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Lipsia c'è

Bella fiera, bei videogiochi, belle donne. Cosa chiedere di più?

DIARIO di Andrea Pucci   —   26/08/2008

Aeroporto di Roma Fiumicino, ore 16.30. Fuori.

Questa è l'Italia. Automobili in tripla fila di fronte agli Arrivi. I vigili urbani si fanno i cazzi loro. Tassisti, shuttle, autobus, macchine e scooter si accalcano uno sopra l'altro. Il contrasto vissuto in due ore è talmente pesante da risultare insopportabile. Se c'è una nazione agli antipodi dell'Italia non è Bora Bora nel Pacifico, ma la Germania. Regole vs caos. Rigidità vs flessibilità. Precisione vs approsimazione. Certo vs incerto. Poi mi viene in mente la pistola di Buzz, prendo al volo la macchina che mi era venuta a prendere in quadrupla fila e mi dirigo verso Terni.

E ora chiedetemi com'è la Games Convention di Lipsia e qual è stato il migliore gioco che ho visto.

Ho voluto fare questa lunga premessa fuori tema, perchè se la GC ha funzionato in questi anni, arrivando ad imporsi come una fiera simbolo a livello mondiale, è perchè i tedeschi hanno fatto le cose per bene. Saranno rigidi, a volte ottusi, ma per un evento che raccoglie centinaia di migliaia di persone (in particolare giovani), non c'è stata una rotella fuori posto. Se volete sapere come è gestito un locale, guardategli il bagno. Certi sono degli specchi, altri autentici cessi di nome e di fatto. I bagni della GC dopo una giornata da 70mila ragazzini infoiati di videogiochi erano quasi immacolati. E non è che i tedeschi non piscino, anzi la birra aiuta. Eppure... io mi ricordo lo SMAU dei bei tempi. Il bagno era una bestia rara e quando ci entravi ti sentivi come in Trainspotting quando Renton si tuffava sul fondo del water per ritrovare la sua supposta. Voglio dire: peccato per il prossimo anno, quando è così probabile che la fiera si sposti a Colonia. Francamente mi sembra difficile trovare un posto migliore. Detto questo passiamo brevemente ai videogiochi.
Chi ha seguito il reportage in diretta sa quanti bei titoli si sono visti. Ne aspetto diversi, per cui nutro forti aspettative. Inutile citarne i nomi, li sapete benissimo. Quello però che mi ha più solleticato è stato Heavy Rain di David Cage per PlayStation 3. Magari alla fine, si ridurrà a qualcosa di banale, ma ad oggi è una perla rara, forse non originale, ma rara. Non parlo ovviamente (solo) della grafica, di per sé stupefacente per le espressioni facciali della protagonista. Parlo dell'idea accarezzata da tanti e mai realizzata completamente di fare un film interattivo. Che sia la volta buona.

Lipsia c'è

Aeroporto di Berlino, ore 12.30. Controllo bagagli.

Lipsia c'è

Mi avvicino fiducioso al controllo bagagli. Una guardia teutonica mi sorride fiduciosa. I bagagli sfilano nel controllo a raggi X. Io passo il varco elettronico, affrontando a testa alta un paio di palpatine al fondo schiena. Con la coda dell'occhio vedo la tipa addetta al marchingegno dei raggi X fare un cenno al collega ispettore. La mia valigia ha qualcosa che non va. Dentro di me so cosa, ma non voglio crederci. Derrick mi fa ravanare nella valigia piena di panni sporchi, finchè non spunta sul fondo Buzz Lightyear, o meglio la sua pistola sparabolle con associato relativo flacone di apposito sapone. Dico io con fare saccente: "Guardi, se è per il sapone sono solo 100 ml...", preparato sulla storia dei liquidi a bordo di un aereo. Derrick però mi gela: "Nein, non è per il sapone, è per la pistola.". La pistola di Buzz non può passare, è un oggetto chiaramente contrario al regolamento post 11 settembre. Potrei minacciare il pilota di riempire la carlinga di bolle di sapone. Arriva un flash di mia figlia delusa ad aspettarmi a Fiumicino e un po' mi incazzo. Poi penso che sono tedeschi e allora firmo una resa incondizionata "Faccia felice suo figlio almeno" e il commissario Rex mi fa "Nein, va distrutta". La scarta, la spezza e la comprime nell'apposito contenitore dei prodotti sequestrati. Ho perso la guerra e ottenuto delle pessime condizioni di resa.