Considerata la particolare natura di questa rubrica il voto assume un significato diverso rispetto a quello tradizionale: ogni mese saranno infatti proposti titoli considerati di per sé più che meritevoli. Per questo motivo il punteggio da 1 a 5 non rappresenta una scala di valore che parte dalla mediocrità più assoluta per giungere all'eccellenza, perché ogni gioco trattato si pone già una spanna sopra la media. Si tratta invece di rendere conto di quel valore aggiunto che gli sviluppatori sono riusciti a infondere nella loro opera e fornisce al lettore uno strumento aggiuntivo per approfondire la valutazione. Per tutti i numeri precedenti della rubrica, seguite questo link.
Editoriale
Sto scrivendo questo editoriale a ridosso della fine del festival di San Remo. C'è qualcosa che mi inquieta. Se ne è parlato e se ne parla ovunque. So perfettamente che ogni anno il mese di Febbraio è mediaticamente dedicato al festival. Non mi inquietano i soldi dati a Bonolis o le battute di Benigni sulla Zanicchi. Non mi inquieta la vittoria del De Filippiano Marco Carta o la canzone di Povia che sta distruggendo la vita a chiunque si chiami Luca e sia costretto a frequentare una scuola da studente. Ad inquietarmi è lo spazio occupato abusivamente da questa immensa presa per i fondelli, spazio non solo reale ma anche e soprattutto culturale, e mi chiedo se qualcosa di simile esista anche nel mondo dei videogiochi, ovvero qualcosa di così pervasivo da soffocarci completamente. Esiste un evento così invasivamente putrefatto da impedirci di sviluppare una qualsiasi tensione verso il nuovo? Ovvero, esiste nel nostro mondo una monocrazia culturale simile a quella che produce e giustifica il festival? Abbiamo anche noi i nostri Marco Carta che vincono nonostante l'immensa mediocrità che li accompagna? E magari, se cercassimo bene, potremmo trovare anche un Albano che si ripropone tutti gli anni sempre uguale? Spero di no, anche se l'inquietudine non vuole proprio abbandonarmi.
di Simone Tagliaferri
Ice Breaker
Sviluppatore: Nitrome
Tipo di distribuzione: Freeware
Sito di riferimento: Link
Download del file: Browser game
Da sapere per giocare al meglio: Nulla di rilevante da segnalare.
Ice Breaker è un puzzle game che come altri mette la fisica degli oggetti alla base del proprio gameplay, ma che a differenza di altri, si orienta verso meccaniche di gioco fresche e originali. Fresche in tutti i sensi, poiché il vostro scopo sarà quello di liberare dei vichinghi intrappolati nel ghiaccio, tagliandolo in blocchi con il vostro mouse. Cosa ci facciano dei vichinghi nel ghiaccio è una domanda legittima, ma non c'è risposta. La difficoltà consiste nel far sì che i guerrieri surgelati precipitino nel vascello del buon vichingo liberatore, che li riporterà a temperatura ambiente a forza di martellate. Purtroppo le "incisioni" disponibili sono solo 30, e lo scenario presenterà ogni volta diverse varianti, come la presenza di perni che possono dare origine a catapulte. Nella sua semplicità, Ice Breaker si evolve a ogni livello con profondità crescente, rappresentando presto una sfida notevole. Un bel rompicapo insomma, con più di 30 livelli da risolvere. Peccato solo per lo scrolling dello schermo, scomodo e impacciato, e per la musichetta snervante. Questa comunque, la si può sempre disattivare.
di Andrea Rubbini
Pac-Man Physics
Sviluppatore: imwill
Tipo di distribuzione: Freeware
Sito di riferimento: Link
Download del file: Link
Da sapere per giocare al meglio: Nulla di rilevante da segnalare.
A volte il bello di curare una rubrica come Underground è il poter parlare di assurdità complete senza il rischio di apparire fuori contesto. Come altro definire questo Pac-Man Physics se non assurdo? E il bello è che, nonostante non abbia molto senso, sia quasi ingiocabile e diventi noioso dopo una manciata di minuti, noi vi consigliamo lo stesso di provarlo. Perché mai? Intanto perché è gratuito, che non è mai una motivazione da prendere sotto gamba, e in secondo luogo perché nella sua particolarità e insensatezza videoludica rischia quasi di essere bello, se per bellezza intendiamo quel fugace attimo di stupore che accompagna l'avvio del gioco e che si pone trasversalmente rispetto al sopraggiungere dello stato successivo, ovvero la pressione del tasto Esc per sopravvenuto tedio.
Pac-Man Physics è Pac-Man con applicato un motore fisico. I labirinti monolitici del gioco originale si animano sotto il loro stesso peso e iniziano a fluttuare per lo sfondo nero, insieme alle pillole, ai fantasmi e allo stesso Pac-Man, come se tutto il mondo di gioco fosse stato proiettato di colpo a gravità zero. Lo scopo è sempre lo stesso, mangiare tutte le pillole. Ovviamente la fisica rende il tutto più difficile perché sfonda lo spazio intorno alla palla gialla costringendola a muoversi oltre lo schema dettato dagli assi X e Y che per decenni l'avevano accolta amorevolmente. Oltretutto le pillole hanno la brutta tendenza ad andarsi ad infilare dietro le pareti, costringendo a mangiare una pillola grande in modo da alterare lo scenario, con un aumento improvviso della gravità verso uno dei lati dello schermo. Spesso diventa difficile riuscire a prendere le pillole e il contatto con i fantasmi non è sicuramente ottimale, ma i difetti non sono troppo importanti, in realtà, visto che l'idea è bacata fin dalle fondamenta. Rimane il fascino di vedere quel labirinto, immobile per anni e anni e per versioni su versioni, animarsi ed andarsi ad ammucchiare in un cantuccio del livello. Dura poco, ma fa un certo effetto, soprattutto se si è vissuta la fase aurorale del medium videoludico. Dategli uno sguardo rapido.
di Simone Tagliaferri
Neverending Light - parte 1 di 3
Sviluppatore: Jacon Grahn
Tipo di distribuzione: Freeware
Sito di riferimento: Link
Download del file: Browser game
Da sapere per giocare al meglio: Il gioco è parlato e sottotitolato in inglese.
Cosa potrà mai succedere ad un gruppo di persone che prendono parte ad un tour guidato in una caverna? Di certo non potranno essere divorati da orrendi mostri venuti da un altro piano della realtà. E invece sì, le cose andranno proprio così: quando la guida spegnerà le luci per far vivere ai partecipanti l'emozione del buio totale, l'illuminazione non tornerà più, e vi ritroverete a vagare con una pila elettrica seguendo la scia di sangue e morte intorno a voi. Apparentemente, anche la nostra fidanzata Anabel è sopravvissuta, ma chi siano quegli esseri e cosa vogliano da noi, non lo sapremo fino a che non verranno rilasciate la altre due parti che compongono la serie. Neverending Light è un titolo sperimentale con visuale dall'alto, sullo stile di Alien Breed - tanto per citare una perla del passato. L'atmosfera è stata costruita con sapienza, grazie agli effetti di illuminazione e alla musica di pianoforte, inquietante quanto basta. In ogni caso, Neverending è un videogioco atipico: non morirete mai e avrete solo alcuni semplici enigmi da risolvere, basati sul ritrovamento di un determinato pezzo.
Gli eventi preimpostati sono invece molto ben pensati per la loro carica grottesca e surreale, che contribuisce a rendere sinistra l'intera vicenda. Avrete anche 49 sfere di energia da raccogliere, che dovrebbero corrispondere all'energia vitale degli altri membri della compagnia che sono stati uccisi. Al di là dei controlli scomodi e del doppiaggio delle voci femminili, che non si capisce se siano uno scherzo o debbano contribuire all'insana idea che regge il gioco, Nevernding Light è senza dubbio un titolo da provare, in attesa di sapere come continuerà a svilupparsi la vicenda.
di Andrea Rubbini
The Legend of Princess
Sviluppatore: Konjak
Tipo di distribuzione: Freeware
Sito di riferimento: Link
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Da sapere per giocare al meglio: Nulla di rilevante da segnalare.
The Legend of Princess è breve ma è tutto quello che un videogioco bidimensionale dovrebbe essere. Nei panni di un Link ubriaco e con evidenti problemi di messa in piega, dobbiamo arrivare a salvare la solita principessa tenuta prigioniera da un grosso bruco di pietra. Nella schermata dei titoli possiamo scegliere le armi primarie e secondarie da usare nel corso dell'avventura, determinando con esse la difficoltà complessiva del gioco. All'inizio quello che stupisce è la perfezione con cui ogni elemento si presenta sullo schermo: la grafica 2D è curata, piena di stile e dettagliatissima, la musica è orecchiabile e ben suonata (relativamente al genere) e ci vogliono pochi secondi per iniziare a giocare sul serio, padroneggiando tutti i controlli: con un tasto si salta e si usa uno degli estensori di salto (una piuma, un rampino o un pollo), con un altro tasto si attacca con la spada (la pressione prolungata produce un attacco speciale) e con un terzo tasto si usa l'arma secondaria (un boomerang, delle frecce e una specie di triceratopo esplosivo in miniatura).
Il gioco è composto da poche schermate e i nemici presenti non sono moltissimi, ma non c'è un elemento fuori posto e ben presto ci si lascia trascinare dalla giocabilità praticamente perfetta e dalla caccia ai tesori disseminati un po' ovunque per pochi, ma ingegnosi livelli. Ci sono anche dei boss, tre in totale (due intermedi più quello finale) e, seguendo la tradizione dei vari Zelda, richiedono tutti un approccio tattico differente per essere sconfitti. Quando si arriva alla fine si rimane increduli ed un po' dispiaciuti perché se ne vorrebbe avere di più. Come capita con tutti i giochi ben riusciti viene spontaneo voler continuare a giocare. Speriamo sinceramente che il talentuoso Konjak, già autore degli ottimi Noitu Love 1 e 2 e di Chalk, si dedichi ad un progetto simile ma di più ampio respiro, in modo da non lasciarci mai più con tanto amaro in bocca.
di Simone Tagliaferri
Time4Cat
Sviluppatore: Armor Games
Tipo di distribuzione: Freeware
Sito di riferimento: Link
Download del file: Browser game
Da sapere per giocare al meglio: Nulla di rilevante da segnalare.
É difficile immaginare un gameplay più elementare di quello che sostiene Time4Cat, ma è altresì difficile sviluppare un'idea che da sola mandi avanti un gioco per ore. I retroscena sono oscuri: il gatto del titolo è infatti in possesso di un collare che gli permette di controllare il tempo. Decide quindi di piazzarsi ad un incrocio pedonale all'ora di punta - e dal via vai si direbbe essere quello di una metropoli - per sfamarsi con diversi cibi che piovono dal cielo.
Quando il gatto è fermo, i pedoni restano immobili, mentre se corre lungo lo schermo, questi proseguono per la loro strada, e aumentano di numero. Se doveste finire sotto i piedi di un passante, non resterebbe altro che il game over. Una gara di punti insomma, con qualche diversivo per aumentare l'imprevedibilità dell'azione, come una sfera che se usata respinge tutte le persone attorno a voi, rispedendole a distanza. Non lasciatevi trarre in inganno dalla sua ingenuità; è l'ideale per staccare la spina un'oretta senza neppure accorgersene.
di Andrea Rubbini
Iji
Sviluppatore: Daniel Remar
Tipo di distribuzione: Freeware
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Da sapere per giocare al meglio: Nulla di rilevante da segnalare.
Iji è giovane - adolescente per la precisione - e a parte il nome difficile da pronunciare per i ragazzi, nulla sembrava andare storto nella sua vita. Poi una mattina, Iji apre gli occhi in un letto d'ospedale per scoprire che la terra è stata invasa da una razza belligerante. Che il destino dell'umanità dovesse finire nelle mani di una ragazzina modificata geneticamente per l'occasione, questo nessuno lo avrebbe previsto. É rimasto però vivo anche suo fratello Dan, che sembra sapere molto sull'accaduto e che guiderà Iji tramite un ricevitore, dal momento che lui è imprigionato chissà dove. Qui comincia un'avventura piena di combattimenti e sezioni platform, dove avrete davanti a voi molte scelte possibili in termini di approccio all'azione. Iji dispone infatti di numerose caratteristiche da sviluppare con i punti esperienza, e fino ad otto armi modificabili. Ci sono inoltre codici da "decrittare" e segreti da scoprire. Potrete decidere anche di non uccidere nessun nemico, e il gioco reagirà di conseguenza. Questo perché Iji ha una coscienza, oltre ai tanti, molti dubbi. Nel corso dell'avventura scoprirà infatti molti lati oscuri della vicenda e come spesso accade, la linea di confine tra il bene e il male finirà con il farsi impossibile da definire. Naturalmente si può decidere di ignorare tutto lo svolgimento della storia, ma così si perderebbe un pezzo importante del gioco. Iji è infatti un prodotto di spessore, che non si esaurisce nelle sue meccaniche essenziali, offrendo spunti sufficienti per essere rigiocato una seconda volta, magari ad un livello maggiore di difficoltà. Tornando alla storia, la sorella di Iji, Mia, è ancora viva? E in questo caso, siamo proprio sicuri che Dan sia dalla parte del giusto? Non vi resta che giocarlo e scoprirlo.
di Andrea Rubbini
Xoldiers
Sviluppatore: Cactus
Tipo di distribuzione: Freeware
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Da sapere per giocare al meglio: Nulla di rilevante da segnalare.
Xoldiers viene programmato in un giorno per partecipare a una competizione indie con tema "excessive". Graficamente è difficile trovare qualcosa di più essenziale: ogni elemento dello scenario è composto da una manciata di quadrati (pixel allargati), per ricordare la grafica dei sistemi a 8 bit. In effetti avviandolo viene subito in mente un gioco per Vic 20 o per Spectrum. Eppure l'anima di Xoldiers è di tutt'altro tipo; l'essenzialità nasconde una serie di scelte di gameplay intelligentissime e che pagano in termini di divertimento vero e proprio. Lo scopo è quello di mettersi alla guida di un piccolo plotone di soldati che ha il compito di distruggere delle costruzioni chiave appartenenti all'esercito nemico. All'inizio di ogni livello un comandante folle ci illustrerà la missione che dovremo intraprendere. L'ambientazione è molto spoglia, con scenari formati da mura, carri armati, caserme e pochi altri elementi. Il vero fulcro è tutto nell'abilità richiesta al giocatore per affrontare i diversi livelli e nelle esplosioni esagerate (e volutamente pixellose) dei nemici e delle infrastrutture sotto i colpi dei nostri fucili e delle nostre granate, queste ultime disponibili in quantità limitata. Tanto minimalismo fa contrasto con nuvole di fumo e fiamme che riempiono completamente lo schermo. L'effetto è insolitamente appagante dal punto di vista estetico, forse proprio perché lavora contraddicendo l'appeal generale. I livelli sono impegnativi e, grazie a qualche accorgimento, mai banali, nonostante siano pochi. In effetti Xoldiers può essere completato in una decina di minuti, sempre che si riesca superare senza indugio i diversi ostacoli che separano dagli obiettivi. Vi consigliamo di scaricarlo, non per altro per vedere come un'idea visiva ben implementata può riuscire a stupire nonostante la povertà dei mezzi impiegati... e poi perché, finché dura, è anche piacevole.
di Simone Tagliaferri