Bastano due frasi per portare la memoria di ogni videogiocatore in un mondo in 2D fatto di pixel e arti marziali: la prima è Finish Him, seguita subito dopo da Fatality! 30 anni fa il primo Mortal Kombat faceva il suo debutto nei cabinati arcade e da allora il mondo dei videogiochi non è stato più lo stesso.
Nato in risposta al popolarissimo Street Fighter II, Mortal Kombat ha adottato uno stile decisamente più violento e grafico, conquistando i cuori dei giovani videogiocatori di allora e scatenando il panico in schiere di genitori. Le sue Fatality sanguinolente, infatti, hanno dato il via al processo che ha portato all'istituzione dal sistema per stabilire se un gioco sia adatto ai minori: l'ESRB.
L'impatto di Mortal Kombat, però, non si ferma a una mossa finale in cui un combattente sfila la spina dorsale del suo avversario. Trent'anni dopo, il gioco ideato da Ed Boon e John Tobias ed edito da Midway Games ha 11 capitoli principali, altrettanti tra spinoff e remastered, un circuito competitivo ufficiale, 3 film e centinaia di migliaia di appassionati sparsi per il mondo.
In questo speciale sulla storia di Mortal Kombat, ripercorremmo l'impatto che il gioco ha avuto su alcuni dei momenti più importanti dell'evoluzione del gaming: dalle console war degli anni '90 al rapporto tra videogiochi e film passando per l'evoluzione dell'industria e dell'ecosistema dei picchiaduro.
Lo spirito ribelle di Mortal Kombat
Come molti grandi classici, anche Mortal Kombat ha rischiato di non vedere mai la luce in fase di progettazione. Prima doveva essere un videogioco di combattimento con protagonisti dei Ninja, poi è stato trasformato nel videogioco ufficiale di Universal Soldier: un film d'azione con Jean Claude Van Damme. L'idea di Boon e Tobias era di digitalizzare le mosse e lo stile di combattimento dell'attore per farne il protagonista di un videogioco cruento e più serio rispetto alla concorrenza. Quando l'accordo di licenza è saltato, però, l'intero progetto era a rischio cancellazione ma l'uscita e il successo di Street Fighter II hanno convinto i piani alti della Midway a dare il via libera all'idea originale.
Il gioco Capcom non è mai stato d'ispirazione per il team di Mortal Kombat perché era visto come troppo infantile nel suo stile simile a quello dei cartoni animati. Tobias ha raccontato che molti elementi identitari del gioco provengono dal fascino che la mitologia cinese e i film di kung-fu con elementi sovrannaturali avevano su di lui. Nel 2011 scriveva in un tweet: "Le opere che mi hanno più influenzato sono stati i film di Tsui Hark -- Zu Warriors e The Swordsman. Li abbiamo dovuti recuperare da dei venditori non proprio legali nella Chinatown di Chicago".
Qualcuno pensi ai bambini
Sono tanti i traguardi raggiunti da Mortal Kombat: è stato il primo videogioco ad avere un combattente segreto (Reptile, poi diventato un personaggio giocabile nel sequel), uno dei primi titoli a uscire contemporaneamente per le 4 console principali dell'epoca (SNES, Mega Drive, Game Boy e Game Gear) ed è stato il cabinato arcade più popolare dall'uscita nel 1992 fino all'estate del 1993 quando ha perso la corona contro NBA Jam. In tantissimi, però, ricordano Mortal Kombat per un altro motivo: insieme a Doom, Night Trap e Lethal Enforcers è stato protagonista di una tempesta mediatica che lo ha portato davanti alle autorità statunitensi.
Due senatori ultraconservatori americani hanno accusato questi 4 videogiochi di "corrompere le menti dei giovani e la nostra società" e hanno organizzato una serie di udienze per fare chiarezza sulla questione. Nel mirino dei censori c'erano le famose Fatality e la rappresentazione realistica della violenza con tanto di sangue e viscere. L'atmosfera ai limiti del ridicolo che per quasi un anno ha avvolto il mondo dei videogiochi è perfettamente rappresentata dall'undicesima puntata della settima stagione dei Simpson in cui Bart è ossessionato da Tempesta d'Ossa, un videogioco molto simile a Mortal Kombat che Marge reputa essere "troppo violento e che lo distrae dai suoi compiti".
Il 1992 e il 1993, poi, sono stati anche alcuni degli anni più intensi della console war tra Sega e Nintendo e anche in questo caso il titolo di Midway è stato uno dei protagonisti. Nintendo ha voluto che la versione del gioco per i suoi sistemi fosse censurata, rimuovendo quasi tutte le Fatality e sostituendo il sangue con il sudore. Sega, avendo scelto il ruolo del ribelle in opposizione alla grande N bacchettona, ha pubblicato una versione molto poco censurata e con un trucco (il famoso ABACABB) per sbloccare tutta la violenza dell'originale. I teenager d'America si sono completamente innamorati della brutalità e del realismo di Mortal Kombat e questo ha premiato la decisione di Sega. Nonostante il sentimento del pubblico e le accuse ridicole fatte al titolo, nel 1994 le autorità statunitensi hanno dato un ultimatum all'industria dei videogiochi che entro la fine dell'anno ha fatto nascere l'ESRB (Entertainment Software Rating Board) per stabilire se un gioco fosse adatto ai minori.
Film, fumetti e album musicali
Oggi il rapporto tra videogiochi e mondo del cinema sta migliorando di giorno in giorno con serie TV acclamate come Arcane ed Egrunners e film quasi decenti come Uncharted. Mortal Kombat, però, è stato uno dei primi franchise videoludici a portare la sua identità bombastica al cinema e ad avere successo. Nel 1995, dopo tutte le controversie e gli ostacoli dei legislatori americani, il film di Mortal Kombat ha sbancato il box office guadagnando più di 120 milioni di dollari, 6 volte il suo budget. Nonostante la violenza del videogioco fosse stata ammorbidita, il film è piaciuto parecchio ai fan che però non sono stati altrettanto entusiasti del seguito, Annihilation, o delle due serie TV (una animata e una live action) che sono arrivate negli anni successivi. Il film reboot del 2021, dopo un decennio d'incertezze e problemi, ha riportato la serie sul grande schermo con discreto successo di critica e pubblico.
Ordinabile via posta al lancio del primo capitolo, il primo fumetto di Mortal Kombat, chiamato "Collector's Edition", è stato scritto e disegnato da John Tobias ed era pensato per essere un prologo agli eventi del gioco. Veniva pubblicizzato sui cabinati arcade quando non venivano usati, nella cosiddetta "Attract Mode" pensata per catturare lo sguardo di chi passeggiava nelle vecchie sale giochi. Anche Mortal Kombat 2 ha avuto un fumetto ufficiale scritto e disegnato da Tobias di cui, si dice, siano state stampate più di 100 milioni di copie. Le collaborazioni crossmediali del titolo non si fermano qui: nel 1994, ad accompagnare le versioni console di Mortal Kombat, è uscito un album di musica tecno omonimo fatto dai The Immortals. Composto in un mese tra una tappa e l'altra del loro tour, il disco contiene una canzone per ognuno dei 7 personaggi, più una per il boss Goro, e altre due tracce originali. Una di queste, Techno Syndrome, contiene il famoso urlo "Mortal Kombat!", ed è arrivata al decimo posto della Billboard top 200 di quell'anno.
Adesso il marchio di Mortal Kombat è nella mani di Warner Bros. che è riuscita a ridare slancio alla serie grazie a un paio di videogiochi che sono stati in grado di rielaborare l'iper violenza in chiave moderna, conquistando vecchi e nuovi fan.
Mortal Kombat ha avuto un impatto così profondo sul mondo dei videogiochi che oggi, trent'anni dopo, sarebbe difficile immaginare un mondo in cui non sia mai esistito. Dalle leggi sul rating al rapporto con il mondo del cinema, da "Get over here" a "Fatality", non possiamo che essere grati a Midway per aver creduto nella grande idea di Boon e Tobias e averci regalato un'icona dell'universo picchiaduro.