Un giapponese atipico
Il giapponese tipico normalmente mantiene un profilo abbastanza basso ed è per natura portato al bene della collettività più che al suo. Kutaragi è però un giapponese atipico, fin dall'inizio delineatosi come profondamente individualista e ribelle, specialmente rispetto ai canoni di una società piuttosto formale e ingessata come quella del Sol Levante. Ovviamente non parliamo del Kutaragi di successo, l'uomo nominato dalla CNN e dal Time tra i più influenti del mondo rispettivamente del 2003 e del 2004. Parliamo del Kutaragi degli anni Settanta, quello che entrò come dipendente alla Sony partendo dal basso, dall'ufficio "Varie & eventuali". Kutaragi, classe 1950, era un ragazzo brillante, qualcuno oggi direbbe "visionario". Allora era solo un bravo ingegnere e tra i suoi primi impieghi ci fu lo studio di prototipi di schermi LCD, quando ancora in Italia guardavamo la RAI (e solo quella) sui tubi catodici in bianco e nero. All'inizio degli anni '80 mentre osservava giocare sua figlia con un Famicom (una della prime console Nintendo, acronimo di Nintendo FAMIly COMputer) intuì in qualche modo che i videogiochi "casalinghi" avevano un futuro.
Quel suo carattere tipicamente occidentale (presuntuoso, individualista, a tratti arrogante) è stata la causa principale del trionfo, così, come vedremo più avanti, della caduta. Per quanta genialità esprimesse Kutaragi, la PlayStation comunque non sarebbe mai esistita se il destino (o caso, o fortuna, o botta di c..o) non ci avesse messo lo zampino. Alla fine degli anni '80 Kutaragi convinse l'allora CEO di Sony, Norio Ohga, a finanziare delle ricerche congiunte con Nintendo su un nuovo supporto per i videgiochi: il CD-Rom. Il risultato della ricerca avrebbe dovuto preparare le basi per una nuova console Nintendo, il Super Nes CD. Dopo una serie di discussioni il progetto venne abortito da Nintendo, dando così la chance a Kutaragi di proporre a Ohga quello che sarebbe diventato il progetto PlayStation.
Dalle stalle alle stelle e ritorno
L'uscita della PlayStation 1 fu una rivoluzione a tutti gli effetti, lanciando Ken Kutaragi dall'anonimato alle luci della ribaltà. Fu creata non solo una nuova piattaforma hardware, ma un modo completamente nuovo di intendere lo sviluppo e la distribuzione dei videogiochi, fino ad allora rigidamente comandati e condizionati dalla produzione delle cartucce (più costose e più difficili da produrre in serie dei CD-Rom). Sony inaugurò così quella che sarebbe stata dal 1995 al 2004 la divisione più profittevole, più ricca, più "avanti" dell'intera azienda: la SCE, Sony Computer Entertainment, di cui, ovviamente, Ken Kutaragi divenne immediatamente amministratore delegato. La vita fu piuttosto facile fino al 2003, tanto che la stella di Kutaragi ha brillato sempre più forte fino a diventare Deputy Executive President, Sony COO e vice CEO. Poi.. il mercato ha cominciato a voltare le spalle alla PlayStation, incalzata da Microsoft e dalle sue infinite risorse e da Nintendo. Il mancato successo di PSP nel mercato delle console portatili e della tecnologia UMD, nonchè una generale discesa dei consumi e di mancanza di stimoli nel settore videoludico, ha portato negli anni più recenti la Sony in una situazione decisamente più difensiva. Il giro di boa della stella Kutaragi avviene nel 2005. Alcuni analisti attribuiscono agli attriti professionali e personali con Nobuyuki Idei, erede di Ohga alla guida di Sony, la caduta dell'eroe di PlayStation. I più maliziosi attribuiscono all'imperdonabile dichiarazione di Kutaragi, alla faccia della discrezione tipica dell'uomo giapponese, fatta durante una riunione con analisti internazionali, in cui criticava duramente Sony a proposito della battaglia persa nel settore della musica digitale e dei MP3 (in particolare nell'arginare il fenomeno iPod), a causa dei conflitti interni con la divisione musicale, restia a favorire l'avanzata di nuovi metodi distributivi.
Il resto è storia recentissima: l'oltraggio della sostituzione nel ruolo di CEO di Sony Computer Entertainment (al suo posto è stato nominato Kaz Hirai) lo scorso novembre e l'annuncio della carica di "presidente onorario" (che notoriamente non decide niente). Kutaragi per la prima volta nella sua vita è stato diplomatico e ha ringraziato tutti per la bellissima esperienza annunciando di voler perseguire nuovi visionari progetti in un altro tempo e in altro luogo.
Dove e quando oggi non ci è dato di saperlo. Quello che sappiamo è che dobbiamo fare i nostri applausi a Kutaragi: per noi resterà l'uomo che ha cambiato il (nostro) mondo. Per sempre.
Chi cazzo è kenkutaragi, potrebbe chiedersi quel signore di mezza età in fila alla cassa di Mediaworld con una PlayStation 2 da 129 euro in mano. Tuttavia se qualcuno gli spiegasse che la PlayStation non sarebbe mai esistita senza un creatore - geniale, fortunato, chissà - magari potrebbe andare a casa più soddisfatto, ragionando che il mondo sarebbe un posto migliore se solo ci fossero più KenKutaragi in giro.
I più continuano a pensare che la PlayStation è di Sony, e tanto basta. Eppure la storia dietro la PlayStation è affascinante come quei racconti di mezza estate, di fronte al fuoco. Una storia da raccontare, e infatti l'ha raccontata perfettamente Reiji Asakura in "Revolutionaries at Sony" (uscito nel 2000, inedito in Italia), libro che racconta il concepimento della prima PlayStation e la corsa all'oro degli anni Novanta. Con il senno di poi, dopo tutto quello che è successo, l'uscita della PlayStation 3 e la dipartita del suo creatore maximo, ho rispolverato quel libro e sono qui con l'obiettivo di dare a Cesare quel che è di Cesare e rendere un (per ora) ultimo omaggio a un uomo che volente o nolente ha cambiato il mercato dei videogiochi. Per sempre.