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Tales of Hearts R, recensione

Abbiamo giocato il primo Tales of per il portatile Sony: è stato all'altezza della saga?

RECENSIONE di Christian Colli   —   10/11/2014
Tales of Hearts R
Tales of Hearts R
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E siamo a tre. Tre Tales of nell'arco di dieci mesi, tradotti in italiano per giunta, roba che se ce l'aveste detto qualche anno fa saremmo scoppiati a ridere e vi avremmo fatti ricoverare in un ospedale psichiatrico, chiedendo anche un divieto di avvicinamento che come minimo eravate pure pericolosi.

Tales of Hearts R, recensione

Invece, sul finire del 2014, è ormai chiaro che Hideo Baba, il papà di Tales of, e Namco Bandai tutta guardano con rinnovato interesse al nostro mercato, evidentemente consapevoli che di fan ce ne sono parecchi anche qui. Tales of Hearts R, poi, è un vero e proprio caso straordinario visto che si tratta del remake dell'omonimo e controverso episodio uscito per Nintendo DS nel 2008 e mai localizzato per l'Occidente. È stato un sondaggio a decidere quale dei tre episodi per il portatile Nintendo sarebbe dovuto essere rifatto da zero (la R sta per Reimagining, "namchese" per remake) e Hearts l'ha spuntata contro Tales of Innocence e Tales of the Tempest, facendo felice Hideo Baba che l'ha sempre definito uno dei suoi Tales preferiti e uno che tutti i fan avrebbero dovuto giocare. Ma Tales of Hearts R merita davvero tutta la sua stima?

Tales of Hearts R è un ottimo jRPG per i fan della serie che possiedono la console portatile Sony

Il significato della R

La versione PlayStation Vita di Tales of Hearts è stata ridisegnata completamente da zero, mantenendo solo alcune cutscene a cartoni animati dell'originale - si distinguono per il formato squadrato e le bande nere laterali - alle quali ne sono state aggiunte alcune nuove di zecca che, pur essendo abbastanza brevi, sfoggiano una qualità decisamente superiore. Il remake ha abbandonato del tutto le cinematiche in computer grafica proposte nella versione "alternativa" dell'originale per Nintendo 3DS, un esperimento che Namco Bandai aveva tentato e abbandonato in fretta e furia, per fortuna.

Tales of Hearts R, recensione

A parte questo, è tutto nuovo: l'edizione R sfoggia modelli e ambientazioni poligonali al posto degli sprite bidimensionali, tant'è che alcuni dungeon sono stati totalmente riprogettati per venire incontro al nuovo engine. In realtà, non è che Namco Bandai abbia spremuto al massimo l'ottimo hardware di PlayStation Vita: sul portatile Sony abbiamo visto girare decisamente di meglio sia come texture sia come animazioni, e in certi momenti le sequenze d'intermezzo attraverso le quali si sviluppa la storia ci sono sembrate piuttosto rozze. Per fortuna, lo sviluppatore ha curato moltissimo i modelli dei personaggi principali, il livello di dettaglio e la palette cromatica: Tales of Hearts R non lascia certo a bocca aperta, ma è un jRPG coloratissimo che dà il meglio di sé nei combattimenti, dove l'effettistica e le ottime animazioni di personaggi e nemici rendono ogni scontro un piacere per gli occhi, con buona pace dei fondali blandi e poco dettagliati. Si tratta, inoltre, di un Tales "all'antica", con la sua mappa del mondo completamente esplorabile, per quanto poco dettagliata e approssimativa, e le illustrazioni a sottolineare i momenti più importanti al posto di una fredda cutscene d'intermezzo. La colonna sonora di Motoi Sakuraba è frizzante e vivace ma anche cupa quando necessario, e collima perfettamente con una delle scelte che faranno felici i puristi e che ha permesso la localizzazione "economica" del gioco: Namco Bandai ha infatti rinunciato a doppiare in inglese i tantissimi dialoghi parlati, mantenendo il giapponese originale con i sottotitoli in italiano. L'adattamento, un po' sboccato ma giovanile, ci è piaciuto, anche perché non deve essere stato facile tradurre i tantissimi giochi di parole e un'intera favola in rima.

La favola del cuore

Il comparto tecnico, nonostante i suoi alti e bassi, non ci ha preoccupato ma la storia, i personaggi e il gameplay invece sì. Diciamo subito che l'inizio di Tales of Hearts R non è dei più promettenti sotto ogni aspetto, ma insistendo per qualche ora affiorano subito tutti i pregi di quello che, effettivamente, è uno dei Tales più divertenti che abbiamo giocato. Bisogna aspettare parecchio per capire il significato della favola della "Bella Addormentata" che fa capolino di tanto in tanto nella storia, la preferita di Kor Meteor, il giovane protagonista di questa avventura.

Tales of Hearts R, recensione

Kor è un somatico come suo nonno, cioè un individuo in grado di impiegare il potere del proprio spiria (l'anima, praticamente) per interagire con quello degli altri e manifestare la sua forza d'animo sotto forma di un'arma. La vita tranquilla di Kor viene sconvolta quando incontra i fratelli Hearts, la bella Kohaku e lo scontroso Hisui: in fuga da una strega di nome Incarose, i due fratelli stanno cercando proprio il nonno di Kor e l'infausta riunione comporterà due drammatiche conseguenze. Primo, il nonno di Kor ci lascia le penne e, secondo, lo spiria di Kohaku finisce in pezzi e si sparpaglia per il mondo, privandola di praticamente ogni sentimento. Inizia così un viaggio alla ricerca dei frammenti di Kohaku che il titolo del gioco riassume in modo decisamente esplicito: Tales of Hearts è infatti la storia dei due fratelli Hearts, per l'appunto, ma anche quella dei "cuori" in cui Kor e soci si imbatteranno e che dovranno spesso purificare dagli Xerom, creature da incubo che paiono nutrirsi di emozioni negative.

Tales of Hearts R, recensione

All'inizio, la storia di Tales of Hearts R è abbastanza lineare e ricorda quella dei vecchi Dragon Quest, con il viaggio che conduce i nostri eroi da un villaggio all'altro per risolvere i problemi di turno, reclutare magari un nuovo membro del party e recuperare un frammento della povera Kohaku. Dopo qualche ora, però, i nodi cominciano a venire al pettine con l'introduzione di svariati comprimari e intrighi: tra cavalieri della Chiesa, streghe e spie, la storia di Tales of Hearts R acquista un sapore decisamente diverso, grazie anche alla peculiare caratterizzazione dei suoi personaggi. Nonostante si punti molto sul valore dell'amicizia, come al solito, il Tales Studio ha optato questa volta per un party davvero bizzarro, in cui all'inizio nessuno pare andare d'accordo con gli altri: Kor è vittima di continui sfottò per la sua ingenuità, Hisui è eccessivamente nei confronti di sua sorella, Gall nasconde fin troppi misteri e via dicendo. Il viaggio, ovviamente, unirà questi strambi eroi, che dovranno venire a patti col loro passato e cominciare a fidarsi gli uni degli altri. Ancora una volta, il titolo ci è sembrato più azzeccato che mai.

Vintage è bello

Come dicevamo, la storia e i personaggi inizialmente possono trarre in inganno, e lo stesso vale per il gameplay. Prima di discutere il sistema di combattimento, nucleo fondamentale di ogni Tales of che si rispetti, val la pena sottolineare quanto siamo stati felici di ritrovarci tra le mani un Tales all'antica, dove le città sono separate da una mappa del mondo esplorabile e i dungeon non sono lineari combinazioni di corridoi, ma labirinti piuttosto intricati in cui bisogna spesso risolvere vari rompicapi, spostando massi, camminando su certe piattaforme nell'ordine giusto e interagendo con interruttori ed elementi dello scenario attraverso l'anello magico di Kor.

Tales of Hearts R, recensione

In questi momenti abbiamo riconosciuto decisamente il tocco del Team Symphonia, chiamato all'epoca per aiutare il Team Destiny a sviluppare la versione per Nintendo DS. L'estasi è un po' rovinata dai combattimenti casuali, purtroppo tornati dal passato con una discreta frequenza. Il che certo non migliora le prime due o tre ore di gioco, quando il sistema di combattimento appare decisamente scialbo e monotono. Tales of Hearts R si gioca come un Tales qualunque, controllando direttamente un personaggio alla volta e affrontando i nemici in tempo reale, quasi fosse un picchiaduro. Il problemi sorgono studiando il sistema di controllo, che insolitamente associa lo stick sinistro alla corsa libera nel campo di battaglia e lo stick destro alle arti del personaggio utilizzato. Il tasto cerchio serve anch'esso a utilizzare le arti, ma non in combinazione con una direzione: semplicemente si possono associare fino a quattro arti che si susseguiranno premendo ripetutamente il pulsante. Questo significa che si ha libero accesso a soltanto cinque arti per volta, senza contare che la loro concatenazione è limitata dai punti CT che si ricaricano nel tempo e che inizialmente sono soltanto due, il che vuol dire che è possibile utilizzare soltanto due arti di seguito e poi bisogna aspettare qualche secondo in cui si possono impiegare solo gli attacchi di base. Bella fregatura, eh? Come dicevamo, però, è solo il principio. Nel giro di poche ore il sistema di combattimento comincia ad espandersi per assumere una forma decisamente più smagliante. Tanto per cominciare, il touch screen permette di associare a ogni personaggio delle shortcut e di ordinare l'impiego di una certa arte semplicemente toccando il suo ritratto anche quando non lo si sta controllando personalmente. Inoltre, ci verrà presto insegnato a stordire i nemici o a contrattaccare parando al momento giusto quando sono infuriati.

Tales of Hearts R, recensione

Come se non bastasse, Tales of Hearts R a un certo punto introduce il meccanismo della Caccia che, fondamentalmente, cambia il sistema di combattimento dal giorno alla notte. Colpendo ripetutamente il nemico è infatti possibile indebolirlo e quindi scagliarlo in aria; a quel punto, premendo il pulsante corretto, ci si può teletrasportare alle sue spalle per continuare ad colpirlo, più e più volte, magari terminando l'assalto con un potente colpo speciale o una tecnica combinata scagliata da due personaggi contemporaneamente. Il problema dei CT, poi, si risolve facilmente grazie ai soma. Le armi dei personaggi, infatti, possono essere potenziate con i punti guadagnati a ogni level up: il sistema non è molto diverso da quello visto in Tales of Xillia e permette di potenziare un certo parametro del soma per aumentare i CT e sbloccare nuove arti, nuovi incantesimi, abilità speciali passive e forme più potenti dell'arma in questione. La combinazione degli upgrade sblocca ulteriori abilità che, oltretutto, possono essere condivise da più personaggi qual'ora il loro rapporto di amicizia sia sufficientemente robusto. Come avrete intuito, insomma, Tales of Hearts R è tutt'altro che il gioco scialbo e superficiale che appare all'inizio, e il sistema di combattimento dà il meglio di sé specialmente a livello di difficoltà intermedio: come ogni buon Tales che si rispetti, combattere diventa ben presto un vero spasso e un motivo in più per esplorare il mondo in cerca di missioni secondarie e oggetti nascosti come il cuoco leggendario, i gettoni Namco e altre amenità.

Conclusioni

Multiplayer.it
ND
Lettori (2)
4.0
Il tuo voto

Tales of Hearts R inizialmente lascia abbastanza interdetti, ma dandogli fiducia per qualche ora assume i connotati di uno dei migliori esponenti dello storico franchise. La storia stupisce, i personaggi crescono, il sistema di combattimento è molto più profondo e vario di quanto non appaia dapprincipio: c'è insomma parecchio da fare, se si sorvola sulla grafica un po' grezza, ma comunque coloratissima, di questo remake. Si tratta, peraltro, di uno dei Tales più bilanciati dal punto di vista della longevità: la storia non è tra le più lunghe e richiede una trentina di ore per essere completata, qualcuna in più se si vuole sviscerare ogni segreto e missione opzionale.

PRO

  • Sistema di combattimento divertentissimo
  • Trama e personaggi da non sottovalutare
  • Le migliori caratteristiche dei Tales d'annata

CONTRO

  • Inizialmente non fa una bella impressione
  • Tecnicamente PlayStation Vita può fare molto di più
  • Scontri casuali