God of War Ragnarok, secondo capitolo della saga norrena con protagonisti Kratos e suo figlio Atreus, è ancora abbastanza lontano dagli scaffali mondiali. Tuttavia, sono già state fornite diverse informazioni aggiuntive, capaci di scatenare discussioni e diatribe. La più eclatante è stata forse quella riguardante l'aspetto di Thor, contestato da molti per la non proprio statuaria forma fisica. Esattamente dal dio del tuono vorremmo partire per proporvi alcuni approfondimenti riguardanti la mitologia norrena e il modo in cui Santa Monica Studio ha adattato tali racconti per renderli non solo avvincenti e coerenti all'interno del suo ciclo narrativo, ma anche facilmente assimilabili per un pubblico occidentale di massa, che da un opera videoludica vuole essere stuzzicato e incuriosito, piuttosto che scolarizzato.
Andiamo, quindi, alla scoperta di Thor, nuova nemesi in God of War Ragnarok.
Le origini storiche
Come gran parte delle divinità, anche Thor sembra avere origini evemeristiche (una corrente di pensiero filosofica che prende il nome da Evemero da Messina, per il quale la genesi degli dei deriverebbe da individui influenti la cui vita e memoria collettiva ha portato a un processo di divinizzazione, dando origine a miti e leggende, nonché a tradizioni religiose e culti anche molto diffusi). Si trova una fonte di tale processo nell'Edda di Snorri Sturluson (la principale fonte di conoscenza della mitologia norrena pervenutaci, divisa in due testi, l'Edda poetica e l'Edda in prosa, scritti durante il XIII secolo in Islanda, ma forse non dallo stesso autore), nel quale lo studioso fa risalire la storia di Thor addirittura al regno di Priamo di Troia, del quale il dio norreno (originariamente Trór) sarebbe uno degli innumerevoli figli. Dopo la caduta della leggendaria città, sarebbe così migrato verso le terre scandinave.
A riprova di questa origine, Snorri mette in evidenza come il termine Æsir (espressione norrena per indicare gli dei) stia a significare Ásiámenn, ovvero "uomini dall'Asia". Non solo. Lo storico riprende anche un'idea diffusa tra le comunità franche che tendeva a far combaciare l'origine di molte popolazioni barbariche proprio da quel processo migratorio avvenuto con lo sfaldamento di Troia, come sottolinea Carla Del Zotto nell'articolo "Il mito di Troia e la migrazione di Odino in Scandinavia".
Espandendo questa teoria in una traiettoria dal sapore prettamente romantico, quindi, non solo grandi popoli, ma anche personalità venerate e tramutate gradualmente in divinità avrebbero avuto origine dalla sconfinata stirpe di reali ed eroi troiani, in fuga dalla rovina e alla ricerca di un nuovo suolo nel quale piantare le proprie radici.
Pur non volendo seguire questa linea di pensiero, è senz'altro indubbio che la figura del dio del tuono norreno, che condivide così tanto con altrettante divinità sparse in territori anche molto differenti tra loro, abbia origini indoeuropee. Basta un solo, superficiale accostamento con una delle divinità più famose che siano mai state venerate, Zeus, per iniziare già a intravedere una certa somiglianza nelle caratteristiche sia fisiche che comportamentali.
Le origini mitologiche
Nella tradizione norrena, Thor è il figlio di Odino e della gigantessa Jǫrð (letteralmente "Terra"). Come riporta Tamra Andrews in "Dictionary of Nature Myths: Legends of the Earth, Sea, and Sky", sin dalla nascita la sua tempra e implacabilità erano evidenti, tanto da costringere Odino e sua moglie Frigg ad affidarlo a Vingnir e Hlore (che potrebbero essere identificati come la personificazione dei fulmini).
Al suo ritorno ad Ásgarðr (anglicizzato in Asgard), a Thor viene ceduto il regno di Þrúðvangar (Thrúdvangar), dove fa costruire il palazzo (o sala) più grande del regno degli dei: Bilskirnir. Qui dimora con la moglie Sif e i suoi figli, Þrúðr e Móði. Per quanto riguarda i rapporti extraconiugali, Thor ebbe un figlio con una delle sue amanti, la gigantessa Járnsaxa, che chiamò Magni.
All'arrivo del Ragnarok, Thor è destinato a scontrarsi con Jörmungandr, "il serpente che cinge il mondo", che riesce a sconfiggere, ma del quale sarà anche vittima. Infatti, nonostante sia in grado di sopraffare la mastodontica creatura, il miasma di quest'ultima lo asfissierà in modo tale da non permettergli di compiere più di nove passi prima di stramazzare a terra, privo di vita.
L’iconografia
Nonostante le recenti varianti "bionde", Thor veniva raffigurato con capelli rossi e una folta barba che, quando perdeva le staffe, rilasciava scintille incandescenti (gli altri dei avevano timore che potesse distruggere il leggendario Bifrost, per questo non gli permettevano di attraversare il ponte celestiale, cosa che lo costringeva a guadare i fiumi per raggiungere la sua dimora). Per il resto, il dio veniva spesso identificato come un individuo alto e possente, dotato di una forza sovrumana e spesso invischiato in epici combattimenti scaturiti dal suo carattere impulsivo.
La prima cosa che balza alla mente quando si parla di Thor, inoltre, è senz'altro il suo formidabile martello, il Mjöllnir. Quest'ultimo è in grado di scagliarsi a distanze inimmaginabili e tornare nelle mani del dio indifferentemente dagli ostacoli che incontra sul suo cammino.
Tuttavia, non è l'unico elemento che contraddistingue il dio del tuono. Infatti, con sé ha anche una cintura che lo rende ancora più forte di quanto già non sia, la Megingjörð, oltre a un paio di guanti di ferro, i Járngreipr, che gli permettono di impugnare il leggendario martello. Altro elemento che non viene citato molto spesso è il mezzo di locomozione di Thor, ovvero un carro trainato da due capre sensazionali, Tanngniostr e Tanngrisnr, delle quali il dio può anche cibarsi, dato che ogni giorno sono in grado di rigenerarsi dai resti delle ossa e della pelle (a patto che queste ultime rimangano intatte).
Chi era Thor per il popolo?
Grazie alle sue caratteristiche fisiche e comportamentali, Thor era uno degli dei più amati e venerati dalle popolazioni scandinave e germaniche. La sua associazione con i fulmini e le tempeste lo rendevano un dio temibile, ma anche in grado di portare fertilità e sostentamento ai "comuni mortali".
Veniva spesso preso in considerazione durante i riti per augurare una navigazione tranquilla o per portare la pioggia "giusta" in modo da avere un rigoglioso raccolto. Si pensava che con il suo martello rompesse il cranio dei giganti di ghiaccio (personificazione dei ghiacciai) e dei giganti rocciosi (le montagne ricoperte di neve, dalle quali cadevano valanghe in grado di fertilizzare la terra a valle).
Proprio questa natura dicotomica tra la creazione e la distruzione è probabilmente la causa del suo "successo" come divinità, che lo ha reso una fonte simulacrale in grado di sopravvivere nel tempo e attraverso epoche anche molto diverse tra loro (tanto che nella lingua inglese appare quasi "settimanalmente", dato che il termine per indicare il giovedì, Thursday, deriva effettivamente dal "giorno di Thor").
Thor in God of War Ragnarok
Ancora non sappiamo molto riguardo a come verrà gestito il personaggio all'interno del secondo capitolo "norreno" della fortunata saga di Santa Monica Studio. Tuttavia, possiamo provare a immaginarlo già dalle poche informazioni messe a nostra disposizione.
Il God of War del 2018 presentava un finale "segreto" che svelava la futura implicazione di Thor all'interno delle vicende che vedono protagonisti Kratos e Atreus. Non veniva mostrato molto, solo una breve sequenza che proponeva l'arrivo imminente di una tempesta e il dettaglio della mano del dio del tuono pronta per brandire il Mjöllnir, tutto legato perfettamente nella struttura in piano sequenza del titolo e con un'atmosfera quasi da duello western (forse anche a sottolineare l'occidentalizzazione di tali credenze religiose protoeuropee, ora assoggettate a una nuova mitologia e simbologia, più facilmente comprensibili per il pubblico massificato anglocentrico). Questa scena rappresenta il collante che è destinato a legare le due narrazioni, ovvero la furia di Thor, desideroso di vendetta per la morte dei suoi due figli, Magni e Móði, nonché del fratello Baldr, per mano di Kratos.
Altro aspetto su cui possiamo fare affidamento è il character design del dio. Se il colore di barba e capelli fanno fede alla tradizione, la robustezza e la possanza fisica è stata interpretata, in questo caso, non nel modo convenzionale e scultoreo tanto caro a diverse rappresentazioni figurative del dio (specialmente in età neoclassica e romantica, che si troverebbero maggiormente a loro agio con una fisicità similare a quella di Kratos), quanto in una veste più insolita, ma forse affine a una ricorrenza antagonistica di immemore durata che tende a de-enfatizzare l'armonia delle forme corporali per esaltare tratti di pura e semplice potenza, grezza e, quindi, altamente pericolosa.
Altro elemento che potrebbe emergere da questa analisi del poco che abbiamo visto è la possibile presenza anche del leggendario carro di Thor, trainato dalle capre Tanngniostr e Tanngrisnr. Non è più di una mera speculazione, ma considerando la presenza di slitte, oltre alla sempreverde indole epica degli scontri (tanto cara alla serie), potrebbe effettivamente avere luogo un inseguimento fortemente adrenalinico che implichi questo elemento caratteristico della divinità che non ha trovato troppo spazio nel pensiero comune.
Per ora, non c'è molto altro da aggiungere, tranne il fatto che dietro la possente massa del dio del tuono si celerà il quasi camaleontico Ryan Hurst, amato dai fan di Sons of Anarchy e odiato da quelli di The Walking Dead; anch'egli aggiuntosi al "pantheon" di attori e attrici approdati nel panorama videoludico attuale, che al cinema guarda con grande rispetto, ma anche con estremo (e spesso fin troppo egoistico) interesse.