Diario del Capitano
Esclusiva? Sì, forse, no. La prassi è ormai sempre più consolidata presso i publisher di tutto il mondo: si fa un annuncio in pompa magna, si lascia tacitamente intendere che il gioco sarà un'esclusiva per una determinata piattaforma, e poi, con il passare del tempo, si ritratta. Capcom è l'ultimo caso, uno dei più eclatanti, ma non certo l'unico: annuncio bomba con dichiarazioni di amore incondizionato verso il GameCube, massima esposizione mediatica e, dopo un paio di mesi, un bel dietrofront.
Le vere esclusive, a parte i prodotti sviluppati internamente, sono rimaste davvero poche e anche franchise storici possono improvvisamente e inaspettatamente cambiare bandiera. I motivi sono sotto gli occhi di tutti:
1) La base installata conta molto, non a caso PlayStation 2 continua ad assorbire il maggior numero di esclusive, ma contano sempre di più i soldi che gli hardware manufacturer sono disposti a versare e gli accordi sottobanco. Soldi sicuri. Se Sony non avesse profumatamente pagato, ora sarebbe possibile giocare a GTA3 anche su Xbox.
2) Nonostante il fatturato dell'industria aumenti di anno in anno, sono sempre di più i publisher storici in difficoltà, e pochi sono quelli in ottima salute. Capcom ha chiuso malamente l'anno fiscale, Square è precipitata nel baratro sino ad essere stata sostanzialmente assorbita da Enix.
3) Il costo di sviluppo dei giochi sale vertiginosamente mentre il numero di copie vendute, anche per i blockbuster, raramente supera le cifre viste già all'epoca degli 8-16bit, e i margini si assottigliano. Un blockbuster su una piattaforma è manna dal cielo, ma perchè limitarsi a una sola console quando con qualche centinaio di migliaio di dollari si fanno un paio di conversioni, aprendosi con una modica spesa nuovi sbocchi sul mercato?
E di fronte ai profitti, le dichiarazioni d'intenti e d'amore, contano davvero poco...
Mauro Fanelli, responsabile editoriale area console