Una prova lunga due mesi quella di Wolfenstein, verrebbe da dire, visto che la prima volta che abbiamo potuto mettere le mani sul nuovo capitolo della saga eravamo negli studi di Raven in Wisconsin a Febbraio, ed era la prima volta che veniva mostrato alla stampa in forma giocabile, dopo essere stato annunciato ben 5 anni fa. Qui alla GDC di San Francisco c'è stato il secondo incontro e finalmente è caduto il velo dell'embargo, consentendoci di parlare del seguito di una saga che qualche anno diede vita al genere degli FPS, uno dei più popolari tra quelli che oggi affollano le line up delle console next gen e del PC. L'atmosfera è sempre la stessa, cupa, densa di riferimenti mistici e ad un certo tipo di letteratura sci fi. Il Fuhrer vuole impadronirsi di un'energia legata al culto del Black Sun, in modo da poter dominare il mondo, incanalandola in un medaglione magico che finisce nelle mani di William B. J. Blazkowicz, lo storico protagonista, che si dirige nella cittadina tedesca in cui si trovano le truppe naziste e questa energia magica, così potente e così mortale.
Una città magica
La struttura di questo Wolfenstein è quella classica divisa in livelli, con la peculiarità di un'unica ambientazione che è quella di una cittadina tedesca, che funge da punto di raccordo centrale dal quale si dipanano i diversi stage. A differenza delle origini della serie, la storia riveste un ruolo di primo piano e tutto il setting è molto più complesso, dato che il giocatore dovrà interagire con le truppe naziste, i cultori del Kreisau Circle, che sanno tutto quel che riguarda il culto del Black Sun e una sorta di resistenza armata, che gestisce un mercato nero, rifornendo B. J. Di armi e potenziamenti, ma che collabora anche coi nazisti. Wolfenstein può essere affrontato lasciando totale libertà al giocatore di decidere il fluire degli eventi, andando avanti e distruggendo qualsiasi cosa gli si pari davanti, oppure esplorando i livelli recuperando gli innumerevoli oggetti da raccogliere e, soprattutto, i lingotti d'oro con cui comprare potenziamenti al mercato nero. L'elemento più innovativo del gioco è l'inserimento del medaglione magico che consente a B. J. di entrare in una dimensione parallela, premendo in basso sulla croce digitale del pad, dimensione nella quale i nemici vengono evidenziati di un azzurro/verde, molto utile per distinguerli dagli altri protagonisti dell'azione, che si svolge in una notte buia e piovosa piuttosto inquietante. In questa dimensione, chiamata The Veil, è possibile interagire con alcune parti del fondale marchiate col simbolo del Black Sun, permettendo, ad esempio, di passare attraverso certe pareti, e individuare le fonti energetiche in cui ricaricare il medaglione e attorno alle quali svolazzano alcuni pesci, azzurri anch'essi, che si possono far esplodere, colpendo tutti i nemici che si trovano attorno. Il medaglione attribuisce all'eroe una serie di poteri, tutti potenziabili, il cui numero esatto ancora non è dato sapere, e il solo a nostra disposizione, durante questa prova, era quello che permetteva di rallentare il tempo. La cosa si è rivelata piuttosto utile soprattutto quando si è trattato di attaccare un soldato nazista armato di una specie di lanciafiamme, caricato ad energia magica, facendone esplodere il serbatoio che portava in uno zaino sulle spalle. Una volta raccolta l'arma, ci siamo trovati equipaggiati con questa sorta di cannone spara raggi, che ricordava molto da vicino quello dei Ghostbuster, e che dava una bella sensazione di potenza.
Sensazione che promette d'essere ancora maggiore con la versione definitiva del gioco, visto che sarà possibile tornare nei livelli già superati, una volta arrivati alla fine dopo le previste 10/12 ore, mantenendo tutto l'armamentario e i potenziamenti ottenuti durante il primo passaggio. Magari anche rigiocando ad un livello di difficoltà più alto, tra i quattro disponibili, per divertirsi ad andare a sbloccare le tante aree segrete e gli item disseminati un po' ovunque. Affrontando, poi, le tante missioni secondarie che si avviano a seconda del comportamento che si deciderà di tenere con i compagni della resistenza che affiancano B. J. nei livelli, durante i quali potremo scegliere sempre se aiutarli o meno, visto soprattutto che possono morire. Wolfenstein utilizza il Tech 4, ovvero il motore su cui si basava Doom III, aggiornato però con l'aggiunta di una serie di effetti next gen come il depth of field, ovvero la simulazione della profondità di campo visivo nelle inquadrature di gioco. Molti sono gli elementi interattivi ed il design sembra essere ben strutturato, visto che sembrano esserci molti percorsi alternativi all'interno di ogni area. L'aspetto estetico, comunque, sembra essere funzionale ad un gioco che, alla prova del pad, si è rivelato molto divertente e non vediamo l'ora di poterlo provare in maniera più approfondita prima del lancio, previsto subito prima della prossima estate.