Il protagonista di Tiny & Big: Granpas Leftovers è un botolo semi antropomorfo di nome Tiny. Un soldo di cacio apparentemente inerme ma dotato di un ingegno affilato che gli consente di utilizzare attrezzi di ogni genere. Tutta la dotazione ci viene concessa appena completato il tutorial, e questo accorcia notevolmente la longevità, ma d'altronde, come vedremo, allungare il brodo avrebbe avuto poco senso.
Il rampino consente di trascinare blocchi e oggetti non ancorati al terreno mentre il razzo a propulsione ci permette di spingerli e soprattuto di spostarli anche quando sono fuori portata per il rampino. Ma il fulcro assoluto del gameplay è un potentissimo laser con cui tagliare blocchi di pietra, ponti, strutture ed enormi monoliti con l'obiettivo di farci strada o di neutralizzare Big. Questi è il nostro antagonista, un fagiolone nerastro decisamente antipatico che ci sfugge di livello in livello diventando sempre più forte. Big ha rubato un paio di potentissime mutande permeate da un immenso potere e non ha assolutamente intenzione usarle a fini benefici. Il nostro compito, ovviamente, è quello di recuperare il pregiato capo di biancheria, cosa che tra l'altro apre la strada a un già previsto sequel, per porre così fine alle folli intenzioni del furfante pazzoide.
Insomma, gli enigmi di Tiny & Big: Granpas Leftovers sono i livelli stessi. Luoghi da tagliuzzare e da plasmare per costruire un sentiero verso il malvagio antagonista. Le soluzioni per ogni spostamento sono molteplici e i combattimenti con Big, che usa la telecinesi per scagliarci addosso sassi e costruzioni, ammettono svariate possibilità di approccio che vanno dalla corsa sfrenata fino alla distruzione insensata di quasi tutto il livello. E' necessario stare attenti però: spesso sotto di noi ci sono il vuoto e la morte certa, abusare del laser, in questi casi, potrebbe rivelarsi controproducente.
Un titolo peculiare
L'impatto iniziale con Tiny & Big: Granpas Leftovers è a dir poco spiazzante. Il tutorial, che vuole emulare una vecchia simulazione al computer, ci spiega come funzionano le armi, ma tra la grafica verdastra e i cubi sospesi nel vuoto il panorama è desolante. Per fortuna, quando l'introduzione lascia il passo al gioco vero e proprio, ci troviamo di fronte a livelli più curati che mescolano antico Egitto, vecchio west e fantascienza post-apocalittica.
La grafica prende finalmente forma e per quanto modesta, con texture non esaltanti e modelli a dir poco spartani, è comunque accettabile e dotata di uno stile peculiare. I canyon si alternano a enormi costruzioni antiche mentre in ogni dove buffe talpe stilizzate spuntano dal terreno per tornare a nascondersi un attimo dopo. In tutto questo enormi monoliti precipitano dal cielo e i rumori sono accompagnati da grandi scritte onomatopeiche, in stile fumetto americano. La trama è pretestuosa, anche se in alcuni frangenti simpatica, mentre la musica è in qualche modo centrale con una serie di cassette nascoste per i livelli di gioco che ci consentono di sbloccare nuove tracce. Purtroppo i brani, pur essendo orecchiabili, sono ripetitivi ma il numero dei pezzi e la possibilità di passare da uno all'altro pongono rimedio alla cosa. I pochi testi invece, tradotti in italiano, non sono accompagnati dal parlato ma si devono accontentare di qualche buffo verso in stile The Sims. Fisica, salti in stile platform e il tagliente laser, assieme a rampino e razzo, rendono il gameplay piuttosto vario ma è impossibile fare miracoli e i limiti del level design diventano rapidamente evidenti. Le mappe aperte non consentono certo una cura paragonabile a quella di un puzzle game vincolato ad ambienti chiusi e se a questo aggiungiamo la possibilità di tagliare quasi ogni cosa, il grado di sfida finisce per risentirne. Inoltre le situazioni peculiari si limitano agli incontri con Big mentre il resto del gioco ci vede correre tra canyon e location tutte simili tra loro. Il punto di forza del titolo, insomma, è la libertà che nonostante tutto finisce per creare situazioni peculiari, con immensi blocchi di pietra che ci volano addosso mentre corriamo per esili cornicioni o ci facciamo strada lungo le scale di una torre.
Conclusioni
Creato da un team di sei persone, Tiny & Big: Granpas Leftovers mescola platform e puzzle tridimensionali ma non è ambientato in piccole stanze chiuse. Anzi, i livelli del titolo sono piuttosto ampi e, pur essendo spesso lineari, lasciano una grande libertà d'azione. Proprio per questo il level design e gli enigmi risultano meno rifiniti e non certo all'altezza di quanto offerto da pezzi da novanta come Portal. In ogni caso lo stile peculiare e la varietà consentita dall'uso del laser, valgono i 10 euro chiesti dagli sviluppatori.
PRO
- Peculiare mix tra platform e puzzle game
- Esuberante e spesso divertente
CONTRO
- Longevità e varietà non sono eccezionali
- Il bilanciamento e il grado di sfida lasciano a desiderare
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo Windows 7
- Processore Core i7 920
- 6 GB RAM
- Scheda Video Nvidia GTX 570
Requisiti minimi
- Processore Core 2 Duo oppure Athlon X2
- 2 GB RAM
- Scheda video ATI Radeon 2400 oppure NVIDIA GeForce 8600
- 1500 MB di spazio su disco
Requisiti consigliati
- Processore Core 2 Duo oppure Athlon X2
- 2 GB RAM
- Scheda video ATI Radeon 2900 oppure NVIDIA GeForce 8800
- 1500 MB di spazio su disco