Indizio numero uno. Un dirigente RAI mi contatta per due motivi: il primo è che sta per tenere nella sua veste di docente universitario un corso di laurea triennale incentrato sui videogiochi e vorrebbe adottare alcuni dei libri da noi editi come testi di studio e il secondo è che mamma RAI vuole fare una trasmissione sul videogioco.
Indizio numero due. Una nota trasmissione di Mediaset ci contatta perché vuole fare un servizio sul rapporto tra videogiochi e sesso (!!).
Indizio numero tre. La catena di negozi Gamestop ha annunciato di voler raggiungere 240 punti vendita entro fine gennaio. Mediaworld ha raggiunto 65 punti vendita. I vecchi negozi di videogiochi faticano ma resistono. Non c'è Coop, Carrefour, Euronics, Unieuro che non abbia rimpolpato il settore dei videogiochi negli ultimi 12 mesi.
Indizio numero quattro. Incontro un mio vecchio professore di religione che non vedevo almeno da dieci anni. E' diventato consulente per il Ministero dell'Istruzione e coordina diverse associazioni di genitori: vuole approfondire il rapporto tra le sue istituzioni e il videogioco.
Indizio numero cinque. La scorsa primavera subiamo un grave furto nel magazzino. Sopralluogo della polizia scientifica e dunque del perito nominato dalla nostra assicurazione per appurare i danni. Mentre fa il sopralluogo nota una PlayStation 3 sopravvissuta. La compra seduta stante.
Indizio numero sei. Il nuovo direttore della nostra banca viene a conoscerci. Non sapeva, non poteva immaginare. A Terni, al massimo, si può incontrare il titolare di una boutique o di una ditta di trasporti. E' un giovane padre sui quaranta, ha due figli. E' antitecnologico. Ai figli per i loro compleanni regala solitamente libri. Vede il Wii, glielo spiego, lo capisce. Ha deciso che sarà il regalo di Natale perchè "potranno giocare insieme figli e genitori".
Indizio numero sette. Ovunque andiamo, il videogioco apre la porta. E' come il parmigiano reggiano. Accompagna bene ogni portata. E' un passepartout per interessare un po' tutti.
Sento nell'aria odore di cambiamento per il mondo dei videogiochi. E' così forte e intenso da stordire. Profumo di promozione, ma anche di dannazione. Ci sono tutti i segnali che il videogioco sta per essere riconosciuto per quello che è già: un fenomeno di massa. E come ogni cosa che diventa di pubblico dominio subisce il vaglio e l'analisi delle autorità, delle associazioni di vario genere, della Chiesa, della politica, della scuola e per finire, dei mass-media. E' inevitabile che verranno tirati fuori scheletri dall'armadio. Si analizzeranno casi di follia omicida negli Stati Uniti, i suicidi della Corea, i casi di epilessia. Metabolizzati gli eccessi emergeranno le cose buone, e tante, che ci possono essere. Il videogioco è una forma di intrattenimento positiva, divertente e utile, da maneggiare con cura. Entro la fine del decennio giocare con i videogiochi smetterà definitivamente di essere una caratteristica distintiva di qualcuno ma rientrerà nelle passioni varie che rappresentano la normalità di esistere: il calcio, il cinema, la musica, lo sport e, infine, i videogiochi. Nel frattempo è necessario che il sistema di autocontrollo, il PEGI, che contraddistingue ogni gioco indicandone l'età consigliata, venga rispettato, che da una parte se ne divulghi il significato alle famiglie e dall'altro che i negozianti verifichino l'età sul PEGI con l'età dell'acquirente. Capisco che cinquanta euri sono cinquanta euri, ma non vorremo mandare all'aria questo "processo di pace" per un gioco finito nelle mani sbagliate vero? [C]
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