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Takashi Tezuka, il folle – La Bustina di Lakitu

In questa puntata de La Bustina di Lakitu vi presentiamo Takashi Tezuka, uno degli uomini più importanti, e allo stesso tempo imprevedibili, dell'intera storia Nintendo

RUBRICA di Alessandro Bacchetta   —   21/09/2019

Il fool shakespeariano è un archetipo di personaggio utilizzato spesso dal Bardo: ridicolo solo all'apparenza, frequentemente è centrale nella risoluzione delle vicende, nonché nell'elargizione di parole spesso riconducibili, o almeno così si suppone, all'autore stesso. Un clown, un folle, un giullare; tale appare anche Takashi Tezuka, talmente strano da non sembrare vero. Faccia tonda, occhi stretti incorniciati da buffe lenti ovali: ride spesso, sempre perennemente confuso e fuori dalla propria comfort zone. Sembra impossibile immaginarlo mentre cucina, o va in bicicletta, o lava i vestiti; è più simile a un personaggio che a un dipendente della Nintendo. La frase che ripete più spesso è "non ricordo". Non ricorda mai niente. "È passato tanto tempo"; "chissà"; "non lo so". E ride. Sembra non abbia memoria dei suoi atti creativi, sembra che, intorno a lui, e dentro di lui, accada tutto naturalmente, per caso.

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Tezuka fa parte del cosiddetto triangolo d'oro Nintendo, assieme a Nakago (di cui abbiamo parlato il mese scorso, qui) e Shigeru Miyamoto. Senza sminuire gli altri sviluppatori, questi tre hanno contribuito molto a rendere Nintendo... Nintendo. Le hanno fornito personaggi, giochi e saghe, ma soprattutto una precisa identità estetica. Compongono una sorta di Triforza. Nakago è la parte razionale e maggiormente pragmatica del trio; Miyamoto, allo stesso tempo, è genio creativo e comandante. Tezuka è il triangolino della follia, quello da tenere a bada o riportare sulla terra, un vulcano di idee. La complicità che esiste tra lui e Miyamoto è meravigliosa, emerge palese ogni volta che li intervistano assieme. Ed è curioso constatare come, ogni singola volta, sia Shigeru a rappresentare quello maggiormente razionale. "Ti ricordi male"; "hai risposto a una domanda che non ti hanno fatto". Sono solo alcune delle frasi che abbiamo sentito, che danno l'idea di quanto Tezuka sia distaccato da quella che chiamiamo realtà. Ma a lui non importa, perché ride dopo ogni rimprovero.

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Era NES

Tezuka è nato il 17 novembre 1960, un giorno e otto anni dopo Miyamoto. Ha compiuto un percorso accademico incentrato sugli studi artistici e di design, laureandosi all'Università di Osaka. All'epoca non conosceva i videogiochi, non sapeva chi fossero Pac-Man o Donkey Kong, non gli era mai, mai venuto in mente - ovviamente - di poter lavorare in quell'ambiente. Per lui il Family Computer, nome giapponese del NES, non era altro che, be'... un computer (di quelli, a quanto pare, era a conoscenza).

Un giorno tuttavia, nel 1984, accompagnò un amico a un concorso per entrare in Nintendo; come sempre accade in queste storie, l'amico non venne mai richiamato, mentre Tezuka venne assunto. Come sia riuscito a entrare, visto il totale disinteresse verso i videogiochi, rimane ancora un mistero. Si mise subito a lavorare su Devil World, assieme a Shigeru Miyamoto (curiosamente un clone di Pac-Man, che Tezuka, come dicevamo prima, non conosceva).

Takashi Tezuka, il folle – La Bustina di Lakitu

Finito quel progetto, il trio d'oro entrò in contatto, e - in contemporanea - iniziarono i lavori su The Legend of Zelda (cominciato prima, ma terminato dopo) e Super Mario Bros. I racconti su quegli anni rasentano il mito, e come tali vengono ascoltati dai giovani sviluppatori dell'azienda. Pare che Miyamoto e Tezuka abbiano disegnato l'intera mappa di The Legend of Zelda, che inizialmente doveva essere composto da soli dungeon, in un'unica giornata. Partendo dal centro, Miyamoto (mancino) andò a completarla verso destra; Tezuka (destrimano) verso sinistra. Entrambi con un pennarello, di getto. Osservando quella cartina, si può notare quanto siano diverse le due metà; una più precisa e aperta, l'altra più cunicolare e piena. Takashi diresse il suo primo progetto, poco dopo, quando Miyamoto - visto il successo dei due giochi - passò a ruoli di supervisione e produzione. Stiamo parlando di Super Mario Bros. 2, noto in occidente come The Lost Levels; tuttavia, il suo primo, grande progetto fu quello successivo. Super Mario Bros. 3.

Tezuka voleva dare una svolta netta alla serie, imprimere una visuale dall'alto; non ci riuscì (dei residui rimangono nella mappa), ma in quei due anni di sviluppo, all'epoca un'enormità, plasmò il platform perfetto. Il team era composto da una ventina di persone, ma Tezuka - rimpiangendo poi la scelta, ritenuta troppo oberante - si occupò in prima persona non solo del game design, ma anche di disegnare gran parte degli elementi che vedete su schermo. Una roba insensata, ma ancor più insensato è quanto poco si ricordi: sembra che Super Mario Bros. 3 sia uscito dal suo corpo per caso. E quando qualcuno gli esibisce i suoi meriti, lui sottolinea che "be', Miyamoto era sempre con me".

Takashi Tezuka, il folle – La Bustina di Lakitu

Era SNES

Da lì iniziò il suo periodo migliore, che durò dieci anni precisi. La frase su Miyamoto che abbiamo citato ("era sempre con me") non è da sottovalutare; Tezuka ha ottenuto risultati eccezionali lavorando sotto la direzione di Shigeru, o - successivamente - sotto la sua produzione; ha fatto molto meno quando, assecondando il canonico percorso carrieristico nipponico, è diventato lui stesso producer: probabilmente perché è un ruolo meno adatto al suo talento, ma forse anche per l'assenza dei consigli di Miyamoto, sempre in grado di inquadrare e valutare al meglio le idee di Tezuka.

Tuttavia, parlando dei suoi anni d'oro, la lista dei giochi diretti da Takashi è straordinaria. Letteralmente straordinaria. Da Super Mario Bros. 3 passò a Super Mario World, con Yoshi che, pur voluto fortemente da Miyamoto, è stato disegnato da Tezuka (e perfezionato da Hino). A tal proposito, ci tiene a ribadire che, secondo lui, Yoshi è una specie di tartaruga, e la sua sella non è una sella, ma un piccolo guscio; come se avesse osservato questo dinosauro (scusate, tartaruga) a uno zoo, e non l'avesse inventato lui.

Takashi Tezuka, il folle – La Bustina di Lakitu

Da Super Mario World si rituffò in The Legend of Zelda, cambiando la serie per sempre, ideando quella formula che l'avrebbe sorretta per anni. Diresse, uno dietro l'altro, A Link to the Past e Link's Awakening, di cui è appena uscito il remake per Nintendo Switch (qui la nostra recensione). Sono due titoli fantastici, che come nessun altro bilanciano le caratteristiche portanti della serie: azione, esplorazione e puzzle-solving. Tezuka ha detto che Link's Awakening è il suo The Legend of Zelda preferito, ed è anche il suo progetto (probabilmente) più personale: i suoi abitanti sono assurdi, il mondo stesso straniante. Eppure, come abbiamo scritto nella recensione, è incredibile quanto sia tuttora (quasi) perfetto, essendo stato composto per una console dalle capacità ridicole se rapportate a quelle attuali.

N64 e oltre

Mentre lavorava a Link's Awakening, Tezuka interloquiva spesso con un creativo più giovane di lui, Shigefumi Hino. A quell'epoca Hino era messo sotto pressione da Miyamoto, che lo spingeva ad abbandonare la "semplice" illustrazione, per dedicarsi al game design vero e proprio; tra le tante idee, Shigefumi era convinto che la migliore fosse quella di scolpire un titolo che avesse per protagonista Yoshi. A Tezuka la proposta piacque; e come poteva essere altrimenti, visto che lui stesso aveva ideato il personaggio. Finito Link's Awakening, si misero a lavorare a quello che sarebbe divenuto Yoshi's Island, l'ultimo capolavoro di Tezuka. Lui stesso ci ha informati che lo stile grafico venne scelto in netta opposizione a Donkey Kong Country: il titolo Rare impressionò molte persone a Kyoto. Tuttavia, piuttosto che emularlo, decisero di andare nella direzione contraria. Se all'epoca tra i due la sfida era aperta, e forse solo un occhio educato avrebbe preferito Yoshi's Island, il tempo è stato galantuomo: l'opera di Tezuka è ancora meravigliosa, Donkey Kong Country non è certamente brutto, ma sicuramente è invecchiato peggio.

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Tezuka, nonostante abbia diretto gran parte del progetto, non ci lavorò nelle ultime settimane; era passato, esattamente come dieci anni prima, ad assistere Shigeru Miyamoto nella direzione di Super Mario 64. Era un videogioco fondamentale, avrebbe segnato l'intera industria, c'era bisogno del massimo talento creativo: ancora una volta, e per l'ultima volta, lo strano duo diede vita a un capolavoro. Da lì in poi, Tezuka ha supervisionato e prodotto un numero gigantesco di progetti: Animal Crossing, Mario Kart, Mario Golf, Paper Mario, Mario & Luigi... e tanti, tanti altri. Negli ultimi anni si è concentrato su tre serie in particolare: New Super Mario Bros., Super Mario Maker e Yoshi. Tutti platform bidimensionali. Nel 2016 ha diretto, in via del tutto estemporanea, Super Mario Run. Recentemente è diventato un dirigente Nintendo, giusto premio alla straordinaria carriera.

La sensazione è che, come dicevamo prima, Tezuka non sia più nelle condizioni ideali per dare sfogo al suo genio; tuttavia è una persona felice, sorridente, contenta della propria posizione. Anche non dovesse donarci altri capolavori, anche dovesse andare in pensione domani, resterebbe uno dei migliori game designer della storia. Del resto, c'è chi sovrappensiero fischietta, va in bicicletta, chi osserva le nuvole: lui, in quel modo, ha creato (tra i tanti) Super Mario Bros. 3. Niente di strano, no?