Take the money and run.
Per chi non lo avesse ancora intuito K-Hawk è perciò uno Stealth-game che deve molto ad un certo “giochino” che risponde al nome di “Metal Gear Solid”. Anzi, la prima e forse più grande differenza nel concept di gioco sembra essere il sesso del personaggio protagonista. I livelli di gioco sono solo una diecina ma gli sviluppatori ci hanno assicurato che ognuno di essi rappresenterà una sfida lunga e complessa per ogni videogiocatore degno di tale nome.
In effetti il paio di livelli che siamo riusciti ad affrontare, nonostante il grosso scoglio della lingua teutonica, sono riuscite a tenerci sulla lama del rasoio per abbastanza tempo. Strisciare, a pochi metri di distanza, da una sentinella con lo sguardo colpevolmente rivolto dall’altra parte sperando di non fare troppo rumore o sparare con precisione chirurgica, da una postazione quasi impossibile, al volto di un ignaro mercenario sono cose che danno innegabilmente delle belle soddisfazioni.
La grafica di K-Hawk non è certo nulla di strabiliante ma svolge più che bene il suo compito: fluida e veloce riesce a ricreare con una certa accuratezza gli ambienti di gioco. Lo stesso reparto audio, pur non presentando una vera e propria colonna sonora, prevede una musica d’accompagnamento che, come in ogni titolo che si rispetti, cercherà di seguire lo svolgersi degli avvenimenti aumentando o diminuendo il ritmo emotivo delle melodie. Gli effetti sonori sono decisamente azzeccati ed aiutano a calarci nei panni del nostro alter ego digitale. Spesso potremo anche soffermarci ad ascoltare di nascosto i dialoghi dei nostri cacciatori e trarne preziosi spunti per il raggiungimento dei nostri obiettivi
Sweet Home Alabama.
Una grossa porzione della nostra visuale sarà occupata (quando non avremo in mano nessun’arma) dal display del nostro fido GPS che, oltre a mostrare le caratteristiche del terreno nelle nostre immediate vicinanze, indicherà la posizione di tutti i nostri nemici con tanto d’angolo visivo e relativa direzione di spostamento. Inutile dire che il nostro sguardo sarà rivolto, per la maggior parte del tempo, più verso quest’utile strumento che non sull’ambiente circostante vero e proprio.
Nella versione del gioco da noi provata l’intelligenza artificiale dei nostri nemici sembra già abbastanza “furba” ed accurata. Oltre che vederci molto bene le varie sentinelle che popoleranno i diversi ambienti di gioco sembrano reagire in maniera pronta e puntuale anche stimoli esterni come il rumore causato dai nostri movimenti o dai nostri eventuali spari. Inutile dire, quindi, che correndo faremo molto più rumore che camminando e, a sua volta, camminando ne faremo molto di più che non strisciano. Qualche piccola sbavatura nella gestione dell’intelligenza artificiale sembra ancora essere presente, ma muovere questo tipo di critiche ad un prodotto ancora in fase di sviluppo e non completamente ultimato ci sembra poco generoso.
Come facilmente immaginabile le armi che potremo utilizzare durante le nostre missioni non saranno certo molto numerose, questo non è un FPS: l’utilizzo delle armi deve essere inteso solo come ultima spiaggia e non come normale routine. Le armi in tutto sono solo sei ma riescono a coprire tutte quelle piccole grandi “esigenze” che un moderno incursore in incognito non dovrebbe non avere. Partendo dal letale fucile da cecchino, passando per uno sbrigativo lanciarazzi ed arrivando alla immancabile pistola silenziata avremo quindi l’arma giusta da utilizzare al momento giusto.
Autumn in Love.
Tutto questo basterà a farci venire la voglia giocare questo titolo nell’autunno ormai prossimo? La risposta potrebbe con buone probabilità essere positiva. Il gameplay dimostra che c’è ancora bisogno di qualche correzione ma sono veramente dei dettagli. Certo, è ormai imminente anche l’uscita del capolavoro quasi annunciato Splinter Cell ma, a parte questo, se vi piace l’approccio stealth e non avete una Playstation 2 non avrete poi molte altre alternative. Aspettiamo quindi la versione definitiva di questo titolo per chiarire definitivamente se varrà la pena di spendere qualche soldino per questo titolo.
Gorilla nella nebbia.
Kitty Hawk: una ragazza sola, impaurita, sperduta e tremendamente arrabbiata.
L’introduzione di K-Hawk (conosciuto da molti anche con il nome in codice CONSEAL) racconta delle gesta di un pilota d’elicotteri appartenente al corpo Navy SEAL che durante un volo di ricognizione su una sperduta isola del pacifico viene abbattuta dalle difese antiaeree di misterioso gruppo di militari senza paese e bandiera. La nostra novella eroina riuscirà comunque a salvarsi ma il suo commilitone, nonché fidanzato, Maggiore Jeffrey perderà la vita. Alla ricerca di disperato aiuto Kitty riuscirà quindi a sfruttare uno dei congegni di comunicazione del sedicente esercito mercenario e arriverà a mettersi in contatto con i propri superiori, la situazione sarà tuttavia ancora molto grave: l’unico modo per essere salvati si rivelerà, infatti, quello di addentrarsi nel cuore dell’isola e trovare il centro nevralgico della base militare per poter così disabilitare le difese dell’isola. I giochi cominciano a farsi duri: e quando il gioco si fa duro i topi cominciano a ballare … ehm … sì, insomma, avete capito.
D’accordo la storia non è nulla di particolarmente appassionante ed avvincente ma, quantomeno, rappresenta terreno fertile per lo sviluppo di una trama ad ampio respiro e ricca di colpi di scena