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La televisione italiana ha messo in scena il solito tribunale anti-videogiochi dai toni apocalittici

"Il Verificatore" su Rai 2. Ora sapete cosa non guardare anche la prossima settimana

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   10/07/2015

Basta vedere l'introduzione dell'ultima puntata della trasmissione "Il Verificatore", condotta da Umberto Rapetto, ma scritta dalla redazione di quel bel figurino di Roberto Giacobbo, andata in onda ieri sera su Rai 2, per rendersi conto dei toni che saranno utilizzati per parlare di videogiochi. Il linguaggio da rivelazione chiliastica della voce narrante, l'enorme pesantezza della musica di sottofondo e le immagini immediatamente successive, possono bastare a chiunque abbia un minimo di materia grigia per chiudere tutto e tornare sugli amati siti porno, ma noi siamo sadici e ce la siamo rivista tutta sul web.

Se vogliamo dare un giudizio di massima all'intero costrutto, definirlo un lavoro pessimo e intellettualmente scorretto è riduttivo, visto che si tratta di spazzatura vera e propria. Figuratevi che sono andati a ripescare le tesi dell'accusa del caso della Columbine del 1999, in cui si voleva dare le colpe dell'eccidio a Doom. Il bello è che questa tesi negli Stati Uniti è stata dibattuta e demolita all'epoca dei fatti, con tanto di studi scientifici che hanno dimostrato l'assenza di correlazioni tra l'evento e la fruizione di videogiochi violenti. Ma si vede che della scienza a Giacobbo e soci non interessa moltissimo.

Ora, mettersi a fare l'intera sintesi della puntata è davvero inutile. Vi basti sapere che le accuse generiche 1.0 verso i videogiochi c'erano tutte. Proprio tutte quante. Quindi, nell'ordine, i videogiochi creano dei dissociati, dei violenti, dei disadattati, sono diseducativi e fanno venire l'herpes. Non sono mancati nemmeno i classici attacchi alla rete, che condiscono il tutto e rendono più bella la vita.

Detto tra noi, ci sono anche alcuni momenti culto che vale la pena di vedere, come l'intervista a una tipa girata di spalle e con la voce in falsetto, stile pentito di mafia che non vuole farsi riconoscere.

Sinceramente fa un po' specie che nel 2015 la televisione pubblica non sappia ancora confezionare una trasmissione decente sul mondo dei videogiochi che lo descriva per quello che è, magari sottolineandone anche alcune problematiche (che ci sono, è innegabile), ma senza sembrare un ridicolo sermone per allarmare i vecchietti.