A volte capita d'imbattersi in videogiochi avvolti in un'atmosfera che profuma di casa, titoli capaci di risvegliare i ricordi sopiti degli anni in cui, ancora soggetti alla meraviglia, ci si perdeva semplicemente a osservare l'azione sullo schermo, attraversando livelli perlopiù lineari, confezionati con amore, con un largo sorriso stampato sul volto. Cosa che accadeva, per esempio, lungo i fondali dei primi capitoli di Crash Bandicoot, durante le corse in groppa alla tigrotta Pura e le fughe dai massi rotolanti, oppure attraversando portali assieme a Spyro, pronti a esplorare piccoli mondi artigianali alla costante ricerca di gemme preziose e segreti nascosti dagli sviluppatori.
Alla luce di quelle memorie, è molto triste assistere a un'industria contemporanea che osserva quasi pigramente l'annuncio di un nuovo Astro Bot: se il mercato di massa si è abituato sempre più a considerare "grandi videogiochi" solamente quelli che rispondono a determinate caratteristiche - spesso legate al fotorealismo - è proprio in lavori come quello del Team Asobi che si trova ancora la scintilla della passione, il desiderio di spingere al limite una data visione creativa per inviare una lettera d'amore a chiunque apprezzi determinate esperienze. In occasione dei Play Days della Summer Game Fest abbiamo provato il nuovo Astro Bot: come non accadeva da ormai quattro anni, PlayStation 5 e il suo DualSense hanno immediatamente ricominciato a sprizzare magia.
Astro Bot è tornato
Chiusa la parentesi di Astro's Playroom, piccolo regalo incluso gratuitamente in qualsiasi PS5, Team Asobi si è guadagnato il diritto di mettersi al lavoro un'avventura indipendente e che avventura: avviando Astro Bot ci si trova catapultati in una frizzante mappa dell'universo, piccolo overworld dal quale, navigando a bordo dell'astronave DualSense, ci si può orientare fra il misterioso hub centrale e sei diverse costellazioni dalle sembianze mostruose, in pratica i sei diversi mondi che costituiscono l'interezza dell'offerta, ciascuna ispirata alla forma di vecchi e nuovi nemici del robottino soccorritore.
Considerando che ciascuna costellazione ospita al suo interno diversi livelli - in media una quindicina per ognuna - è evidente che non si tratta assolutamente di un piccolo gioiello assimilabile al predecessore, ma di un'esperienza fatta e finita che promette d'intrattenere gli appassionati, e in particolar modo i giocatori completisti - per almeno 20 ore di straordinaria qualità. Una volta raggiunto un sistema stellare - nel nostro caso quello della piovra Octopus - ci si trova al cospetto di una selezione di pianeti, comete e anomalie gravitazionali che ospitano i singoli livelli in cui si dipana l'avventura. A quel punto non resta che scegliere un punto d'atterraggio, allacciarsi le cinture, e godersi il viaggio al bordo della navicella DualSense.
Gameplay, creatività, divertimento
Il nostro viaggio ha avuto inizio in un livello a tema parco acquatico, o forse a tema fenicotteri... magari era il livello subacqueo? Non ha importanza, perché le idee si sprecano attorno a ciascun fonale: quello che conta è che ciascuna delle ispirazioni messe in scena dagli sviluppatori può contare su meccaniche di gioco dedicate, su power-up unici e su un'atmosfera riconoscibile sin dall'istante dell'atterraggio, che avviene in tempo reale mentre si guida l'astronave Dual Sense sfruttando, per l'appunto, il giroscopio integrato nel Dual Sense.
Lo scopo ultimo di Astro Bot è quello di salvare i sette robottini dispersi in ciascun livello, anche se questa cifra è variabile: alcuni sono celati ai margini delle mappe, altri sono impegnati a fuggire dai nemici di turno, altri ancora si trovano all'interno di aree bonus nascoste... insomma, l'intera avventura è costruita attorno alla necessità di battere ogni centimetro dei pianeti, interagendo con quanti più elementi possibile della scenografia, andando a caccia di citazioni - ovviamente onnipresenti, oltre 150 dedicati ai soli personaggi videoludici - e tentando di raccattare oggetti collezionabili come i misteriosi frammenti di puzzle. Non c'è bisogno di specificare, a questo proposito, che il team ha puntato tutto sulla formula di Playroom, raddoppiando sull'innovazione e recuperando molte delle ispirazioni alla base di Rescue Mission.
L'originalità la fa da padrone: se nel livello acquatico il power-up dedicato consentiva di gonfiarsi come un pesce palla per raggiungere sporgenze elevate ma soprattutto per muoversi agevolmente sott'acqua, il palazzo in costruzione immediatamente successivo trovava il principale potenziamento in una specie di cane-razzo in grado di far coprire ad Astro distanze piuttosto elevate nonché di abbattere determinati ostacoli, per poi introdurre un'ulteriore meccanica legata a particolari magneti con cui raccattare oggetti metallici in stile Katamari al fine di attivare meccanismi dedicati.
Ancor più interessante è l'unico livello-boss con cui abbiamo avuto occasione di confrontarci, ovvero quello dedicato alla Piovra: tanto le fasi a piattaforme quanto la battaglia con il boss orbitavano attorno a una coppia di pugni a molla attivabili attraverso la pressione dei grilletti del DualSense, aprendo a un sistema di controlli inedito per certi versi simile a quello di Arms che, oltre a consentire di sfruttare le braccia allungabili come dei rampini, trasformava la sfida con il nemico in una specie di folle incontro di boxe in cui menare velocissime scariche di pugni.
La vera sorpresa è arrivata tuttavia con la conclusione della battaglia: sconfiggendo il boss, abbiamo di fatto salvato i Bot ispirati a Kratos e Atreus la cui barca era stata rovesciata dal mostro in questione. Dopo aver spiccato il volo, la coppia di dei è volata al sicuro sul proprio pianeta, un corpo celeste dedicato a God of War e chiaramente indicato dall'enorme statua in pietra del Mjolnir di Thor. Anche se non abbiamo potuto atterrare per dare un'occhiata, gli sviluppatori di Asobi hanno chiarito questa particolare natura di Astro Bot: se Playroom era interamente orientato alla celebrazione degli hardware PlayStation, questo nuovo progetto mira a fare la stessa identica cosa puntando però i riflettori sui personaggi e le IP di casa Sony.
Esplorando l'universo capiterà quindi di imbattersi non solo in piccoli easter egg legati a singoli robottini, ma in interi mondi progettati per rendere omaggio alle grandi produzioni del presente e del passato di Sony Interactive Entertainment. Dopodiché, conclusa la dimostrazione, ci è stata data l'occasione di testare anche un paio di livelli sfida, che apparentemente saranno quattro per ogni galassia: queste sezioni puramente platform sono pensate per spingere al limite la difficoltà di Astro Bot, offrendo un'esperienza che non solo riesce a saziare il palato dei giocatori più preparati, ma alzando ancora una volta il sipario su meccaniche di gioco inedite, nel caso specifico una clessidra con cui rallentare il tempo per un periodo limitato.
Non chiamatelo un "gioco minore"
Insomma, è bastata un'oretta in compagnia di Astro Bot per rendersi conto di quanto il Team Asobi sia intenzionato a fare sul serio: abbandonati i lidi della piccola produzione, questa volta l'intenzione è quella di creare un immenso titolo piattaforme ricamato attorno a PlayStation, eventualità che non si verificava da decine di anni ma che, in passato, ha contribuito a gettare le basi del successo della casa.
La domanda, a questo punto, è se il pubblico affezionato alla piattaforma - nello specifico quello che ha maturato il proprio affetto sul fronte dei grandi videogiochi narrativi - sceglierà di dare un'occasione anche a un piccolo robottino che è al tempo stesso vicinissimo e lontanissimo dal portfolio della macchina.
La sfida più grande, come ci hanno confermato anche gli sviluppatori, è far comprendere all'intero pubblico dei videogiochi l'impegno e la mole di lavoro necessari per confezionare progetti di un tale livello qualitativo, opere curate nei minimi dettagli che troppo spesso finiscono per trovarsi osteggiate a causa della loro identità, che li fa sembrare qualcosa di "più piccolo" rispetto alle ricette standardizzate delle produzioni AAA.
Alla fine c'è una sola cosa che conta: Astro Bot è tornato, e assieme a lui è tornata l'antica ispirazione che nel corso degli anni ha regalato agli utenti Crash Bandicoot, Spyro the Dragon e altre avventure divenute parte delle stesse fondamenta della piattaforma.
Astro Bot è un videogioco di una qualità eccelsa: il Team Asobi ha dimostrato di avere il pedigree necessario per confrontarsi con un genere che ha significato tantissimo per la storia di PlayStation, salvo passare in secondo piano in seguito all'evoluzione del medium. Non chiamatelo assolutamente un titolo "più piccolo": gli sviluppatori sembrano aver dedicato una cura straordinaria a ogni sfaccettatura del viaggio del robottino, confezionando meccaniche brillanti all'interno di grandi e piccoli livelli ricamati attorno a un'emozione e una soltanto, ovvero il puro e semplice divertimento. In poche parole, si tratta di una di quelle produzioni che fa scorrere un'ora come fossero dieci minuti, lasciando addosso la voglia irrefrenabile di scoprire cosa si nasconda sul prossimo pianeta.
CERTEZZE
- Bello da vedere, fluido da giocare, sempre divertente
- Tantissimi easter egg dedicati all'intero mondo dei videogiochi
- Introduce costantemente nuove brillanti meccaniche di gioco
- Come al solito il DualSense viene spinto al massimo
DUBBI
- Riuscirà a mantenere questo livello di varietà?
- Come sarà accolto dal pubblico di PlayStation?