E' già da un po' di tempo che seguo l'affaire EA-Take 2. Ho deciso perciò di affrontare il tema in due parti. Quella di oggi è l'attualità; sabato prossimo invece mi dedicherò ad un po' di storia.
Per i più distratti riepilogherò in poche parole cosa è successo: Electronic Arts ha offerto agli azionisti di Take 2 (l'editore di Grand Theft Auto IV e Bioshock, per capirci) una cifra tonda di 2 miliardi di dollari, equivalenti a 26 dollari per azione, un bel po' in più del prezzo ufficiale in borsa all'epoca dell'offerta. Ora, il problema è che Electronic Arts non è nota per fare delle acquisizioni dagli esiti felici (per gli acquisiti). Nella sua business story le software house comprate a suon di milioni di dollari sono innumerevoli. Vale la pena citare Origin (creatori della serie Ultima, da cui Richard Garriot se ne andò per approdare a NCSoft), Bullfrog (fondata da Peter Molyneux, poi uscito, e creatrice di Theme Park e Syndicate Wars), Maxis, Westwood, Jamdat (per i giochi mobile), Mythic (Dark Age of Camelot, Warhammer Online), Dice, Bioware, Pandemic Studios e un buon 20% di Ubisoft. In questa lista, le società-eccellenza finite sotto il rullo compressore EA sono Westwood, Bullfrog e Origin. Ognuna a suo modo aveva un primato di eccellenza, ma a causa di una gestione post-acquisizione troppo burocratica, centralizzata, programmata e schematizzata (insomma EA-centrica) il livello creativo è stato ucciso, i creatori allontanati e i nuovi progetti svuotati. Lo stesso John Riccitiello, CEO del publisher americano, ha ammesso in una recente conferenza a Las Vegas, in una sorta di mea culpa catartico, più di qualche leggerezza nella gestione passata delle società acquisite, un po' troppo del tipo conquista & distruggi.
Ci sarà da fidarsi di questa redenzione oppure Take 2, se acquisita, rischia di andare a finire come la Bullfrog? Uno dei pensieri espressi da Riccitiello è foriero di speranze: "Il modello comanda e conquista non funziona. Se pensi di andare a comprare uno sviluppatore e mettere il tuo nome sull'etichetta... stai facendo un grosso errore!". Il nuovo modello promosso è più del genere "città-stato": lo sviluppatore acquisito è la città con le sue peculiarità e le sue esclusive di gestione che si deve rapportare con EA-stato per tutta una serie di funzioni condivise. L'idea non è male, bisogna vedere se tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Oggi Electronic Arts è un colosso che vede la sua premiership minacciata dalla recente unione tra Vivendi e Activision. L'offerta a Take 2 va dunque intesa come una controffensiva atta a mantenere le giuste distanze dai concorrenti.
L'importante è imparare dagli errori passati.
Il lato oscuro della forza
Electronic Arts ha puntato due miliardi di dollari sull'affare Take 2.