la vera novità è l’implementazione dei national ideals che hanno il potere di influenzare ovviamente l’evolversi della nostra nazione e soprattutto il modo in cui ci relazioniamo con i nostri vicini
Grafica 3D? Ma siamo sicuri che serva?
Niente a che vedere comunque con micromanagement e gestione maniacale delle derrate alimentari in ogni modo! Serve avere una sorta di “occhio lungo” da manager, non fermarsi alla situazione contingente ma gettare costantemente le basi per i lustri a venire.Di fatto la lungimiranza (oltre alla pazienza) è la dote che si richiede al giocatore di EU3. Anche perché nel gioco sono presenti dei bookmarks storici reali con i quali bisogna fare i conti. Quindi, o si da fondo ai nostri sogni ucronici, oppure rispettosi della storia si cerca di arrivare alla fatidica data del 1789 senza troppi stravolgimenti. La vera novità è l’implementazione dei national ideals che hanno il potere di influenzare ovviamente l’evolversi della nostra nazione e soprattutto il modo in cui ci relazioniamo con i nostri vicini.
Per arrivare a certi traguardi, non basta quindi automaticamente privilegiare una certa area d’interesse. Snaturare le tradizioni e gli interessi geopolitici di uno stato non è facile e non basta un semplice click per saltare di punto in bianco dal protezionismo più stretto ad un liberismo sfrenato all’insegna dell’ottocentesco lassez fair, lassez passer.
Di conseguenza la gestione politica, della diplomazia e delle alleanze assume sull’altare dello sviluppo, un ruolo chiave anche superiore per molti versi della mera potenza militare. Sfacciate manovre di palazzo, uomini chiave messi al posto giusto, matrimoni di convenienza, tutti questi fattori (e molto altro) concorrono al raggiungimento dei vostri scopi. Scegliere quindi un sistema politico piuttosto che un altro è quindi la pietra angolare che plasmerà il divenire della partita.
Military Tradition, ovvero come al solo pronunciare il suo nome la terra trema!
La gestione delle campagne militari invece privilegia ovviamente non tanto lo svolgimento in tempo reale degli scontri quanto le fasi di organizzazione degli stessi. Più battaglie si vincono, più alta sarà la propria military tradition.
Di conseguenza il sistema politico e la formazione degli eserciti, dipenderanno molto da questo: parole come coscrizione, mercenari, forza lavoro, assumono significati e pericoli diversi in base alla propria forza e reputazione.
Questo naturalmente se si intende portare avanti una partita di pura espansione militare, sacrificando la profondissima componente diplomatica del gioco.
Inoltre le unità a disposizione sono aumentate rispetto alla serie, potendo scegliere non solo tra basilari unità di cavalleria e fanteria, ma con molte sottocategorie di queste, ognuna con caratteristiche ben delineate e congegnate anche in base alla propria origine nazionale.
Alla luce di tutto questo Europa Universalis 3 potrebbe sembrare un titolo di nicchia e decisamente difficile da giocare per chi è poco familiare con il genere.
Per quanto mi riguarda, nonostante fossi poco avvezzo al genere (tralasciando qualche poco più che sporadica partita a Civilization), sono stato piacevolmente sorpreso.
I meccanismi base sono gli stessi di tanti gestionali, con edifici e strutture da costruire. Non ci si perde, come già detto prima, in migliaia di piccoli parametri da gestire. La nuova interfaccia è decisamente più user friendly e nonostante ci abbagli con molteplici parametri, è sicuramente più gestibile, venendo incontro anche ai novizi del genere.
La nuova interfaccia è decisamente più user friendly e nonostante ci abbagli con molteplici parametri, è sicuramente più gestibile, venendo incontro anche ai novizi del genere.
Military Tradition, ovvero come al solo pronunciare il suo nome la terra trema!
Allo stato attuale delle cose EU3 è sicuramente uno strategico da tenere d’occhio. Non sarà graficamente all’ultima moda (chi cerca comunque cosmesi da applausi in uno strategico del genere?) ma è decisamente vasto, profondo, intrigante, facile da imparare e cosa non da poco, ci permette di stravolgere la storia in un modo così “realistico“ che molti studiosi, se solo volessero, potrebbero sicuramente trovarlo un utile strumento per la simulazione di ipotetici scenari alternativi.
Ora non resta che aspettare il nuovo anno per avere un quadro definitivo dell'ultima fatica firmata Paradox.
Grafica 3D? Ma siamo sicuri che serva?
Per la prima volta Paradox si confronta con il 3D e lo fa ampliando le idee e i concetti alla base dei precedenti episodi del gestionale. Di fatto il primo grande stravolgimento della tradizione Paradox non stravolge nulla, anzi paradossalmente, la nuova veste grafica si perde nel mare magnum della precisione storica e simulativa del titolo.
Il setting del gioco si colloca tra il 1453 e il 1789, praticamente nei tre secoli a cavallo tra l’alba della scoperta dell’America e la rivoluzione francese. Si può scegliere inoltre un anno qualsiasi, tra queste due date. Una scelta oculata dovrebbe essere fatta in quanto, la precisione quasi pedantesca del gioco, riproduce per filo e per segno le condizioni storiche dell’epoca.
Scegliere un anno in cui una nazione è particolarmente debole segna decisamente l’evolversi della partita. Sta ovviamente alla sagacia strategica e politica del giocatore ribaltare situazioni disperate e portare la propria patria alla conquista del mondo.
Sin dai primi momenti ci si accorge come, se da un lato EU si lascia giocare quasi a occhi chiusi dagli appassionati della serie, anche i neofiti non verranno oberati dalla mole in molti casi spropositata di eventi e fattori da tenere sott'occhio.