Questa settimana torna l'eterno dibattito: c'era qualcosa da ridere, o più semplicemente si ride per non piangere? Senza chiedere l'opinione al Blobfish, chiaramente di parte, vediamo cosa è successo di curioso durante la settimana passata.
E cominciamo dalla US Navy, che continua imperterrita a fare studi sui videogiochi, che evidentemente trova molto interessanti. Cosa per altro abbastanza vera, considerate le applicazioni che diversi eserciti utilizzano per l'addestramento dei propri militari, o semplicemente per svagarli durante le missioni di guerra e pace, o addirittura come forma di propaganda per il reclutamento.
Questa volta lo studio del Dr. Ray Perez sostiene ce i videogiocatori sviluppino maggiori capacità di adattamento di fronte a situazioni mutevoli grazie allo sviluppo di un 10 o 20% superiore alla media delle proprie capacità percettive e cognitive. Tutto lo studio è naturalmente volto all'analisi del possibile miglioramento di quelle qualità che possono essere sfruttabili in azioni di guerra, valutando quindi se sia possibile ed auspicabile l'inserimento dei videogiochi come strumento didattico e cognitivo nell'addestramento delle proprie truppe.
Ma in fondo non c'era bisogno di spendere tutti questi soldi, bastava chiedere a noi: non vedete come siamo intelligenti, reattivi, efficienti, perfettamente in forma?
Forse i videogiochi non fanno sempre bene
E giusto per metterla in contrapposizione con lo studio del Dr. Perez, che vede come salutari i videogiochi in relazione alla formazione militare, vi ricordiamo dalla notizia, in verità davvero triste e tutt'altro che ironica, di quello che può accadere quando si raggiungano degli eccessi di squilibrio. Se qualcuno di voi ha pensato che in effetti più si giochi e meglio si sviluppino certe doti farà bene a non dimenticare che tutto vuole il proprio equilibrio e che gli eccessi conducono immancabilmente a risultati non desiderati ed a volte perfino tragici.
E' il caso di un ragazzo di appena sedici anni che ha ucciso la madre a coltellate perchè, almeno secondo quanto trapelato dai media in prima istanza, gli avrebbe rifiutato il rinnovo della connessione Internet che il ragazzo usava per giocare a Counter-Strike. Mentre appare evidente che la causa non sia il videogioco in sè, ma che si tratti solamente di una manifestazione di un malessere ben più profondo, dobbiamo tristemente prendere atto del fatto che episodi simili non siano casi isolati ma che al contrario si manifestino in tutto il mondo con allarmante frequenza. Che siano sintomo di una negatività legata al mondo dei videogiochi? Non lo crediamo. Crediamo piuttosto che siano sintomo di un dilagante malessere dell'universo adolescenziale, sempre più abbandonato a se stesso ed alle proprie solitudini. Semplicisticamente, è ovvio. Ma forse nemmeno troppo.
Triste come un Blobfish
E insomma, dopo queste notizie tutt'altro che divertenti non possiamo non chiudere la nostra rassegna di gossip con la storia di qualcuno di veramente depresso, e con tutte le ragioni per esserlo.
Si tratta del cosiddetto "Blobfish", meglio conosciuto con il suo nome scientifico di Psychrolutes Marcidus. Ed insomma, diciamocela tutta, uno che fa "Marcidus" di nome tanto allegro non può stare. E no, non è un nuovo Pokémon. Il povero Blobfish, pesce abbastanza raro delle profondità delle acque australiane, rischia l'estinzione a causa della pesca a strascico sui fondali. E non è nemmeno buono da mangiare. Con un nome così poi... Però insomma, lo sappiamo che non ha nulla a che fare con i videogiochi, ma anche questa volta non possiamo esimerci dal citarlo e manifestargli tutta la nostra solidarietà.