Il giovane Adrian vuole scoprire la verità sulla morte della madre, accaduta in circostanze misteriose, nonché il perché dell'esistenza di un serie animata orrenda che porta il suo nome. Nella sua indagine, si imbatte in Xipe Totec, una divinità assetata di sangue che vive da anni in una villa in cui sono successi dei fatti indicibili. Come ha fatto ad arrivare lì?
Quello dei survival horror in prima persona è un genere battutissimo dagli sviluppatori indipendenti, che lo vedono come un modo per mettere in gioco le loro passioni, spesso le loro ossessioni, svelando allo stesso tempo i lati più oscuri della natura umana. Nel caso del primo titolo di Nyctophile Studios, l'obiettivo è quello che di mescolare le meccaniche tipiche del genere con la mitologia azteca, decisamente poco sfruttata dai videogiochi. Abbiamo quindi provato la demo di Death Relives aspettandoci quantomeno uno scenario originale, ma siamo stati in parte delusi.
Nello scantinato
La demo è in realtà molto breve e si finisce in meno di venti minuti, soprattutto una volta che ci si rende conto che non ci sono particolari pericoli da affrontare e si procede a passo più spedito nell'esplorazione delle poche aree visitabili. All'inizio ci troviamo in uno scantinato pieno di sangue e con un cadavere appeso al soffitto. Perlustrando l'area ci accorgiamo che non ci sono uscite. Intanto che siamo qui il gioco ci spiega le sue funzioni principali, che in realtà non sono moltissime. Dopo aver raccolto una torcia frontale (una torcia elettrica da testa), che possiamo accendere per illuminare l'area, decidiamo di interagire con il cadavere appeso, che cade a terra producendo un bel tonfo. A quel punto si iniziano a sentire dei passi che fanno tremare l'intero luogo. Xipe Totec si sta avvicinando. Diciamo che la furtività non è la sua specialità. Non abbiamo modo di difenderci, quindi il tutorial ci indirizza verso un nascondiglio, dove ci rintaniamo senza indugio alcuno.
La simpatica divinità azteca, dall'aspetto minaccioso quanto stranamente buffo (non sappiamo perché ci ha fatto venire in mente alcuni cattivi della serie classica di Scooby Doo) entra sfondando una porta che prima era chiusa. Ora sappiamo dove dobbiamo andare, ma prima bisogna sopravvivere. Pur non vedendoci, Xipe Totec perlustra l'intera area e viene a dare uno sguardo anche al nostro nascondiglio, facendo partire un minigioco in cui bisogna premere il tasto interazione al momento giusto per non fare rumore. Non essendo riuscito a trovarci, la divinità va ad afferrare il cadavere ed esce dall'area, dandoci la libertà tanto agognata.
Puzzle
Usciti dal nascondiglio, ci dirigiamo verso la strada appena aperta raggiungendo una specie di ala carceraria, piena nemmeno a dirlo di cadaveri sanguinolenti e strumenti di tortura. In giro per l'area si trovano dei fusibili e una ghigliottina, che attiviamo decapitando un cadavere così da ottenere un oggetto che ci serve per proseguire. Qui entriamo in contatto con i primi puzzle, decisamente semplici. Trovati quattro fusibili dobbiamo inserirli in una scatola elettrica per ridare elettricità a un vicino montacarichi. Non c'è molto da meditare, in realtà, visto che l'interazione è sostanzialmente automatica. Basta avere tutti gli oggetti e il personaggio svolgerà le riparazioni in autonomia. Quindi il lavoro del giocatore è soprattutto di ricerca. Lo stesso accadrà subito dopo, quando dovremo sbloccare a martellate il meccanismo dell'ascensore. Anche qui tutto automatico. A noi spetta solo di far partire l'interazione e di seguire le indicazioni a schermo.
Impressioni
Raggiunto il piano successivo, ci ritroviamo all'interno della più classica villa piena di quadri e statue inquietanti. Dobbiamo trovare un modo per uscire. Dei rumori ci suggeriscono che Xipe Totec è in giro per l'area. Ci sono anche dei nascondigli in cui infilarci alla bisogna, che in realtà serviranno a poco. Esplorate le poche stanze accessibili troviamo un baccello radar, che ci indica la posizione dello scontroso dio, e una chiave con cui possiamo aprire un lucchetto che chiude una grossa porta a due ante. Visto che è l'unica azione possibile e il lampadario ambulante non si è fatto vedere, nonostante le minacce, eseguiamo e... guarda un po' chi c'è dall'altro lato? La demo finisce con Xipe Totec che ci afferra, ci sbatte a terra e ci schiaccia la faccia con una pedata. Sinceramente non siamo rimasti troppo impressionati. Per la versione finale gli sviluppatori promettono dei puzzle più difficili da risolvere e l'introduzione di meccaniche survival, qui quasi completamente assenti.
Di nostro possiamo dirvi che la versione dimostrativa permette di provare poco e male Death Relives, perché c'è solo un accenno alla mitologia che fa da sfondo all'azione, non ci sono momenti in cui si possa valutare l'intelligenza artificiale dello stalker nemico e i pochi puzzle sono di una semplicità enorme. Di base non abbiamo visto un singolo elemento che faccia spiccare il gioco o che ci abbia trasmesso la voglia di continuare a giocare, mettendoci in attesa della versione finale (prevista per il 2023). Detto questo non prendetela per una bocciatura, perché nella demo c'è veramente troppo poco per esprimere giudizi compiuti e forse è proprio questo il problema: manca davvero tutto, compresi i momenti horror. Paradossalmente sono molto più indicativi i filmati di gameplay pubblicati dallo studio di sviluppo che, mostrando delle fasi avanzate, consentono di vedere dei momenti più concitati del gioco.
La demo di Death Relives offre davvero troppi pochi elementi per farsi un'idea compiuta del gioco. In generale non ci ha colpito moltissimo, ma va detto che un titolo del genere potrebbe risaltare soprattutto sulla media distanza, ossia quando le fughe dallo stalker divino diventeranno più frequenti, i puzzle aumenteranno di complessità (si spera) e le meccaniche stealth e survival saranno sfruttate maggiormente.
CERTEZZE
- Lo stalker è originale
- L'atmosfera non è male
DUBBI
- I puzzle ci sono sembrati troppo semplici
- Una demo non dovrebbe dimostrare?