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Call of Duty: Black Ops 6, il verdetto sulla campagna single player

In attesa della recensione, abbiamo divorato la campagna di Call of Duty: Black Ops 6 e siamo pronti ad esprimere il nostro verdetto. Vale la pena giocarla, questa volta?

PROVATO di Gianluca Musso   —   27/10/2024
Una delle immagini promozionali di Call of Duty: Black Ops 6
Call of Duty: Black Ops 6
Call of Duty: Black Ops 6
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C'è un malinteso di fondo, quando si discute delle campagne a giocatore singolo dei Call of Duty. L'opinione comune è infatti quella che si tratti di un contenuto secondario, quasi marginale, dato che solo una piccola frangia di videogiocatori la consuma ogni anno.

L'equivoco, però, è del tutto evidente dopo aver realizzato che sono proprio i capitoli la cui componente multigiocatore era affiancata da una campagna di assoluta qualità, quelli a rimanere scolpiti nell'immaginario collettivo per l'eternità. Del resto, pensate per un secondo agli elementi distintivi della storica serie Activision. Ecco, a quanti di voi sono venuti in mente proprio i suoi celebri personaggi?

È proprio attorno a un ristretto manipolo di mascotte immortali che il successo della serie ha saputo consolidarsi col passare degli anni. Per questo non potevamo non inaugurare il percorso che ci porterà alla recensione di Call of Duty: Black Ops 6 con un articolo dedicato proprio alla sua campagna; l'abbiamo giocata dall'inizio alla fine e siamo pronti a raccontarvi il motivo per cui rappresenta un tassello fondamentale di questo nuovo capitolo, che non dovreste perdervi per alcuna ragione al mondo.

Il nemico è all'interno

Gli sviluppatori ci avevano anticipato qualche dettaglio sulla storia al centro di questa campagna che, quest'anno, è curata da Raven Software, che da qualche tempo supporta lo sviluppo dei Call of Duty sotto l'ala di Treyarch.

Woods torna tra i protagonisti in Call of Duty: Black Ops 6
Woods torna tra i protagonisti in Call of Duty: Black Ops 6

Lo studio californiano, edizione dopo edizione, ha sempre cercato di inseguire una concreta coerenza narrativa, ecco perché la campagna di questo capitolo è saldamente intrecciata agli altri filamenti della trama che Treyarch tesse ormai da quasi quindici anni. La storia però non è direttamente collegata con quella dell'ultimo Black Ops, ma è comunque incentrata sulle figure di Frank Woods e Russell Adler, che per questa missione saranno affiancati da un cast di personaggi del tutto inedito, ma davvero ben assortito.

Tra loro spicca William "Case" Calderon, un protagonista nuovo di zecca di cui non si sa praticamente nulla, ma che impareremo a conoscere nel corso dell'avventura, assumendone il punto di vista in quasi ogni missione. La squadra, anche questa volta, sarà impegnata a salvare il mondo - meglio, l'America - da una nuova minaccia globale, che però è molto diversa dal solito.

Una delle missioni in Iraq ha un taglio open world, con obiettivi secondari e segnalini sulla mappa
Una delle missioni in Iraq ha un taglio open world, con obiettivi secondari e segnalini sulla mappa

C'è infatti una grande, enorme differenza in grado da sola di rendere già di per sé sufficientemente interessante la campagna di questo Black Ops 6. Il nemico, questa volta, non ha niente a che vedere con la Russia o con qualche narcotrafficante assetato di vendetta. La squadra deve vedersela con un nemico molto meno scontato, ovvero un'organizzazione nota come Pantheon, che ha allungato i suoi tentacoli fino ai livelli più alti della CIA e del governo statunitense, prendendone il controllo. Chiunque potrebbe esserne una pedina, e per questo ancora una volta la parola d'ordine di tutta la storia sarà semplicemente una: non fidarsi di nessuno.

Da questo nucleo narrativo cresce e si sviluppa un intenso spy thriller ambientato ai quattro angoli del pianeta, dal taglio squisitamente cinematografico, e anche ricco di diversi colpi di scena, anche se in questo caso la trama è forse più lineare di quanto visto in Cold War. Evitiamo ogni genere di spoiler sullo svolgersi del racconto, ma dobbiamo sottolineare che forse è proprio la qualità della sceneggiatura ad averci un po' deluso.

Come di consueto, la campagna di Call of Duty: Black Ops 6 si intreccerà con eventi storici di enorme rilievo
Come di consueto, la campagna di Call of Duty: Black Ops 6 si intreccerà con eventi storici di enorme rilievo

Avevamo enormi aspettative in merito ai risvolti inaspettati che avrebbe potuto imboccare la storia, anche considerato quanto talento abbia Treyarch nel costruire dei colpi di scena semplicemente sbalorditivi. In realtà, qui ce ne sono alcuni ma sono stati meno impattanti del solito, anche se la cosa è ben bilanciata dalla scrittura di ciascun personaggio, a nostro parere del tutto fuori scala per gli standard della serie Call of Duty.

Nuovi eroi, vecchie ferite

Sì, perché il vero fiore all'occhiello di questa campagna è rappresentato dai nuovi personaggi, ognuno caratterizzato in modo semplicemente perfetto, e a cui è davvero facile affezionarsi nel corso della storia.

Russel Adler in una delle missioni della campagna di Call of Duty: Black Ops 6
Russel Adler in una delle missioni della campagna di Call of Duty: Black Ops 6

Vi avevamo parlato di Troy Marshall, un agente della CIA con degli ideali e una forte morale, e di Sevati Dumas, un'assassina con un passato oscuro, che viene assoldata da Adler per i suoi contatti con un'organizzazione criminale legata a Pantheon. Oltre a loro c'è Felix Neumann, un tedesco cresciuto a Berlino Est che si è dedicato alla non-violenza, e che per questo supporterà la squadra in veste di tecnico informatico.

Non crediamo a quello che stiamo per scrivere, ma la realtà oggettiva è che questo ristretto cast di personaggi potrebbe essere uno dei migliori apparsi in tutta la storia della serie Call of Duty, cosa che sicuramente deriva anche dalla possibilità di conoscere le loro storie personali all'interno del rifugio, un ex nascondiglio del KGB in Bulgaria che visiteremo tra una missione e l'altra. Qui si può appunto approfondire la conoscenza dei compagni di squadra - grazie a un sistema che prevede addirittura dei dialoghi a scelta multipla - ma anche dedicarsi a un nuovo sistema di gameplay che qui fa il suo esordio assoluto.

I protagonisti della campagna di Call of Duty: Black Ops 6
I protagonisti della campagna di Call of Duty: Black Ops 6

Woods, Adler e gli altri compagni di Case non possono fidarsi della CIA a causa delle infiltrazioni di Pantheon, e ora che la carta di credito dell'agenzia è scoperta, per finanziare le operazioni del team avremo modo di raccogliere del denaro durante le missioni, che può essere poi investito al rifugio in cambio di potenziamenti permanenti alle abilità di Case: che si tratti di velocizzare il tempo di ricarica delle armi, abbatterne il rinculo, portare con sé più equipaggiamento o fare danni maggiori ai nemici rinforzati, avremo totale libertà nello scegliere quale aspetto del combattimento migliorare.

Questo aspetto secondo noi non ha alcuna velleità di rivoluzionare la campagna per darle quasi un taglio da RPG, ma è sicuramente efficace per ampliarne la profondità, anche se tutto il sistema è forse un po' troppo accennato, mentre avremmo gradito che fosse integrato meglio nel gameplay della campagna. Come nota a margine, se vi troverete a esplorare il rifugio dedicate qualche minuto a dare un'occhiata in giro. Come la tradizione Black Ops impone, anche nel nascondiglio ci sono un buon numero di segreti ed easter egg pronti per essere scoperti.

Gameplay e missioni

I personaggi di questa campagna ci hanno quindi conquistato su tutta la linea, tuttavia è sotto un altro aspetto che Raven ha svolto il miglior lavoro possibile.

Una scena tratta dalla missione della raccolta fondi in Call of Duty: Black Ops 6
Una scena tratta dalla missione della raccolta fondi in Call of Duty: Black Ops 6

Innanzitutto, la campagna gode dei miglioramenti applicati al sistema di movimento nell'ambito della rivoluzione apportata dall'Omnimovement, ovvero la possibilità di scattare e tuffarsi in ogni direzione possibile. Fatta eccezione per questa grande novità, il gameplay della componente a giocatore singolo di Call of Duty: Black Ops 6 rimane solido come sempre, anche grazie una piccola innovazione apparentemente di poco conto, ma che invece riesce a rendere più profondo l'approccio tattico alle diverse situazioni di combattimento.

In questo capitolo, infatti, non dovremo selezionare di volta in volta quali equipaggiamenti tattici e letali trasportare durante un livello, ma potremo invece raccogliere ogni genere di gadget o di granata, per poi scegliere liberamente quale utilizzare grazie a una comoda ruota dell'equipaggiamento. La cosa si è rivelata preziosa quando ci siamo trovati a combattere contro i nuovi nemici d'élite, una categoria speciale di antagonisti capaci di rappresentare una considerevole minaccia per il giocatore, specialmente quando si gioca a difficoltà Veterano. Questi sono dotati di una solida corazzatura e non basteranno le armi leggere per mandarli al tappeto, per questo abbiamo apprezzato la possibilità di ricorrere a un equipaggiamento completo, mentre li affrontavamo.

Adler in una delle scene più esplosive della campagna di Call of Duty: Black Ops 6
Adler in una delle scene più esplosive della campagna di Call of Duty: Black Ops 6

Per quel che riguarda la longevità della componente single player di Call of Duty: Black Ops 6, siamo arrivati ai suoi titoli di coda dopo circa 8 ore di gioco, una cifra su cui incide molto il modo in cui la si affronta, considerato che ognuna delle 11 missioni che la compongono include un buon numero di piccoli extra - come denaro o pezzi d'equipaggiamento - che si ottengono solo attraverso l'esplorazione. Sapevamo, ricordando quanto visto in quella di Cold War, che questa avrebbe incluso diverse missioni dal ritmo più compassato, focalizzate sulla furtività piuttosto che sulle sparatorie, e siamo rimasti però sorpresi scoprendo quanto Raven abbia scelto di portare questo concetto all'estremo, confezionando dei livelli così eterogenei da rimanere davvero memorabili.

Natalie Pohorski ce lo aveva accennato a Londra, ma non eravamo comunque preparati alla straordinaria varietà offerta da queste missioni, che cambiano e si trasformano anche al loro stesso interno, offrendo sequenze di gameplay spesso agli antipodi. Per non parlare, poi, delle ambientazioni che ci troveremo a esplorare in questo capito, semplicemente eccezionali per il loro fascino. Dalla raccolta fondi a Capitol Hill con Bill Clinton fino alla polvere del deserto dell'Iraq, passando poi per un colpo in uno splendido casinò italiano. Non c'è dubbio, la campagna di Call of Duty: Black Ops 6 ha dalla sua una fotografia spesso mozzafiato, anche grazie a una grafica di ottimo livello.

A differenza della campagna, un comparto tecnico davvero eccellente

Non potevamo non spendere qualche parola sul comparto tecnico a supporto di questa campagna, tanto piacevole da giocare quanto da vedere.

La missione del casinò è forse quella che ci ha colpiti di più
La missione del casinò è forse quella che ci ha colpiti di più

Se da un lato riteniamo che l'impatto grafico offerto da modalità come il multigiocatore e Zombie sia leggermente al di sotto delle nostre aspettative - ma tutto a suo tempo, affronteremo questo discorso all'interno della recensione del gioco - dobbiamo riconoscere alla campagna una realizzazione tecnica semplicemente eccellente, sia per quel che riguarda il colpo d'occhio offerto dalle ambientazioni, sia sul fronte dei modelli tridimensionali di armi e personaggi.

Parlando con Karen David e Y'lan Noel avevamo scoperto quanta attenzione Raven avesse infuso nel motion capture degli attori, cosa rivedibile poi nelle loro animazioni facciali durante i dialoghi, mai così belle in un Call of Duty. La cosa sembra di poco conto ma è in realtà cruciale, nell'ambito della costruzione della personalità di ciascun personaggio all'interno della campagna. In ultimo, è di ottima fattura anche il comparto audio, che include un doppiaggio interamente in italiano, di discreta qualità.

C'è poco da dire, la campagna di Call of Duty: Black Ops 6 è indubbiamente una delle migliori degli ultimi anni, anche solo per l'incredibile varietà di situazioni e scenari che è in grado di offrire. Non abbiamo del tutto apprezzato come si sviluppa la storia, forse a causa delle enormi aspettative che avevamo in merito dopo aver giocato quella di Cold War, ma non fraintendete in alcun modo come stanno le cose. Se avete acquistato il gioco o possedete un abbonamento al Game Pass, non azzardatevi ad ignorarla preferendole il multigiocatore o Zombie, perché vi potreste perdere un gioiello che, ve lo anticipiamo, finirà per impreziosire il bilancio finale di questo Call of Duty.

CERTEZZE

  • Le missioni posseggono tutte un carattere distintivo
  • La scrittura dei personaggi principali è straordinaria
  • Gameplay divertente come sempre, impreziosito da qualche azzeccata novità

DUBBI

  • La trama non si sviluppa in modo poi così sorprendente
  • Il sistema dei potenziamenti poteva essere più elaborato