentre una balena rende nota la sua presenza
Edward Kenway scruta l'orizzonte mentre una balena rende nota la sua presenza

Troviamo alcuni dei fuorilegge più famosi del periodo, tra cui Barbanera, "Calico" Jack Rackham, James Kidd, Charles Vane, Anne Bonny, ma anche i loro effettivi avversari, tra cui il governatore Woodes Rogers e il voltagabbana Benjamin Hornigold.

E le vicende che vedono protagonisti queste leggende delle Indie Occidentali sono per la maggior parte esatte, tra cui le circostanze della morte di Barbanera e Mary Reade (ovvero James Kidd).

La situazione degli schiavi

Questo è anche il primo gioco di Assassin's Creed che pone il tema della schiavitù al centro. Interessante il fatto che Adéwalé, essendo nato nelle Indie e conoscendo la lingua, riesca a scalare con più facilità i ranghi della gerarchia pirata. Peccato che questo non abbia alcuna ripercussione su di lui da parte di chi non ha avuto la stessa "fortuna".

Adéwalé, il fu schiavo che è riuscito a scalare i ranghi
Adéwalé, il fu schiavo che è riuscito a scalare i ranghi

Altro elemento discordante è la quasi assenza di pirati non inglesi. Una grande fetta dei corsari era francese, spagnola e portoghese. Non esistevano solo Barbanera e compagnia, ma possiamo comprendere come il nome di quest'ultimo accenda molto di più l'interesse rispetto a quello di La Buse.

Assassin’s Creed Rogue

Per quanto tralasciato e dimenticato da molti, Assassin's Creed Rogue resta un capitolo abbastanza importante per la saga; un punto di congiunzione tra la vecchia e la nuova generazione, sia di console che di videogiochi della serie.

Shay Cormac, il Templare che ha voltato le spalle al Credo
Shay Cormac, il Templare che ha voltato le spalle al Credo

Il titolo ci riporta in Nord America, nuovamente durante la Guerra dei Sette Anni, ma questa volta dalla parte di un Assassino passato dalla parte dei "cattivi" Templari (che, manco a farlo apposta, diventano immediatamente più simpatici e moderati).

Rincontriamo diversi volti noti: Adéwalé, il mentore della Setta americana Achille, Haytham Kenway, George Washington (persino un giovane Arno Dorian). Però, alla fin fine, del conflitto vero e proprio non è che si parli poi molto.

Un Adéwalé invecchiato torna in Assassin's Creed Rogue
Un Adéwalé invecchiato torna in Assassin's Creed Rogue

Questo è un titolo che punta molto più sulla sua componente di ficiton rispetto agli altri, facendo affidamento su poche istanze storiche (come il terremoto che ha raso al suolo Lisbona, qui piegato alle necessità narrative tanto per spettacolarizzare e svilire un evento catastrofico che ha segnato un punto di svolta nella storia della ricerca scientifica), al punto che una delle poche cose veramente appartenenti a quel periodo storico è la presenza dei pinguini (in realtà alche impenni) sulle coste nordamericane, prima che la caccia di massa li portasse all'estinzione nel XIX secolo.

Assassin’s Creed Unity

Il famigerato sbarco della serie sull'ottava generazione di console è stato criticato aspramente agli inizi, ma è indubbio che sia riuscito a lasciare un segno all'interno della comunità di giocatori, specialmente per le atmosfere proposte.

La Parigi delle ghigliottine di Unity
La Parigi delle ghigliottine di Unity

La Parigi rivoluzionaria riesce ad affascinare, in parte perché è una Parigi prenapoleonica, con ancora molto delle sue origini medievali a fare da contraltare allo sfarzo barocco (un luogo fondamentale del gioco è la Torre del Tempio, parte dell'antica cittadella templare, una fortezza realmente esistita, il cui ultimo baluardo è stato raso al suolo da Napoleone nel 1808).

La rivoluzione che vorrei

Tuttavia, quella che vediamo è una rivoluzione idealizzata, fatta di buoni propositi e piani da cattivi disneyani, discorsi fin troppo benevoli o fin troppo malvagi.

Le strade parigine colpite dalla forza rivoluzionaria
Le strade parigine colpite dalla forza rivoluzionaria

Ovviamente, quando si parla di società segrete, arrivano anche le teorie del complotto, ma qui rasentiamo fin troppo spesso l'implausibile, come la carestia causata dalla mano nascosta dei Templari (che, a meno che non ci fossero stati loro dietro l'eruzione del vulcano Laki in Islanda nel 1783 e al terribile clima che non lasciava scampo ai raccolti, ha veramente poco senso).

Bene e male

Troviamo anche il solito annacquamento delle vicende rivoluzionarie in favore del binomio bene/male che tanto piace alle produzioni d'intrattenimento.

Robespierre, un folle che tanto folle non era
Robespierre, un folle che tanto folle non era

Abbiamo, ad esempio, un Robespierre violento e spietato e un Danton liberale e fortemente contro il Regime del Terrore, quando il primo era molto più propenso rispetto ai suoi compatrioti a utilizzare la ragione e a ritardare lo scontro aperto, mentre il secondo era fortemente a favore del Terrore (famosa la sua frase "Siamo terribili per dispensare il popolo dall'esserlo"), tanto da aver istituito il tribunale rivoluzionario, di cui è stato lui stesso vittima.

Omissioni grossolane

Della dichiarazione di guerra del 1792 non c'è accenno, pur essendo un evento fondante della rivoluzione, che vedeva la stessa famiglia reale supportala, pensando che avrebbe aiutato a far scemare le ribellioni. Erano proprio gli estremisti come Robespierre a essere contrari alla guerra, per paura che potesse portare a una dittatura militare.

Gli ultimi attimi di Luigi XVI
Gli ultimi attimi di Luigi XVI

Poi ci sono i voti del tribunale per l'esecuzione di Luigi XVI che sono completamente sbagliati solo per creare quel poco di tensione in più (nel gioco 361 voti a favore dell'immediata esecuzione contro 360, in realtà 394 contro 321), facendo passare anche l'idea che il re fosse stato incastrato dalle macchinazioni Templari, quando, in realtà, stava complottando ai danni del popolo francese per invadere il suo stesso regno grazie all'aiuto delle grandi potenze europee dell'epoca.

Gli Assassini, fautori del buon futuro

Insomma, l'intera storia si esaurisce negli Assassini che aiutano i "buoni" fautori della monarchia costituzionale, mentre i Templari si rivelano essere i sostenitori del Terrore, che manipolano il popolo. Un classico.

La Torre del Tempio, uno dei tanti edifici scomparsi durante l'età Napoleonica
La Torre del Tempio, uno dei tanti edifici scomparsi durante l'età Napoleonica

Ultimo appunto: il doppiaggio. Unity è l'unico gioco ambientato in un contesto non anglofono dove tutti parlano come se fossero usciti da Downing Street dopo aver preso il tè delle cinque con il Primo Ministro. Certo, il fatto di doppiare con l'accento del luogo di provenienza dona sempre un effetto caricaturale, ma allora perché farlo in ogni altro singolo gioco (per di più con cognizione di causa, come accade nel primo capitolo con l'accento francese di Riccardo Cuor di Leone) e non in questo, l'unico ambientato in un contesto da Europa coloniale dove, per giunta, il francese era l'idioma più utilizzato? Paura di far fare brutta figura alla propria lingua madre?

Assassin’s Creed Syndicate

Ed eccoci arrivati al capolinea della vecchia concezione degli Assassin's Creed, quello con il formidabile rampino assolutamente figlio della Seconda Rivoluzione Industriale. Il problema più grande (a livello di accuratezza storica) di Syndicate è la totale sfocatura della portata dell'Impero britannico.

Nascondere le colpe sotto al tappeto

Siamo all'apice della sua potenza, durante l'età vittoriana, eppure non si ha quel senso di trovarsi al centro del mondo, in una città che dovrebbe essere ormai multietnica, la prima vera e propria metropoli moderna.

La Londra vittoriana di Syndicate
La Londra vittoriana di Syndicate

La povertà è "mascherata" da una manciata di orfani che girovagano per delle strade non proprio pulite, ma in condizioni decisamente migliori di come potevano apparire nel 1868, quando la questione degli "slums" (vere e proprie baraccopoli che si espandevano dietro gli angoli anche delle strade più agiate) era ancora lontana dall'essere risolta.

Eppure, i nostri protagonisti nuotano allegramente nel Tamigi senza alcuna ripercussione fisica (se la Senna ha avuto la reazione che ha avuto sugli atleti delle ultime Olimpiadi, vi lasciamo immaginare quale poteva essere il risultato di una traversata a nuoto nel pieno dell'era industriale).

Lottare per risultati già ottenuti

Se da un lato la povertà viene "addolcita", il gioco si sofferma molto sul guanto di sfida lanciato alla classe dirigente inglese da parte di un piccolo manipolo di ribelli, la cui influenza si espande a macchia d'olio man mano che liberano i cittadini ignari dal giogo di chi detiene il potere.

La lotta al potere si risolve... con una scazzottata?
La lotta al potere si risolve... con una scazzottata?

Tutta la questione della lotta di classe, che nel gioco è protagonista assoluta della "liberazione" di Londra dalla morsa aristocratica, era diventata meno radicale in quel periodo grazie alle riforme del 1832 e 1867, che garantivano una maggior rappresentanza a livello politico a tutto quello strato sociale che era sempre stato schiacciato dalle classi più agiate.

Poi, ovviamente, non mancavano sommosse e manifestazioni supportate dai sindacati, ma, anche qui, si risolve tutto con una bella scazzottata tra gang di strada, lasciando il tema delle organizzazioni sindacali fuori da ogni sorta di approfondimento, nonostante il titolo del gioco le richiami apertamente.

Assassin’s Creed Origins

Nel 2017 la saga si svecchiava in favore di un nuovo corso. L'introduzione delle meccaniche da gioco di ruolo sono andate pari passo con il ritorno alle "origini". La prima tappa è stata l'Egitto tolemaico, un periodo storico non nuovo al mondo dell'intrattenimento (lo vediamo ogni volta che spunta Cleopatra nel mondo dei media, più o meno).

L'Egitto tolemaico

È un Egitto, quindi, lontano dai fasti dell'antichità, governato principalmente da greci e adocchiato dai romani. Al timone di questa storia troviamo Bayek, un guerriero medjay, questi un tempo protettori di luoghi di grande rilevanza per i faraoni (ma, di fatto, destituiti molto prima della campagna di conquista di Alessandro Magno, di tanto precedente ai fatti raccontati nel gioco).

Bayek, il medjay fuori tempo massimo
Bayek, il medjay fuori tempo massimo

La sua devozione politeista lo mette in diretto contrasto con la moglie d'origine greca Aya, il che bilancia abbastanza bene due punti di vista discordanti nei confronti di un territorio socio-culturalmente frammentato come poteva essere l'Egitto ellenistico. Se questo attrito è ben presente tra i due coniugi, non si può dire altrettanto per il mondo di gioco.

Quanta libertà in una terra segregata

Quello tolemaico è stato un periodo di forte segregazione e attriti. Tuttavia, ciò che viene proposta è la solita idealizzazione di quel periodo come un momento di incontro multiculturale, di forte condivisione e apertura, proveniente dalla visione che la propaganda tolemaica voleva condividere con il mondo e la storia.

Cirene vista a volo d'aquila
Cirene vista a volo d'aquila

La maggior parte delle cariche di stato e delle posizioni di prestigio erano affidate a persone di discendenza ellenica (ricordiamo che la dinastia tolemaica trova le sue radici in Tolomeo I, un generale macedone amico di Alessandro Magno), mentre ciò che rimaneva degli egizi faceva molta difficoltà a spiccare a livello sociale.

L'architettura che fa la differenza

Per quello che concerne l'architettura, Assassin's Creed Origins fa un lavoro egregio, tanto che l'intuizione datagli da uno storico riguardo a una camera segreta nella Piramide di Cheope si è rivelata corretta, portandola alla luce durante una ricerca avvenuta non troppo tempo dopo l'uscita del gioco.

Finalmente delle Piramidi accurate!
Finalmente delle Piramidi accurate!

Le Piramidi sono finalmente bianche e comprensive del mastodontico pyramidion d'oro, a differenza di un'infinità di altre opere d'intrattenimento che si sono limitati a ricreare quelle visibili oggigiorno.

Il faro di Alessandria è imponente e spettacolare, degno rappresentate di una delle sette meraviglie del mondo. Anche il resto della città è abbastanza fedele alle planimetrie e ai resoconti urbanistici pervenutici.

Alessandria d'Egitto con il suo leggendario faro
Alessandria d'Egitto con il suo leggendario faro

Manca, come al solito, la varietà negli abitanti e la divisione in quartieri riconoscibili (la città ne aveva cinque, all'epoca) e la densità della popolazione dovrebbe quantomeno dare l'impressione che si tratti di una città da mezzo milione di abitanti, al tempo di Cleopatra e Tolomeo.

Romanzare, che passione!

Ma è con le figure storiche che il gioco si prende più di qualche "licenza poetica". Mentre il rapporto di rivalità tra Tolomeo e Cleopatra è più o meno ben rappresentato (l'esilio di Cleopatra, la guerra civile, la morte di Tolomeo, nonostante la parte del coccodrillo sia un tocco di sensazionalismo aggiunto dagli autori), quello tra la regina d'Egitto e Giulio Cesare segue le traiettorie romanzate di tutte quelle opere che vanno dal film di Mankiewicz del 1963 ad Asterix e Obelix.

Lo stereotipo di Cleopatra riprodotto egregiamente da Origins
Lo stereotipo di Cleopatra riprodotto egregiamente da Origins

La differenza di età è resa meno evidente tra i due e tutta la storia d'amore e il legame creatosi è qualcosa che la documentazione pervenutaci non prova in alcun modo, tanto che, prima della sua morte, il console ha avuto altre diverse "conquiste".

Tu quoque, Assassino?

Infine, la morte di Cesare. Assassinato, come tutti sappiamo, dalla congiura macchinata da Bruto e Cassio, qui sono gli Assassini (di cui fanno parte anche gli storici congiurati), guidati da Aya, a far calare la lama sul "tiranno".

Le Idi di Marzo dalla parte degli Assassini
Le Idi di Marzo dalla parte degli Assassini

Giusto, per carità, ma a fuoriuscire da questa visione di uno dei più efferati momenti della storia sono diversi elementi: la figura di salvatori di Bruto e Cassio dalla tirannia di Giulio Cesare, quando Bruto stesso, con molta probabilità (guardando alla sua storia), avrebbe dato inizio a una nuova tirannia, se non fosse morto prima; il coinvolgimento di tutto il Senato nell'attentato, quando, in realtà, molti cercarono di fermare l'atto; l'epica spettacolarizzazione di un omicidio premeditato, non dissimile da quelli che hanno segnato momenti neri della storia umana, da Abraham Lincoln a Francesco Ferdinando, semplificando il tutto attraverso la solita visione dicotomica tra bene e male.

Assassin’s Creed Odyssey

L'impronta ellenica di Origins si è evoluta in un capitolo dedicato alla Grecia Antica. Odyssey ci porta in piena (seconda) Guerra del Peloponneso, nel V secolo a.C., un conflitto fondamentale per il mondo antico e quello che ne è seguito.

Atene dall'Acropoli in Odyssey
Atene dall'Acropoli in Odyssey

Il gioco ci fornisce la possibilità di scegliere tra uno di due fratelli spartani, Alexios o Kassandra. Qualunque sia la nostra scelta, siamo mercenari che non si fanno scrupoli a schierarsi da una parte o dall'altra, a patto che la paga sia buona. Ma, già qui, ci troviamo dinanzi il primo dilemma: la rappresentazione della donna.

La questione femminile in Grecia

Odyssey, infatti, fa passare l'idea che una mysthios come Kassandra riesca senza problema a integrarsi a livello sociale e anche politico all'interno di questo scontro tra potenze, quando, con più probabilità, una tale carriera non sarebbe stata affatto possibile per la giovane (almeno senza camuffare la sua identità). Questo perché, tra tutte le civiltà antiche più rilevanti, quella greca era di gran lunga la più misogina.

Kassandra, la mercenaria che ce l'ha fatta sia come donna che come guerriera in una Grecia da sogno
Kassandra, la mercenaria che ce l'ha fatta sia come donna che come guerriera in una Grecia da sogno

Gli scrittori greci arrivavano perfino a cambiare i pronomi di donne che dimostravano grande tenacia e capacità di imporsi, perché non le consideravano più tali.

Sarebbe stato quantomeno interessante vedere il resto della società relazionarsi in modo differente con Kassandra, ma Ubisoft ha preferito lavarsene le mani e rendere la sua strada sostanzialmente identica a quella che avremmo percorso nel caso in cui avessimo scelto Alexios.

La Guerra del Peloponneso

Il conflitto in cui ci troviamo coinvolti, nostro malgrado, è quello tra Spartani e Ateniesi, ma questi non erano le uniche forze in campo. La Guerra del Peloponneso comprese anche diverse alleanze, tra cui quelle con Beozia, Macedonia e Persia.

Squadra rossa contro squadra blu sui campi di battaglia greci
Squadra rossa contro squadra blu sui campi di battaglia greci

Eppure, nel gioco ci si ritrova al solito binomio bene/male, blu contro rosso, con un'illusoria possibilità di scelta, quando, alla fin fine, il gioco ci costringe a parteggiare per Sparta, vuoi per la discendenza dei protagonisti, vuoi perché si sono rivelati gli effettivi vincitori della guerra.

A spiccare è anche la relativa forza ed estensione della flotta spartana che, pur potendo contare su un ristretto numero di navi, non era nulla a confronto di quella ateniese, anche quando faceva affidamento su risorse esterne. Non a caso, la guerra vedeva Sparta dominare nell'entroterra e Atene nei mari.

La famosa formazione a "rissa"

Poi impossibile non citare i combattimenti, di una caoticità tutta hollywoodiana, che sorvolano totalmente le più che documentate strategie belliche dell'epoca in favore di una zuffa che ricorda le lotte tra bande di strada di Syndicate più che delle battaglie campali tra potenze antiche.

La Guerra del Peloponneso, una polverosa zuffa, secondo Odyssey
La Guerra del Peloponneso, una polverosa zuffa, secondo Odyssey

Odyssey è anche il primo gioco che si immerge appieno nel legame tra mitologia e storia, leggenda e realtà, il che pare sensato, dato che molto di ciò che è rimasto di quell'epoca propone una visione non sempre razionale dei fatti (da intendersi con l'accezione e la rilevanza che diamo oggigiorno al termine).

Tra giusto e sbagliato

Il resto del gioco, poi, si bilancia tra inesattezze e verità. Ne citiamo giusto una manciata, tanto per rendere l'idea. Pericle non è morto assassinato, ma per via della peste. L'architettura greca, di base, è raffigurata in maniera egregia (pur trovando diverse ripetizioni): colorata, sgargiante e piena di veli e sete di ogni colore, esattamente come emerge dai documenti dell'epoca, con le statue finalmente colorate e non bianche come il latte o verdi bronzo ossidato.

Il Tempio di Zeus a Olympia
Il Tempio di Zeus a Olympia

Il Monte Olimpo, probabilmente il punto d'interessa naturale più famoso dell'intera Grecia continentale, non appare nel gioco, il che ha veramente poco senso, dato che si poteva fare di tutto sulla sua cima, come nascondere rovine della Prima Civilizzazione o, se proprio non ci si voleva scervellare a livello narrativo, una qualche battuta sul fatto di non averci trovato alcun dio.

Infine, Leonida finalmente si è scrollato di dosso la versione ipermascolina (assolutamente contestualizzata in quel caso, per carità) di Snyder e Miller per apparire come l'anziano signore che era al momento della battaglia delle Termopili, un re e condottiero di sessant'anni forgiato dalla guerra che, alla richiesta di Serse di consegnare le armi, rispose: "Vieni a prenderle".

Assassin’s Creed Valhalla

Con Valhalla, Ubisoft ci porta dal mondo classico a quello alto-medievale, precisamente nel bel mezzo dell'era vichinga. A differenza dei precedenti capitoli, con Valhalla è chiaro fin da subito che la visione seguita è quella tracciata dalla cultura popolare dal XIX secolo fino a oggi.

Vichingi Pop

I vichinghi vengono rappresentati come bruti dall'animo buono, coperti di tatuaggi, feroci guerrieri pronti alla morte così da essere accolti nel Valhalla, in piena assonanza con le testimonianze che Ahmad ibn Fadlan ci ha fornito. Peccato che lui parlasse dei Rus, vichinghi abbastanza differenti rispetto a quelli scandinavi, nonostante in origine provenienti dall'allora territorio svedese.

Vichinghi folli, tatuati e assetati di sangue: tutto vero?
Vichinghi folli, tatuati e assetati di sangue: tutto vero?

Le pochissime testimonianze anglosassoni che ci sono pervenute li descrivono come individui sempre ben vestiti, adoranti da gioielli di vario tipo, molto attenti alla propria cura personale (dei dandy ante litteram, in sostanza), carismatici e grandi seduttori. Non i guerrieri rudi e ricoperti d'inchiostro e iscrizioni pagane che siamo ormai abituati a vedere ovunque, per intenderci.

Da notare anche che quelli descritti in queste testimonianze sono principalmente normanni di provenienza danese. I vichinghi norvegesi prediligevano le coste irlandesi e scozzesi, quindi pare strano che sia stato scelto un personaggio come Eivor, proveniente dalla Norvegia, per trattare una storia principale interamente ambientata in Inghilterra.

Asgard, la cittadella degli dei che furono
Asgard, la cittadella degli dei che furono

Metà del gioco, poi, fa affidamento sulla mitologia norrena, probabilmente perché ci sono pervenute più testimonianze di quest'ultima (seppur decisamente meno di quante ne servirebbero per avere una visione esaustiva dell'argomento) che del periodo dell'insediamento vichingo in territorio inglese, ma non siamo qui per giudicare il lavoro di finzione svolto su un lavoro di finzione (anche se gli Jotun blu sono figli di Jack Kirby più che della mitologia arrivataci tramite i testi di Snorri Sturluson).

Guerrieri sconsiderati?

Anche le strategie di attacco vichinghe paiono distorte. È vero che i vichinghi erano grandi guerrieri e razziatori, ma non potevano nulla contro un esercito ben fornito, come ci dimostrano le sconfitte nelle poche battaglie campali che si sono trovati a combattere. Per questo prediligevano attaccare luoghi sui quali erano sicuri di avere la meglio, come monasteri sguarniti o piccoli insediamenti, appunto. Ma sicuramente non avrebbero mai assaltato di loro spontanea volontà una fortezza con sistemi di difesa e muri alti cinque metri, specialmente se non vi era un motivo più che valido per farlo (vedi l'assedio di Parigi).

Le razzie dei vichinghi non erano atti di furia omicida senza giustificazione alcuna
Le razzie dei vichinghi non erano atti di furia omicida senza giustificazione alcuna

La cosa che li rendeva temibili per i loro contemporanei e affascinanti per noi gente d'intrattenimento era la loro imprevedibilità calcolata, pronti ad attaccare nei luoghi più deboli e disposti ad attendere quando la situazione territoriale vergeva a loro sfavore. Erano, sostanzialmente, opportunisti dall'alto carisma, che non si facevano scrupoli a reclamare terre con il sangue, quando necessario; commercianti di schiavi in un mondo schiavista, dove non erano sicuramente gli unici trafficanti di esseri umani, come scoperto attraverso alcune documentazioni anglosassoni.

Il gioco non si tira quasi mai indietro dal farci vedere l'efferatezza di questo popolo, ma, anche per necessità di identificazione, rimane sempre sulla strada del sensazionalismo e della giustificazione, così da non far sentire eccessivamente in colpa coloro che si trovano a compiere, seppur virtualmente, quelle azioni.

Assassin’s Creed Mirage

Il più recente capitolo della saga ci riporta in Medio Oriente, seguendo le orme del primo capitolo e mostrandoci un luogo cardine per la Setta degli Assassini: Alamut e la Persia abbaside. Per quanto la portata del gioco sia decisamente più contenuta, Mirage riesce a colpire nel segno (a livello storico) molto più di quanto abbiano fatto i suoi predecessori, come abbiamo già avuto modo di vedere in un articolo dedicato.

Alamut, la prima roccaforte degli Assassini
Alamut, la prima roccaforte degli Assassini

Tolte alcune lacune nella storia principale (come la rivolta degli Zanj alla quale partecipiamo ma senza che nessuno ci spieghi mai perché tutto ciò stia accadendo), il mondo di gioco si presenta come un incrocio tra storicità e idealizzazione.

Il fatto che la Baghdad che esploriamo nel gioco sia stata spazzata via dai Mongoli nel 1258 ha permesso allo studio di creare un mondo di gioco con una capitale che funge da rappresentate per l'intero mondo islamico dell'epoca, un crocevia multiculturale molto più complesso di quello che abbiamo incontrato nell'Egitto tolemaico o in Grecia.

Una Bagdad riscostruita da zero
Una Bagdad riscostruita da zero

Non tralasciando le poche documentazioni che ci sono pervenute (e che si possono recuperare nel semplice ma sostanzioso Codex di gioco), Baghdad risuona in linguaggi provenienti da tutto il mondo e canti religiosi che si mescolano. Anche il modo in cui i vari personaggi interagiscono tra loro, si confrontano, si salutano, fanno riferimento (finalmente) a un modo di vedere la socialità non occidentalocentrico, dando credito al tempo, al luogo e alle tradizioni dell'ambientazione che Ubisoft ha scelto per raccontare un ulteriore tassello di questa storia millenaria fatta di oscure macchinazioni e fati da sfatare.

Quale Assassin’s Creed è più storicamente accurato?

Dopo questa gargantuesca impresa, ci troviamo alla domanda posta inizialmente: quale Assassin's Creed è più storicamente accurato? La risposta, dopo aver letto questo sunto complessivo (ma non completamente esaustivo, a causa dello spazio ristretto nel quale abbiamo dovuto far confluire una marea di informazioni), è difficile darla. Sì, la si può trovare basandosi su una lista di fattori e soppesando i vari errori e le varie verità, in un modo totalmente oggettivo, con caselle, crocette e tutto il resto.

Bozzetto per Assassin's Creed Unity
Bozzetto per Assassin's Creed Unity

Però, anche la domanda in sé, una che vediamo fare costantemente, forse posta senza fermarsi a riflettere su quello che rappresenta la serie, non ha molto senso di esistere. Assassin's Creed è e rimarrà sempre un lavoro di fiction storica, dove eventi e personaggi realmente esistiti vengono asserviti a una narrazione fittizia, fatta di colpi di scena, pretesti, eroi con i quali empatizzare e nemici da detestare.

Il solo fatto che abbia una struttura narrativa mina la sua valenza di documentazione oggettiva di un dato periodo storico, perché una narrazione è sempre qualcosa di estremamente soggettivo. Per quanto accurato voglia apparire, c'è sempre un punto di vista dominante che non sarà mai unicamente oggettivo.

Bozzetto per Assassin's Creed Origins
Bozzetto per Assassin's Creed Origins

Di più. Molti dei documenti dai quali la Storia che conosciamo è venuta a galla sono anch'essi resoconti estremamente soggettivi e spettacolarizzanti di eventi e personaggi che sono stati protagonisti di quest'ultima (giusto per grattare la superficie, le discordanti testimonianze della figura di Socrate da parte di Platone e Senofonte, la Guerra del Peloponneso tra mitologia e realtà raccontata da Tucidide, le stesse testimonianze mitologiche di Snorri Sturluson per quanto riguarda alcune tradizioni norrene, i resoconti dettati da Marco Polo per la stesura de Il Milione). Di conseguenza, è praticamente impossibile non raccontare questi periodi senza fare ricorso a una costruzione narrativa che giustifichi la narrazione stessa.

Perché sì, la Storia (a volte) è fatta di date esatte, di eventi catalizzatori, ma il fascino che deriva da questi momenti, quello che ci fa esaltare quando li vediamo riprodotti blandamente al cinema, o in un libro, o in un quadro, è la storia con la "s" minuscola che gli si cuce attorno, che sia raccontata dai vincitori o dai vinti.

Bozzetto per Assassin's Creed Mirage
Bozzetto per Assassin's Creed Mirage

Ogni istanza storica ha la possibilità di diventare leggenda, con il tempo. Quindi, andare a ricercare l'esattezza storica, come se ci si trovasse in un ideale museo (perché, attenzione, anche questi ci raccontano una storia a modo loro, seguendo una narrazione che esalta e omette dettagli) fatto di verità oggettiva e infallibile, in una serie di giochi che ci mette faccia a faccia con un eterno conflitto tra società segrete intente a proteggere il mondo nel modo che ritengono più adeguato, il tutto tramite artefatti magici di società antiche iper-avanzate, pare un controsenso già di per sé.

Bozzetto per Assassin's Creed II
Bozzetto per Assassin's Creed II

Quello perpetrato da Ubisoft sembra essere più un modo per introdurre il pubblico a una Storia che è di tutti noi e che è bene che tutti noi conosciamo, suggerendoci, tuttavia, di staccarci dal mondo dell'intrattenimento per andare a scavare in cose meno "divertenti", nate senza l'intento di esaltare e affascinare un pubblico assetato di passatempi, ma senz'altro capaci di fornire una visione più ampia di momenti che hanno scolpito il genere umano, con tutte le sue contraddizioni e le continue scoperte capaci, oggi e per sempre, di fugare dubbi e confutare convinzioni un tempo considerate come verità assoluta e inoppugnabile.

Voi cosa ne pensate? Come vi approcciate ai giochi di Assassin's Creed e quanta importanza date alla loro visione dei periodi storici che affrontano? Fatecelo sapere nei commenti.