Negli ultimi giorni si parla parecchio, tra appassionati e stampa specializzata, dell'impatto deleterio che l'inseguimento delle mode da parte dei colossi del settore possa generare sull'industria videoludica, sul fronte tanto creativo quanto economico e pubblicitario (sì, naturalmente ci riferiamo al Concord-gate, se permettete il neologismo). Eppure tale tendenza è sempre stata presente, in proporzioni e modalità differenti: al sorgere di un nuovo genere di successo, si cerca di declinarne la formula nella maniera più astuta e massiccia possibile, generando talvolta delle parabole evidenti, in cui nel giro di qualche anno si può assistere all'ascesa, all'apice e al declino di una formula vincente.
Questo fu anche il caso di un genere, anzi di un format, che spopolò nella seconda metà degli anni 2000: si tratta dell'ondata dei giochi musicali con periferiche dedicate, quasi esclusivamente rappresentati da due serie, Guitar Hero e Rock Band. Specialmente a partire dal 2007 (anno di uscita di Guitar Hero III) tantissime case erano accomunate dall'ingombro di almeno una chitarra di plastica dai tasti colorati, con Activision da un lato e MTV Games dall'altro intente a sfornare nel giro di pochi anni capitoli su capitoli delle due serie; tuttavia, all'alba degli anni '10, il format giunse ad un repentino declino, con il definitivo canto del cigno nel 2015, costituito dall'uscita dei due ultimissimi tentativi di resuscitare questo fenomeno di massa: Guitar Hero Live e Rock Band 4.
Oggi, osservando da lontano questa affascinante parabola che ha coinvolto tantissimi appassionati tanto di videogiochi quanto di musica, si può cercare di identificarne lo zenith, il quale, a parer mio, è giunto nel 2009, e più precisamente quindici anni fa, il 09/09/09, giorno di pubblicazione di The Beatles: Rock Band. Quella data (probabilmente non casuale, dato il ruolo del numero 9 nella "mitologia beatlesiana") fu una giornata importantissima per tutti gli appassionati dei Fab Four: svariate emittenti radiofoniche e televisive trasmisero contemporaneamente brani dei Beatles, per celebrare l'uscita di un videogioco musicale tutto dedicato alla band e la simultanea pubblicazione della loro discografia rimasterizzata su CD con una qualità audio tirata a lucido. Quel 9 settembre 2009 fu fondamentale anche in termini di una rinnovata visibilità per quello che era già il gruppo più popolare della storia della musica: in particolare, con la pubblicazione di The Beatles: Rock Band, giunto contemporaneamente sulle tre piattaforme da salotto dell'epoca (PS3, XBox 360 e Wii), il catalogo dei quattro di Liverpool poteva ora arrivare in una maniera tutta nuova tra le mani di giovani e giovanissimi.
Un omaggio, più che un videogioco
The Beatles: Rock Band, sviluppato da Harmonix Music Systems per MTV Games, non fu il primo esperimento monografico di "rhythm game con gli strumenti di plastica": l'anno precedente vi fu un'espansione DLC di Rock Band tutta dedicata agli AC/DC (poi pubblicata in formato fisico come titolo stand-alone), ed anche Activision pubblicò Guitar Hero: Aerosmith, spin-off dedicato alla band di "Sweet Emotion". Tuttavia entrambi questi titoli non ebbero, per varie ragioni, l'importanza e la profondità dell'omaggio di Harmonix a McCartney, Lennon, Harrison, Starr e ai loro fan.
Sì, perché per quanto possa apparire retorico, The Beatles: Rock Band risultò essere ben più di una semplice compilation di brani dei Beatles convertiti nel format di Rock Band/Guitar Hero: complice la diretta collaborazione di Dhani Harrison (figlio di George) con il team di sviluppo, questo spin-off finì per essere una vera e propria lettera d'amore ai Beatles, al loro immaginario, nonché ad un'epoca magica e fondamentale per la musica leggera.
La prima cosa che distingueva The Beatles: Rock Band dai suoi predecessori (monografici e non) era un'attenzione certosina all'estetica di ciò che accadeva dietro le note colorate che piovevano sul fondo dello schermo. Ancora oggi questo titolo è meraviglioso da guardare: in primis, ai fantocci caricaturali che dovevano rappresentare le grandi rockstar nei precedenti capitoli di Rock Band e Guitar Hero si sostituirono delle fedelissime trasposizioni poligonali dei Fab Four, riprodotte nei minimi dettagli del loro abbigliamento, delle loro pettinature e di tutti i loro numerosi cambiamenti stilistici attraversati nel corso degli anni '60. Dagli iconici completi dello storico concerto allo Shea Stadium del 1965, ai coloratissimi costumi della copertina di Sgt.Pepper's Lonely Hearts Club Band del 1967, passando per tutte le barbe, i baffi e le zazzere che hanno sfoggiato negli anni, i tipi di Harmonix hanno dedicato una cura lodevolissima a queste chicche visive.
Altrettanta attenzione è stata posta alla riproduzione degli ambienti fondamentali in cui i Fab Four hanno suonato, dal Cavern Club di Liverpool, alla storica esibizione del 1964 all'Ed Sullivan Show, fino al concerto sul tetto del 1969 e, ovviamente, allo Studio 2 di Abbey Road, dove il gruppo ha inciso quasi tutti i loro brani. Anche in tal caso gli ambienti erano rappresentati alla perfezione, ed anche per questo si possono perdonare delle piccole "licenze storiche" prese dagli sviluppatori: ad esempio "And Your Bird Can Sing" non fu mai eseguita al Budokan di Tokyo nel 1966, e tanto meno "I Me Mine" fu suonata sul tetto della Apple nel gennaio 1969. Si trattava in ogni caso di libertà che tuttavia rispettavano il più possibile la cronologia della storia del gruppo, e dunque non del tutto campate in aria.
Un viaggio da sogno
In merito alla riproduzione degli ambienti, un ulteriore tocco di classe di Harmonix fu rappresentato dalla trovata dei cosiddetti "dreamscapes", scenari onirici adottati come soluzione al fatto che dal 1966 al 1969 i Beatles non si esibirono dal vivo davanti ad un pubblico. Per evitare di rappresentare in tantissimi brani un ambiente angusto e poco accattivante come uno studio di registrazione, gli sviluppatori decisero di dar vita alle canzoni di quegli anni con un'esplosione di colori e scenari immaginifici coerenti con la simbologia di ogni brano: ecco quindi che "Yellow Submarine" trasporta il quartetto sul fondo del mare nell'iconico sottomarino giallo, e "I am the Walrus" mette in scena un delirio psichedelico a base di trichechi, sulla base delle immagini del film "Magical Mystery Tour". Va ribadito: nel denso filone di questi giochi musicali, mai fu data tanta attenzione all'iconografia storica dei brani e della carriera degli artisti coinvolti. Già solo per questo The Beatles: Rock Band rappresenta l'apice creativo e produttivo del suo genere.
Altro elemento di rilievo era rappresentato dalla scaletta, originale e coraggiosa. Scelte apparentemente obbligatorie vennero messe da parte per fare spazio a brani decisamente meno noti al grande pubblico ma molto più adatti alla dimensione da band che il gioco intendeva spingere: dunque niente "Yesterday", "Let It Be" o "Hey Jude", e spazio invece a brani che facevano le gioia dei fan più accaniti come "Hey Bulldog" e "Taxman". Nessun album della discografia è stato trascurato, inclusi i dischi meno brillanti come "Beatles for Sale" e "Yellow Submarine". Insomma, era evidente come il team di Harmonix fosse ben conscio di quanto gli appassionati dei Fab Four fossero devoti ed esigenti (posso garantirlo: sono uno di loro), portando quindi a scelte ed accortezze inaspettatamente poco ruffiane nei confronti del grande pubblico. Ulteriore tassello che rendeva questo spin-off il più interessante esponente del suo filone fu, come si è accennato, l'enfasi alla dimensione multiplayer, qui più presente che mai. Mentre i capitoli di Guitar Hero si basavano sulla performance virtuosa del singolo "musicista" (qualcuno ha detto Dragonforce?), Rock Band teneva fede al suo nome e spingeva decisamente meno sulla difficoltà esecutiva a favore della dimensione gruppale.
Il gioco promuove infatti in maniera marcata l'esperienza multiplayer da salotto, sia includendo diversi achievement interni ottenibili solo in gruppo, sia attraverso un inedito approccio alle parti cantate. A differenza di altri esponenti del genere infatti, che si affidavano alle voci soliste, qui il gioco invita a riprodurre le magiche armonie vocali della band permettendo di cantare con ben tre voci contemporaneamente! Ciò portava potenzialmente alla possibilità di giocare in sei persone nella stessa sessione (tre cantanti, un chitarrista, un bassista e un batterista).
Probabilmente non molte persone avranno potuto godere di questa possibilità; tuttavia si tratta di un grande esempio di multiplayer locale, difficilmente riproducibili nello scenario videoludico odierno.
Il canto del cigno
Pur valorizzato da uno splendido supporto post-lancio, con dei DLC che includevano tre interi album della loro discografia (Rubber Soul, Sgt.Pepper ed Abbey Road), e pur straripando di contenuti, modalità e chicche di ogni genere, The Beatles: Rock Band non divenne il gioco musicale monografico più venduto, piazzando poco più di tre milioni di copie e restando quindi circa mezzo milione indietro rispetto a Guitar Hero: Aerosmith. Tuttavia, per successo di pubblico e critica, col senno di poi possiamo dire che lo spin-off dedicato ai quattro di Liverpool è stato l'ultimo vero successo di quel format videoludico. Già a partire dall'anno successivo, con Guitar Hero 5, i rhythm game a base di periferiche dedicate videro un repentino crollo nelle vendite e nei consensi della critica, sparendo ormai nove anni fa definitivamente dallo scenario videoludico, come una bellissima meteora che per motivi intrinseci non poteva che essere effimera.
In ogni caso, non poteva che spettare alla band più importante della storia della musica l'onore di chiudere la stagione migliore di quel filone. In generale, The Beatles: Rock Band trasudava amore da ogni poligono, da ogni nota, da ogni menu: amore per la musica e per la sua condivisione, amore per l'arte dei Beatles, amore per tutto ciò che hanno rappresentato nella cultura popolare, e ovviamente tutto l'amore contenuto nei loro testi, nelle loro melodie, come filo conduttore dell'intera loro produzione musicale. E infine, amore per un connubio così perfetto tra due forme d'arte meravigliose, a cui tanto vogliamo bene: musica e videogiochi.