Un'impostazione classica
Il gameplay studiato dagli sviluppatori per Undercover: Operation Wintersun è piuttosto tradizionale e facilmente accostabile a quello espresso da altre più celebri avventure, la serie Broken Sword su tutte. Si dovranno quindi analizzare gli scenari proposti di volta in volta, magari tornando sui propri passi, alla ricerca di indizi che possano essere fondamentali alla risoluzione di puzzle di crescente difficoltà.
L'impostazione scelta per gli enigmi è abbastanza standard e consiste nella grande maggioranza dei casi nel dover combinare tra loro due o più oggetti, per ottenerne un altro utile ai fini del dottor Russel. La logica che starà alla base di ciascuno di essi è ferrea ed attinente alla realtà: trovata, ad esempio, una barra metallica e il ramo di un albero, il passo successivo è unirli tra loro, così da poter finalmente aprire quella finestra altrimenti troppo lontana. La difficoltà media non è eccessivamente alta e anche i meno esperti dovrebbero riuscire a cavarsela, magari sfruttando il sistema di aiuti pensato per l'occasione, che evidenzia gli elementi di maggior interesse.
I comandi sono molto intuitivi e possono essere interamente gestiti tramite il mouse, puntando la freccia per gli spostamenti ed analizzando gli oggetti con il tasto sinistro, lasciando al destro tutte le interazioni possibili sia con il fondale che con i personaggi. Minimalista anche l'interfaccia di gioco, che si limita ad un inventario a scomparsa ed al menu delle opzioni, entrambi richiamabili in qualsiasi momento e per nulla invadenti, così da lasciare libera la quasi totalità dello schermo.
Un quadro generale decisamente solido e tradizionalista, che potrebbe fare la gioia di molti ma rischia di non portare nessuna innovazione e anzi di implementare alcuni dei difetti tipici della avventure punta e clicca, ovvero una longevità minata dalla quasi inesistente rigiocabilità e la sensazione che i ritmi lenti e riflessivi tengano a debita distanza il grande pubblico.
La Seconda Guerra Mondiale che rischiate di non vedere
Inserito il disco ed iniziata la prima partita, difficilmente ci si può definire delusi dalla qualità di quanto mostrato sul monitor. Ad un numero di poligoni non propriamente eccezionale, fanno da contro altare delle texture discrete e, soprattutto, un design generale delle ambientazioni davvero convincente, ricco com'è di particolari e forte di una grande verosomiglianza storica. Il maggior difetto del motore grafico The Vision, è invece rappresentato dai molti problemi di compatibilità dimostrati nel corso dei test che hanno portato a questo hands on: i driver delle schede ATI mostrano alcune incompatibilità anche nelle loro ultime incarnazioni - le schede NVIDIA sembrano comportarsi meglio - mentre sporadici crash costringono a salvare costantemente, pena la perdita dei progressi compiuti. Il tempo per la creazione di una necessaria patch c'è, si spera venga sfruttato a dovere.
Nulla da recriminare riguardo il sonoro, che fa bella mostra di sé grazie a musiche orchestrali splendide e sempre adatte a sostenere i differenti stati emozionali suscitati dalle vicende.
Chi fosse stanco di sparatutto, strategici e simulatori ambientati nella solita, iper inflazionata Seconda Guerra Mondiale, è possibile che trovi nuovi spunti nell'imminente Undercover: Operation Wintersun, anch'esso collocato temporalmente durante la WWII, ma appartenente al genere delle avventure grafiche.
La storia narra di un baldo fisico britannico, il dottor Jhon Russel, che nel 1943 viene inviato in Germania a cercare prove che confermino i progressi dei nazisti nella costruzione di un ordigno nucleare. Quando poi, arrivato a Berlino ed intrapresi i contatti precedentemente indicatigli, scopre che il Terzo Reich è incredibilmente vicino al completamento di questa spaventosa arma di distruzione di massa, gli eventi messi in moto scorrono troppo veloci e lui stesso si trova coinvolto in un complotto di dimensioni mondiali.
Una trama interessante seppur non completamente inedita – lo scenario nazisti-più-arma-definitiva è un classico – che grazie al continuo riferimento dei protagonisti a “cosa succederebbe se”, che si trasforma affrontandolo a posteriori in un “cosa sarebbe successo se”, stimola il giocatore chiedendogli di valutare a ritroso alcuni momenti di primaria importanza della storia moderna.