Un retroscena interessante quello raccontato da Keiji Inafune sul management Capcom durante una conferenza tenutasi recentemente in un'università di Tokyo.
Secondo quanto riportato dall'ex-capo del settore sviluppo della casa di Osaka, l'idea delle alte sfere in Capcom era esclusivamente concentrata sulla capitalizzazione dei brand già esistenti, in un'ottica di abbassamento dei costi di produzione e di maggiore sicurezza degli investimenti. Ufficialmente si trattava di dividere il budget totale in un 70-80% da dedicare allo sviluppo di seguiti di serie famose e il restante da investire in nuovi IP.
Inafune tuttavia ha riferito che nemmeno quel 20% arrivava poi dove preventivato e che i fondi per le nuove serie erano ancora meno, con il management che regolarmente bocciava qualsiasi nuova idea, inclusi inizialmente Dead Rising e Lost Planet, tra gli altri.
Il game designer ha allora adottato una strategia aggressiva: ha portato avanti lo sviluppo sui nuovi titoli nonostante il parere negativo dei capi, espandendo il budget su questi del 400% rispetto al limite preventivato e puntando in questo modo a forzare l'accettazione dei progetti da parte degli amministratori, che ad un certo punto non avrebbero più potuto bloccare lo sviluppo. La scommessa è stata poi vinta visti i risultati dei due titoli in questione (in particolare Dead Rising e seguito), ma Inafune immagina che, se così non fosse stato, sarebbe stato licenziato "per crimini di guerra". Keiji Inafune peraltro ha lasciato Capcom lo scorso ottobre dopo 23 anni di attività presso la compagnia e senza aver fatto mistero in precedenza di una certa sua insofferenza sull'attuale situazione dell'industria videoludica in Giappone.
Fonte: Andriasang