La Dinastia Regnante
Per la serie “Prendiamola da lontano”, facciamo un passo indietro e ripercorriamo brevemente la storia del Game Boy, più che un sistema a sé ormai una vera e propria famiglia di console portatili, un marchio ed una filosofia che da quasi quindici anni dominano il lucroso settore handheld.
Era il 1989 quando Nintendo mise in commercio in Giappone il Game Boy, nuovo parto della brillante mente di Gunpei Yokoi. Yokoi è l’uomo che insieme a Hiroshi Imanishi, Genyo Takeda e naturalmente Hiroshi Yamauchi guidò il passaggio di Nintendo negli anni Sessanta e Settanta da produttrice di carte da gioco a produttrice di giocattoli, apparecchiature per l’intrattenimento e, finalmente, videogiochi: a lui dobbiamo l’Ultra Hand che segnò il debutto della Grande Enne nel mercato dei giocattoli, il tiro a segno creato per le sale da bowling giapponesi e i Game & Watch, i famosi “scacciapensieri”, semplici videogiochi portatili con schermo a cristalli liquidi incorporato, che per primi portarono il marchio Nintendo nel mondo.
La Dinastia Regnante
Un vero genio quindi, e il Game Boy ne è solo la conferma definitiva: pratico ed economico, i videogiocatori di tutto il mondo non si lasciarono abbattere dalle limitazioni tecniche (hardware di poco superiore al vecchio NES e schermo in bianco e nero) e ne fecero un successo mondiale, che diede il via all’immortale franchise.
La storia della console portatile Nintendo, più che da diversi sistemi (I modelli basilari sono solo due in quattordici anni), consiste in tante versioni di una stessa console e tanti restyling, il primo dei quali si ebbe nel 1994 con la serie Play It Loud, in Giappone GB Bros, che proponeva cinque diverse colorazioni della macchina originale.
La Dinastia Regnante
Un ulteriore passo avanti, ben più significativo, venne compiuto nel 1996, anno in cui venne lanciato il GameBoy Pocket: qui il restyling fu notevole, la console fu rimpicciolita di circa il 40%, il consumo delle batterie venne notevolmente ridotto, sparì il led rosso che indicava il consumo della batteria (poi reintrodotto in versioni successive), e soprattutto lo schermo venne migliorato, passando da un fondo giallo ad uno grigio e aumentando contrasto e definizione. Subito uscirono vari colori “ufficiali”, seguiti poi da tutta una serie di edizioni speciali alcune esclusive ad un solo mercato e così via, tradizione che continua anche oggi; l’hardware della macchina era assolutamente identico a quello del primo GameBoy, assicurando così la perfetta compatibilità con le cartucce prodotte fino a quel momento. GameBoy Pocket, lanciato nello stesso anno dei primi Pokémon, contribuì a risollevare alla grande le sorti di un sistema che il mercato considerava ormai morto.
Tra le varie edizioni speciali del GameBoy Pocket fu lanciato nel Giugno del 1998, solo in Giappone, il GameBoy Light, il primo, e tuttora unico, Game Boy retroilluminato: la console costava solo 1000 yen in più della versione normale, e la retroilluminazione poteva essere disattivata in qualsiasi momento, ciononostante non ebbe molto successo perché, con la retroilluminazione attivata, la batterie duravano molto poco; è in virtù di questa esperienza, nonché di quanto successo con gli altri handheld retroilluminati della storia, che per il GBA SP Nintendo ha scelto la strada dell’illuminazione frontale, con gli eccellenti risultati che vedremo tra poco.
La Dinastia Regnante
Nel 1998 comunque ci fu un altro avvenimento ben più importante: nacque il GameBoy Color, vero e proprio GameBoy 1.5 considerando che non fu solo cambiato lo schermo a cristalli liquidi ora in grado di visualizzare 56 colori contemporaneamente da una palette di 32000, ma anche l’hardware della macchina, pur rifacendosi allo stesso modello, venne migliorato, con la velocità del processore Z80 raddoppiata e la possibilità, adesso, di visualizzare addirittura filmati in FMV e un rudimentale 3D. GameBoy Color era compatibile con tutte le cartucce prodotte fino a quel momento, ma i giochi prodotti appositamente per la nuova macchina non si potevano usare su Game Boy e GameBoy Pocket. Anche del GameBoy Color esistono svariati colori più diverse edizioni speciali, tra cui una curata dalla famosa firma di abbigliamento Tommy Hilfiger.
La Dinastia Regnante
E così, di successo in successo, arriva finalmente anche per il vecchio Game Boy l’ora della pensione: sono passati più di dieci anni ed oltre cento milioni di console vendute quando, allo SpaceWorld dell’Agosto del 2000, un raggiante Genyo Takeda sfodera dal taschino della giacca la nuova meraviglia portatile, GameBoy Advance. Si tratta di un nuovo livello per quanto riguarda il gioco portatile made in Nintendo: hardware potente, design orizzontale e non più verticale, schermo panoramico 16:9, dimensioni e consumo ancora ridotti, due pulsanti dorsali in aggiunta ai classici A, B, Select e Start, possibilità di default di collegare quattro macchine tra loro per il multiplayer. Il resto è storia recente…
Andiamo sul Tecnico…
Come si conviene ad ogni speciale che si rispetti, riportiamo la scheda tecnica della macchina, iniziando da ciò che non cambia nel passaggio da GBA a GBA SP…
- CPU: ARM a 32 bit con memoria incorporata
- MEMORIA: 32 Kbyte + 96 Kbyte VRAM (nella CPU), 256 Kbyte WRAM (esterna alla CPU)
- SCHERMO: Schermo riflettente TFT con illuminazione integrata, risoluzione 240x160, dimensioni 40,8mm x 61,2mm, 32.768 possibili colori, 511 colori simultanei in modalità Personaggio, 32.768 colori simultanei in modalità Bitmap
- DIMENSIONI: Larghezza 82mm / Profondità 24,3mm / Altezza 84,6mm
- PESO: 143 g
- ALIMENTAZIONE: Batteria incorporata ricaricabile agli ioni di litio
- DURATA BATTERIA: 10 ore di gioco continuativo (18 ore a luce spenta); ca. 3 ore per la ricarica
Delle novità parleremo ampiamente tra poco, potete intanto notare che quello che non cambia assolutamente sono i dati più specificamente tecnici, processore e memoria: l’hardware che trovate dentro un GBA SP è infatti assolutamente identico a quello di un normale GBA, il cuore della console è lo stesso, e di conseguenza tutti i giochi, GBA, GBC e GB, che funzionano sul GBA “liscio” funzioneranno alla perfezione sul nuovo SP. Beh, non proprio tutti… Per via della differente dislocazione dello slot cartucce, i titoli che fanno uso del sensore di movimento (Kirby’s Tilt ‘n’ Tumble, ad esempio) vi creeranno più di una difficoltà, interpretando al contrario i movimenti che imprimete alla console in modo naturale; ma si tratta di pochissime eccezioni in una sterminata softeca di oltre mille titoli, direi che possiamo tranquillamente passar sopra a questo problema…
Andiamo sul Tecnico…
Per quanto riguarda le questioni hardware, dunque, valgono esattamente le stesse considerazioni in cui vi siete imbattuti in questi due anni di GBA. Ma quale migliore occasione per divagare un po’ e tracciare un primo bilancio della performance del portatile Nintendo da questo punto di vista?
Ricorderete, e se non lo ricordate ve lo dico io, i due estremi tra i quali si muovevano le aspettative dei giocatori quando il GBA, annunciato e presentato, ancora non era presente sul mercato: da un lato il potente processore a 32 bit che subito faceva pensare a PlayStation e a giochi 3D, dall’altro le dichiarazioni della casa madre che parlavano di una macchina dedicata esplicitamente al 2D (ma dalla qualità di poco inferiore a quanto faceva vedere ai tempi il Dreamcast, diceva Yamauchi), e i primi giochi presentati che ai più pessimisti facevano pensare a delle capacità hardware di poco superiori a quelle di un Super Nintendo. La verità, abbiamo avuto modo di capirlo in due anni, sta come al solito nel mezzo, magari tendente alle posizioni degli ottimisti… GBA ha dimostrato di essere ben più di un Super NES portatile, con un Mode 7 estremamente migliorato rispetto a quello del 16 bit della Grande Enne che ha permesso la creazione di titoli tecnicamente 2D ma dal feeling 3D come Mario Kart Super Circuit o i tre GT Advance, e una capacità nel 2D che in mano a degli artisti dà risultati assolutamente spettacolari, e qui basta citare i due Rayman, Golden Sun o ancora il recentissimo Final Fantasy Tactics Advance e le eccellenti conversioni di Super Street Fighter II e Street Fighter Alpha 3.
Andiamo sul Tecnico…
D’altro canto, per via della scarsa memoria, del supporto a cartucce e soprattutto della mancanza di un’unità di elaborazione specificamente studiata per i poligoni, l’hardware del GBA non arriva certo a quanto può far vedere una PlayStation nel campo del 3D… Ma anche da questo punto di vista la consolina Nintendo ci ha stupiti; contrariamente a quanto affermavano dalla casa madre, se ben sfruttato l’hardware GBA può dare ottimi risultati anche con la terza dimensione, fioccano infatti gli FPS, tra i quali spicca per realizzazione lo splendido Duke Nukem Advance, e V-Rally ci insegna quanto possa girare fluido un motore interamente poligonale. Si sprecano inoltre i motori 3D attualmente in sviluppo, due tra i più promettenti giungono proprio dalla nostra bella Italia, che fanno vedere ogni giorno che passa cose sempre più belle ed un giorno potranno tradursi in videogiochi assolutamente sorprendenti e spettacolari.
Andiamo sul Tecnico…
Dove l’hardware GBA presta invece il fianco è nel campo del sonoro: non avendo un processore dedicato, i programmatori si trovano spesso per ovvie ragioni di mercato a privilegiare la grafica nell’assegnare le risorse. Eccezioni si trovano nei vari Tony Hawk dei Vicarious Vision, o nel già citato FFTA di Square, ma in genere, tecnicamente parlando, l’audio dei giochi GBA non lascia il segno.
Fine della (lunga) digressione, è giunto il momento di esaminare sul serio il nuovo prodigio Nintendo!
L’Oggetto del Desiderio
Sexy, Hi-Tech, retrò, funzionale… Ci sarebbero decine di aggettivi, magari a prima vista anche discordanti tra loro, che si adattano al design, stilistico e funzionale, del GameBoy Advance SP; quello che è certo è che questa macchina è stata progettata con un pubblico ben determinato in mente, il cosiddetto target “adulto”.
Dotato come gli ultimi telefoni cellulari e computer palmari, e seguendo più in generale il trend di tutti i “gadget” ad alta tecnologia, di un design richiudibile tipo laptop, le sensazioni di chi si trova di fronte ad un GBA SP cambiano decisamente a seconda che la console sia chiusa o aperta.
L’Oggetto del Desiderio
Chiusa, la macchina si presenta misteriosa, con il solo logo Nintendo a lasciar intuire quello che c’è sotto, o meglio, dentro, minuscola e aggressiva col suo design spartano e senza fronzoli e la colorazione metallizzata, ma allo stesso tempo solida e compatta come da migliore tradizione Nintendo. Il lato superiore, per l’appunto, mostra solo un piccolo logo Nintendo in basso al centro, sulla facciata destra trova posto l’interruttore di accensione mentre sulla sinistra c’è il controllo del volume; lo slot cartucce si divide tra il lato anteriore e quello inferiore, direzionato quindi in basso mentre giocate, al contrario di quanto avveniva finora con tutti i modelli di GameBoy. Sul lato posteriore vediamo le prese per l’alimentatore e per il Cavo Link, nonché i pulsanti L ed R, mentre sul lato inferiore il coperchio, chiuso da una vite, del vano batterie nonché il doveroso adesivo con le intestazioni per il copyright (in Inglese e Francese), il numero di serie e il marchio CE, unici particolari per i quali l’unità destinata al mercato europeo differisce dai cugini americani e giapponesi; per il resto le macchine sono assolutamente identiche e non c’è Territorial Lock.
Apriamo dunque la nostra console, con un gesto che dovrebbe essere ormai naturale ma che ci provoca una certa emozione e che attira immancabilmente l’attenzione dei presenti, e lì il GBA SP mostra le sue carte migliori, il suo cuore. Ci soffermiamo innanzitutto sul semplice gesto dell’apertura, semplice e morbida ma che tuttavia ci permette di posizionare lo schermo come meglio crediamo e di avere la certezza che da lì non si sposterà; i designer Nintendo si sono comunque spinti oltre, hanno trovato l’angolo di apertura ideale (circa 160, 170 gradi) nella corrispondenza del quale hanno piazzato un blocco: raramente, forse mai vi troverete a spostarlo da questa posizione. Prima novità dunque, il GBA SP torna al design verticale che aveva caratterizzato tutti i modelli precedenti e abbandonato solo dal GBA: sopra c’è lo schermo, perfettamente identico a quello del GBA normale (tranne che per l’illuminazione integrata, s’intende), sotto il “pad”, i pulsanti di gioco.
L’Oggetto del Desiderio
Quest’ultima sezione della console merita, ovviamente, tutti gli approfondimenti del caso: innanzitutto la sensazione che ispira a prima vista, e cioè quella spartana e funzionale, un po’ spoglia alla moda degli anni ’70, che fa subito venire alla mente i primi dispositivi portatili Nintendo, i mitici Game & Watch. La croce direzionale è più grande di quella che trovate su un GBA, così come più grandi sono sia i pulsanti A e B che quelli Select e Start in modo da ovviare ad alcuni dei problemi di cui si lamentavano alcuni possessori GBA; A e B mantengono la caratteristica disposizione leggermente diagonale (è la più naturale, con il pollice che non deve allungarsi dalla sua posizione per raggiungere il pulsante di sinistra) e con A sulla destra e B sulla sinistra. In basso ci sono Select e Start mentre in alto il minuscolo pulsante per attivare e disattivare l’illuminazione (Di default, ogni volta che accenderete la console lo schermo sarà illuminato). In alto a destra, infine, i due led: quello superiore per visionare la carica della batteria (passa da verde a rosso quando sta per scaricarsi) e quello inferiore che emette una luce ambrata per segnalare quando la macchina è in ricarica; i led sono visibili anche quando la console è chiusa, fatto indispensabile per avere sotto controllo la procedura di ricarica della batteria.
Il GBA SP è disponibile in tre colori, Argento, Nero e Blu, tutti metallizzati che sottolineano il carattere aggressivo e hi-tech dell’intero design.
Il “Pad”
Passiamo quindi da un’analisi stilistica ad una più propriamente funzionale: si nota innanzitutto che le maggiori dimensioni dei pulsanti li rendono indubbiamente più comodi di quanto siano sul GBA; poi, ad ogni pulsante è stato riservato il proprio vano ed in aggiunta a ciò sono tutti molto più “incassati” rispetto alle console precedenti, con una corsa minore. Indubbiamente questa soluzione è stata adottata per distanziare al massimo i pulsanti dallo schermo quando la console è chiusa, in modo da evitare qualsiasi rischio di graffi, ma ha ripercussioni anche sul modo di giocare, coi pulsanti che forse sembrano meno solidi ma trasmettono una sensazione, con la loro corsa minore, di maggiore rispondenza alle sollecitazioni del giocatore. In ogni caso, questa soluzione da positiva diventa addirittura ideale nel caso della croce direzionale, venendo a mancare del tutto i calli che affliggevano alcuni giocatori dopo lunghe sessioni di gioco col vecchio GBA.
L’ergonomia che offre la console, per via della sua forma squadrata, è teoricamente né più né meno che pari a quella dei vecchi pad del NES, cioè prossima allo zero; tuttavia le ridottissime dimensioni e il peso irrisorio non ci faranno assolutamente pesare questo problema, che rimane così solo sulla carta. La forma squadrata è addirittura d’aiuto per risolvere uno dei classici problemi delle console portatili, la scarsa comodità per chi ha mani grandi: la mancanza assoluta di elementi ergonomici infatti ci permette di posizionare le mani come meglio crediamo mentre teniamo la console, di conseguenza chiunque potrà trovare il proprio “assetto” ideale.
Il “Pad”
Finora non abbiamo parlato, volutamente, di L ed R; volutamente perché si tratta per alcuni, compreso il sottoscritto, del grande Tallone d’Achille del GBA ed è interessante esaminare come il discorso sia stato affrontato dagli ingegneri della Grande Enne. Ottimamente, oserei dire: L ed R, sul lato posteriore della console e visibili ed azionabili anche quando l’SP è chiuso, sono molto più piccoli delle controparti sul GBA normale, ed è possibile azionarli con molta semplicità oltre che con la punta degli indici anche con le falangi, in modo da non costringere gli arti a movimenti innaturali che alla lunga stancherebbero, cosa che sul GBA, per via della particolare forma di L ed R, non viene molto naturale. In generale il lavoro fatto su questi aspetti è come al solito ottimo, un passo avanti rispetto ai classici pregiudizi sulle console portatili e a quelli particolari che vedere in foto il GBA SP ha potuto suscitare in voi: giocare è comodo e mai fastidioso, e lunghe sessioni di gioco non portano più a quei fastidiosi effetti collaterali quali crampi o calli. Sinceramente temevo che, dopo lunghi giorni di gioco, provando di nuovo il GBA normale con la sua ergonomia, tornare poi al GBA SP sarebbe stato abbastanza traumatico; e invece i risultati di questa prova mi hanno sorpreso, non rimpiangevo affatto l’ergonomia del GBA ed anzi mi trovavo meglio con l’SP. E il tutto senza considerare l’illuminazione…
Acceso, Spento, Acceso, Spento… Carico, Scarico, Carico, Scarico…
Ovvero, Homer Simpson alle prese con un GBA SP… In questo paragrafo parleremo brevemente delle novità apportate con l’SP alla famiglia Game Boy: lo schermo con illuminazione integrata e la batteria ricaricabile.
Sappiamo che il motivo principale per il quale Nintendo aveva sempre evitato di retroilluminare le sue console portatili era la notevole quantità di energia che serve ad un dispositivo del genere, lo scarso successo del GameBoy Light parla chiaro e chiunque abbia mai avuto a che fare con un Lynx o un Game Gear sa benissimo come queste console si siano guadagnate l’appellativo di “succhiapile”. Ebbene, la soluzione dell’illuminazione frontale integrata nello schermo è il classico uovo di Colombo, tanto geniale quanto ovvia, e per di più le case produttrici di handheld l’hanno sempre avuta sotto gli occhi con le innumerevoli lampadine prodotte dalle terze parti per tutti i modelli di Game Boy… Sulla progettazione del sistema da parte di Nintendo c’è poco da dire, è semplicemente perfetta: lo schermo è ben illuminato e in maniera assolutamente uguale in ogni punto, non c’è una sezione più o meno illuminata delle altre come invece avviene con tantissimi accessori delle terze parti o anche con l’Afterburner per GBA. Adesso è quindi possibile giocare al buio totale (è meglio, addirittura), anche a titoli scurissimi: personalmente, ad esempio, avevo lentamente abbandonato il primo Castlevania, Circle of the Moon, adesso l’ho ripreso e lo sto portando allegramente a termine (Per inciso, è un gran titolo!). C’è un problema però: lo schermo, illuminazione a parte, è lo stesso del vecchio GBA, quindi ad alto, altissimo coefficiente di riflessione. Quasi uno specchio, a dire la verità, e non sarà raro scorgere in mezzo al gioco le immagini riflesse della parte di sotto della macchina, il “pad”, o del vostro volto a seconda della posizione in cui tenete il GBA SP. Un po’ seccante, in effetti, ma uno schermo così riflettente è quello che rende possibile giocare senza illuminazione in condizioni di luce favorevole, vi renderete conto da soli di quanto sia inutile tenere accesa l’illuminazione quando giocate con la luce di un bel sole, e conseguire così un buon risparmio d’energia. Un compromesso indispensabile.
Acceso, Spento, Acceso, Spento… Carico, Scarico, Carico, Scarico…
La qual questione ci porta senza indugio ad affrontare il discorso della batteria: ricaricabile come quella dei cellulari, usa però una tecnologia diversa, agli ioni di litio. Questo ci porta da un lato ad un’autonomia assolutamente notevole, dieci ore di gioco continuo con l’illuminazione attivata che arrivano a diciotto quando disattivate l’illuminazione, e tenete conto che sono valori nominali probabilmente arrotondati per difetto; dall’altro alla possibilità teorica di ricaricare la batteria quando vogliamo, anche dopo poche ore di gioco dalla precedente ricarica. Possibilità teorica, badate bene: per limitare i rischi, il consiglio ufficiale di Nintendo è quello di cominciare a ricaricare quando il led che indica lo sfruttamento della batteria muta da verde a rosso; per evitare qualsiasi rischio, il mio personalissimo consiglio è di iniziare a ricaricare solo dopo che il GBA SP si è spento nel bel mezzo di una sessione di gioco, magari quando stavate per sferrare il colpo di grazia all’impossibile boss finale di un difficilissimo gioco privo di salvataggi, AH AH AH AH AH! Ehm… Per ricaricare completamente una batteria scarica ci impiegherete circa tre ore; è possibile anche giocare mentre il GBA SP è in ricarica, ovviamente a quel punto il processo durerà di più. Il caricabatterie, chiaramente, è incluso nella confezione.
La batteria, infine, è ricaricabile ma non eterna: Nintendo ci dice che, dopo 500 ricariche, la performance della batteria sarà il 75% circa rispetto a quand’era intonsa nella confezione, il che ci porta al discorso sostituzione, problema che gli accaniti giocatori si troveranno prima o poi ad affrontare. Non esistono in commercio le batterie di ricambio, e tra l’altro il vano batterie non è di quelli che si apre facilmente, ma richiede di agire su una vite e pertanto può prefigurare anche la rottura della garanzia; Nintendo inoltre ha ufficialmente dichiarato che ogni batteria è unica ed è possibile usarla solo sul GBA SP in cui è stata inserita in fabbrica, anche se alcuni negozi all’epoca dell’uscita giapponese hanno fatto delle prove e dichiarato che scambiando le batterie le console funzionano benissimo. I suggerimenti della Grande Enne a questo riguardo non sono chiarissimi, è probabile che col passare del tempo Nintendo annunci la sua politica ufficiale, probabilmente si tratterà di mandare la console in un centro d’assistenza autorizzato. Si vedrà, e al momento non ne avete certo bisogno…
Acceso, Spento, Acceso, Spento… Carico, Scarico, Carico, Scarico…
C’è un’altra novità che il GBA SP apporta alla famiglia Game Boy, ma questa volta non tanto positiva, ed è la mancanza di una presa per le cuffie. Proprio così, per giocare con le cuffie e godere così del suono stereofonico dovrete acquistare separatamente un adattatore da inserire nella presa d’alimentazione: per ovviare al problema, l’altoparlante, posizionato al centro tra la croce direzionale e i pulsanti frontali, è stato reso più potente ed in grado di restituire suoni più corposi e fedeli. Non è la stessa cosa, un adattatore rimane comunque un acquisto quasi indispensabile, ma mi sono comunque stupito di fronte al fatto che, io che ho sempre giocato con le cuffie ai GB precedenti, giocando col GBA SP non sento particolarmente la mancanza del suono stereo.
Dignitatis Memores, ad Optima Intenti
In conclusione di articolo, permettetemi due considerazioni. La prima sarebbe l’ovvio e a questo punto dovuto giudizio definitivo sulla console: insomma, il GBA SP è da comprare o no?
Se non possedete già un GBA, io direi che il GBA SP è addirittura indispensabile! Eh sì, perché col suo design oggettivamente irresistibile, le sue features e soprattutto una softeca che non conosce limiti né di quantità, né di varietà, né soprattutto di qualità, anche chi non è mai stato interessato all’intrattenimento elettronico portatile difficilmente riuscirà a resistere. Ne parlava il nostro Skyrise in un Diario del Capitano di metà Febbraio, l’oggettino in questione è talmente stiloso e hi-tech che susciterà l’invidia e l’ammirazione di tutti, anche di chi considera i videogiochi o magari solo Nintendo o il Game Boy roba da ragazzini, e se questo è il Cavallo di Troia che permetterà alla Grande Enne di diffondere il proprio verbo videoludico anche tra chi sembra non volerne sapere, allora ben venga!
Se invece già siete possessori di GBA, allora pensateci bene. Non perché le migliorie apportate non giustifichino il nuovo acquisto, ma al contrario perché una volta provato l’SP tornare indietro vi sarà difficilissimo: l’illuminazione rende la console davvero portatile, adesso ci potete giocare in ogni dove, sole o non sole, e oltretutto restituisce quella sensazione di “intimità” col videogioco (provate a giocare ad un bell’RPG fantasy sotto le coperte, un’esperienza deliziosa) che chi possedeva un Lynx, un Game Gear, un Neo Geo Pocket Color o quant’altro senz’altro conosce e ricorda con piacere. La batteria ricaricabile è comodissima, niente più tonnellate di pile da acquistare, e tutto dovendo rinunciare solo, e non per forza, al sonoro stereo! Considerando che nelle prime confezioni è incluso un buono di 50€ per l’acquisto di un GameCube (se l’avete già è un ottimo regalo), resistere diventa praticamente impossibile, e il vostro vecchio GBA, se non avete fratelli o amici a disposizione per continue sfide multiplayer, finirà probabilmente a fare la polvere.
Dignitatis Memores, ad Optima Intenti
L’altra considerazione è di carattere più generale, e spero altrettanto interessante. Il GameBoy Advance SP è la prima console Nintendo prodotta sotto la direzione non più di Hiroshi Yamauchi, ma di Satoru Iwata che ha ereditato il timone dell’azienda qualche mese fa; sarà un caso, ma è anche la prima console Nintendo che non viene disegnata e prodotta come fosse un giocattolo, avendo in mente un pubblico il più ampio possibile. In realtà, il suo design così aggressivo e tecnologico e la strategia di marketing adottata inducono legittimamente a pensare che, fra i due litiganti, Nintendo sia la prima a creare una console targettizzandola effettivamente verso il mercato adulto.
Segno di un cambio di rotta? Non necessariamente: a pensarci bene la scelta era piuttosto obbligata, con un GBA vecchio di soli due anni e nel pieno del suo successo non si poteva pensare di disfarsene così bellamente, e così è stato scelto di posizionare la nuova macchina in un segmento che aveva dimostrato di essere poco interessato alla versione precedente, anche perché uno dei motivi maggiori del successo del primo Game Boy era stata proprio la sua diffusione presso un pubblico di adulti, pendolari e dirigenti che nei lunghi viaggi si svagavano con l’immortale Tetris.
Ma altri segnali inducono a pensare altrimenti: del resto è ormai assodato che il mercato dei videogiochi è estremamente diverso da quanto si vedeva anche solo sei o sette anni fa, dominato com’è oggi da fattori quali stile, “coolness”, hype, pubblicità e sempre più spesso rivolto ad un pubblico di adolescenti o giovani adulti. Caratteristiche queste che il GBA SP estrinseca tutte, si tratta di una console che sarà indubbiamente molto desiderata anche dal giocatore non hardcore, e in questo senso potrebbe trattarsi di un tentativo da parte di Nintendo di sondare un terreno a lei abbastanza nuovo. Leggendo alcune interviste ai designer della macchina, si viene a sapere di quanto in effetti in Nintendo temessero che alcune caratteristiche della console, e soprattutto il prezzo alto per un handheld, ne avrebbero pregiudicato il successo; così non è stato in Giappone, e le premesse per una performance uguale se non superiore da noi ed in America ci sono tutte, e magari, forte di questa esperienza positiva, la Grande Enne intraprenderà questa strada di design, funzionalità e marketing anche per le sue prossime console, portatili e non.
Dignitatis Memores, ad Optima Intenti
C’è anche una terza ipotesi, legata al settore specifico dei portatili: questi quindici anni sono stati letteralmente dominati dal Game Boy, che ha sbaragliato qualsiasi concorrente più performante in virtù delle sue intrinseche praticità ed economicità, nonché di una softeca che non trova paragoni, ma adesso la concorrenza inizia a farsi forte. Telefoni cellulari, computer palmari, dispositivi wireless in genere, sono tutte macchine che presto o tardi offriranno capacità tecniche che permetteranno di giocare finalmente come si deve, e già oggi produttori storici di cellulari cominciano a pensare a telefonini che abbiano un occhio di riguardo per il videogioco (Nokia e il suo N-Gage, ad esempio). Se a questo aggiungiamo le voci, sempre più insistenti, di una Sony ed una Microsoft al lavoro sulle proprie console portatili, abbiamo di fronte il quadro di una roccaforte Game Boy che si prepara ad affrontare il suo assedio più lungo e pericoloso; Nintendo quindi si sta semplicemente “preparando alla lotta”, sfruttando la sua posizione attuale di monopolio.
Qualunque sia la verità, Nintendo si è mossa, e lo ha fatto bene e prima degli altri: accogliete tutti a braccia aperte il GameBoy Advance SP, molto probabilmente sarà la vostra prossima console!
28 Marzo 2003: da oggi trovate nei negozi di tutta Italia e di tutta Europa il GameBoy Advance SP, ultimo nato nell’ormai numerosa, sempre di successo, famiglia delle console portatili Nintendo.
Chi segue con una certa frequenza le news dal mondo videoludico, magari con particolare attenzione per la Grande Enne, ricorderà senz’altro che praticamente sin da quando il GameBoy Advance fece il suo debutto sulla scena mondiale, e parliamo dei mesi che vanno dal Marzo al Giugno 2001, cominciarono a diffondersi insistentissime le voci su un suo successore già in sviluppo, addirittura c’era chi diceva di averci già messo le mani sopra, che avrebbe dovuto ovviare al più grande problema della console, la mancanza di un qualsivoglia sistema d’illuminazione; come suo solito, Nintendo si limitava a fare spallucce e classificare il tutto come rumors infondati. Ma tanto infondate poi queste voci non dovevano essere: alla fine del 2002 la casa di Kyoto annunciò due conferenze stampa che si sarebbero tenute contemporaneamente in America ed Europa il 7 Gennaio 2003; eravamo in pieno periodo di “Megaton”, famigerato ed ormai mitologico annuncio che avrebbe dovuto provocare un drammatico aumento, a mo’ di esplosione nucleare, delle vendite del GameCube, la console da casa di Nintendo, e le speculazioni, le più pazze, si sprecavano in ogni dove…
Arrivò finalmente il 7 Gennaio e, come sembra provare sempre un certo gusto a fare, nelle due conferenze Nintendo spiazzò il mondo del videogioco mettendo definitivamente a tacere le voci megatoniche, che non aveva mai smentito ufficialmente, ma dando conferma ad un rumor ancora più antico e che in più occasioni aveva bollato come falso, quello appunto del successore del GBA con illuminazione annessa: GameBoy Advance SP, dove il suffisso sta per Special Project o più semplicemente SPecial ed è semplicemente il nome in codice con cui in Nintendo chiamavano il progetto durante la sua lavorazione, si mostrava al mondo con il suo schermo illuminato, il suo design da gadget tecnologico, la sua batteria ricaricabile; la nuova console era pronta a fare il suo debutto sui mercati mondiali, il 14 Febbraio in Giappone, il 21 Marzo in America e, appunto, il 28 Marzo nella nostra bella Europa.